Armi da società

Il terapside ritratto da Juan Cisneros

Su Science esce un altro “anello mancante” da sventolare sotto il naso dell’ing. Bertolini, segnalo a chi andrà a Cosenza a sentirne la trilogia creazionista. Nel tardo Permiano e nella parte del Gondwana poi finita in Brasile, il Tiarajudens eccentricus brucava verdura e la stritolava con bei dentoni sulle mascelle superiori e inferiori. I canini lunghi 12 centimetri gli servivano per “interazioni sociali complesse”, scrive Jörg Fröbischnel commentare “Occlusione dentale in un terapside di 260 milioni di anni fa“, il paper di Juan C. Cisneros et al. in open access.

Cioè a respingere i predatori e soprattutto a combattere contro altri maschi, plus ça change…

Picco del petrolio
Richard Kerr dà un ripasso alle previsioni del 2005 sulla produzione di petrolio. I pessimisti avevano ragione, scrive, dai paesi non OPEC esce la stessa quantità di barili che nel 2004 nonostante il prezzo sia quasi triplicato. In attesa di lucrare sulle fonti non convenzionali, Exxon Mobil spera che entro il 2030 l’OPEC aumenti la produzione da 29 a 36 milioni di barili al giorno. Ma l’OPEC potrebbe ritenere più conveniente fare durare più a lungo le riserve, ridurre lo sfruttamento e far lievitare il prezzo del barile.

Consumo d’uranio…
Dossier sul disastro giapponese e le sue ricadute. Mentre si moltiplicano le mappe della radioattività, anche da Steph, l’Economist pubblica quella mondiale delle centrali nucleari in attività, in costruzione e previste, con la produzione di TeraW/ora, le tonnellate d’uranio usate nel 2009 e stimate per il 2011.

Un vaccino contro l’ignoranza
Non c’è, se ci fosse il movimento antivax sarebbe contrario e comunque nel titolo dell’editoriale di Trevors e Saier su Water Air Soil Pollution c’è un punto interrogativo. Gli autori mi sembrano dei sognatori, invocano più educazione della cittadinanza come se negli USA non vigesse il libero mercato e che i pochi cittadini educati di cui ha bisogno li può trovare a meno all’estero.
h/t Realclimate.

Nell’Olocene intanto
Inteso come rivista, sono anticipati due modelli del gruppo di William Ruddiman e un loro articolo sull’effetto climatico delle emissioni di CO2 e di metano dell’agricoltura e degli allevamenti prima dell’era industriale. Jeff Tollefson riassume il dibattito.

Da vent’anni in qua
L’aumento degli “eventi estremi” è una delle previsioni dei modelli climatici che le assicurazioni confermano da anni, gli scienziati sono più cauti. Science anticipa la ricerca degli australiani Young, Zieger e Bananin sui venti e le onde marine, resa possibile dal lavoro da certosino di Zieger e colleghi che hanno da poco ricalibrato i dati degli altimetri. Aggiunti a quelli delle boe, delle navi ecc. registrati negli ultimi 23 anni, non dimostrano niente sul riscaldamento globale, scrivono i tre, d’altronde questo non è l’unico fenomeno compreso nel termine “cambiamenti climatici”. Tenuto conto delle oscillazioni interannuali e decennali nella cinta dei venti in alta quota

non è possibile distinguere tra una tendenza in aumento o in diminuzione costante, che si potrebbe estrapolare per il futuro, e semplicemente la parte superiore di un’oscillazione decennale. Per farlo, occorre un data set più lungo (mai contenti, ndr). Per gli ultimi vent’anni tuttavia, la presente analisi indica una tendenza coerente a velocità maggiori dei venti. Per l’altezza delle onde, i risultati sono più complessi, nei valori medi mensili non si riscontra una tendenza chiara e statisticamente significativa. In condizioni più estreme, la tendenza c’è alle alte latitudini e, in condizioni più neutre, nelle regioni equatoriali.

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