Oca’s digest. Continua a calare la vendita di carta stampata, a parecchi colleghi potrebbe interessare lo speciale di Nature (e gli studi elencati in nota) sulle riviste digitali e l’open access:
– come cambia l’editoria scientifica;
– il senso di “biblioteca”;
– il valore aggiunto del lavoro redazionale;
– gli “operatori discutibili” ovvero gli editori predoni e truffaldini (Declan Butler cammina sulle uova, d’altronde i predoni hanno la querela facile).
Sono più per ricercatori gli articoli su come allargare velocemente l’open access; difendere i Creative Commons sotto attacco; quando e come decidere per l’open access nella propria carriera. Da non perdere le previsioni e preoccupazioni di Jason Priem, estratto:
The next decade will see a dramatic dieback in journals and a Cambrian explosion of communication species evolved for the Web- and network-centric world. Most of these will be failures… we can expect the intense selection pressure generated by scholars’ hunger for relevant information to drive rapid evolution in systems for certification, recommendation and assessment.
In più:
– ri-editoriale di sacrosanta protesta contro la legge americana che agli enti pubblici vieta di far ricerca sugli effetti del libero mercato o quasi delle armi personali;
– per gli oceanografi c’è un’altra bella sorpresa nell’uovo di Pasqua, Eric- ex Google – Schmidt regala la Falkor allo Schmidt Ocean Institute (che era il regalo di 2 anni fa);
– a proposito di esplosione del Cambriano, Caron, Cameron e Simon Conway Morris descrivono un nuovo – si fa per dire – vermone trovato nell’argillite di Burgess, molto meno spettacolare dell’Hallucigenia.
Dall’Economist
– Apocalypse perhaps a little later, un editoriale sul tasso di riscaldamento atmosferico che rallenta mentre quello di fusione dei ghiacci accelera;
– occupa tutta la sezione “Scienza e tecnologia” A sensitive matter, ottima rassegna dei due tipi di modelli (di circolazione globale o di bilancio energetico) usati per stimare per la sensitività del clima al raddoppio di CO2 equiv., con spiegazione delle loro differenze e rispettivi difetti; cause possibili del rallentamento del tasso in questione; principali incertezze e le loro implicazioni nella scelta tra mitigare o adattare.
Aggiunta
Paolo C. segnala
– la critica di Skeptical Science all’interpretazione delle ricerche citate nella rassegna;
– ricerche recenti sul tasso di riscaldamento che non rallenta se si tiene conto di quello finito in mare, tra le quali una – citata dall’Economist – di Kevin “Brontolo” Trenberth che trova buona parte del suo calore mancante nei dati delle boe Argo e smette di brontolare;
– l’articolo del Guardian sul paper di Myles Allen et al. in Nature Geoscience, che confronta le proiezioni date dal loro modello a “bilancio energetico” del 1999 e le temperature misurate da allora. Sunto in questo grafico
Proiezione media dei modelli raccolti nel rapporto IPCC 2007: linea nera; proiezione modello Allen e Met. Office: curva nera tratteggiata; temperature osservate: curva rossa e dettaglio del ventennio nel riquadro. I rombi gialli mostrano la divergenza dalla media per singoli anni.
La critica di Dana N. è un po’ ingiusta, trovo. L’Economist fa una panoramica, non una valutazione, sia delle differenze nelle stime che delle loro implicazioni politiche, come premette l’editoriale. Sbaglierò – ho letto di sicuro meno papers di Dana N. – ma mi sembra che l’autore abbia fatto una selezione fair and balanced delle pubblicazioni recenti.
Conseguenze del sequester
Carl Zimmer interviene sui genitali delle anatre oggetti di una ricerca, grazie ai quali neo-teo-con sperano di vincere il loro Kulturkampf contro la scienza e il governo Obama che la finanzia invece di finanziare le visite guidate alla Casa Bianca (che si possono fare comodamente on-line).
Dana Nuccitelli ha prontamente risposto all’Economist:
http://www.skepticalscience.com/hausfather-economist-sense-of-sensitivity.html
E comunque:
http://www.skepticalscience.com/new-research-confirms-global-warming-has-accelerated.html
Già che ci siamo:
http://www.guardian.co.uk/environment/2013/mar/27/climate-change-model-global-warming
Metto sopra, grazie!