Misure del merito

Con per il premio in memoria di Nobel per l’economia, tutti i premiati dell’anno nelle scienze sono uomini.  Mi ha fatto venire in mente che gli insegnanti sono in maggioranza donne, che non esistono premi per l’insegnamento e due amici prof  – universitari però, un po’ tardi per essere decisivi – sostenevano che fosse un bene perché l’impatto di un insegnante è difficile da valutare.

L’impatto di scuole private di risorse era valutato la settimana scorsa dal rapporto dell’OECD, con dati desolanti sull’analfabetismo di ritorno e l’assenza di “numeracy” e di “problem solving skills”  fra i 16-65enni italiani. Come sempre, in cima c’è la Finlandia dove gli insegnanti sono selezionati, formati e pagati bene, e dove la società riconosce loro un ruolo importante.

Importante quanto?

L’Economist riassume due pubblicazioni di Raj Chetty, John Friedman e Jonah Rockoff, che cercano di misurare il “valore aggiunto” dalla qualità degli insegnanti ai risultati di circa 1 milione di studenti a scuola, all’università e sul lavoro. A quanto pare, i finlandesi fanno “l’investimento” giusto:

Unsurprisingly, exposure to better teachers is associated with an increased probability of attending university and, among pupils who go on to university, with attendance at better ones, as well as with higher earnings. Somewhat more unexpectedly, good teachers also seem to reduce odds of teenage pregnancy and raise participation in retirement-savings plans. Effects seem to be stronger for girls than for boys, and English teachers have a longer-lasting influence on their pupils’ futures than maths teachers.

Conclusione:

Pay peanuts, create monkeys
Given the stakes, the salary rises needed to coax teachers into accepting rigorous assessment and performance-linked pay—often hard sells in unionised school systems—seem a bargain. Performance bonuses designed to retain good teachers make less sense. Since 91% of teachers in a third year of teaching stay for a fourth, most of the expense of a bonus programme is wasted. Replacing teachers who score badly is cheaper and more effective, provided that administrators can get around strict union rules on sackings. Though not easy, school reforms that identify good teachers and assign them to struggling pupils should pay off handsomely.

All’Economist, i sindacati piacciono poco e ne ammette la necessità a malincuore.  E’ vero che in Messico, per esempio, quello degli insegnanti ricorda parecchio Jimmy Hoffa e i suoi trucksters e che i garantiti abusano di questo loro privilegio.

Sarebbe interessante capire come fa il sindacato finlandese a coniugare meritocrazia e uguaglianza, un po’ il problema generale della democrazia. Se ricordo bene, il rapporto McKinsey non ne parla.

Trovo paradossale che l’impatto della “qualità dell’insegnante” sia calcolato dai tre economisti in termini di reddito nel corso della vita lavorativa – 1,4 milioni di dollari in più per gli alunni di ogni sua classe! – proprio negli USA dove la disuguaglianza di reddito continua a crescere.

Anche su questo punto, i dati sono desolanti.

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Climalteranti vede grigio, come Stefan Rahmstorf sulle proiezioni per il livello del mare nel V rapporto IPCC, vol 1 del quale parla anche un ospite di Steph. Per fortuna c’è da celebrare un record dell’open science e poi c’è sempre…

Tiramisù: dagli amici mi guardi ecc.
Secondo Hermano Tobia, oltre all’oca sono crononauti gli autori di una bozza del 2004 che, in numero diverso, hanno corretto e pubblicato nel 2003.

Le due presentazioni a conferenze diverse narrano lo stesso esperimento con misure che variano una terza volta nel power point del 2004. Nella slide n. 35, per esempio, il diametro del tubo esterno passa magicamente da 50 a 280 mm.

Che, nella migliore tradizione FF, per pettinare il tubo gli autori abbiano usato un calzascarpe credendo che fosse una sveglia?

Hermano Tobia segnala l’esperimento come un successo dell’ingiustamente perseguitato Francesco Celani. Quale autore variabile e per fortuna crononauta, il dott. Celani può rimediare alla gaffe del suo ammiratore.

Delorian affittasi.

4 commenti

  1. @ocasapiens
    Però … manca un particolare fondamentale: la DeLorean per funzionare necessita di ben 1,21 Gigowatt (con la “o”, mi raccomando) … e da dove li prende ? Forse quella in affitto ha un reattore FF al suo interno ?!?

  2. @Hermano Tobia
    La Delorian – mi raccomando che poi la DeLorean mi querela. Va a tachioni, ma Nasty & Cimpy hanno fatto il pieno con zucchero a velo e mi tocca darla in affitto per pagare la tintoria.

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