E’ una storia lunga e complicata, ottimamente riassunta da Leonid Schneider. Se siete giornalist* e ne parlate anche di sfuggita, potrebbe avere un effetto Streisand.
Science reporter e ora docente di giornalismo, Michael Balter documenta da anni le molestie sessuali di accademici – in particolare di archeologi e antropologi – che le università scelgono di tollerare. A volte i suoi articoli, con le testimonianze circostanziate delle vittime che chiedono il suo aiuto, contribuiscono addirittura all’allontanamento dei molestatori. E’ raro perché di solito prevale l’omertà, e la complicità di chi li protegge e perseguita le vittime che hanno osato parlare (refrain).
Nel 2016 un’indagine interna dell’università della California a Santa Barbara ha ritenuto l’archeologa Danielle Kurin colpevole di ritorsioni contro le studentesse che avevano denunciato le molestie sessuali del marito Emanuel Gomez Choque e, segretamente, l’ha posta in “congedo amministrativo per tre anni. E nel 2018, l’Institute for Field Research (IFR) l’ha ritenuta colpevole di aver lasciato che il marito tentasse di violentare studentesse della scuola da lei organizzata in Perù – un’usanza anche del direttore dell’IFR, va detto.
Il direttore dell’IRF è stato licenziato, ma non Danielle Kurin nonostante fosse in congedo, precaria (non tenured) e con un contratto rinnovabile da professore assistente.
Siccome Michael ha riferito l’esito delle indagini, le reazioni degli studenti e le testimonianze dei pochi docenti non complici, Danielle Kurin gli intenta un processo per diffamazione e pretende $18 milioni di risarcimento per i danni recati alla sua illustre reputazione.
Ha aspettato a farlo, presumo, perché si è appena candidata a professore ordinario (tenured). In fondo, al comitato di selezione potrebbe venir in mente che una storia così rischia di ridurre gli introiti ora che finanziatori pubblici e privati chiedono agli accademici di contrastare gli abusi.
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Car* contribuenti
Stando all’Agenzia europea per il farmaco, l’AIFA ha autorizzato 146 esperimenti clinici sui bambini e 952 sugli adulti. Senza nemmeno pretendere che i risultati fossero pubblicati entro rispettivamente 6 e 12 mesi dalla conclusione, com’è obbligatorio dal 2014.
Al 21 novembre 2019, erano segreti ed è quasi certo che lo siano tuttora. I volontari che ci hanno partecipato sono stati ingannati e noi raggirati. Germania e Gran Bretagna fanno di peggio, ma non mi sembra un buon motivo per lasciarci spennare in silenzio dagli uomini (notare la quota celeste del 100%) che paghiamo perché facciano rispettare le regole.
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Su Nature Sustainability, altri due paper spiegano perché non basta piantare alberi dove c’è posto per creare foreste che assorbono CO2. E Roger Pielke Jr riconosce finalmente che
- for hurricanes of the early twentieth century, we are in agreement with Martinez that our results may indeed underestimate normalized losses.
ma trova che il metodo usato da Andrew Martinez potrebbe sopravvalutarle.
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Nel crescione come nel salmone
Mentre il direttore del Foglio ricopia vecchi memi negazionisti, su Nature Nanotechnology un gruppone pubblica i risultati di esperimenti con l’Arabidopsis thaliana
- Mostrano che le nanoplastiche possono accumularsi nelle piante, a seconda della loro [delle plastiche] carica elettrica superficiale. Questa accumulazione più avere sia effetti ecologici diretti che implicazioni per la sostenibilità agricola e la sicurezza alimentare.
Quelle a carica negativa vengono incorporate nelle cellule dei semi e inibiscono la crescita delle pianticelle. Com. stampa dell’univ. del Massachusetts ad Amherst.
Finalmente un* giurnalista che scrive correttamente il plurale di “meme”, ovvero “memi” – come “gene-geni”! 🙂
Grazie Giovanni, in compenso mi scappano certi refusi…