Da guardare per stupirsi: in un video su Nature, un pesce tigre africano (Hydrocynus vittatus) vola fuori dall’invaso della diga Schroda e va a caccia di rondini. Davvero. Ricerca pubblicata sul Journal of Fish Biology.
Da Science
– rassegna di William Ripple et al. sulla situazione di 31 grandi carnivori, mammiferi questi. Sterminio quasi compiuto con effetti a cascata sugli ecosistemi di cui fanno/facevano parte. Deprimente.
– per tirarsi su di morale, il paper ambizioso di un gruppo italo-americano che teorizza un calcolatore analogico fatto di metamateriali e onde di luce, con i dati che entrano ed escono come campo elettrico continuo al posto dei bit – se ho capito bene.
– da vent’anni il ghiacciaio di Pine Island, in Antartide – detto amichevolmente PIG dall’acronimo inglese – si assottiglia e scorre in mare più velocemente, lubrificato da sotto da un oceano più caldo. Ogni tanto però si ferma invece di innalzare il livello globale del mare. Pierre Dutrieux, Eric Steig et al. scrivono che
Observations and numerical modeling reveal large fluctuations in the ocean heat available in the adjacent bay and enhanced sensitivity of ice-shelf melting to water temperatures at intermediate depth, as a seabed ridge blocks the deepest and warmest waters from reaching the thickest ice. Oceanic melting decreased by 50% between January 2010 and 2012, with ocean conditions in 2012 partly attributable to atmospheric forcing associated with a strong La Niña event.
Per capire come la calotta antartica reagisce al risc. glob. va tenuto conto dei venti, delle correnti, della conformazione del ghiacciaio e dei fondali marini sottostanti. Bref, ci sono interazioni da tutte le parti e la situazione è complicata – tanto per cambiare. Com. stampa.
*
Scholarly open access
Scrivo parecchio di editoria scientifica e dei suoi problemi, ma non è una fissa solo mia. Vent’anni di web hanno cambiato il processo produttivo con conseguenze impreviste per l’oligopolio dei grandi editori come per le riviste più “prestigiose”, grande è il disordine sotto il cielo ecc.
Da quest’anno le pubblicazioni di fisica delle particelle dovevano uscire in open access grazie a un’iniziativa del CERN detta SCOAP3, finanziata con 5 milioni di dollari versati dalle biblioteche universitarie. Il modello economico non sembra funzionare, scrive Richard van Noorden su Nature, alcune biblioteche sono uscite dal Consorzio, e fra le riviste la Physical Review D.
Sembra un’iniziativa superflua, i fisici mettono già le bozze dei propri paper su arXiv e Inspire-HEP, i cui finanziamenti dipendono però dal buon cuore di filantropi.
Big SciPub
Da un mese, l’oligopolista Elsevier usa la legge americana Digital Millennium Copyright Act per minacciare processi contro ricercatori che mettono sulla propria pagina web articoli usciti sulle sue riviste, senza autorizzazione. Se non li ritirano subito, minaccia anche la loro università.
Elsevier detiene il copyright per la versione definitiva, non per i preprint come quelli messi su arXiv o nell’archivio on line dell’università, quindi i ricercatori potrebbero imitare i fisici e pazienza se grafici e figure sono in fondo al testo. Invece resistono perché l’accanimento di Elsevier non può che favorire l’open access, com’è successo con il boicottaggio dei matematici, lanciato da Tim Gowers due anni fa.
Magari favorisce le riviste open access di Elsevier che – dice oggi l’Economist – non lo riducono in miseria, contrariamente a quanto diceva Claudio Aspesi in un’analisi finanziata dall’editore nell’agosto 2012. Per il 2012, ha dichiarato $780 milioni di profitti su un fatturato di $2,1 miliardi. Tra poco arriva al 50%, come Hindawi che pubblica solo in open access.