Il pianeta dell'Uomo bianco

Da Climalteranti, Stefano Caserini et al. recensiscono “Planet of the Humans” senza citare la strana decisione del manifesto. Ghe pensi mi.

Sotto il titolo “Ambiente, le domande scomode di Michael Moore” ci sono due pareri opposti. Il secondo, di Stella Levantesi, spiega con un po’ di fact-checking che il film usa la tecnica dei “mercanti di dubbio” e come mai sia promosso con entusiasmo dai negazionisti climatici.

  • Ricominciamo a distinguere le menzogne dai fatti. Se non ridiamo valore ai fatti e alla scienza, il mondo continuerà ad essere in balìa di ecofascisti, populisti, sovranisti e negazionisti.

Preach, sister!

A Luca Celada i fatti non interessano perché concorda a priori con le tesi menzognere del film. La transizione energetica – che riguarderebbe unicamente la produzione di elettricità con energia solare, eolica e da biomasse, e di auto elettriche – sta distruggendo il pianeta e gli ambientalisti sono al soldo delle multinazionali. L’unica soluzione è ridurre le nascite e i consumi – degli altri ça va sans dire.

Di suo, aggiunge “lampanti falsità e disinformazione”:

  • [Josh] Fox e [Michael] Mann hanno chiesto (e brevemente ottenuto) l’oscuramento del film di Moore che contiene, a loro detta “lampanti falsità e disinformazione”.

Nella realtà, il film è sempre rimasto su You Tube e altre piattaforme. Hanno chiesto a Michael Moore, Jeff Gibbs, il distributore militante Films for Action e altri sostenitori di ritirarlo e di scusarsi con gli ambientalisti che il film diffama.
Films for Action ha risposto il 24 aprile che toglieva il film dal catalogo dopo averlo visto e letto le smentite degli scienziati. Lo ha reinserito l’indomani con una lunga presentazione che elenca “falsità e disinformazione”.

Il secondo link di Celada rimanda alla disinformazione di Moore e Gibbs sul sito del film. La presunta “lettera aperta del PEN club” è un commento del 29 aprile a un articolo del Guardian uscito il giorno prima in cui nessuno chiede di censurare alcunché. Semmai, il PEN club sembra approvare la decisione presa da Films for Action quattro giorni prima.

  • In seguito una sentenza di un tribunale ha imposto che il film fosse ripristinato e ha obbligato Mann al risarcimento delle spese processuali.

Celada è impazzito?

Mann non è il distributore del film, non c’è stato né processo né sentenza né obbligo di “risarcire” spese legali per il semplice fatto che Moore e Gibbs non hanno fatto causa a Films for Action. (Chissà da dove viene la quintuplice bufala. Che una googlata veloce abbia mostrato il titolo di questo post?)

  • Usata come copertura politica (anche da esponenti ambientalisti come Bill McKibben – che di recente ha cambiato idea) la biomassa appare come una vera frode ai danni dell’ambiente (con effetti particolarmente drammatici sulle foreste amazzoniche truciolate in carburante).

Nella realtà, Bill McKibben non ha “coperto” qualunque tipo di biomassa. Sulle foreste piantate a quello scopo “ha cambiato idea” quattro anni prima che uscisse “Planet of the Humans” e aveva chiesto a Moore e Gibbs di poterlo precisare prima del lancio su You Tube.

Le foreste amazzoniche non sono “truciolate in carburante”. Nel novembre scorso, Bolsonaro ha autorizzato la coltivazione di canna da zucchero per il bioetanolo in zone dell’Amazzonia e del Pantanal con il pretesto che erano già state deforestate dagli incendi (il decreto è contestato in tribunale da associazioni indigene e ambientaliste).
Per Jeff Gibbs come per Celada, Al Gore è il nemico da abbattere in quanto “fautore di una via capitalista alla riconversione” – come se in USA ne esistesse un’altra. L’infame è

Non sia mai che milionari, fondi pensionistici, universitari o addirittura ecclesiastici investano in attività non solo “verdi” ma perfino senza rimetterci. Piuttosto che partecipare all’osceno mercimonio, Celada è disposto a rinunciare alla pensione…
Nella realtà Al Gore ha venduto Current Tv al governo del Qatar che ha pessimi rapporti con la dinastia petrolifera saudita da quando esiste Al Jazeera.

  • La “contiguità” di certa leadership ambientalista con i grandi interessi del capitale mondiale non sembra una critica arbitraria o del tutto campata in aria.

Non sembrerebbe “arbitraria o del tutto campata in aria” se Bill McKibben, il leader diffamato più a lungo da Gibbs, avesse una qualche “contiguità” con i “grandi interessi”. Se non facesse parte di un movimento mondiale per contrastarli e denunciarli. Se il movimento non avesse appena vinto un altro processo contro i “grandi interessi”.
Celada invece li contrasta girando gli USA in bicicletta?

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Su Nature, c’è un lungo ritratto di Elisabeth Bik, la mitica leader dei nettascienza, fotografata davanti al suo megaschermo.