La metafora del tunnel

Molti ricercatori, politici e giornalisti hanno parlato dei vaccini approvati contro il covid come della “luce in fondo al tunnel”. Poi le curve sono risalite quasi dappertutto qualunque fossero le misure di contenimento adottate, i genomi di nuove varianti del Sars-Cov-2 sono stati sequenziati – varianti più infettive che nel girare il mondo si addizionano e causano anche reinfezioni.
La luce è diventata più fioca o il tunnel più lungo, anche per l’assenza di terapie.
I risultati di un trial REMAP-CAP usciti in preprint il 9 gennaio dicono che due anti-infiammatori contro l’artrite (tocilizumab e sarilumab, degli anticorpi monoclonali) riducono la mortalità di un paziente in cure intensive su dodici, e i tempi di degenza, quando l’uno o l’altro viene somministrato insieme al desametasone e alle “cure standard”. Bene. Però altri trial non avevano trovato alcuna differenza significativa, solite incertezze insomma e l’articolo del BMJ pare un po’ ottimista…

Un altro trial REMAP-CAP con il plasma di pazienti in via di guarigione è stato interrotto, perché – in base a risultati preliminari per ora non pubblicati – la probabilità di benefici per un 20% dei pazienti in cure intensive era inferiore al 2,2%… La settimana scorsa sul NEJM, un paper riferiva invece una riduzione della mortalità in 80 pazienti >65 con sintomi lievi rispetto agli 80 del gruppo placebo. Il trial era iniziato in giugno in Argentina ma è stato interrotto in ottobre:

  • The trial was initiated when the number of cases of Covid-19 in Buenos Aires was high. However, as the number of cases decreased, it became clear that it would take approximately 5 months to reach the enrollment goal. 

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Non so quanti hanno usato la stessa metafora per l’elezione di Biden e di due senatori democratici in Georgia, ma si addice. Ogni Trump allunga il tunnel con l’aiuto dei seguaci che ha nominato a capo dei vari dipartimenti e delle agenzie federali, in teoria indipendenti. Clima, ambiente, biodiversità, pandemia, giustizia, difesa, politica estera, accordi internazionali… sabotano tutto il sabotabile.
Siccome l’Office for Science and Technology Policy della Casa Bianca è considerato da Trump irrilevante e quindi sta ancora in piedi, il pio creazionista Roy Spencer ne ha usato illegalmente il logo per far credere che avesse commissionato, valutato e pubblicato fantascienza sua e dei soliti negazionisti sotto il titolo “Climate Change Information Briefs”.
L’ha letta Gavin Schmidt che su Real Climate conclude:

  • Why should anyone care? Great question! I don’t think anyone should. But this whole effort is emblematic of how far the climate question has moved. With a new US administration poised to act on climate across a whole series of fronts, this feeble throwback (…) serves to underline how out-of-touch these old school deniers and their talking points really are. This is perhaps the last weak ‘hurrah’ of a bankrupt cause. Good riddance to bad rubbish.

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Mentre sono in tema.
Da Climalteranti, Gabriele Messori riassume gli studi su come conviene, per gli scienziati, comunicare il “futuro climatico”. Non è una rassegna di tutte le pubblicazioni sul tema, solo di quelle che da scienziato, Gabriele ha trovato più interessanti.
Il Forum su Disuguaglianze e Diversità apprezza il fatto che l’ultima versione del Piano Ripresa e Resilienza accenni alla partecipazione della società civile, finora poco ascoltata, e ha mandato al governo una “valutazione” un tantino critica punto per punto (link al sunto per chi ha fretta, pdf in cima).