Retroguardie dubbivendole

Giovani colleghi et al. dicono che esponenti di spicco della lotta contro le bufale scientifiche non dovrebbero parlare dei “Costi dell’antiscienza” al convegno dell’Istituto Bruno Leoni, propinatore di un’antiscienza dai costi umani ed economici immensamente superiori a quelli causati dai contrari alle vaccinazioni o agli Ogm.

Forse non dovrebbero, mais c’est pas nos oignons come dicono alla Sorbona. Mica li abbiamo eletti a difensori della scienza in tutte le sue declinazioni. Rappresentano se stessi e al massimo il tentativo di far rivivere il movimento Galileo 2001 . oggi ridotto a Renato Angelo RicciFranco Battaglia – sostituendone i defunti illustri con politici le cui posizioni antiscienza sono note.

Nella discussione su Twitter – in quella cancellata da Roberto Burioni non saprei – qualcuno vorrebbe che il convegno dell’Istituto Bruno Leoni saltasse. Come quello dell’Accademia dei Lincei in cui Franco Battaglia e Nicola Scafetta volevano fare la réclame alla loro petizione antiscienza, immagino.
(Oggi Battaglia se ne lamenta sul blog di Nicola Porro, ‘tenti al rimmel.)

Non sono d’accordo. L’IBL non è un’accademia con un comitato scientifico che valuta il cv dei relatori invitati, ma una lobby che tiene segrete le sue fonti di finanziamento. Toglie credibilità ai partecipanti alle sue iniziative, sospettati a ragione o meno di condividerne l’ideologia libertarista e anti-liberale. Trovo più preoccupante che con il pretesto di informare sui vaccini – in merito ai quali è totalmente privo di competenze – voglia diffondere nelle scuole la propria ostilità ai beni pubblici e comuni o ai diritti umani – delle donne in particolare (h/t radioprozac).

Sulla visione classista che accomuna l’IBL al Patto per la Scienza ha già parlato Massimo Sandal. Non credo che qualche collega si illudesse di trovare alleati fra baroni che l’accusano di incompetenza a priori, qualunque laurea o dottorato abbia conseguito.

Quegli impertinenti – precari, sfruttati, sottopagati – stiano zitti al loro posto, in fondo alla scala sociale. E su quale gradino starebbero le incarnazioni della Scienza?
Un emigrato ebreo che rifiutava di mettere i calzini perfino quando era invitato a pranzo alla Casa Bianca era arrivato in cima, ma non so se ce l’avrebbe fatta nello star-system attuale.

I ricercatori sono oltre 8 milioni, mano d’opera specializzata come decine di milioni di medici, avvocati, ingegneri, informatici che non diventano miliardari. I membri dell’IBL e Roberto Burioni, denigrano una sedicenne più famosa di loro, di Michael Mann e degli altri climatologi contro i quali l’IBL ha commissionato una raccolta di diffamazioni e di insulti.
Gli insulti, pazienza. Sono le diffamazioni che dovrebbero far riflettere chiunque prima di accettare un invito dell’IBL, trovo.

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Certi autoproclamati difensori della vera Scienza, dicevo a giovani colleghi, non affrontano i temi che la discreditano in Italia come nel resto del mondo. Oggi su Nature, Li Tang spiega le regole e le leggi sull’integrità scientifica decise dal regime cinese e spera che siano applicate in sinergia per arginare l’ondata di pattume. Non dice, forse non può dire, che le prime a violarle sono le riviste – pubblicate dal gruppo Nature-Springer per es.- che le Accademie cinesi delle scienze hanno creato per diffondere il Xi Jinping-pensiero.

L’Indonesia ha un problema simile. Due anni fa, il ministero per la ricerca aveva cercato di ridurre il pattume con un apposito indice di valutazione della produttività detto SINTA che doveva essere a prova di trucchi. A luglio ha premiato otto stacanovisti, e si è scoperto che molti lo avevano truccato, scrive Dyna Rochmyaningsih su Science.

Con il sistema usato da Nicola Scafetta, tra l’altro: autocitazioni a manetta e le stesse cose riciclate con poche varianti su riviste compiacenti.

Enrico Bucci, del Patto per la Scienza, spiega come trovare la cura contro il cancro in un’ora (sapendo usare Photoshop).

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Tiramisù

Dopo la Fondazione ecologica universale, anche l’UNEP e l’Organizzazione mondiale della meteorologia ha smentito Carlo Stagnaro, secondo il quale sarebbe precipitoso ridurre le emissioni di gas serra, tanto più che c’entrano solo in parte con i cambiamenti climatici.

I dubbivendoli vi hanno fatto credere che per il clima le auto elettriche sono peggiori di quelle a benzina o diesel? Sul Guardian trovate il debunking di un articolo del Guardian che ci provava un’altra volta.

Che nervi…

“The current issue” di Nature Climate Change è datato 1 dicembre, ma gli articoli sono datati 26 novembre. In bibliografia che data ci metto?

Se collaborate con un’Ong, per favore segnalate quelli sulle migrazioni? Se interessano quelli a pagamento, basta chiederli all’autore:

3 commenti

    1. GiorgioIV,
      per le auto elettriche, i cellulari, gli aerei ecc. Dal 2010 le Ong chiedono ai governi di adottare le regole sul responsible sourcing. Senza successo, anche perché il primo importatore di cobalto dalla RDC è la Cina che non rispetta i diritti umani nemmeno in casa propria.

      passanti occasionali
      AleD confonde le Ong, che chiedono ai governi una gestione pianificata dei flussi migratori, con i governi che non la vogliono.

  1. @ocasapiens
    Beh, noi i dirittii umani li rispettiamo un po’ di più in casa nostra, ma certo, se una cosa ci serve (poca o tanta), ce ne freghiamo di cosa succede dove la prendiamo.

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