Poor dears

Il Foglio – mi avvisa un giovane e brillante collega – pubblica la lettera al direttore di Marcello Pera, un filosofo della scienza noto per riverire prima Craxi e poi Berlusconi, e di 24 firmatari. Il primo è il catto-creazionista Francesco Agnoli, giuro, e tra i pochi il cui nome mi suona familiare c’è chi incita a sparare sui volontari delle Ong e chi usa l’aspersorio come una clava. Per non rovinarvi qualche sorpresa, aggiungo solo che nell’ultima firma – di un onesto e sincero democratico come tutti gli altri, sia chiaro – alla fine del cognome manca una “i”.
Ma Enzo Pennetta non conta più niente?
Ups, scusate, non lo faccio più.

In breve 3 signore e 22 signori nessuno sono infuriati dalla modestissima proposta di legge Zan che inserirebbe in due articoli del Codice penale la “violenza e discriminazione per motivo di orientamento sessuale e identità di genere”, con anni di ritardo sulle leggi dell’Unione Europea.
L’idea di non poter discriminare, pestare e uccidere gay, lesbiche, bi-, trans- o inter- fa perdere loro il senno, poveri cari. Dopo aver ricopiato tesi di celebrità anglofone che si sentono tanto, ma tanto discriminate e perseguitate dalla sinistra e dalla “cancel culture”, scrivono:

  • Solo gli stati totalitari pretendono di fissare la morale con la legge e di imporre la legge con la forza. Solo essi abbattono le statue, distruggono i monumenti, riscrivono i libri di storia, mettono il bavaglio alle coscienze. La proposta di legge Zan è totalitaria.

Ma va!?! Secondo loro in Germania e nei paesi che avevano subito l’occupazione tedesca così come nei paesi europei dell’ex Unione Sovietica, i libri di storia son rimasti identici e le statue e i monumenti inneggianti al nazismo o a Stalin son rimasti in piedi.

  • Persino negli anni delle controverse legge speciali contro il terrorismo, in Italia fu ipotizzato, e comunque mai fu stabilito, che opinioni giustificazioniste o di radicale contestazione di personaggi pubblici fossero sanzionate penalmente.

Ma va!?! bis. Proprio le leggi speciali hanno consentito di considerare “terroristi”, per esempio, i docenti universitari arrestati il 7 aprile 1979, e di processarli e condannarli per presunte “opinioni giustificazioniste”.

  • È nostro orgoglio essere consapevoli che la libertà vale di più. Solo essa con i suoi strumenti tipici — il confronto delle idee, il dibattito delle opinioni, la ricerca scientifica, l’argomentazione, anche la contestazione — può sconfiggere gli intolleranti. Invece, l’intolleranza nel nome della tolleranza produce violenza e, essa sì, discriminazione.

Con orgoglio invocano le proprie libertà positive, fare e dire qualunque cosa vogliano, pur di negare le libertà negative altrui: non essere oggetto di violenza e di discriminazione. Ma da quando l’Italia non è più uno stato totalitario, sono sanzionati penalmente i reati di apologia di fascismo, incitamento all’odio razziale e all’antisemitismo, il delitto d’onore, lo stupro, la violenza domestica e altre forme di discriminazione.

Qualcuno dovrebbe consigliare a Marcello Pera & Co. di farsene una ragione: un orientamento sessuale diverso dal loro non è un’opinione, ma una variante genotipica e fenotipica di mammiferi, pesci, uccelli, rettili e lumache (italiane e non).

5 commenti

    1. JWH,
      la libertà di esprimere opinioni personali e di adottare comportamenti conseguenti è un diritto costituzionale. Anche se la proposta Zan diventa legge, un omofobo potrà tranquillamente continuare a dire che i gay non gli piacciono ma non potrà più violarne i diritti costituzionali.

      Cimpy,
      non tutti, ma forse una piccola evoluzione forse c’è stata. Negli ultimi 25 anni ci sono state varie proposte di legge e questa mi sembra la prima la cui discussione alla Camera non sia stata subito bloccata da una maggioranza.

  1. Legge inutile che non aggiunge molto e che oltretutto, con l’art. 3, legittima chi diceva certe cose a continuare a dirle.

    1. JWH,
      l’articolo mi sembra dire che la discriminazione viene sanzionata solo da alcuni tribunali, e solo quando chi la subisce ha avuto il coraggio di denunciarla e magari i soldi per ricorrere fino in Cassazione.
      Non è che in 15 anni ci siano stati soltanto 4 casi di discriminazione e tutti siano finiti in tribunale.

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