Un altro mercato di dubbi

Il movimento dei ragazzi, i Green Deals più o meno ambiziosi e i disastri in serie hanno fatto svoltare il dibattito sul clima da “quanto sono rischiosi i cambiamenti in corso” a “cosa facciamo per mitigarli”. Ci sono migliaia di soluzioni proposte a tutti i livelli, dai consumi individuali alla geoingegneria globale.

Con trent’anni di ritardo si parla finalmente di politica e dei valori, non soltanto economici, della transizione energetica.

Ora che gli investimenti in energie pulite rendono più di quelli in combustibili fossili, i mercanti di dubbi – prezzolati o meno – ce la mettono tutta per disinformarci su costi delle scelte possibili per decarbonizzare le attività produttive. Vogliono convincerci che poteri forti nonché occulti avrebbero già compiuto quelle scelte a nostra insaputa. Lo scopo essendo di ridurre il terzo mondo a una miseria nera, mentre il primo e il secondo finiscono sotto il duro tacco di una ragazzina svedese la cui dittatura rosso-verde riduce i loro abitanti a una morigeratezza coatta.

Ci toccherà andare alla prima del Metropolitan in barca a vela, signore mie.

Da Climalteranti e in un post fiume su un blog del Sole-24 Ore per esempio, il Gentile dr. Mariutti continua a sostenere che la transizione a energie meno tossiche sia già stata decisa dal Working Group III dei rapporti IPCC, perché

  • La plenaria dell’IPCC riunisce i delegati degli Stati e di 180 organizzazioni internazionali. La maggioranza sono ONG ambientaliste. Ecco spiegata l’ostilità verso le soluzioni industriali e tecnologiche.

Verso il nucleare in primis, motivo per cui nel 2018 la Confindustria nucleare mondiale aveva accolto con entusiasmo le conclusioni del rapporto speciale IPCC +1,5 °C.
(All’assemblea plenaria, solo i rappresentanti degli Stati hanno diritto di voto. Come i giornalisti, gli osservatori possono solo osservare, ça va sans dire, ma non lo capisce nemmeno quando gli viene detto in coro tra un fou-rire e l’altro.)

Il numero delle organizzazioni non governative – nel senso Onu del termine – varia con ogni plenaria. Al link da lui stesso fornito all’elenco del 2019, avrebbe visto che

  • Le ONG sono 105, non 64, e sono nella stragrande maggioranza ambientaliste.

Tutti gli altri vedono che l’elenco della tabella 3 (NGOs) comprende

  • enti creati e/o finanziati dai governi come università, centri di ricerca, think-tank di partiti (per es. in Germania il governo finanzia la fondazione Heinrich Böll, il think-tank della Bündnis 90 e dei Verdi)
  • Ong nel senso comune di associazioni di volontari (per es. Greenpeace, Oxfam, Climate Action Network);
  • associazioni di comuni, province, regioni e stati
  • lobby per il petrolio, il metano, il carbone, il nucleare, l’idrogeno, l’eolico, il trasporto aereo e marittimo o la cattura e stoccaggio del carbonio
  • l’International Business Association for Sustainable Development che raggruppa 200 multinazionali come Dupont, Shell, Nestlé e altre spesso dedite al greenwashing
  • 6 Ong ambientaliste internazionali e un’associazione di studenti camerunesi che gestisce il Café Géographique di Douala

Costretto ad abbandonare la tabella 3, abbandona anche l’assemblea plenaria per rifugiarsi in un incontro più discreto dove, riferisce correttamente,

  • Experts nominated by member governments, Observer Organizations and the Bureau and selected by the relevant Bureau prepare a draft outline of the report for the Panel.

E quindi “la stragrande maggioranza” ecc.

Lo “scoping meeting” serve davvero a suggerire i temi da affrontare nella sintesi di un rapporto. Peccato che

Un Goverment focal point IPCC è l’ente di riferimento per ogni paese firmatario della Convenzione sul clima, di solito un ministero, un’agenzia nazionale o un centro di ricerca. La sua funzione (appendice A, p. 16) è di preparare l’elenco degli esperti da sottoporre all’IPCC e di assisterlo nello svolgimento delle valutazioni commissionate dai governi.
Le 20 “Participating Organizations” e le 30 “IPCC Observer Organizations” inter-governative (IGOs) sono elencate nelle tabelle 1 e 2. L’unica ambientalista è l’International Union for the Conservation of Naturema nell’aritmetica mariuttiana sia 6/105 che 1/50 sono la “stragrande maggioranza” nonché Ong ambientaliste, e 193 delegati di altrettanti paesi = 0.
D’altronde come manager di Get consulting cura le pubbliche relazioni, non ha bisogno di saper contare.
Un lettore si è chiesto quali fossero i programmi di ricerca dell’Istituto di cui il Gentile dr. Mariutti è presidente e che sul sito non sono indicati. Ma in un estratto del “Libro nero della Lega” anticipato sull’Espresso un anno fa e intitolato

ha trovato alcune indicazioni sugli alti studiosi Eliseo Bertolasi e Tiberio Graziani
Spoiler alert

  • Zoccatelli è un leghista dell’associazione Veneto Russia, costola di quella lombarda […]. In Russia Zoccatelli risulta tra i fondatori della Agrovenetsiya, insieme a Bertolasi […]. Bertolasi si presenta online come ricercatore di Antropologia all’Università Bicocca […] Come Zoccatelli è membro dell’associazione Veneto Russia, ma anche ricercatore dell’Istituto di Alti studi in geopolitica e scienze ausiliarie (Isag), un think tank fondato a Roma nel 2010.

Dalle esternazioni del suoi presidente, pare un think-tank specializzato in corbellerie su clima, energia, agenzie e convenzioni e trattati dell”Onu in generale e sul ruolo dell’IPCC in particolare.

  • All’interno dell’Istituto si ritrovano personaggi dell’estrema destra italiana. Come Tiberio Graziani, romano classe 1954, esperto di geopolitica e animatore di diversi pensatoi filo-russi, per anni presidente dell’Isag. Graziani è legato a uno storico volto della destra radicale: Claudio Mutti, professore “militante”, una biografia che si intreccia al neofascismo anni Settanta e incrocia le vicissitudini di altri nomi noti dell’ideologia nera violenta.

Ma che bella compagnia.

Non è vero niente, squittiva di rimando l’Iasg con una prolissità fuori tema di stampo mariuttiano, mentre si tratteneva per non ricorrere alle vie legali. Non solo Graziani se n’è andato due anni fa, ma siamo tutti volontari, giovani idealisti che scrivono gratuitamente rapporti “scientifici” con rigorosi criteri “accademici”. Dove? Fra le “pubblicazioni” ci sono solo articoli su bollettini di categoria e i post sul sito.

  • L’IsAG raccoglie più di trenta ricercatori tra soci e collaboratori, con visioni e prospettive diverse ma con un’indiscutibile caratura professionale e scientifica.

Caratura “scientifica” auto-certificata e neanche una parola sul Salvini-boy Eliseo Bertolasi che ha conseguito il dottorato nel 2015 con una tesi che mischia autobiografia e pezzi di articoli già usciti. Alla Bicocca, dove non risulta né ricercatore né antropologo – e non risulta neppure “ricercatore associato” all’Iasg, tra l’altro.
In compenso risulta che due mesi fa

  • Maurizio Marrone, consigliere comunale di Torino, capogruppo di Fratelli d’Italia, e Eliseo Bertolasi, antropologo all’Università degli studi di Milano-Bicocca, ricercatore associato all’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG) di Roma

abbiano aperto a Torino un Centro della cosiddetta repubblica del Donesk, la regione ucraina occupata militarmente dai russi.

***

O’s digest – clima ed energia

Anche esteticamente, trovo molto bello questo documentario a puntate sui cambiamenti climatici in ogni stagione intitolato “Succede qualcosa  in Norvegia” e mi piacerebbe vederne uno sull’Italia.

In Australia sta succedendo quello che l’economista Ross Garnaut aveva previsto in un rapporto del 2008. I danni economici dei cambiamenti climatici si sono fatti sentire “entro il 2020”, per i soli incendi ai primi di gennaio erano stimati in 3,5 miliardi di dollari, poi ci sono stati alluvioni e tempeste.

Tamino smonta le statistiche sulle anomalie della bigoilista australiana Jennifer Mahorasy.

Su Libero, Azzurra Barbuto ha preso una serie esilarante di cantonate sul caldo che sarebbe stato maggiore nell’inverno 1990 e durante l’ottimo medievale subito debunked su Wired. Al sempre garbato Stefano Caserini che le segnalava che i suoi svarioni erano smentiti dal grafico dell’hockey stick in fondo alla stessa pagina, ha risposto che doveva imparare lui a leggere un grafico.
Aggiungo solo che in maggio, per alcune giornate più fredde del solito, la comica su Libero era firmata da Costanza Cavalli.

5 commenti

  1. Segnalo che il Gentile Dott. Mariutti ha incrementato il suo “voluminoso curriculum” (così si autodescrivono a quel “think tank”) grazie ad un tweet di ClimateKICItaly, che ha rilanciato il suo scritto su Econopoly.
    Il Gentile Dott. Mariutti ne va particolarmente orgoglioso, altro che IPCC e bibliometria!
    Rimane da capire chi gestisce quell’account ClimateKIC, perché errori ne facciamo tutti, ma considerare come intervento degno di nota quella roba lì denota seri problemi di comprensione del testo, e delle grandezze rilevanti.
    Tweet in questione:
    https://twitter.com/ClimateKICItaly/status/1229437339975475201

    1. Luigi,
      anche su Climalteranti ha scritto
      Comunque mi ha fatto molto piacere il lusinghiero retweet di ClimateKIC al mio ultimo articolo,
      in realtà, il tweet è di ClimateKIC Italy. Come lei fa notare, non legge le fonti che cita e nemmeno le citazioni che copia-incolla

  2. Grazie dottoressa Coyaud, posso solo immaginare la fatica del debunking. Il post incriminato su Econopoly l’avevo letto e mi interessava capire se la critica strutturale all’IPCC avesse un senso, per me era importante capire questo aspetto, perché Mariotti sembrava sincero
    Mi rimane un dubbio sui lavori da lui postati in quella occasione (la guerra dialettica che ha intrapreso con lei e il dottor Caserini sul tema CCS non sono riuscito a seguirla perché i rimandi erano troppi) quindi le chiedo: le conclusioni del NASEM e della Royal Society rientrano in una variabilità fisiologica riguardo le valutazioni sul tema o c’é una reale distanza con l’IPCC?
    Grazie di nuovo e saluti

    1. Robo,
      per favore non mi chiami dottoressa, mi chiamano così bar sotto casa per prendermi in giro! E se è Robo che interveniva nel Parco delle Bufale, benvenuto dall’Oca.
      La critica all’IPCC si basa su vecchie bufale complottiste.
      La CCS è una storia lunga, provo a riassumere.
      Le NASEM, la Royal Society e l’IPCC partono dai costi stimati in pubblicazioni scientifiche che aumentano ogni anno. I rapporti della Royal Society e dell’IPCC, più recenti, hanno più stime da valutare ma lo fanno con “scenari economici” diversi da qui a 30-50 anni.
      Tenga conto che c’è la cattura tout court (CDR, con la riforestazione per esempio o “fertilizzando” l’oceano). La cattura diretta dall’aria e con stoccaggio (DACCS) – alle industrie servono circa 20-22 milioni di tonnellate di CO2/anno mentre ne emettiamo miliardi, il mercato non è granché, ma perché sprecarla?
      La cattura e stoccaggio della CO2 emessa da bioenergie (BECCS). La cattura con riciclaggio della CO2 in composti chimici utilizzabili dall’industria – che non sarebbe male secondo me. E ne ho sicuramente dimenticata qualcuna…
      Le stime variano molto, in tutti e tre i rapporti. Per esempio se l’impianto va a energia solare o eolica 24 ore al giorno, sta in un posto dove non piove mai e un forte vento tira sempre nella stessa direzione, aspirare l’aria, separarne una tonnellata di CO2 dal resto dei gas atmosferici, e pomparla nelle bombole costerà poco rispetto un impianto a metano dove piove 3 mesi all’anno, l’aria è piena di PM2,5 o 10 che intasano i filtri e non c’è vento.
      Se l’impianto sfrutta l’energia sprecata di una centrale termo-elettrica e lo stoccaggio è a carico di un produttore di petrolio che ha già pozzi nei quali iniettarla, ancora meglio. Solo che il “retrofitting” di una centrale a carbone (il più vantaggioso) costa miliardi e abbassa le emissioni del 30-60%, non le azzera quindi il resto si accumula lo stesso in atmosfera…
      In teoria sembra tutto facile, in pratica mica tanto (refrain).

  3. Sono io sì, piacere di risentirla. La ringrazio molto perché avevo necessità di capirne di più. Mi scusi ma non ce la faccio proprio a usare il nome ornitologico: amo gli anatidi ma il mio povero papà lo usava quando litigava in dialetto romagnolo con la mia mamma…

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