(Phaeocystis antarctica)
scrive mazzetta, che segnala l’inchiesta del New York Times sulla produttività dei pozzi di gas da scisto, inferiore a quanto i produttori hanno comunicato a Wall Street per ottenere finanziamenti. Queste cose non si fanno. Alcuni pozzi richiederebbero addirittura fracking a ripetizione, un pericolo ulteriore per l’ambiente, quindi assicurazioni più costose e profitti più risicati…
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Paolo C. vorrebbe che fosse falsa una notizia che il Fatto Quotidiano riprende dal Financial Times. Il G20 sull’agricoltura è stato puro fumo. Per rallentare l’aumento dei prezzi dei cibi essenziali – + 36% nei primi cinque mesi di quest’anno – è stato concordato (sulla carta):
– un Sistema globale di informazione sui mercati agricoli che potrebbe anche servire a monitorare le risorse e i prezzi in tempo reale se ci partecipasse pure Big Agro (ma chi glielo farebbe fare?);
– un Forum di risposta rapida per concordare aiuti in caso di emergenza;
– come programmino pilota, l’accantonamento da parte dei 20 di una piccola riserva di cibo a disposizione dei 48 paesi meno sviluppati del mondo;
– la sospensione dei limiti alle esportazioni solo per gli acquisti del World Food Program e solo in caso di emergenza umanitaria.
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Niente regolamentazione del mercato dei derivati, che i francesi volevano: è stata delegata al G20 dei ministri delle Finanze. Timida richiesta di studi di approfondimenti sulle cause dell’aumento dei prezzi e della fame. Come se non si conoscessero: offerta in calo per via degli eventi meteo estremi resi più frequenti dal cambiamento climatico; aumento dei fertilizzanti che segue quello del petrolio; sussidi alle coltivazioni per biocarburanti; landgrabs.
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Al capo della Banca Mondiale, Robert Zoellick è venuta un’idea:
le compagnie dei Paesi in via di sviluppo dovrebbero assicurarsi sul mercato dei derivati in una maxi operazione dal valore teorico di 4 miliardi di dollari. Sponsor dell’operazione la banca d’affari Usa JP Morgan, una delle principali protagoniste del mercato alimentare “di carta” (quello dei contratti futures) nonché capofila di una futura cordata di operatori finanziari pronti a gettarsi nel grande business dell’hedging, ovvero della copertura “assicurativa”, nel comparto alimentare. L’operazione prevede la messa in vendita di contratti futures, ovvero intese di acquisto differite ad un prezzo prestabilito. La Banca Mondiale – attraverso il suo braccio privato, l’International Finance Corporation, ndr – sarebbe pronta a sottoscrivere contratti per 200 milioni. JP Morgan – Zoellick non lo dice ma è implicito – intascherà i proventi delle commissioni.
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Tanta fiducia nei mercati finanziari non regolamentati non si vedeva dal settembre 2008.
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Credo che rispetto alle altre cause, i derivati incidano poco sull’andamento dei prezzi e possano di fatto corrispondere ad assicurazioni, ma sembra un’idea demenziale lo stesso. Forse Robert Zoellick dovrebbe andare nel Darfur, nel Punjab o nel Tamil Nadu a venderli lui i futures a donne senza un conto in banca…
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Futures maleodoranti
Sulle Geophysical Research Letters, Philip Cameron-Smith et al. del Livermore, di Los Alamos e di Oak Ridge, hanno pubblicato un modello di evoluzione del Pacifico Sud dove i venti e l’acqua fredda favoriscono l’assorbimento della CO2 atmosferica. In cambio, il fitoplancton emette aerosol – in particolare il solfuro dimetile – che formano i nuclei di condensazione delle nubi.
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Se la CO2 arrivasse a 970 ppm, scrivono, cambierebbe la composizione del plancton a favore di alghe tipo Phaeocystis (quelle dell’immagine sopra vivono anche nella banchisa, per cui il solfuro dimetile – e conseguente olezzo di cavolo lesso – farebbe un balzo del 150%. Sempre che l’acidificazione dell’oceano giovi alle alghe.
Ri-fusione fredda
Finisco di sbrigare la corrispondenza. A proposito dell’amplificatore di energia o E-Cat dell’Ing. Rossi, Daniele Passerini scrive:
Non ho fretta… aspetterò anche altri 12 mesi, quando usciranno i report da Bologna e Uppsala: MA LA RITRATTAZIONE E LE SCUSE DI ocasapiens le aspetto su un piatto d’argento.
LOL.
Ho letto il report Essen – Kullander. A parte un’annotazione sul modello, più piccolo di quello mostrato alla stampa in gennaio, non aggiunge granché ai precedenti
Since we do not have access to the internal design of the central fuel container etc… we can only make very general comments.
Non sembra che gli E-Cat promessi in aprile siano arrivati nei lab di Sven Kullander all’università di Uppsala e di Hanno Essen a Stoccolma. Ho guardato anche l’ultimo video dell’ing. Rossi e il White Paper della Defkalion, la quale dovrebbe produrre due modelli “Hyperion” (1) capaci di raggiungere alcuni chilowatt e un megawatt, una volta collegati al dispositivo per la trasformazione del vapore in elettricità.
Resto scettica.
(1) Da non confondere con Hyperion, il mini-reattore nucleare progettato al Los Alamos National Lab.