Dieta mediterranea


Avevo dato la ricetta del jellyburger, adesso c’è la conferma “scientifica”. I PNAS anticipano on line una ricerca di Robert Condon et al. sull’effetto sulla catena alimentare delle invasioni di meduse in aumento nelle acque costiere di tutto il mondo, in particolare in quelle temperate.

Hanno studiato due specie rappresentative della famiglia nell’estuario della York River, baia di Chesapeake, ne hanno messe in vasca, e seguito il flusso energetico, cioè il tasso di carbonio, assorbito e riemesso sia da loro che dai batteri ai quali s’accompagnano di solito (gamma-proteobatteri, antichi anche loro  e finora piuttosto rari).

Le meduse – “voraci”, scrivono gli autori, dei “vampiri ecologici” – trasformano l’energia del plancton di cui si nutrono in biomassa gelatinosa che nessun predatore gradisce. Il carbonio contenuto nel plancton, sottratto ai pesci e ai frutti di mare quindi agli esseri umani, viene riemesso dalle meduse nel proprio muco a beneficio esclusivo dei batteri di compagnia che, in loro presenza, lo metabolizzano sei volte più in fretta.

Ma lo usano per respirare, invece che per crescere e moltiplicarsi, quindi rigurgitano sotto forma di CO2. Come se negli oceani non ce ne fosse già abbastanza.

La produzione è notevole. Negli esperimenti in vasca, le meduse rilasciavano nel viscidume che le copre circa 25-30 volte più carbonio che azoto, mentre nella materia organica marina il rapporto normale è di sei a uno. Meglio abituarsi a far il bagno con la muta e a collezionare ricette (1) perché con i cambiamenti climatici, la pesca insostenibile di molte specie, l’aumento di liquami, fertilizzanti e pesticidi nei fiumi, per le meduse gli habitat costieri diventano sempre più attraenti.

(1) Poi ne metto una su Oggi Scienza.