La pandemia, il clima e l'economia

Holden Thorp, il direttore di Science, s’incavola da settimane con il governo Trump e seguaci che non ascoltano gli scienziati, questa volta con l’articolo “This is real” che rimanda all’intervista con Anthony Fauci. Nell’editoriale invece richiama gli scienziati che fanno ricerche collegate alla Covid-18 a non “sovra-promettere” che poi finisce che “sotto-mantengono”.
Preach, boss…

Il resto dell’attualità è quasi monotematica, come in tutte le riviste scientifiche che leggo. Seth Berkley sostiene che per la Covid-19 serva un “progetto Manhattan”, sigh… sarei per una moratoria sul linguaggio bellico. Mi pare più utile la rassegna dei trial clinici in corso o progettati di Kai Kupferschmidt e Jon Cohen, e l’approfondimento di Kai K. e Martin Ensenrink sull’importanza dei modelli dell’epidemia.

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“Business-as-usual is kaputt”
L’Economist (link al sommario, credo che i non abbonati abbiano cinque articoli gratuiti al mese, scegliete voi!) difende il libero mercato globale, il capitalismo, i diritti individuali che nel suo caso coincidono con i diritti umani, e ascolta – quasi sempre – gli scienziati prima degli economisti. In tempo di pandemia, cerca di non inciampare troppo nelle proprie contraddizioni.
Col risultato di sembrare verde ambientalista fuori, rosso comunista e terzo-mondista dentro: rif. la copertina, l’editoriale e i reportage sul costo umano della pandemia nei paesi più poveri.

La sezione scienza sembra ispirata dai post di Gavin Schmidt e di Stefan Rahmstorf su Real climate. Apre con “Covid-19 and climate change. Clear thinking required”. Per ora il clear thinking difetta: se salta il vertice di Bonn in giugno, rischia di saltare la COP di Edimburgo a fine anno. Nel frattempo, i miliardi per “stimolare la ripresa” incentivano le emissioni di gas serra e in generale uno sviluppo insostenibile per l’ambiente e il clima. Segue “Heat and dust”, un riquadro scettico, meno male, sull’ipotesi di Leonardo Setti et al. secondo la quale le polveri sottili favorirebbero la diffusione del virus.

Infine la pagina Graphic detail – raccomandata anche nella versione Daily chart per la quantità di fonti che riesce ad associare – è intitolata “Climate change”, riguarda l’inverno che non c’è stato nell’emisfero nord, le sue conseguenze positive e negative, e i nuovi modelli dai quali risulta che gli inverni miti diventeranno più frequenti.
Nell’insieme Big business e finanza internazionale sembrano ancora più preoccupati dalla somma dei rischi sanitari e climatici di quanto lascino vedere l’andamento delle borse e il prezzo del barile di greggio. Sperem…

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Sempre a proposito di economia, non ho ancora avuto il tempo di recensire il paper di Julia Steinberger et al. su Nature Sustainability (and I forgot to wish you a happy birthday, Julia, I’ll catch up!). Nel frattempo ne ha pubblicato un altro sulle Environmental Research Letters che è già stato recensito da Carbon Brief.