Sono abituata alle generalizzazioni, a volte di amici, su chi fa il mio mestiere. Siamo disonesti, ignoranti, incompetenti e/o complici (“marchettari”) con la BigPharma di turno. Ma Ilario D’Amato no. Forse perché una sua denuncia all’Ordine dei giornalisti per una violazione clamorosa della deontologia, ha fatto sanzionare Gioia Locati. Forse per la lunga ricerca con la quale ha ricordato le vittime di Geerd Hamer e dei suoi seguaci, nel tentativo di prevenirne altre.
Sulla pagina FaceBook di Guido Silvestri che deprecava un attacco, definito “burionismo”, contro Roberto Burioni in un
- Articolo, tanto per cambiare, scritto da uno di quei cattedratici filosofoni che pontificano di scienza manco fossero Einstein ma non hanno mai fatto un esperimento in vita loro.
Ilario è incappato in un commento della senatrice Elena Fattori. “Il Burionismo è solo invidia. Tu, Roberto Burioni e pochi altri” ce l’avete fatta mentre quei rosiconi – “schiere di comunicatori professionisti” – sono falliti per decenni.
- Perché avete un lavoro e dato un problema cercate di risolverlo. Chi campa sui problemi non ha nessuna voglia di risolverli.
I cattedratici, filosofoni o meno, non sono comunicatori professionisti. Ma Ilario sì. Ci è rimasto male.
E io per lui. Visti gli ottimi rapporti che alcuni colleghi della senatrice intrattengono con gli anti-vax e la lobby degli omeopati, m’è venuto da pensare che le persone ben retribuite “per non aver alcuna voglia di risolvere” quei problemi siano altre.
Non le “schiere” di precari, quei senza un lavoro che per decenni hanno rischiato e beccato querele senza che dei professori e men che meno dei parlamentari ci badassero. Le rischiano tuttora, tra l’altro. Proprio perché i professori hanno un lavoro, non hanno tempo di informarsi sulle pratiche, dubbie e a volte pericolose, dei propri colleghi, sfogliare i quotidiani, guardare certe trasmissioni, leggere migliaia di siti dedicati a ciarlatanerie.
Magari vantate da ricercatori con affiliazioni di tutto rispetto, se così si può dire.
Quello rientra nel volontariato delle “schiere” che la senatrice accusa di collusione. Documentano pure gli abusi di BigPharma, le sanitopoli in giro per il Bel Paese. Suppliscono alla latitanza delle “istituzioni”, tutti quegli enti e Ordini preposti a far rispettare regole e leggi. Mentre il Parlamento approva la sperimentazione della truffa Stamina a maggioranza bulgara. Se lo ricorda, senatrice Fattori?
Nel mentre, dicevo, le schiere smontano interpellanze sui presunti danni dei vaccini o delle scie chimiche; curriculum e pubblicazioni di sedicenti esperti; un rapporto di una commissione che travisa quelli di altre commissioni sui vaccini somministrati ai militari; una proposta di legge che finanzierebbe ricerche in agricoltura biodinamica.
A proposito, senatrice Fattori, a che punto è quella proposta? E la sua querela contro Gilberto Corbellini?
Sembra incredibile a chi è ben retribuito, lo so. La vil razza dannata campa di un euro lordo a riga nella migliore delle ipotesi e di speranza. Una speranza ridicola, tenace, quasi ossessiva. Un giorno anche gli onesti si ribelleranno, le istituzioni si sveglieranno e proteggeranno loro i più vulnerabili.
S’illude? Probabile.
Ogni tanto le vien voglia, come a Guido Silvestri, di “gettare la spugna”. Poi arriva un’istituzione: “Come razza non sei granché, ma vai bene anche così. Siamo un gruppo di onesti, non ti lasceremo sola”.
E si tiene la spugna.
Senza illudersi di risolvere il problema che credono di risolvere Guido Silvestri, Roberto Burioni e pochi altri: convincere i cittadini, ricercatori compresi, di aver fiducia nella ricerca biomedica e nei medici “professionisti”.
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A proposito del Senato
Folle oceaniche composte da un paio di “comunicatori professionisti”, parenti e amici dei relatori assistono alla réclame per la petizione inviata un mese fa alla Commissione europea dalle lobby internazionali per i combustibili fossili. Oggi pare sia firmata da “630 autorevoli scienziati”.
Chi saranno i 124 ritardatari?
Di meta-divulgazione ed altre corbellerie: questi scontri ricordano molto quelli interni ad un partito politico immobilizzato dalle correnti, dai primatismi, dalle scaramucce intra moenia. Compreso qualche imbucato, qualche mal convertito, o, alla peggio, qualche cavallo di Troia (Fattore da tenere in considerazione, se tra le mission c’è la credibilità).
Questi “inside” non interessano minimamente i destinatari che tutte le parti in causa desiderano raggiungere e rischiano di essere controproducenti. Anzi, lo sono.
Ciò nonostante, quel partito… ops, quel gruppo dovrebbe essere consapevole anche in quest’ambito dell’importanza dell’approccio e dell’evidenza, della deontologia della professione in cui si mette piede, del rispetto del lavoro, da una parte, e, dall’altra, della necessità di un’elasticità d’approccio, non dogmatico.
Riservando agli imbucati la stessa attenzione che si ha nella stesura di un articolo, la stessa intransigenza anti-omeopatica.
Firmato: un medico che vorrebbe divulgare ma è rimasto interdetto