Bravi, all'estero

Domani l’OMS riunisce gli esperti di coronavirus di tutto il mondo per decidere le ricerche prioritarie su vaccini e farmaci, nel frattempo sono iniziati molti esperimenti clinici. “Correte, non camminate” è il titolo di una rassegna dell’Economist sui vaccini e in parte sui farmaci, ma si conclude come quella intitolata “Non correte” uscita una settimana fa (poi ritrovo la rivista dove l’ho letta):

  • Se decisioni affrettate portassero a prodotti non completamente sicuri, la fiducia della gente nei vaccini ne risentirebbe. Se succedesse, il danno recato alla salute mondiale sarebbe pari al peggio che il virus di Wuhan fa temere.

Su Hiv-Forum, Dora fa uno scoop:

  • uno studio prospettico, in aperto, che si svolge in diversi ospedali della provincia di Guangdong e su diverse coorti di pazienti di età compresa fra i 18 e gli 80 anni, allo scopo di valutare efficacia e sicurezza della clorochina in adulti con diagnosi di polmonite da 2019-nCoV. I pazienti saranno divisi in gruppi in base alla gravità dell’infezione e riceveranno o solo clorochina, o solo gli inibitori della proteasi lopinavir e ritonavir, o una combinazione dei farmaci…

La stampa ha parlato dello studio con il remdesivir, una nuova e costosa molecola della Gilead, potenza del suo ufficio stampa. Di questo no, eppure si basa sulle ricerche pubblicate dal 2003 in poi da Andrea Savarino dell’Istituto Superiore di Sanità. Come gli inibitori della proteasi somministrati allo Spallanzani e altri ospedali del mondo d’altronde, ma questo è il primo studio a provarli insieme e in parallelo.
In “Coronavirus, il punto sui farmaci” sul sito dell’ISS, il merito è attribuito a “ricercatori” dell’Istituto. Dora trova piuttosto irritante che rimangano anonimi e “nascosti sotto uno strato di understatement”:

  • io non dimentico i continui intralci (anche ora uso l’understatement, eh?) frapposti alle ricerche di Savarino; io non dimentico che Iart Shytaj è stato licenziato (e oggi – a soli 34 anni! – è professore in un’università estera)

Non ero l’unica a sospettare intralci. Come mai tanta fanfara e tanti finanziamenti per l’improbabile vaccino anti-HIV di Barbara Ensoli e niente per gli anti-retrovirali nonostante i risultati nei macachi?
Invece non sapevo che Luca Shytaj fosse stato mandato via. Pensavo che avesse scelto di andare all’università di Heidelberg nel laboratorio di Marina Lusic, un’altra co-autrice di Savarino, quando aveva ricevuto la fellowship Humboldt. (Per ora è un post-doc della fondazione, forse quando la fellowship finisce, a Heidelberg sarà in “tenure track”?)

Sempre lo stesso copione. L’ISS strombazza la scoperta di presunte proprietà anti-tumorali dell’alcol di prugnolo, la stampa ci casca e finché i pazienti non vengono abusati da ciarlatani, non esce una smentita che sia una. Invece nasconde sotto uno strato di understatement la lunga camminata, il rifiuto di spararla grossa – “la clorochina funziona in vitro, cara la mia oca, aspetta i risultati dei trial prima di festeggiare” – e spreca chissà quante occasioni di divulgare bene le proprie ricerche, di conservare la fiducia della gente…
La cara oca aspetta, doc, ma la clorochina sarebbe un buon esempio per il riposizionamento di altri farmaci vecchi, che costano pochissimo e che nessuno può brevettare…

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A proposito di fiducia
Nello screzio tra Medbunker e Roberto Burioni, mi sorprende che un virologo non si fidi dei dati dell’Oms perché di fonte governativa cinese, ma di stime allarmanti uscite il 31 gennaio sul Lancet senza peer-review. Può darsi che per la diffusione internazionale del contagio, il modello usato dagli epidemiologi di Hong-Kong risulterà affidabile. I dati iniziali sono di fonte governativa cinese, non ne esistono altri; le stime attuali (nowcast) per la Cina coincidono con quelle di Alessandro Vespignani et al. uscite prima.
Non fanno testo, né un modello fa primavera, tanto più se la sua base-line è anch’essa uno “scenario”, e non tiene conto del tasso di preparazione e del livello degli ospedali in altri paesi. Il sindaco di Wuhan ha dovuto tacere per almeno due settimane, tanto per citare uno degli “errori” ammessi dal governo cinese, dubito che succeda nelle democrazie.
Semmai mi fiderei del modello di Vespignani et al. perché evolve integrando dati provenienti da tutto il mondo e non solo quelli stimati per Wuhan fra il 31 dicembre a il 28 gennaio, e in Cina i casi confermati e “sospettati” coincidono con le sue stime medie.

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