I’m ok, sto bene, je vais bien, salvo una lieve vertigine causata dall’infodemia. Colpa delle riviste scientifiche, delle tabelle quotidiane dell’Economist e in parte di Mauro Toffanin.
Ha raccontato in anteprima a E.K.Hornbeck e altri commentatori dell’oca s. storie fantastiche su Stefano Montanari, uno dei loro imbroglioni preferiti. Ha già pronta la “biografia scientifica”, comprende quella di Antonietta Gatti in Montanari, ma aspetta la fine della pandemia per pubblicarla a puntate sul suo sito.
A mio avviso dovreste incoraggiarlo a farlo subito, le mie sono tristi.
La storia del giorno è che i petrolieri americani devono pagare fino a 40 dollari per liberarsi di un barile di greggio pregiato. Si credevano immuni dalla crisi, mica c’era il lockdown dove stavano pompando loro. La settimana prima, i politici geniali dell’Opec+ spinti dal bancarottiere seriale Donald Trump, avevano deciso di ridurre la produzione quotidiana ma solo a partire da maggio – sempre che Putin non l’aumenti come ha sempre fatto dopo ogni accordo.
Trump avrebbe annunciato in conferenza stampa che la ripresa era già cominciata e i mercati mondiali se la sarebbero bevuta.
Semmai i contribuenti americani avrebbero elemosinato qualche trilione ai poveri petrolieri americani perché continuassero a pompare come prima.
Invece di farmi il pieno di Schadenfreude fino a fine mese, mi preoccupa il disastro economico per l’Angola, la Nigeria, il Venezuela… Come per il clima, fanno pagare ai poveri i danni peggiori. Per dirla con l’editoriale dei tre monsignori su Science, è tempo di vedere i poveri.
La notizia di venerdì su Science era più preoccupante già dal titolo
L’avevo rimandata, poi mi son detta che tutti avevano già visto le immagini dei polmoni. Forse speravo io che i bastian contrari al lockdown avessero ragione, sarebbe finita nei tre mesi di una banale influenza, il lockdown era una follia e comunque gli anziani e fragili morivano con e non per covid-19.
Ma i pazienti senza covid-19? Crepino.
Gli anziani forse no /sarc on, ma i pazienti più giovani sono proprio uccisi dal virus. Non da una fragilità o co-morbidità. La tempesta delle citochine e la carenza di ossigeno compromettono occhi, cervello, cuore, fegato, reni, intestino in un’infiammazione “simpatetica” degli organi. Terapie e farmaci aggravano la situazione, richiedono interventi sempre più difficili da sopportare, come la dialisi continua.
Questi decessi iatrogeni devono essere terribili anche per i clinici. Come fare “tutto il possibile” se diventa così velocemente letale?
Comunque i lockdown hanno funzionato, dicono virologi ed epidemiologi. Stando al primo modello cronologico, in Italia per esempio hanno “risparmiato” agli ospedali 200 mila pazienti (link al pdf in fondo alla pagina, sta per uscire sui Pnas – complimenti a tutti). So che il Corriere e altri raccontano di un modello “predittivo” secondo il quale dopo i primi 17 giorni sarebbero stati inutili perché i decessi sarebbero altrettanto numerosi di quelli registrati. E i guariti? E i non contagiati e quindi non contagiosi?
Boh… Si vedrà quando uscirà su Allergy, una rivista che non si occupa di malattie infettive. (Nota aggiunta)
Sono le tempeste dei nostri figli, caro James Hansen, non dei nostri nipoti. E poi ci sono quelle non metaforiche, annunciate molto prima e che ci trovano impreparati lo stesso.
Dopo le news, i commenti e le lettere sulla covid-19, lo speciale di Science è sulla siccità, raccomando “Ingegnerizzare un impero“, sulle opere idrauliche costruite dai Wari nelle Ande prima delle invasioni. Somigliano ai qanat che si usano tuttora nelle montagne dell’Atlante, in Marocco.
In “Hunger Forecast” Paul Voosen descrive il lavoro del Centro per i rischi climatici all’università della California-Santa Barbara, fondato nel 1955. Decenni dopo è diventato il perno del Famine Early Warning Systems Network mondiale (Fews), ne raccoglie i dati, i segnali premonitori locali – anche l’aumento del prezzo dei generi alimentari – e ne trae modelli di simulazione. Sono dei “modelli sistema Terra” come quelli di Stephen Rahmstorf e colleghi al PIK, ma su scala locale o regionale e a scopo umanitario. Ci collaborano del loro meglio i governi africani meno dissennati.
Per commissionare un modello, bisogna essere partner dell’Agenzia statunitense per lo sviluppo (USAID), cioè un governo o ente governativo autorizzato dal Dipartimento di stato. Le previsioni sono utilizzate anche dall’USAID per distribuire $4 miliardi/anno in aiuti alimentari. Un goccia nel mare oggi destinata in primis ai governanti graditi a Trump. Non alla Corea del nord ma nemmeno allo Yemen, insomma.
- Le previsioni sono più necessarie che mai. Dal 2015 al 2019, il numero di persone a rischio di carestia nel mondo è aumentato dell’80%, sono circa 85 milioni. Il riscaldamento globale e le siccità e le tempeste che esso incoraggia hanno un ruolo in questo aumento. In Africa, la frequenza e la gravità di tempeste e siccità sembra aumentare, dice [il direttore Chris Funk, un climatologo]. “Entrambi gli estremi stanno per diventare più intensi.”
Esistono eventi meteo estremi che stanno diventando meno intensi?
In Australia, il primo sbiancamento “di massa” della Grande barriera corallina è stato osservato per la prima volta in 120 anni nel 1998. Il tipico evento che accade una volta al secolo, hanno subito detto i negazionisti, sennonché quelli successivi sono avvenuti nel 2002, 2016, 2017 e 2020.
Nota
Trovata la bozza.
Ussignùr… Il modello è un semplice curve-fitting (polinomiale 3° grado) dei decessi registrati durante i primi 17 giorni di lockdown, e proiettati a 21 e 28 giorni in Italia, Germania, Spagna e stato di New York. Per l’Italia dall’11 marzo al 9 aprile sarebbero stati un po’ meno di 20 mila e il 18 aprile tra 23 e 24 mila.
Not a bad fit, erano 23.277.
Se le misure di lockdown restassero invariate, in base a due scenari imprecisati il 31 maggio i decessi previsti per l’Italia sarebbero
- a high of 50,562 +/-1,264, and a low of 29,525 +/-738 [!]
Non c’è nulla sulla loro riduzione soltanto nei primi 17 giorni di lockdown. D’altronde le misure adottate nei vari paesi erano diverse tra loro dall’inizio e venivano modificate in corso d’opera.
Curiosamente, uno dei due corresponding authors è “Mr. Alberto Giovanni Gerli” della Tourbillon Tech S.r.l., una ditta di consulenza in gestione aziendale priva di una pagina web. Ne ha una invece la società Arianna S.p.A., la sua start-up comprata dal gruppo Carel.
Il link sui “lockdown che hanno funzionato” non funziona. 🙂
Grazie Paolo, meno male che ci sei – sistemato
Covid 19 – Questo farmaco ci evitera il vaccino
Ricevo e trasmetto From U.Bartocci
Ricevo questa che appare cme una buona notizia e la giro ancora una
volta al volo (sperando di non scocciare nessuno, peraltro cestinare altrettanto al volo un messaggio e’ facilissimo).
Saluti a tutti, UB
https://quifinanza.it/innovazione/covid-19-il-mercato-scommette-su-questo-farmaco-ci-evitera-il-vaccino/373289/?ref=libero
Covid-19, il mercato scommette su questo farmaco. Ci eviterà il vaccino?
Pazienti in gravi condizioni hanno mostrato un rapido miglioramento di sintomi respiratori e febbre e che sono stati tutti dimessi in meno di una settimana, secondo i risultati anticipati dal sito di news statunitense ‘Stat’.
20 aprile 2020
L’antivirale remdesivir si conferma uno dei farmaci più promettenti contro Covid-19. Buoni risultati sono stati ottenuti nei pazienti trattati in un ospedale di Chicago, che partecipa a un trial clinico sull’utilizzo della molecola contro la malattia da coronavirus.
Pazienti in gravi condizioni, che hanno mostrato un rapido miglioramento di sintomi respiratori e febbre e che sono stati tutti dimessi in meno di una settimana, secondo i risultati anticipati dal sito di news statunitense ‘Stat’.
A Chicago sono stati arruolati 125 pazienti in due trial clinici di fase 3 condotti da Gilead. Di questi, 113 con malattia grave. Tutti sono stati trattati con infusioni giornaliere dell’antivirale. Ebbene, la stragrande maggioranza è guarita ed è stata dimessa dagli ospedali, solo 2 pazienti sono morti, hanno riferito i medici con un certo entusiasmo.
Positiva ovviamente la reazione dei mercati. Nell’after-hours, Le azioni della società sono aumentate del 10%. Mentre questa mattina, la notizia sta dando una carica ai futures su Wall Street: il Dow segna il +3,66%, l’S&P il +3,3%, il Nasdaq il +2,28%. “La migliore notizia è che la maggior parte dei nostri pazienti è già stata dimessa, il che è fantastico. Solo due pazienti sono deceduti”, ha dichiarato Kathleen Mullane, specialista in malattie infettive dell’Università di Chicago, che supervisiona gli studi su remdesivir per l’ospedale.
La ricerca sul potenziale di remdesivir nel trattamento di Covid-19 è iniziata per la prima volta a febbraio, all’apice dell’epidemia di virus in Cina. Sebbene i dati preliminari debbano essere approfonditi, questi risultati iniziali sono comunque stati giudicati molto interessanti dalla comunità scientifica e degli investitori.
Se sicuro ed efficace, potrebbe diventare il primo trattamento approvato contro la malattia.
Se i restanti risultati dello studio fossero positivi, Gilead potrebbe sperare in un’approvazione storicamente rapida del remdesivir, prima negli Stati Uniti e poi probabilmente anche all’estero. La Food and Drug Administration ha già annunciato che è disposta a dare il via libera a un trattamento Covid-19 praticabile in tempi record.
Eviteremo il vaccino?
E qui s’inserisce la diatriba fra Roberto Burioni e Giulio Tarro, virologo e primario emerito dell’ospedale Cotugno di Napoli. Tarro sostiene anche che il vaccino potrebbe essere inutile “se esiste ad esempio la variante cinese e padana del virus”. Sarebbe complicato averne uno che funziona in entrambi i casi esattamente come avviene per i vaccini antinfluenzali che non coprono tutto, sostiene. “Con il rischio di acquistare vaccini inutili come accaduto in passato quando abbiamo dovuto regalarli all’Africa”. E ricorda che né per la prima Sars né per la sindrome respiratoria del Medio Oriente sono stati preparati vaccini, facendo invece ricorso agli anticorpi dei soggetti guariti. “Abbiamo superato situazione ben peggiori come la prima spagnola che fece più vittime della prima guerra mondiale”.
—
Prof. Umberto Bartocci
Via Gigliarelli 62
06124 Perugia (Italy)
http://www.cartesio-episteme.net
E. Laureti,
purtroppo è solo pubblicità, l’articolo non peer-reviewed del NEJM è stato scritto da dipendenti e consulenti della Gilead che produce il farmaco e aveva appena emesso delle azioni.
Sono usciti risultati preliminari di uno studio detto in gergo “di marketing”. Non dimostrano affatto l’efficacia del remdesivir. Si potrebbe dire che dimostrano il contrario perché due pazienti sono morti. Infatti il farmaco è stato somministrato soltanto a pazienti che normalmente guariscono con l’ossigenazione non invasiva (niente intubazione) – motivo per cui sono stati ossigenati.
Gilead ha rassicurato Wall Street dicendo che ha studi più seri in corso e avrà risultati verso fine maggio.
Con poche modifiche, i vaccini attualmente testati su una manciata di volontari erano stati sviluppati per la Sars e “abbandonati” perché il coronavirus della Sars è scomparso prima che fossero pronti per un trial clinico.
Umberto Bartocci non sa che Giulio Tarro è il sedicente pluricandidato al Nobel, un tempo convinto che l’urina di capra potesse curare i tumori. Né sa la differenza tra studio clinico e di marketing.
D’altronde è un matematico in pensione con l’hobby delle figurine.
Cara signora oca, non è per piaggeria ma il tuo blog, e Dora su Hiv forum, siete diventati i miei punti di riferimento in questi tempi di clausura per il Covid-19. L’articolo di Scienze e quello New England Journal of Medicine mi hanno molto colpito, anzi sono stati dei veri colpi al cuore. Ma quello che mi ronza sempre più in testa è come vengono date le notizie dai vari media sulla pandemia. Prendiamo ad esempio l’articolo che ci riporta E.Laurenti, come si fa a far passare come notizia rivoluzionaria un leak, pubblicato da STAT news, sito al centro di polemiche per diversi conflitti di interesse, leak probabilmente pilotato dalla Gilead stessa, al centro di polemiche per la pubblicazione di un articolo molto discusso su un trial del remdesivir pubblicato sul già citato New England Journal of Medicine, che ha portato molto discredito anche alla stessa rivista. E questo avviene proprio mentre la stessa Gilead modifica in corsa i protocolli dei trial aumentando di tanto il numero dei pazienti da arruolare. Insomma vengono passate per notizie leak fatti filtrare ad arte, per aumentare il valore delle azioni, dopo i vari tonfi dovuti anche in parte al parziale fallimento del remdesivir. Non voglio farla tanto lunga, ma qui prima si pubblica un articolo su una rivista scientifica, che viene fatto passare come sperimentazione clinica indipendente, articolo che e stato redatto da dipendenti della Gilead, poi si modificano i trial in corsa, infine si fanno filtrare ad arte notizie su trial non conclusi. Questo da l’idea della serietà di certi media, che pubblicano come notizie, quelli che sono tutto al più articoli promozionali sponsorizzati. Metto di nuovo il link a Hiv forum: https://hivforum.info/forum/viewtopic.php?p=110125#traial dove oltre a una bella intervista di Dora a Savarino, sul uso della clorochina e sul problema del mix clorochina azitromicina e lopinavir, si trova un interessante compendio sulle sperimentazioni dei farmaci per la cura del Covid-19. P.S. Non capisco perché spesso nelle interviste come quella di Stefano Vella sul Messaggero Veneto, ed anche altre, dove erano presenti responsabili del ISS, viene demonizzata la clorochina che sono molti anni che viene usata su milioni di pazzienti, conoscendone bene le controindicazioni, mentre per il remdesivir, per niente sperimentato se non in via compassionevole, si dice che offre risultati interessanti, tacendo gli eventuali rischi sul suo uso. Link Messaggero Veneto: https://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2020/04/20/news/come-si-combatte-il-coronavirus-i-farmaci-anti-covid-spiegati-bene-in-otto-domande-e-risposte-1.38741316
Vittorio,
grazie di ricordare il lavoro fatto da Dora.
Non capisco perché… viene demonizzata la clorochina***
Lo spiega in parte l’articolo di Science: i medici hanno capito che la covid-19 danneggia per primo il cuore – il sistema circolatorio – e sanno che la clorochina è sconsigliata ai cardiopatici da circa vent’anni.
E’ usata contro la malaria, certo, ma è una malattia letale sopratutto nei bambini sotto i 5 anni. Sono il 57% circa delle vittime annue, poi la percentuale cala fino al 5% dai 70 anni in poi.
*** p.s. cronisti irresponsabili a parte. La covid-19 è nuova, ci vuol tempo per distinguerne le varie fasi.
Oca
https://www.aifa.gov.it/web/guest/-/covid-19-aifa-autorizza-programma-di-uso-compassionevole-con-remdesivir
E. Laureti,
“uso compassionevole” vuol dire che la terapia non è efficace, ma non si sa mai che possa rallentare il declino di un paziente. Siccome il remdesivir è risultato tossico nei topi, il paziente va monitorato di continuo in ospedale, come quelli già intubati con “prognosi infausta” per – eventualmente – tentare di rianimarlo.
E ora fate la maskerina con i proteggi occhi ecatzo !
Se li protegga lei “ecatzo!” Nessuno asciuga le lacrime altrui con la propria faccia, e so per certo che lei per lavoro non deve metterla davanti al naso e alla bocca di chi starnutisce o tossisce.
c’ero arrivato prima
Balle.
Il personale che lavora nelle UCI ci era arrivato il 22 febbraio, ma in Lombardia non c’erano le visiere e nemmeno gli occhiali obbligatori nei laboratori di chimica. Lei invece, per non prendersi il virus mentre andava in gita in macchina, pretendeva che tutti indossassero una tutina anti-radiazioni e una maschera antigas.
Lei solo la tutina, perché con la maschera anti-gas non avrebbe potuto né guidare né leccare le pareti degli ascensori come usa fare – apparentemente.
—
Passanti occasionali
nell’articolo segnalato da E. Laureti c’è un finale preoccupante:
“… gli occhi non sono soltanto una delle porte di ingresso del virus nell’organismo, ma anche una potenziale fonte di contagio – commenta Concetta Castilletti, responsabile dell’Unità Operativa Virus Emergenti del Laboratorio di Virologia dello Spallanzani – ne deriva la necessità di un uso appropriato di dispositivi di protezione in situazioni, quali gli esami oftalmici, che si pensava potessero essere relativamente sicure rispetto ai rischi di contagio che pone questo virus».
Andiamo bene! Si sapeva che non erano sicuri.
Il 7 febbraio, Li Wenliang – un oftalmologo di 33 anni – è morto di covid-19. E’ stato il primo medico di Wuhan a morirne, la sua foto è uscita sui media di tutto il mondo. Nel suo ospedale non avevano occhiali protettivi, si vede che quelli made in China usati qui sono solo per l’esportazione.
E ora fate la maskerina con i proteggi occhi ecatzo !
Io non sono esperto Oca ma c’ero arrivato prima solo osservando i CONTAGI DEI MEDICI I PROTETTI DA SO’LA (nel senso di sòla!) MASCHERINA
https://www.ilmessaggero.it/salute/ricerca/coronavirus_lacrime_scoperta_spallanzani_occhi_congiuntivite_covid_ricerca_rezza-5185783.html
del resto chi non è superficiale non conoscendo bene il nemico non gli lascia spazi
Fra un po capiranno pure che può entrare anche attraverso gli orecchi …. ma li covid ne dovrà ammazzare ancora un po’ 🙁
Oca
>E ora fate la maskerina con i proteggi occhi ecatzo !
>>Se li protegga lei “ecatzo!” Nessuno asciuga le lacrime altrui con la propria faccia, e so per certo che lei per lavoro non deve metterla davanti al naso e alla bocca di chi starnutisce o tossisce.
vedo che ancora non ha capito …. il covid con goccia o senza , se collide con gli occhi per movimento dell’aria RESTA ATTACCATO ALLA SUPERFICIE UMIDA DEGLI OCCHI CON O SENZA LACRIMUCCIA.!
>>c’ero arrivato prima ((io)
non lo sapevo e poi mi accusava di non essere esperto 🙂 …. ora che facciamo con gli esperti che hanno scolato il moscerino e inghiottito il cammello? li fuciliamo 🙂
>Balle.
Il personale (Oca)che lavora nelle UCI ci era arrivato il 22 febbraio, ma in Lombardia non c’erano le visiere e nemmeno gli occhiali obbligatori nei laboratori di chimica. Lei invece, per non prendersi il virus mentre andava in gita in macchina, pretendeva che tutti indossassero una tutina anti-radiazioni e una maschera antigas.
>Lei solo la tutina, perché con la maschera anti-gas non avrebbe potuto né guidare né leccare le pareti degli ascensori come usa fare – apparentemente.
invece si può anche se è scomoda e orribile a vedersi ….. cmq… cmq … invece della mascherina che lascia aperti altri ingressi sulla testa un copricapo globale alla Putin da serrare solo sul collo (senza strozzarsi) sarebbe perfetto . E’ in pratica una variante molto più leggera del copricapo per motociclisti. Ma ormai sono in atto gli affari con le mascherine purtroppo farlocche … e chi dice il contrario può , come dire, essere accusato come minimo di “turbativa d’asta” 🙂
Comunque mi conforta di vedere sempre più medici con la tuta globale.
Non ha capito lei, E. Laureti, per arrivarle negli occhi il virus qualcuno deve espettorarglielo in faccia mentre lei tiene gli occhi spalancati.
Noialtri sbattiamo le ciglia per riflesso, altrimenti saremmo tutti accecati dal PM 2.5 ogni volta che c’è un po’ di smog
Oca
Debbo incollare quanto dicono altri
from : https://notizie.tiscali.it/cronaca/articoli/coronavirus-oculisti-studio-conferma-rischi-occhiali-obbligatori-a-00001/
“L’unica protezione per tenere in sicurezza gli occhi dal rischio di essere la ‘porta’ del virus è mettersi gli occhiali di protezione, che creano una ‘camera’ chiusa intorno agli occhi, insieme alle mascherine. Chi porta già quelli da vista ha una minima difesa, ma attenzione dipende dalla grandezza della montatura. Perché parliamo di goccioline che possono essere dirette o fluttuare nell’aria.
Lo studio dello Spallanzani quindi ci dice che occorre portare tutti gli occhiali di protezione se vogliamo avviare la Fase II”. Così Matteo Piovella, presidente della Società oftalmologica italiana (Soi), commenta all’Adnkronos Salute la ricerca dell’Istituto nazionale per le malattie infettive Spallanzani di Roma che ha isolato il virus nelle lacrime di una paziente.
Piovella ricorca che “la prima persona a dare conto della gravità del coronavirus è stato un medico oftalmologo di Wuhan. Questo perché uno dei sintomi evidenziato era la congiuntivite virale da coronavirus che ha, purtroppo, caratteristiche molto simili a quelle della tradizionale congiuntivite. Ovvero – chiarisce il presidente degli oculisti – prende un occhio solo, che rimane più rosa che rosso, da dei fastidi limitati come se ci fosse la presenza di un ciglio. Infine c’è il rigonfiamento del linfonodo recettore all’attaccatura della mandibola. Cose che tutti gli oculisti sanno”.
L’occhiale è incompleto , isola il fronte dell’occhio e non gli ingressi laterali aperti dato che l’aria fluttua e il covid lo fa con l’aria che anche se non starnutita si intrufola lateralmemte
“L’unica protezione per tenere in sicurezza gli occhi dal rischio di essere la ‘porta’ del virus è mettersi gli occhiali di protezione, che creano una ‘camera’ chiusa intorno agli occhi, insieme alle mascherine. Chi porta già quelli da vista ha una minima difesa, ma attenzione dipende dalla grandezza della montatura. Perché parliamo di goccioline che possono essere dirette o fluttuare nell’aria.
Lo studio dello Spallanzani quindi ci dice che occorre portare tutti gli occhiali di protezione se vogliamo avviare la Fase II”. Così Matteo Piovella, presidente della Società oftalmologica italiana (Soi), commenta all’Adnkronos Salute la ricerca dell’Istituto nazionale per le malattie infettive Spallanzani di Roma che ha isolato il virus nelle lacrime di una paziente.
Piovella ricorca che “la prima persona a dare conto della gravità del coronavirus è stato un medico oftalmologo di Wuhan. Questo perché uno dei sintomi evidenziato era la congiuntivite virale da coronavirus che ha, purtroppo, caratteristiche molto simili a quelle della tradizionale congiuntivite. Ovvero – chiarisce il presidente degli oculisti – prende un occhio solo, che rimane più rosa che rosso, da dei fastidi limitati come se ci fosse la presenza di un ciglio. Infine c’è il rigonfiamento del linfonodo recettore all’attaccatura della mandibola. Cose che tutti gli oculisti sanno”.
E. Laureti,
perché ricopia che a Genova c’è il mare? I lettori dell’oca s. non sono rimbecilliti.
C’e una copiatura eccessiva
riincollo solo la parte necessaria
Oca
Debbo incollare quanto dicono altri
from : https://notizie.tiscali.it/cronaca/articoli/coronavirus-oculisti-studio-conferma-rischi-occhiali-obbligatori-a-00001/
“L’unica protezione per tenere in sicurezza gli occhi dal rischio di essere la ‘porta’ del virus è mettersi gli occhiali di protezione, che creano una ‘camera’ chiusa intorno agli occhi, insieme alle mascherine. Chi porta già quelli da vista ha una minima difesa, ma attenzione dipende dalla grandezza della montatura. Perché parliamo di goccioline che possono essere dirette o fluttuare nell’aria.
Lo studio dello Spallanzani quindi ci dice che occorre portare tutti gli occhiali di protezione se vogliamo avviare la Fase II”. Così Matteo Piovella, presidente della Società oftalmologica italiana (Soi), commenta all’Adnkronos Salute la ricerca dell’Istituto nazionale per le malattie infettive Spallanzani di Roma che ha isolato il virus nelle lacrime di una paziente.
Piovella ricorca che “la prima persona a dare conto della gravità del coronavirus è stato un medico oftalmologo di Wuhan. Questo perché uno dei sintomi evidenziato era la congiuntivite virale da coronavirus che ha, purtroppo, caratteristiche molto simili a quelle della tradizionale congiuntivite. Ovvero – chiarisce il presidente degli oculisti – prende un occhio solo, che rimane più rosa che rosso, da dei fastidi limitati come se ci fosse la presenza di un ciglio. Infine c’è il rigonfiamento del linfonodo recettore all’attaccatura della mandibola. Cose che tutti gli oculisti sanno”.
L’occhiale è incompleto , isola il fronte dell’occhio e non gli ingressi laterali aperti dato che l’aria fluttua e il covid lo fa con l’aria che anche se non starnutita si intrufola lateralmemte
Buonasera,
sono uno dei co-author (non corresponding author) del paper da lei citato.
Ci tenevo a fornire una spiegazione sul modello: come ha scritto correttamente lei, il modello si basa sull’evoluzione dei primi 17 giorni di contagio e poi, attraverso una curva doppia (non solo polinomiale ma anche sigmoidale asimmetrica) giunge a previsioni nel medio periodo in funzione dei giorni necessari per raggiungere il picco (che nel paper da lei citato abbiamo ipotizzato pari a 21 giorni – punto di minimo – 28 giorni – punto di massimo).
Con questo modello, pubblicato anche su IJTLD (in quello studio sono invece primo autore), si giunge a valori di correlazione tra dati reali e previsti molto alti.
Parlando di correlazione, quale è il legame tra l’essere author di un paper scientifico e l’essere amministratore unico di una società senza sito web?
Grazie per aver letto il nostro studio.
Alberto
Grazie del commento, A.G. Gerli, il suo nome è in cima alla bozza, pensavo che l’avesse mandato lei alla rivista. L’attività della sua azienda era una curiosità personale perché di solito chi fa modelli epidemiologici ha un legame con l’epidemiologia.
Scusate, mi potete dare il link del sito di Mauro Toffanin su Montanari? Sono appassionato di quella coppia di cialtroni..
Eugenio,
siamo tutti appassionati, ma non sappiamo quale sarà il sito di Mauro Toffanin. Stiamo aspettando che lo annunci su Twitter.
Grazie! Attendo con ansia. Nella speranza che, nel frattempo, ad attendere troppo nei loro confronti non sia la magistratura…