Saranno i venti di guerra santa?
Nature pubblica “Lethal aggression in Pan is better explained by adaptive strategies than human impacts“ di Michael Wilson e una trentina di primatologi sull’uccisione di conspecifici tra scimpanzé (P. troglodytes) e bonobo (P. paniscus). E’ una meta-analisi delle osservazioni di 18 gruppi di scimpanzé e di 4 gruppi di bonobo, per cercare di capire se le uccisioni sono un comportamento “naturale” – selezionato perché aumenta la fitness procurando territorio, risorse, femmine – oppure indotto dalla distruzione del loro habitat.
Dalle prime osservazioni di Jane Goodall a Gombe nel 1960, sono state registrate
- 152 uccisioni (n = 58 osservate, 41 inferite e 53 sospettate) fra gli scimpanzé di 14 comunità e una sospetta uccisione da parte di bonobo. I maschi sono sia gli attaccanti (92% dei partecipanti) che le vittime (73%) più frequenti. La maggior parte delle uccisioni riguardavano attacchi di altre comunità e il numero degli attaccanti superava di gran lunga quello delle loro vittime (rapporto medio 8 a 1).
Gli uccisioni di adulti avvengono principalmente sul confine tra territori, ma la stragrande maggioranza sono infanticidi: 40 commessi in altri gruppi e 45 nel proprio.
L’unico caso “sospettato” fra i bonobo riguarda un adulto del proprio gruppo. Fin qui niente di nuovo, Frans de Waal et al. ripetono da decenni che fra i bonobo le femmine si organizzano per impegnare i maschi in attività amorose, così stanno buoni.
La parte che dovrebbe far discutere è l’ordine di importanza dato da Wilson et al. ai vari impatti antropici: “disturbi dell’habitat”, molestie contro animali studiati, se vengono cacciati, grado di familiarità con gli esseri umani all’inizio dello studio, eliminazione dei principali predatori.
Non hanno trovato una correlazione con il numero di uccisioni nei vari gruppi, e nel suo commento Joan Silk ritiene la conclusione convincente: non è colpa nostra.
Però le osservazioni non sono affatto omogenee, alcuni dei disturbi sono correlati, insomma è probabile che altri primatologi continueranno a trovarne una “pesandoli” diversamente. E in un habitat disturbato che coincide con un calo rapido della popolazione, l’uccisione dei piccoli sembra proprio il contrario di un “strategia adattativa”.
***
– In tema di strategia adattativa, copertina, primo editoriale e articolo in difesa della “biodiversità” degli scienziati;
– anche Mark Stafford-Smith è scontento dei Sustainable Development Goals da raggiungere entro il 2030, proposti all’ONU la settimana scorsa
- For example, under the health goal, the first target is specific: “By 2030 reduce the global maternal mortality ratio to less than 70 per 100,000 live births.” By contrast, the sustainability target under the food-security goal starts: “By 2030 ensure sustainable food production systems”. The target is nebulous and, crucially, omits mention of important constraints on the nitrogen, phosphorus and water cycles. A water target is equally vague: “By 2030, substantially increase water-use efficiency across all sectors”.
Resta un anno per definirli e renderli compatibili, scienziati datevi una mossa, conclude.
– Natasha Gilbert fa il punto sul progetto Drought Tolerant Maize for Africa, iniziato nel 2006 e finanziato con $30 milioni:
- (it) has developed 153 new varieties (per ibridazione, ndt) to improve yields in 13 countries. In field trials, these varieties match or exceed the yields from commercial seeds under good rainfall conditions, and yield up to 30% more under drought conditions.
In parallelo,
- CIMMYT and six other research organizations are also developing genetically modified (GM) varieties of drought-resistant maize, in collaboration with agricultural biotechnology giant Monsanto in St Louis, Missouri. Coordinated by the African Agricultural Technology Foundation in Nairobi, the Water Efficient Maize for Africa project aims to have a transgenic variety ready for African farmers by 2016 at the earliest.
C’è una seconda iniziativa mista ibridi/Ogm iniziata nel 2010, con $19,5 milioni :
- Improved Maize for African Soils (IMAS) project, a collaboration with the Kenya Agricultural Research Institute in Nairobi; the South African Agricultural Research Council in Pretoria; and DuPont Pioneer in Johnston, Iowa. … Since its launch in 2010, IMAS has developed 21 conventionally bred varieties. Over the next year the project’s leaders hope to commercialize these varieties and introduce them in eight countries. In field tests, IMAS varieties yielded up to 1 tonne per hectare more in nitrogen-poor soils than did commercially available varieties. By contrast, the project’s researchers say that they are at least 10 years from developing a comparable GM variety.
La tolleranza della siccità dipende da molti geni e la loro espressione dipende dalla composizione del suolo, sembra che il mix ottimale si ottenga prima scegliendo le sementi già adatte e incrociandole all’antica. Ancora non si sono scoperte scorciatoie
OMG!
A proposito delle Dolomiti delle quali, stando a Camillo Franchini, sarebbe “corretto“ dire che saranno spianate entro “qualche altro milione di anni” dal 2° principio della termodinamica, tre miei connazionali osano pubblicare un modello di evoluzione del pianeta senza usare né il 2° PdT né le tabelle JANAF:
Our model predicts the co-occurrence of deep to progressively shallower mafic volcanics and arc magmatism within continents in a self-consistent geodynamic framework, explaining the enigmatic multimodal volcanism and tectonic record of Archaean cratons… The slow gravitational collapse of early continents could have kick-started transient episodes of plate tectonics until, as the Earth’s interior cooled and oceanic lithosphere became heavier, plate tectonics became self-sustaining.
Il difensore del catto-creazionista-razzista Giorgio Masiero auspicherà licenziamenti in tronco e la chiusura immediata di Normale Sup’?
***
Il Giappone intende continuare a uccidere 800-1000 balene/anno per motivi scientifici, poiché il suo “progetto di ricerca” avrebbe prodotto 666 articoli peer-reviewed. In realtà sono due, scrive il Guardian, gli altri sono i resoconti che deve mandare all’International Whaling Commission.
Dopo 27 anni e circa 25 mila balene, due sono pochini. E potevano tranquillamente basarsi su campioni di tessuto, diceva Steve Palumbi.
***
Ebola: altra volontaria di Médecins Sans Frontières contagiata; e 3 medici e 3 giornalisti guineani “scomparsi” da un villaggio dove dovevano spiegare l’epidemia e le misure di contenimento.