Il testosterone favorisce comportamenti egoisti, asociali e aggressivi nei ratti. Negli esseri umani, dipende. L’8 dicembre, Nature pubblicava on line un paper di Christoph Eisenegger dell’Istituto per la ricerca empirica a Zurigo, et al. con volontarie impegnate nel Gioco dell’ultimatum. Risultato:
la somministrazione di una singola dose di testosterone accresce sostanzialmente il comportamento equo, riduce i conflitti e rende più efficaci le interazioni sociali. Tuttavia le soggette che credevono di aver ricevuto testosterone – anche se non era il loro caso – si comportavano molto più iniquamente di quelle che credevano di aver ricevuto un placebo. Perciò il luogo comune (folk hypothesis) sembra generare una forte associazione negativa tra la credenza delle soggette e l’equità delle loro offerte, a dispetto del fatto che la somministrazione di testosterone causi un aumento sostanziale nella frequenza di offerte eque.
Come diceva Neuroskeptic, tra “associazione” e causa c’è una bella differenza e l’esperimento non spiega come sia stato generato alcunché. A egoismo palesato, le volontarie ne davano la colpa al finto testosterone magari per un ulteriore auto-inganno o per nascondere altre motivazioni o…
Su PLoS One, Paul Zak et al. scrivono che durante il Gioco dell’ultimatum il testosterone diminuisce la generosità dei volontari:
Gli uomini nel decile più basso di DHT erano più generosi del 560% rispetto a quelli nel decile più alto (…) Gli uomini con un tasso elevato di testosterone erano più pronti a usare il proprio denaro per punire quelli non generosi nei loro confronti. I nostri risultati restano validi anche dopo un controllo dell’altruismo. Ne concludiamo che negli uomini un tasso elevato di testosterone causa comportamenti antisociali.
Oltre a confermare il luogo comune pregiudizio dell’oca, anche se punire la non reciprocità a me non pare così antisociale.
Questa volta Neuroskeptic (un signore che osa dubitare dell’innata generosità femminile ma verso il quale l’oca nutre lo stesso un pregiudizio molto favorevole) non ha da ridire su come i media riportano la notizia. Invece fa i complimenti alla PLoS che grazie ai commenti consente una peer-review post-pubblicazione, come fa spesso Nature ma non ancora i mensili del gruppo.