Se siete da queste parti – 2

Al teatro Franco Parenti – via Sabina 1 – Milano, ore 18, Sara Gandolfi e Chiara Mariani parlano di stereotipi in

La mente delle donne: così fan tutte?

La mia amica Raffaella Rumiati della SISSA, autrice di Donne e uomini, si chiede se “i cervelli dei maschi sono così diversi?”; Lucia Simion racconta delle scienziate che hanno “conquistato l’Antartide”. Per la par condicio, Nuccio Ordine elenca donne immaginate dai Così fan tutti, Ariosto, Cervantes e Mozart. Il tutto intervallato da Ci vuole un fisico intelligente, a cura delle Scemette.

Fa parte della rassegna “Il tempo delle donne” organizzata dal Corriere della Sera, oggi in versione ridanciana.

*

“Perla assoluta”, cont.

Poi faccio un O’s digest di Nature, nel frattempo a chi si era “perso”  l’ospedale solare di Haiti, Riccardo segnala l’articolo di Jeff Tollefson sul numero di oggi. Coincidenza, inizia così:

In Haiti, the least-electrified country in the Western Hemisphere, some residents spend US$10 a month on candles and kerosene just to light their homes — roughly 125 times what those in the United States typically pay for the equivalent light. In India, many pay a premium to charge their mobile phones from car batteries at the local market. The Sun still dictates life for millions of Africans, and diesel generators burn through budgets on small Pacific islands. Around the world, nearly 1.3 billion people live without access to electricity, many of them far from the ever-expanding electric grid.

Avevo dimenticato di dire che in Haiti, il diesel per i generatori costa sei volte di più che in USA, malgrado le sovvenzioni; in India è sovvenzionato per i ricchi, come la benzina, perché quasi metà della popolazione non se può lo permettere. Dappertutto, più i poveri sono poveri e più spendono per l’energia.

Per fortuna, da vent’anni a questa parte le ricerche in scienza dei materiali hanno accelerato le innovazioni solari e moltiplicato gli imprenditori che le diffondono.

In tema su Oggi ScienzaCome mietere l’energia degli infrarossi sulla superficie terrestre, di Steve Byrnes, Romain Blanchard e Federico Capasso, paper e com. stampa di Harvard.

Ri – coincidenza:  alcuni post-doc degli autori avevano partecipato alla progettazione dell’ospedale di Mirebalais. Tutta gente della Harvard School of Engineering, ma per i giorjen è più credibile il padrone di Petroldragon, Leonardo Corp. e un’immobiliare della Florida.

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Amici del CGIAR segnalano documenti far girare nelle Ong.

François Warlop (ça fait un bout d’temps qu’on ne se voit pas, ça va chez toi?) raccomanda i poster dell’ETC, “With Climate Change… Who Will Feed Us?“, la catena industriale o la rete dei contadini? La seconda, pensa François, ma in Pakistan dove alluvioni e siccità si alternano sempre più in fretta dall’inizio del secolo, la rete si sta lacerando. Nell’indifferenza di politici, militari e fondamentalisti.

Non di tutti i politici. Dice Salvatore “Il Mito” Ceccarelli

tutti dovrebbero leggere il rapporto dell’Onu sul diritto al cibo (download).

Sottoscrivo.

11 commenti

  1. Io mi riferivo all’articolo del Guardian sull’ospedale solare ad Haiti, non ho espresso altri pareri su altri articoli e sulla tecnologia in se. Ribadisco il mio pensiero: l’impianto solare di quell’ospedale, anche alla luce dell’approfondimento da lei fatto che contiene tutti i numeri necessari, è una perla. Sono certo che qualsiasi cosa possa dire non la convincerei mai, però credo che lei abbia molti amici ingegneri con i quali consultarsi.
    Basterebbe citare che, costato 2 milioni di $, con una potenza di picco di 500kW, produce 1400kWh al giorno, e sostengono si ripaghi in 7 anni. Numeri eccellenti per un impianto di 10 anni fa, ma oggi che l’energia solare viene venduta anche a meno di 50$/MWh in paesi anche più a Nord di Haiti…
    Purtroppo non si poteva forare il tetto, per cui lo hanno ancorato con dei pesi. Credo che lei sia più esperta di me sul clima: ogni quanti anni Haiti viene attraversate da un uragano di classe 3/4?
    Gradirei gentilmente che non estrapolasse altri miei pensieri da post su altri blog altrimenti mi vedrei costretto a richiedere la cortesia ai proprietari di quei blog di cancellare i miei posts. Ovviamente è liberissima di commentarli sul blog stesso.
    grazie

    1. @giorjen,
      sarei stata liberissima di commentare da Camillo se lei avesse risposto alla mia domanda: “perla in che senso?” Grazie di farlo adesso.
      con tutti i numeri necessari
      Neanche un decimo di quelli necessari, ma può chiedere dati meno generici alle fonti istituzionali che ho citato.
      L’ancoraggio dei pannelli è progettato per resistere a terremoti e uragani (e ladri), ovviamente – come tutto l’ospedale.
      Il risparmio annuo è basato su condizioni locali, non di paesi più a nord: costo del diesel, erogazione gratuita del surplus, tecnologia a prova di Haiti, servizi garantiti dal fornitore ecc. ecc. Negli scenari decennali usati, 7 anni è la stima più “conservative”.
      Il suo conteggio trascura il dato più rilevante, trovo: con i 14 milioni di euro a disposizione, l’alternativa al solare era niente ospedale universitario. Ma sono certa anch’io che “qualsiasi cosa possa dire non la convincerei mai”…
      p.s. Ho linkato un altro suo commento fatto da Camillo perché non l’ho capito e penso che lei non mi avrebbe risposto se le avessi chiesto: perché è “possibilista” nel caso dell’e-cat e non nel caso di un ospedale progettato da università e industrie con esperienze e competenze già note?

  2. non ero ironico, nel suo approfondimento precedente secondo me i numeri necessari ci sono tutti (correggo 50$/MWh in 50Eu/MWh, è stato un calcolo errato ed è l’unico numero che ci ho messo di mio). Basta saperli leggere criticamente. Detto questo io trovo estremamente positivo che almeno certe signore continuino a fare del wishfull thinking, vuol dire che c’è ancora speranza. Per questo le dico che dovrebbe provare ad andarci anche ad Haiti. Si renderebbe conto che la rete elettrica, almeno a Mirebalais, c’è. Anche perchè se non fosse così l’ospedale sarebbe (spesso) al buio, ancora oggi.
    Detto questo chiudo.
    g

  3. giorjen,
    dovrebbe provare ad andarci anche ad Haiti
    già fatto, grazie del consiglio lo stesso.
    la rete elettrica, almeno a Mirebalais, c’è
    Infatti l’ospedale la alimenta, ma non basta. Péligre produce meno di un terzo (a memoria) dell’elettricità necessaria ai 12 comuni del comprensorio, i black-out erano frequentissimi già prima e oggi buona parte della rete resta da ricostruire.
    i numeri necessari ci sono tutti
    Penso invece che le servirebbero i vincoli posti dai partners, i preventivi degli altri produttori, le previsioni sui consumi e sul prezzo locale dell’elettricità, i fondi annui garantiti dai donatori, gli accordi con Microsol – il progetto e la sua storia, insomma.
    Forse sbaglio,ma non sono competente e lei mi sembra esserlo. Se vuol aiutare questo ospedale, gli altri in Haiti e altrove, o i prossimi correggendo errori e suggerendo miglioramenti, tutti ne saranno felici.
    Men anpil, chay pa lou…

  4. Nasty, K.E. Hornbeck, giorjen e altri scettici,
    la memoria è quella che è, ho chiesto conferme:
    – l’ospedale è autosufficiente, è uno dei vincoli che dicevo a giorjen.
    – Non vende nulla, mette in rete il surplus in cambio di crediti che recupererà quando sarà possibile. Non è previsto che lo sia a breve
    – I pannelli si ripagano in 8 +/-1,5 anni di risparmi, calcolati sul costo attuale di $0,35/kWh. Non è previsto che a breve cali al livello mio (0,044 euro + Iva.)
    – Un’incertezza così è normale, pari a quella sui consumi delle attrezzature durante il loro ciclo di vita
    Notizia fresca: per l’impianto a ciclo combinato mancano ancora dei soldi, ma qualche giorno fa una famigliola ha trovato che il generatore a diesel costa uno sproposito puzza inquina cambia il clima che schifo e tutti sì è vero è una vergogna. Bref, si farà viva presto.

  5. Bella notizia!
    Quella della famigliola, e quella dell’ ambiente dove radica l’ ospedale.
    Se i ricchi entrano in concorrenza fra loro per risolvere i problemi più urgenti, è capace che qualcosa di buono ne esce.
    Saluti.
    N

  6. mi sembra evidente che a causa di questa sorta di bullismo digitale che lei pratica, nel quale addita al pubblico ludibrio non esitando ad usare false dichiarazioni (come l’unica che mi attribuisce in questo post), non è possibile esprimere un parere diverso dal suo, quindi al fine di chiudere l’incidente sperando di ricadere nell’oblio le dico: Si, ha proprio ragione lei, è un bellissimo impianto solare e gli Haitiani ne avevano proprio bisogno!
    saluti pasquali
    g

    1. giorjen,
      l’unica dichiarazione che le attribuisco è questa. Anche questa*** meritava di essere citata, ma non l’avevo vista.
      Trovo divertente che lei si atteggi a vittima e mi accusi di bullismo per un link al suo commento su Rossi e da allora non smetta di insultarmi e di scrivere falsità sul mio conto, su un blog molto più frequentato del mio.
      *** passanti,
      se siete di un’Ong non perdetevela. Gli altri apprezzeranno di più Mirebalais = brioche se tengono conto del fatto che è costato 14 milioni di euro (nonostante i prezzi di trasporto, energia, assicurazioni, trasferte di tecnici specializzati ecc. ecc. da 6 a 10 più alti in Haiti) rispetto a circa 200 milioni qui.

  7. Bugiarda, continua a mentire, io non l’ho mai insultata e la sfido a dimostrare il contrario.
    Se pensa il contrario la invito a denunciarmi!
    tra l’altro è stata lei a portare la questione sull’altro blog, io avevo risposto qui fin dall’inizio.
    cordialmente
    g

    1. giorjen,
      denuncia: già fatta qui e da Camillo dove tutti possono leggere i suoi insulti.
      è stata lei: il suo commento è del 10 marzo, il mio post dell’11 e tutti possono vedere la data della sua risposta.

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