O's digest

Noam Slonim et al. del centro di ricerca IBM a Haifa, hanno creato Project Debater, un’Intelligenza Artificiale capace di dibattere in maniera “competitiva” con interlocutori umani su cento temi, traendo argomentazioni da 400 milioni di articoli di giornali. In tre dibattiti on-line, gli spettatori le hanno dato ottimi voti.
I risultati sono immensamente superiori a quelli ottenuti dalle IA rivali, dicono gli autori, ma per ora Project Debater è ancora in difficoltà. Copertina di Nature, commento di Chris Reed. Vista la qualità media della stampa, forse c’è un rischio di Garbage In-Garbage Out.

(Anche l’oca s. protesta contro la strage del Cellina e si chiede: se un’IA usasse quella notizia, argomenterebbe che la colpa è di un carro armato?)

Dopo vari blastoidi “vitali” di topo, ricercatori di università americane, australiane e cinesi sono stati i primi a “crescere” in vitro dei blastoidi umani – sono simili a blastocisti, dei pre-embrioni insomma – a partire da cellule staminali sia embrionali cioè prelevate da blastocisti, che derivate da quelle già differenziate dell’epidermide sono fatte tornare pluripotenti.

(Su Science, Mitch Leslie dice che un gruppo californiano e uno cinese hanno pubblicato risultati analoghi in preprint.)

Per ora sono “modelli”, strumenti per fare esperimenti, come altri organoidi o i topi transgenici suscettibili di contrarre patologie umane. Ma è un po’ come l’IA. Quando le imitazioni saranno quasi perfette, quale ne sarà lo status etico? chiedono nel commento Yi Zheng e Jianping Fu dell’università del Michigan. Chi ne regolamenterà la produzione e come? Dovranno essere distrutti dopo 14 giorni, come gli embrioni umani creati con la fecondazione in vitro?

  • Queste domande avranno bisogno di risposte prima che la ricerca sui blastoidi umani possa procedere con cautela.

Mi sembra un po’ ingenuo pensare che nessuno stia già provando a crescerli per più di 14 giorni.

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Every second breath you take…”

Quest’anno pandemia permettendo, si terranno i vertici sul clima e sulla biodiversità, e le nazioni firmatarie delle rispettive convenzioni dell’Onu prenderanno impegni seri, vero? Fra le iniziative di scienziati per evitare altre false promesse, c’è la campagna “30 x 30“: proteggere dallo sfruttamento il 30% degli oceani e delle terre emerse entro il 2030.

Obiettivo mooolto ambizioso, stando all’editoriale di Nature, per ora le riserve naturali tutelano rispettivamente il 2,7% (ma quelle fatte rispettare sarebbero il 2%, stando ad altre stime) e il 15%, nel 2020 dovevano essere il 10% e il 17%…

Eppure aumentare le riserve marine sarebbe vantaggioso per tutti i paesi, non soltanto quelli costieri, calcolano Enric Sala e un gruppone pluridisciplinare coordinato dalla grande Jane Lubchenco (agg. appena nominata da Biden responsabile per clima e oceani dell’Office for Science & Technology Policy, h/t. M. Balzarini). Propongono un modello di pianificazione – da coordinare su scala mondiale – che identifica le aree più adatte a conservare la biodiversità, aumentare le rese della pesca e sequestrare carbonio.
Nelle news sul covid-19, segnalo l’articolo di Christie Aschwanden, sulla probabilità decrescente di raggiungere l’immunità di gregge con le vaccinazioni.

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Nell’editoriale di Science, Christopher Dye e Melinda Mills ritengono che per il covid un qualche “passaporto vaccinale” per lavoratori e viaggiatori sarà inevitabile. Anche se fosse scientificamente valido, sarebbe discriminatorio:

  • Il rischio maggiore è che beni e servizi essenziali siano negati a persone per le quali la vaccinazione è inaccettabile, non sperimentata, inaccessibile o impossibile. 

Già, ma non propongono soluzioni…

Bello ma purtroppo non in open access l’approfondimento di Kai Kupferschmidt sul virus Ebola: resta latente per anni – un po’ come l’HIV – nei sopravvissuti che sono in grado di trasmetterlo dopo anni.

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Per la giornata mondiale della felicità (domani) è uscito il World Happiness Report a cura del Sustainable Development Solutions Network con il supporto, tra altri, della fondazione Ernesto Illy e di Illycaffè. Ho letto solo pezzetti qua e là e guardato i grafici. L’Italia è 30ma, forse perché l’anno scorso gli anziani hanno detto di essere diventati più felici, al contrario dei giovani. Eppure fra le città dove la gente dice di star bene nessuna è italiana… Nella presentazione

i capitoli non corrispondono a quelli del rapporto, chissà cos’è successo. Meglio l’articolo dell’Economist.

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