Fiat LUX?

La materia oscura si chiama così perché non si vede e non si sa di quali particelle sia fatta, anche se si possono calcolare i suoi effetti gravitazionali e dedurne la “massa mancante” nel senso di non osservata direttamente, dell’universo.

Nelle news di Nature, Stephanie Reich segnala che ieri, i ricercatori di LUX — l’ambizioso esperimento Large Underground Xenon nella miniera Homestake, South Dakota — hanno annunciato che pubblicheranno i primi risultati il 30 ottobre.

Saranno attesi con trepidazione. LUX  potrebbe confermare o smentire quelli di XENON 100 sotto il Gran Sasso che aveva stabilito limiti per il tipo di particelle previste, dette WIMPs che sta per mammole, forse perché interagiscono poco o quasi nulla con il resto della materia.

Ma i dati di XENON 100 erano stati – in parte – messi in dubbio da particelle forse rilevate da CoGeNT nella miniera Soudan in Minnesota e dal Cryogenic Dark Matter Search nella stessa miniera e in una canadese.

DAMA/LIBRA, sotto il Gran Sasso, sembra aver rilevato particelle stagionali, ma è l’unico, presumo che sia fuori gara.  Gli esperimenti in corso sono tantissimi, per lo più danno risultati negativi nel senso che non rilevano nulla di speciale. Qualche novità potrebbe saltar fuori da  NEWAGE e da X-MASS a Kamioka, in  Giappone. O da Panda X, il rilevatore cinese in costruzione sotto una montagna di marmo, nel Sichuan.

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Sul bagnato, intanto

Esce il rapporto Geografia della povertà, disastri ed eventi climatici estremi 2030 a cura dell’Overseas Development Institute. Per ora ho letto solo la sintesi, comunque lo raccomando alle ONG.

Key findings:

  • Extreme weather linked to climate change is increasing and will likely cause more disasters. Such disasters, especially those linked to drought, can be the most important cause of impoverishment, cancelling progress on poverty reduction.
  • Up to 325 million extremely poor people will be living in the 49 most hazard-prone countries in 2030, the majority in South Asia and sub-Saharan Africa.
  • The 11 countries most at risk of disaster induced poverty are Bangladesh, Democratic Republic of the Congo, Ethiopia, Kenya, Madagascar, Nepal, Nigeria, Pakistan, South Sudan, Sudan and Uganda.
  • Disaster risk management should be a key component of poverty reduction efforts, focusing on protecting livelihoods as well as saving lives. There is a need to identify and then act where the poor and disaster risks are most concentrated.

Salto la seconda raccomandazione sulla lotta alla povertà prevista negli scopi del millennio, fin troppo déjà vu… Da abbinare al supplemento di Nature su agricoltura e siccità, per non perdere ogni speranza. Tra poco dovrebbero anche uscire su rivista i nuovi dati di un esperimento, nel Benin, di irrigazione con pompe a energia solare. Fa parte di un progetto dell’università Stanford che trovo notevole: più sole c’è, più le coltivazioni hanno bisogno d’acqua e più le pompe funzionano.

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Rubrica “Ma che sorpresa”
Un ex dirigente di Halliburton ammette di aver distrutto documenti compromettenti sul disastro Deepwater Horizon, su ordine dei suoi superiori. Mentre un altro dipendente ne distruggeva su ordine suo. Una vecchia abitudine, nella multinazionale di Dick Cheney, mi ricordo che si era fatta pagare spese per la guerra in Iraq dal governo ed erano scomparse le fatture dei suoi fornitori.

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Se fossi un uomo, prima dell’abolizione delle Province chiederei all’Alto Adige/Sud Tirolo di tradurre in italiano le ricerche sul cromosoma Y di Ötzi e dei suoi discendenti austriaci, pubblicate dall’Institut für Gerichtliche Medizin Medizinische Universität Innsbruck.

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Fin de partie

E’ morto Romeo Bassoli, capo dell’ufficio comunicazione dell’INFN dopo lUnità, Zadig e altre imprese legate alla scienza. A casa, come aveva deciso per il “finale di partita”, il titolo ironico e privo di illusioni che aveva preso da Beckett per avvisare gli amici su Facebook. Ci aveva preparati, ma stiamo da cani lo stesso.