Titolone in copertina di Nature: “Turning up the heat”. Appena confermato anche dalla NOAA che il mese scorso è stato il settembre più caldo da quando esistono registrazioni, pareva annunciare vampate globali.
Invece rimanda al paper in cui Elliot Snyder et al. forniscono una ricetta molto economica (a base di idrogeno, carbonio e un po’ di zolfo) per ottenere un materiale superconduttore a 15 °C, che sarebbe la “room temperature” anche se è poco più della temperatura media globale sul pianeta. Quel materiale ha un difetto: superconduce soltanto se viene schiacciato sotto 267 +/- 10 gigapascal in un’incudine a diamanti.
Gli autori dicono che modificando un po’ il mix molecolare degli ingredienti, potrebbe conservare la stessa superconduttività a pressioni inferiori, e secondo me ci stanno già provando.
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Dalla fine degli anni ’90 le caldane del Pacifico centrale stanno uccidendo tratti della Grande barriera corallina, uno spettacolo in technicolor e un patrimonio mondiale lungo la costa nord-orientale dell’Australia. Sui Proceedings of the Royal Society B, il gruppo di Terry Hughes ha trovato che rispetto alla mappatura che Hughes e altri avevano fatto nel 1995-1996, ormai quasi metà dei 2.300 chilometri sono “sbiancati”.
In media, l’abbondanza rispettiva delle varie specie non è cambiata, hanno sofferto tutte la stessa fine anche se con parecchie variazioni locali. La cosa triste è che nemmeno i coralli “vecchi” che avevano resistito ai Niño(s?) precedenti si sono salvati dalle caldane del 2016-2017.
Almeno nelle Seychelles, nelle lagune dell’Aldabra Atoll più distanti dall’oceano buona parte dei coralli si stanno riprendendo dal Niño del 2015-2016.
Rif. un bell’articolo del Guardian, con un’intervista a Terry Hughes. Il giornale pubblica anche saggi di scienziati australiani che studiano l’ambiente e il clima, come questo.
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Il primo editoriale di Nature appoggia la candidatura di Joe Biden: “We cannot stand by and let science be undermined”. Meno male che Trump non legge o da color zucca diventerebbe rosso pomodoro.
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Domani, World Food Day
Il secondo editoriale, con la sua bibliografia gratuita, è un regalo alle Ong contro la fame nel mondo. “La scienza deve smetterla di trascurare i/le piccol* contadin*” e “i ricercatori di darsi priorità sbagliate”. Sarebbe ora…
La fonte del regalo è il consorzio CERES 2030 che ha cercato di rispondere alla domanda “Quali sono gli interventi più risolutivi contro la fame?”
- the results of its 3-year effort to review more than 100,000 articles are published this week across the Nature Research journals. The consortium’s findings — coming just days after this year’s Nobel Peace Prize was awarded to the World Food Programme — are both revealing and concerning. The team was able to identify ten practical interventions that can help donors to tackle hunger, but these were drawn from only a tiny fraction of the literature.
I paper sono in open access sulle 3 riviste del gruppo che di solito sono solo su abbonamento, le soluzioni sono riassunte sul sito di CERES 2030.
Se siete dalle parti di Bologna o in rete
Domani, nel suo piccolo Action Aid Italia pubblicherà il rapporto “Covid-19, emergenza alimentare e diritto al cibo in Italia“, sarà al Festival della Partecipazione che organizza on-line e a Bologna, dove avverrà anche la premiazione dei vincitori del Bologna Award 2020. In remoto interverranno due miti: Salvatore Ceccarelli, il grande vecchio, e Matteo Dell’Acqua, il grande giovane, che per le loro ricerche hanno scelto le priorità giuste.
E’ previsto un tempo “parzialmente coperto” e una temperatura superiore alla media stagionale. Così seduti a distanza ai tavoli in piazza Grande, si potranno assaggiare specialità locali a prezzo calmierato.