PIL: RIP?

L’anno prossimo l’ONU pubblicherà gli “obiettivi per lo sviluppo sostenibile“, in sostituzione di quelli del millennio. Al momento l’unico indice usato per sapere se e quanto sono stati raggiunti tutti (ci sono indici diversi per singoli obiettivi, ma non sono compatibili) rimane quello calcolato 80 anni fa da Simon Kuznets per stimare il Prodotto Interno Lordo di singoli paesi.

Ai massimi livelli – Banca Mondiale, Fondo Monetario Int., agenzie dell’ONU, fondazioni tipo Bill e Melinda Gates ecc. – si discute delle alternative.

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“Ancooora…” direte voi, ma il PIL non è già stato sostituito da una pletora di altri indici? Sostituito no, solo affiancato da GPI, WVS, HPI, GINI, BLI… “misure aggiustate dell’economia”, “misure soggettive del benessere” o della felicità, indici compositi con dentro qualunque valore legato alla qualità della vita – con tassi di affidabilità troppo variabili. Un casino.

Ci sono iniziative per costruire un indice soddisfacente e facile da usare. In parte si basano su esperimenti in economia che somigliano sempre di più ai trial clinici, ma non bastano. I risultati sono ancora meno riproducibili perché dipendono molto di più dalla cultura locale (semplifico). Al momento le Ong che danno una mano a statistici, economisti, sociologi ecc. sono poche. Eppure – pensando ad Action Aid – collettivamente hanno una massa enorme di osservazioni antropologiche, e spesso di misure della propria efficacia e inefficacia.

Utilissime se fossero raccolte e sistemate in un data-base pubblico facile da consultare.

(Un sogno, ma l’inerzia dell Ong è sicuramente inferiore a quella delle burocrazie nazionali e internazionali. Sono 20 anni che non mollano il PIL nonostante nasconda l’iniquità crescente nella distribuzione dei beni materiali e immateriali – o sarà che i decision makers son contenti così?)

Sui candidati a sostituire il PIL – nei quali farei “pesare” di più gli indici della corruzione, della (non) libertà di espressione ecc. – c’è una letteratura sterminata, e parecchie rassegne da consultare per pensarci su, prima di discuterne fra Ong e via via con gli altri stakeholders. Come punti di partenza, possono servire

Altri a richiesta. 

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Al Senato intanto

Ieri si è appreso che Stamina Foundation non aveva lo status giuridico per essere un’Onlus ed era stata radiata, che i biologi che lavorano per conto suo agli Spedali di Brescia non sono mai stati iscritti all’albo professionale, informazioni che perfino Il Giornale ritiene imbarazzanti.

Altre oggi, le udienze proseguono…

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Giovedì = O’s di Nature, lo faccio dopo…

1 commento

  1. Vannoni sembra un giocatore di poker che non ha in mano nulla, tutti lo sanno e lui gioca al rialzo. Capisco che è dura, ma qualche volta accettare la sconfitta e pensare a come limitare i danni è una buona idea.

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