Tu quoque

Villa Monastero, Varenna
Il simposio di Varenna, sabato, era in parte una rievocazione  storica: la fisica negli anni in cui Fermi partecipava alla scuola estiva, e ritratto di Fermi quale prof, del suo dottorando Jack Steinberger, 92 anni e in forma checché ne dica. In parte panoramica e prospettive:  fotonica, nuovi materiali “disordinati”, neutrini, onde gravitazionali, assioni, materia oscura, futuri  strumenti, fabbriche di muoni ecc.
Non credo che Uzy Smilansky abbia convertito i presenti al metodo dei grafi quantistici per analizzare reti complesse, durante il coffee-break i commenti erano irritati.
Speravo meglio dalla Grande Unificazione di Michael Ghil, un metodo per calcolare la sensitività del clima. Abstract: i GCM fanno pena, degli oceani si sa poco o niente, comunque aggiungere più complessità non li migliorerebbe. Ho una soluzione matematica semplice ed elegante. Combino in un algoritmo le interazioni tra meteo e clima usando gli attrattori di Lorenz, quelli di Hasselmann e le fluttuazioni random di Sinai-Ruelle-Bowman che hanno “ottime proprietà fisiche”. L’algoritmo prevede il tempo che farà – la variabilità naturale – tra un anno e mezzo, compreso l’andamento dell’ENSO.
Per dimostrarlo (com. stampa) Ghil ha scelto le temperature marine dal 1950 al 1970 (escluso). Non dico che l’algoritmo sia inutile, ma forse le sue retro-previsioni meteo per gennaio e febbraio 1971 erano azzeccate perché in quei vent’anni la variabilità era poca e in quei due mesi l’ENSO non si è fatto sentire.
Avrei chiesto quale sensitività otteneva con il suo “modello giocattolo”, ma c’era tempo per due domande soltanto. Carlo Rubbia voleva sapere come mai da 15 anni la temperatura ha smesso di aumentare (not) al contrario della CO2 atmosferica. Come un altro signore del pubblico, riteneva inaffidabile la temperatura media globale, visto che in un secolo e mezzo gli strumenti di misura e la loro collocazione erano cambiati.

Alla seconda domanda, Ghil ha risposto che era una “non-issue” perché chi raccoglie dati “on the ground” sa fare il proprio mestiere e non si azzarda in interpretazioni ambiziose. Non  ha segnalato che la media globale si calcola sulla variazione (anomalie), non sulla temperatura in sé. Ha obiettato sottovoce che 15 anni sono pochi per una statistica “significativa”: forse per non polemizzare ha taciuto sull’assurdità di farla partire dal picco più alto degli ultimi 150 anni.

2 commenti

  1. @oca
    non toccarmi il geniale Michael, steplai 😀
    Se lo avessi saputo prima, ti avrei chiesto di chieder lui cosa ne pensa dello spread delle incertezze (S) della sensibilità climatica (?T per 2xCO2) in funzione del parametro feedback (f) e della sua dispersone. E soprattutto come pensa che la sua teoria della grande unificazione possa affrontare l’annosa quest della linearità con cui gran parte dei GCM trattano f e cosa ne pensa della possibile relazione non lineare fra S?T e la distribuzione media (current best guess) di f nella pdf dei valori attuali utilizzati nella maggior parte dei GCM.
    “domanda di Rubbia”: beh, comprensibile che abbia obiettato sottovoce, soprattutto quando più di 20 anni fa già obiettava a voce solo un po’ più alta le stesse cose.
    Bah. Sono un po’ cotto da ‘sta ondata. Troppe zanzare anche qui a Zurigo, stasera. Notte tropicale e domani prepariamoci per un altro colpo. Forse sopra i 35. Potere del nordafricano leggermente favonizzato (da SW). Quando potrò, andrò a rinfrescarmi le meningi al lago, prima del break di giovedì.

  2. @Steph
    non te lo tocco. Mi sembrava semplificare molto, ma ho un bias verso i toy models (epidemiologici, più che climatici). D’altronde se fosse entrato nei dettagli non li avrei capiti.
    Global cooling anche qui: 37° C sul termometro della farmacia, alle 9 45 am.

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