Banda stretta

Stamattina a Yokohama, dopo 3 giorni di tira e molla fra scienziati e politici, l’Intergovernmental Panel on Climate Change ha pubblicato le bozze finali del vol. 2 del V Rapporto, Climate Change 2014: Impacts, Adaptation, and Vulnerabilitya cura del Work Group II.

Sono più di 2.000 pagine con le correzioni ancora in corso, non ho nemmeno provato a scaricarlo. D’altronde il sito dell’IPCC è talmente affollato che non si apre neppure il Summary for Policy Makers.

Google ha salvato solo il testo, la prossima volta non potrebbe salvare le figure invece? Sono più eloquenti, trovo, oltre a quella sopra, (che non si legge benissimo, ma o così o non mi ci sta…), ce ne sono altre due nell’articolo di Matt McGrath, BBC.

Sul Guardian, commento e analisi di Suzanne Goldenberg; diretta di Helen Davidson e Adam Vaughan sulla “pausa” che è già finita; articolo di Emma Bryce, di nuovo sulle rese agricole.

Agg. Da Climalteranti, Stefano et al. hanno fatto un’ottima selezione dei punti più rilevanti e con “high confidence”. Sono colpiti anche loro da un’insistenza molto maggiore, rispetto alle edizioni precedenti, sulle rese agricole e la sicurezza alimentare. Mi sorprende un po’ il livello di confidence nei modelli epidemiologici – aspetto il testo definitivo e cosa ne dicono gli esperti.

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In un articolo magistralmente “evidence-based” Kerry Emanuel (1) dimostra l’incompetenza di Roger Pielke Jr, sulla nuova testata di giornalismo “data-based” di cui Pielke Jr è (era?) l’esperto in materia di impatti climatici. Il Rabett gongola.

(1) Riccardo: ritiro tutto, non spara alle puzzole ed è pure bayesiano…

7 commenti

  1. Riallacciandomi al post precedente su wsj mi sembra di notare che, ad una lettura molto veloce e salvo miei errori di interpretazione, a pag 19 del summary (draft) si parla di global annual economic lossess da 0,2 a 2%.
    Se il wsj guarda solo a quel parametro (nella logica business as usual ecc.) in effetti è stata molto più disastrosa la crisi economica attuale.
    Come dire bruceremo tutti ma il Pil sarà salvo

    1. telegraph cove,
      tanto più che a rimetterci di più sanno i poveri che non hanno niente da rimetterci, quindi staranno benone esattamente come prima…
      Cimpy,
      Ma quanti pazienti!

  2. Mi sembra che le stime di calo del PIL siano come al solito molto ottimistiche.

  3. @paolo c.
    Potrebbe essere sottostimato ma potrebbe essere anche una stima corretta.
    In fondo una buona parte delle economie occidentali si basa sulla finanza pura e li si guadagna anche quando il PIL di singoli paesi (o aree del mondo) crolla.

  4. Il limite dell’adattamento è che se non si fermano (e poi diminuiscono) le emissioni andrà comunque sempre peggio, costi compresi.

    1. Paolo C.
      il PIL somma il valore di merci e servizi prodotti in un anno. Quasi tutti gli economisti dicono che usare solo quello è fuorviante, ma non mi sembrano d’accordo sul come e con che cosa sostituirlo. Di recente avevo citato un po’ di critiche e di proposte, se ti interessano le trovi sotto il tag “economia”.
      Riccardo,
      dovevi aggiungere (very high confidence)!

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