Econo-scienza

In Italia escono statistiche disperanti sulla disoccupazione e l’impoverimento anche dei lavoratori “garantiti”. Science e l’Economist parlano entrambi dei rimedi per quelli ancora più poveri e disperati. Alle Ong, prima di andare a Ginevra lunedì (boicotterei!) e a New York a fine settembre saranno utili i dati dell’Economist, penso: editoriale e briefing. C’è anche un breve articolo di elogi per Banca Etica, bravo Matteo! (1)

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Su Science, Richard Stone e Pallava Bagla elencano i progetti high-tech che dovrebbero far uscire 400 milioni di indiani dalla povertà, primo fra tutti un tablet da 50 dollari, l’Aakash 4, di cui il governo dovrebbe comprare 5 milioni di esemplari da distribuire nelle scuole, come “parte integrante dello sforzo dell’India per migliorare gli standard dell’educazione”.

Dieci anni fa, si diceva la stessa cosa del Simputer e centinaia di migliaia di laptop sono finiti nelle discariche.  Forse milioni, se tutti quelli pagati dal governo sono stati consegnati – cosa dubbia dati gli scandali per corruzione che avevano accompagnato quel “miglioramento”.

S. Shankar Sastry, dean of engineering at the University of California, Berkeley, and colleagues envision the emergence of a new academic discipline—development engineering—aimed to assemble a toolkit of methods to find sustainable solutions to poverty. India, where 833 million of the country’s 1.21 billion people live in villages sorely deficient in health care, sanitation, electricity, and educational opportunities, is a natural crucible for such experiments.

Già. Speriamo che S. Shankar Sastry legga i saggi di Esther Duflo sulle scelte razionali dei poveri…

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In Francia, la ministra per la ricerca chiede aiuto alla  scienza per salvare l’economia, scrive Elizabeth Pain, grazie a una nuova legge che elimina molta burocrazia, bene, ma è accompagnata da un piano strategico “dirigista”:

The road map is partly designed to reinvigorate industry through the development of pathbreaking areas such as nanotechnologies and the promotion of industry-academia partnerships. Researchers and scientific institutions will be encouraged to transfer their knowledge to industry through training and performance evaluations, and startups will get more support.
Così fan tutti…

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Laura Margottini è appena meno critica di Alison Abbott, Nature, sulla decisione di finanziare i trial Stamina, ma lascia l’ultima parola a Massimo Dominici, il presidente dell’International Society for Cellular Therapy, che ha provato invano a replicare il  “metodo” Stamina e ritiene i trial “a waste of money”.

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Pioneering meteorologist Joseph Smagorinsky developed influential methods for predicting weather and climate.

Fonte

Nel cinquantenario del mitico modello del mitico Joseph Smagorinsky, Bjorn Stevens e Sandrine Bony si chiedono, come lui, What are climate models missing? Risposta:

It is time to draw lessons from the era of experimentation that Smagorinsky launched half a century ago, and focus climate modeling efforts on advancing understanding and improving the numerical representations of how clouds, moist convection, and heating couple to the general circulation.

Così dicon tutti e manca il ciclo del carbonio.

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A richiesta, il meraviglioso paper di  Danielle Mersch, Alessandro Crespi e Laurent Keller, due mirmecologi e un bioroboticista di Lausanne, su come e quando le formiche cambiano mestiere: in base all’anzianità, prima fanno le nutrici, poi le pulizie e da adulte finalmente possono uscire da foraggiatrici. Come le api. Prima hanno selezionato i soggetti in 6 colonie di Camponotus fellah ospitate in laboratorio – aria condizionata ecc. – marchiando con colori diversi tra 122 e 192 neonate in ciascuna, nel costo di 60 settimane. E poi li hanno monitorati durante i 41 giorni dell’esperimento.

Una fatica bestiale, ma è valsa la pena:
The data set we obtained consisted of a total of 2,433,250,580 ant positions and 9,363,100 social interactions (movies S2 and S3).
Link mio.

(1) Per i globalcoolisti

L’Economist parla bene della ricerca di Robert Rockwell et al. sulle oche che, intese come dieta, salveranno gli orsi polari dal risc. glob. (2) Paper su Polar Biology. Com. stampa del precedente su orsi e uova di oca, molto apprezzato dallo zootecnico ora sostituito da Udik.

(2) Da studiare nel w/e

Steph riassume un suo work in progress sul fascino della bassa stratosfera e variabilità.

A dimostrare che da Climalteranti abbiamo “una conoscenza del mondo delle riviste scientifiche… quanto meno incompleta”, il ten. col. Guido Guidi pubblica (3) uno scambio di mail tra il prof. Mariani e la persona che – stando al prof. Mariani sarebbe “il direttore di Nature“, con allegate le peer-review dello “studio di Mariani et al. che credevano di demolire questo paper, e che è stato rifiutato da “Nature”.

Abstract: i reviewer sono favorevoli a pubblicarlo tale quale insieme alla replica degli autori del paper che, scrive uno dei due,

do an excellent job of addressing all of the issues brought up by Mariani et al., to the extent that I think they will put numerous minds at ease regarding the robustness of their conclusions.

Ma “la linea” della rivista è questa.
(3) Aggiunto 1.6.2013
Pubblicava. Oggi a dimostrazione della sua completa “conoscenza del mondo” ecc., resta solo il logo di Nature invece che di Nature Geoscience.