Scomparsa delle api, il film

Lo vedremo in Italia? chiede Stefano Maini. Se non lo sa lei, prof, figurarsi io. E’ un documentario di George Langworthy e Maryam Heinen, girato principalmente negli Stati Uniti, a ridosso della sindrome di spopolamento delle colonie.

La settimana scorsa è uscito in Gran Bretagna dove le api continuano a declinare e gli apicoltori ad agitarsi: da loro non viene sospeso o limitato l’uso di sementi conciate con neo-nicotinoidi, come in Francia, Germania, Italia e altri paesi europei.

Lo so, i neonicotinoidi non c’entrano stando all’illustre prof. Franco Battaglia. Ma è così modesto da non pubblicare le proprie scoperte, gli apicoltori britannici ne sono all’oscuro. Così li preoccupa che da loro, a co-finanziare ricerche sul declino delle api sia la Syngenta, produttrice di due neonicotinoidi. Ne denunciano il conflitto d’interesse. Temono che i risultati sgraditi vengano soppressi.

Come se una multinazionale avesse mai fatto una cosa del genere.

Infatti Andrew Coker, responsabile di Syngenta UK, trova “perverse le critiche, proprio quando mettiamo soldi nella ricerca”. Ha ragione, poverino. Ma poteva precisare che l’azienda vende pesticidi per 8 miliardi di dollari all’anno (fonte). Un milione di sterline svalutate = 1,5 milioni di dollari investiti in ricerca e sviluppo, anche della sua Bioline Bees.

Secondo me è un affare. O come al solito non capisco niente d’economia?

A proposito, Filter/Rufo parla di Elinor Ostrom che ieri ha ricevuto il Nobel.