Visioni rosee

Editoriale dell’Economist: “Un divario pericoloso tra il mercato e l’economia reale. I mercati finanziari sono andati fuori fase” (o fuori di testa, volendo):
– La visione rosea di Wall Street dovrebbe mettervi a disagio (rif. articolo). Contrasta con i mercati di altri paesi… Ed è lontano un mondo dalla vita a Main Street. Mentre in America il lockdown si allenta, l’occupazione ha ricevuto una botta feroce, con una disoccupazione che sale dal 4% a circa il 16%, il tasso più alto da quanto si è iniziata a registrare nel 1948. Mentre le quotazioni delle grandi aziende svettano e ricevono aiuti dalla Federal Reserve, quelle piccole faticano a ottenere soldi da zio Sam.
Da difensore del capitalismo, della globalizzazione e del libero mercato, l’Economist è preoccupato:
  • La battaglia su chi paga gli aggravi fiscali della pandemia sta solo iniziando. Con la traiettoria attuale, big business rischia un contraccolpo.  

Il settimanale – conservatore ma non reazionario – predica da mesi un capitalismo meno iniquo, una fiscalità progressiva, investimenti in attività sostenibili. Non vanno ripetuti gli errori del 2008, la finzione dell’austerità pena l’inflazione, e l’inganno del trickle-down. Urge una riforma. Lo dicono tutti. A ogni crisi, implorano più stato e meno mercato a condizione di non toccare “i fondamentali”. Se oggi non è gattopardismo, hanno visione opposta ma altrettanto rosea di quella di Wall Street.

Mi ha ricordato l’editoriale di Science, la settimana scorsa. Il politologo Daniel Rosenbloom e l’economista Jochen Markard delineavano

  • programmi di ripresa dalla Covid-19 che possono porre le fondamenta di un futuro più sostenibile e prospero

La cura è identica a quella prescritta da tanti economisti benintenzionati negli ultimi due mesi: una transizione accelerata a un’economia a basso tenore di carbonio risolverà la crisi sanitaria, economica e ambientale. Bisogna quindi promuovere

  • new infrastructure, business models, and industrial capacity in renewable energy technology, energy storage, electric vehicles, and charging stations through tax credits and other measures, […] remote working, video conferencing, e-commerce, and reduced air travel. 

Se il 10-15% della popolazione ricca e privilegiata inquinasse meno sarebbe un vantaggio per tutti, certo, ma finora si è limitata a esportare l’inquinamento nei paesi produttori delle merci che consuma. All’85-90% restante, gli autori dedicano tre righe di ripensamento in fondo:

  • To drive this change, it is important not to bail out fossil fuel companies and industries. Support must instead flow to affected workers and communities in the form of temporary relief, retraining, and retirement benefits.

Nella versione del 2007-2008, era importante non riscattare Wall Street e i banchieri che spacciavano derivati marci.

Stando alle stime della Banca mondiale, in tutto il mondo l’occupazione aumenta nei servizi – amministrazione pubblica, commercio, sanità, educazione, cure e servizi “alla persona” ecc. – spesso precaria e sottopagata, mentre cala nell’agricoltura e, paesi poveri a parte, nell’industria. Finita la costruzione di infrastrutture per la decarbonizzazione che non richiedono mano d’opera specializzata, andrebbe sostenuta, formata di nuovo e provvista di pensione circa il 70% della forza lavoro mondiale, stimata oggi in 3,2 miliardi di persone.

Chi lo farà? Pagato da chi ora che gli stati sono più indebitati che mai? Con le tasse di chi quando gli stati fanno a gara tra chi ne fa pagare di meno? E quando nessuno prevede un ritorno del prodotto mondiale lordo a quello del 2019 prima di 5 o 10 anni?

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Mi ha anche ricordato che la medaglia Clark che sta all’economia come la medaglia Fields alla matematica, ma è annuale e per chi ha meno di quarant’anni, ha premiato Melissa Dell che fa ricerca sulle cause storiche della povertà. Due donne di fila e la quinta dal 2007, è una rivoluzione!

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Marco Balzarini segnala che è uscita la revisione Cochrane – fatta da ricercatori italiani – sulla sicurezza dei recenti vaccini pediatrici tri- e quadrivalenti, e il riassunto di Steven Novella per Science Based Medicine. Non convincerà gli anti-vax più delle precedenti, ma potete sempre chiedere loro i dati che la contraddicono.

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Leonid Schneider racconta la fulminea carriera accademica di Katerina Aifantis, la figlia di papà pescata a dirottare sul proprio conto in banca o direttamente in tasca propria la parte di un grant europeo destinata ad altri ricercatori. Con promozione conseguente a professore nell’università di Salonicco dove il padre è barone, e a prof. associata in due università americane.

Agg. 09/05

Leonid ha aggiornato il suo post. Nel 2016 lo European Research Council ha intentato un processo all’università di Salonicco per recuperare il maltolto, l’ha perso ed è stato condannato a pagare le spese legali. Ha fatto appello, per ora con esito ignoto.

Nel frattempo Pepin van Erp ha scoperto che gli Aifantis padre e figlia sono organizzatori di conferenze spennapolli.

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Etica razzista
All’università di Harrisburg, alcuni professori di frenologia usano una “rete neurale profonda” allo scopo di confermare i pregiudizi di Lombroso

  • This study is triggered by Lombroso’s research, which showed that criminals could be identified by their facial structure and emotions

sulle facce da “delinquenti”, e prevederne la “criminalità” (risulta maggiore negli asiatici). L’università ha ritrattato un com. stampa entusiasta dopo le proteste sui social, “su richiesta dei professori” rimasti in uno più una dottoranda, difendendone tuttavia la libertà di ricerca intesa come “idee che possono esser viste da prospettive etiche diverse”. Avrebbe aggiornato anche il com. stampa appena il paper fosse pubblicato, ma noi si resta in trepida attesa…

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Due preprint sulla covid-19
Il primo è da prendere con le pinze. Su 1.343 persone guarite a New York e dintorni, con sintomi gravi o meno, il 57% aveva un anticorpo per il virus (non contro il virus), 5% erano “debolmente positive” e il 39% negative.
Il loro test aveva una sensibilità del 92%, non granché, per di più non tengono conto dei falsi positivi (cross-reactions).

Il secondo è straordinario. Ben Goldacre, il suo gruppo a Oxford e molti altri hanno fatto un lavoro colossale di open science, senza alcun finanziamento.
Hanno costruito la piattaforma “OpenSAFELY“, taggato e pseudonimizzato i dati sanitari di 17.425.445 adulti inglesi, altri 7 milioni in arrivo. A mo’ di collaudo, hanno confrontato e correlato una serie di variabili e fattori di rischio – sesso, età, farmaci, peso, malattie, vaccinazioni, reddito (“deprivation“), etnicità ecc., interdipendenti e non ecc. – della popolazione con quelli di 5.683 pazienti morti di covid-19 (sintesi nella fig. 3). Alcuni fattori erano già noti e in associazione incidono diversamente da quanto si pensava, altri erano solo sospetti. Ne restano molti da indagare e da associare – in combinazioni diverse per eliminare i “confounding factors”.
La cosa importante è che la piattaforma è utilizzabile da altri in qualunque paese. Gratis. Su Twitter Ben G. spiega tutto lui come sa fare solo lui.

Agg. 09/05 – Nel suo commento, Steph ne segnala e ne riassume un terzo – sull’indifferenza del Sars Cov-2 alle condizioni climatiche e sull’efficacia delle misure di contenimento.
I grafici “a bruco” (caterpillar, fig. 2 e 4) sono eloquenti, ma gli autori elencano sette “limitazioni” che evitano di fraintenderli. Tra l’altro, lo fanno sotto il titolo “Limitations” invece del più blando “Discussion”.

6 commenti

  1. “Due preprint sulla covid-19…”
    un terzo invece è printed but still subject to revision e ti dice che molto probabilmente – e a differenza di quel che si poteva supporre/sperare – l’estate non frenerà la pandemia di Covid—19, perché il coronavirus non risente di fattori come temperatura e latitudine (sebbene una debole associazione negativa con l’umidità sia emersa, ma solo nell’analisi univariata e non in quella multivariata). Lo studio ribadisce l’importanza dell’implementazione efficace di interventi di sanità pubblica (social distancing, chiusura scuole, restrizioni dei raduni di massa), in particolare quando sono congiunte, con una riduzione relativa del 30% nella crescita epidemica che emerge dalla loro analisi multivariata rispetto al 17% nel caso di un solo intervento e un raddoppio del conteggio cumulativo dei contagiati entro una settimana in caso di interventi congiunti a fronte di un incremento triplo o quadruplo nello stesso lasso di tempo nei casi di un solo risp. di nessun intervento di sanità pubblica.

    1. Grazie Steph, aggiungo il terzo sopra. Dopo il coronavirus della Mers che preferisce il caldo secco, l’idea che questo sarebbe scomparso d’estate come quello della Sars sembrava un po’ ottimista.
      con una riduzione relativa del 30% nella crescita epidemica
      Pensavo meglio, poi ho visto che non c’era la Cina.

      Cimpy,
      poteva andare così tirando una moneta per paziente.
      Il paradosso è che i test sierologici tendono ai falsi positivi e i tamponi ai falsi negativi. E’ difficile risolverlo perché quel virus somiglia ai suoi parenti – quindi falsi positivi quando il test becca gli anticorpi di quelli del raffreddore, ed è nuovo – quindi non si sapeva quando e dove cominciava a riprodursi abbastanza da essere rilevabile.

  2. “Il primo è da prendere con le pinze. Su 1.343 persone guarite a New York e dintorni, con sintomi gravi o meno, il 57% aveva un anticorpo per il virus (non contro il virus), 5% erano “debolmente positive” e il 39% negative”
    Lo prendo con le pinze, ma quella fetta di negativi tra i guariti non lascia ben sperare nei confronti del test: poteva andare così tirando una moneta per paziente.
    Oppure dovrebbe accendere speranze sulla capacità di sopravvivere al virus e liberarsene?

  3. Oca
    “Pensavo meglio, poi ho visto che non c’era la Cina”
    Sì, giusto, avrei dovuto specificarlo. E comunque viene fuori dalla più affidabile, completa e realistica analisi multivariata (nell’univariata la riduzione si avvicina al 50%).
    Cimpy
    “poteva andare così tirando una moneta per paziente.”
    3 su 5, dai è sempre meglio che 1 su 2 🙂 (scherzo, dai, i paradossi di test e tampone li ha ben evidenziati oca nella sua risposta).

    1. Steph,
      è un bel lavoro, infatti, anche per la prudenza…

      Paolo C.
      sarà difficile saperlo, gli animali domestici hanno coronavirus simili, ci sono pure dei vaccini. E ora che in Cina i pangolini sono quasi estinti, provengono sopratutto dall’Africa.

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