Serve aiuto

Nell’anno mondiale della patata e dopo, avevo scritto qua e di Nikolai Vavilov, il genetista evoluzionista morto in carcere dov’era finito dopo esser stato denunciato come “darwinista” da Lysenko, il protetto di Stalin.

A Pietroburgo, aveva fondato nel 1926 l’istituto che ne porta il nome, con la più grande raccolta di piante alimentari del mondo. Anche il Vavilov ha una storia tragica, durante l’assedio di Leningrado, i curatori hanno patito la fame, dodici ne sono morti, e nella “città degli eroi” non è stata rubata né una manciata di riso né un pomodoro. Ne fa parte la stazione sperimentale di Pavlovsk, 90 ettari dove crescono cinquemila varietà selvatiche da frutta e da bacche, raccolte in tutta Europa e ormai estinte in natura. Il 90% esiste solo lì e solo fino al 23 settembre.

All’inizio del mese, nonostante gli incendi, una corte d’arbitraggio s’è riunita a Mosca e ha assegnato i novanta ettari “sotto-sfruttati” al Fondo per lo sviluppo edilizio perché a settembre ne metta all’asta una prima metà tra promotori immobiliari. L’Istituto ha fatto appello, e pensa che sarà respinto.

Il 13 agosto, il Global Crop Diversity Trust, quello del “caveau del millennio” nel quale sono custodite anche le sementi consegnate dal Vavilov, ha ottenuto dal presidente Medvedev una promessa di ripensarci. Ma senza proteste di massa rischia di scordarsela, ho l’impressione che la decisione arbitrale – presa in piena emergenza mentre tante altre sono state rimandate – favorisca vecchi amici del primo ministro.

Quelle piante però sono anche un’eredità di tutti noi, una volta crescevano sulle Dolomiti o in Danimarca, e molte sono state mandate dai botanici perché si fidavano dei colleghi del Vavilov…

Bref, si può firmare una petizione e usare twitter per dire al presidente Save the Pavlovsk Station.