Oceani a strati stabili

Su Nature Climate Change, Guancheng Li, Lijing Cheng e Jiang Zhu del Centro internazionale per il clima dell’Accademia cinese delle scienze, e il trio di star americane Kevin Trenberth, Michael Mann e John Abraham sembrano dare finalmente una buona notizia per le creature marine. (La novità, mi sembra, è il sistema per analizzare i dati descritto nel Supplementary Material. rif. anche Lijing Chen su Twitter)
Iniziano così:

  • Generalmente l’acqua di mare forma stratificazioni con le acque più leggere vicino alla superficie e quelle più dense a profondità maggiore. Questa configurazione stabile fa da barriera al mescolamento che influisce sull’efficacia degli scambi verticali di calore, carbonio, ossigeno e altri costituenti.

Usano dati recenti sulla densità, temperatura e salinità fino a 2000 m, un bel po’ di matematica per le interpolazioni, un modello del “galleggiamento” dell’acqua nella mappa a griglia della circolazione verticale, e trovano che tra il 1960 e il 2018, la stabilità degli strati è aumentata del 5,3% in media, con circa il 70% dell’aumento nei primi 200 m (media: circa il 17%).

Soprattutto a causa dell’aumento della temperatura, e della salinità nelle zone dove la fusione dei ghiacci non aggiunge acqua fresca e leggera sopra quella salata e greve.
Diminuisce un cambiamento, bene no? Almeno per noi che ogni tanto mangiamo pesce o frutti di mare o andiamo in visita dai cetacei: gli oceani sono più popolati vicino alla superficie, così c’è più carbonio, ossigeno e altri costituenti per tutti.

Il calore o la salinità eccessiva non è un problema per la maggior parte degli organismi marini: possono migrare, negli oceani mica ci sono frontiere e leggi sulla sicurezza.
Sospetto un trucco narrativo di John Abraham.

Ci lascia sognare fino alla “Discussion” invece di dire d’emblée che va a finire male. Gli oceani freddi sono i più produttivi di pesci, plancton, biomassa in generale; quelli caldi lo sono attorno alle barriere coralline che non possono andarsene; il calore che resta in superficie favorisce la formazione di tifoni e uragani più brutali; il carbonio rimosso dall’atmosfera ci mette più tempo a scendere sui fondali e l’orlo delle calotte glaciali meno tempo a fondersi; gli strati stabili frenano la corsa delle correnti come l’AMOC, e l’upwelling del Pacifico; spingono verso Occidente le onde di Rossby, un casi… la catena globale di immagazzinamento e distribuzione del calore s’inceppa…

Ci dispiace, ma è un altro circolo vizioso, spiega Michael Mann (congrats Mike!) anche in veste di addetto stampa. Rassegna: The Japan Times, Common Dreams, Newsweek i.e. Mike himself, The Guardian dove John Abraham rivela il trucco nel sottotitolo “Un oceano più stabile pare idilliaco, ma crea un anello di retroazione pericoloso per il pianeta”, CBS ecc. ecc.

4 commenti

  1. Non perdono occasione per rovinarci le giornate… La settimana scorsa i paper sull’Antartide che si fonde e che si abbassa (addirittura un “surface elevation feeedback) e che più in basso fa più caldo e si fonde di più… L’altro ieri questo, uff…
    Scherzi a parte, non è che con una stratificazione più marcata anche l’ossigenazione rischia di andare a ramengo?

    1. Scherzi a parte, Diego,
      more than 80% of observed global ocean oxygen decline is associated with enhanced stratification…
      Non so se ti ricordi quando il paper-fiume di Hansen et al. era in open peer-review e Hansen rispondeva alle obiezioni? In tanti lo accusavano di allarmismo. Cinque anni dopo, almeno per l’Antartide nord-occidentale e per la Groenlandia sembra che abbia ragione lui un’altra volta.
      p.s. link alla Groenlandia aggiunto.

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