In attesa che da 22 passi Mistero riferisca del TPR sul bollitore Defaklion e Bertoldo del protocollo che Davide Vannoni consegnerà entro oggi all’Istituto Superiore di Sanità, rimando a Giancarlo per il primo e a Scienza in rete per il secondo.
All‘articolo di Giuseppe Remuzzi, e ai commenti di Camillo Ricordi e di “Emanuela”
ricercatrice in sociologia del processi culturali interessata alla rappresentazione mediatica del caso Stamina da parte degli scienziati
che pare un clone di Vannoni, rispondono Elena Cattaneo (complimenti, Lince!) e Gilberto Corbellini.
Spiegano che la richiesta di brevetto è stata falsificata dalle immagini rubate e taroccate, insieme al metodo che doveva descrivere. E smontano le pretese di Camillo Ricordi (ma non parlano dei suoi conflitti d’interesse nella Cure Alliance, semmai li trovate qui). Falsificazione che in Sicilia e in Abruzzo pare lecita, si presume.
Vannoni si sente vittima di un gomblotto:
«Nature ha fatto ben cinque editoriali contro una fondazione onlus italiana con quattro dipendenti.
E contro la holding Medestea.
La mia idea – ha rilevato Vannoni – è che Nature sia stata sollecitata dall’Italia». Inoltre, ha aggiunto, «in un articolo della rivista sicuramente sono state raccontate falsità, e su questo muoveremo querela. E poi – ha concluso – ho notato che sono sempre intervistati i soliti due o tre scienziati italiani».
Due o tre nel senso di nove-dieci, tra cui il direttore dell’AIFA e “falsità” nel senso di mostrare vecchie micrografie rubate, rivendicate come proprie, cambiandone le didascalie per far sembrare il “metodo” Stamina nuovo, e quindi brevettabile perché diverso da quello pubblicato e pubblico da anni.
«Stiamo preparando un lavoro scientifico che sarà pubblicato, tra settembre e ottobre, su una rivista internazionale autorevole».
Questa l’ho già sentita.
*
Da Nature
– come sanno i soci del Drosophila melanogaster‘s Genetics and Neuroscience Fan Club, nell’amata moscerina era stata scoperta la “competizione” tra cellule durante lo sviluppo embrionale e che vinca la migliore. Quel meccanismo di apoptosi viene finalmente confermato e descritto nei mammiferi (topi) da Cristina Claverìa, Giovanna Giovinazzo et al.;
– Elizabeth Pollitzer (Portia/GenSet) ripete un dato che i biologi maschi rifiutano di ammettere: le cellule femmine non sono uguali (i.e. XX è meglio) a quelle maschili e sarebbe ora di finanziare ricerche che ne tengano conto;
– coincidenza, Sadaf Shadan racconta un esperimento sul modello del gorilla invisibile. Trafton Drew et al. del Visual Attention Lab a Harvard hanno fatto vedere a 24 radiologi e a 24 inesperti, la micrografia di una cellula del polmone con dei noduli e un gorilla 48 volte più grande del nodulo medio, e chiesto a tutti di contare i noduli. L’83% dei radiologi non vedeva il gorilla nemmeno quando lo guardava. Idem il gruppo di controllo.
In compenso il 55% dei radiologi identificava i noduli, rispetto al 12% di non esperti.
E se era il gorilla a guardarli?
Per i circa 300 gorilla di montagna rimasti, potrebbe essere finita. Il governo del Congo-Kinshasa ha autorizzato la Soco International a cercare petrolio all’interno della riserva del Virunga. Si può provare a bloccarla firmando l’appello del WWF.
*
P. S. a “Panico”
Lo Psicanalista pokes fun at the machos again. Results: one alpha does a cry baby, the other keeps mum, low-ranking males are in stitches.
L’esperimento coll’immagine del gorilla è particolarmente interessante perché il fatto che siamo umani cii sottopone a questo tipo di bias. Probabilmente un contanoduli a visione artificiale con un kmeans cluster non avrebbe dato problemi.
Credo anch’io, d’altronde dicono che nei lab i sistemi automatizzati facciano meno errori degli umani – forse una voce messa in giro dall’Applied Biosystems…