La CO2 in ppm e in dollari

Sotto “Grazie, prof”, Paolo C. segnala questo paper di Ray Pierrehumbert, che ridimensiona di brutto la mitigazione del risc. glob. che deriva una riduzione dei climateranti/inquinanti come fuliggine, metano, ozono e idrofluorocarburi che restano nell’atmosfera al massimo per qualche decennio (SLCP).

Come altri, recentemente su Nature Climate Change, l’accordéoniste ce l’ha con il Global Warming Potential, un rapporto che serve a confrontare l’effetto dell’aumento delle emissioni di CO2 e di quelle del metano – per esempio – sulla temperatura. Confronto sbagliato perché è “statico”, come se ogni climalterante avesse la stessa evoluzione, mentre anche un po’ del metano si ossida in CO2 e permane per millenni. Ma è usato dal protocollo di Kyoto in poi per stabilire i crediti carbonio o valutare l’efficacia delle tecnologie.

E’ una mitigazione necessaria lo stesso per motivi sanitari, ovviamente, il che la rende più digeribile ai politici, e può contribuire a tamponare sul breve periodo i danni climatici

but there is little to be gained by implementing SLCP mitigation before stringent carbon dioxide controls are in place and have caused annual emissions to approach zero.

Com. stampa in cui Raypierre precisa il proprio pensiero politico. Foto senza la fisarmonica o la bici, questa volta, chissà perché immaginavo la sua scrivania più intasata:

Questa settimana, il Risky Business Project fondato da presidenti di multinazionali, ex capi della Federal Reserve, segretari di stato, finanzieri “gazilionnaires” e altri difficilmente accusabili di essere verdi fuori e comunisti dentro, pubblica il rapporto che ha commissionato a esperti di gestione del rischio, economisti e climatologi: The Economic Risk of Climate Change in The United States. Se ogni paese facesse una valutazione analoga, le trattative per ridurre le emissioni di CO2 sarebbero meno frustranti, immagino.

Segue – anche nella grafica del sito – il modello del rapporto governativo uscito 15 giorni fa: intro con mini rassegna delle ricerche; impatto previsto entro il 2050 e il 2100 nelle varie regioni.

Il capitolo finale “Dalla valutazione alla gestione del rischio: i prossimi passi” è un piano più radicale per la “business comunity”, la finanza e l’amministrazione pubblica di quello presentato dal POTUS. Anche il linguaggio usato è più vigoroso, sebbene l’intenzione non sia quella di “dettare strade economiche alternative” a quelle attuali che aumentano i costi per tutti. (Prima di urlare all’allarmismo, i soliti furiosi ricorsivi sono pregati di calcolare loro i costi, trovano dati e metodi qui.)

Per farla breve, la pensano come Raypierre, in dollari. Le cifre riflettono la ricchezza del paese, però sono impressionanti lo stesso:
Infrastrutture e proprietà immobiliari costiere:
If we continue on our current path, by 2050 between $66 billion and $106 billion worth of existing coastal property will likely be below sea level nationwide

Agricoltura (al progetto partecipano CEOs di Cargill, Coca-Cola, General Mills ecc.)
As extreme heat spreads across the middle of the country by the end of the century, some states in the Southeast, lower Great Plains, and Midwest risk up to a 50% to 70% loss in average annual crop yields (corn, soy, cotton, and wheat), absent agricultural
adaptation.
Gli Stati Uniti esportano il 60% del mais consumato nel mondo e a metà secolo saremo 9 miliardi
Rif. anche l’articolo dell’EMCC.

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Ancora niente O’s digest di Science e Nature, ma prima o poi arriva.

4 commenti

  1. Nel rapporto del Risky Business Project c’è un altro punto in genere poco analizzato, il superamento, a momenti e a zone, del limite fisiologico di caldo “sopportabile”. Il lavoro di Sherwood e Huber di un paio di anni fa è rimasto purtroppo isolato. Penso che ci scriverò qualcosa per climalteranti.

    1. Riccardo,
      è vero, sempre ragionando in CO2 ppm = dollari, andrebbe anche visto nel contesto delle proiezioni sulla spesa sanitaria USA, già oggi un 16% del PIL e dell’invecchiamento della popolazione.

  2. Penny si occupa anche di climatologia, da buon creaz… pardon, scettico-neodarwiniano:
    https://tinyurl.com/k9tp86h
    Notare come l’attento professore di scuola pareggiata traduce un ‘contract software developer’, che ha lavorato su modelli climatici e meteorologici per il governo USA, per un ‘ex esperto governativo’, che fa molto più effetto. A me fa effetto che il signore in questione (Steven Goddard/Tony Heller) dica cose come “The radiative transfer models used by government climate scientists show that going up to 550 PPM or even 1000 PPM CO2 will make minimal difference to the radiative balance of the atmosphere. The knee of the CO2 curve is at about 30 PPM, and additional CO2 has little first order effect.”
    Non sono un esperto in questo campo, siccome qui ce ne sono alcuni, chiedo loro un commento.
    A me resta sempre un dubbio atroce: perché tra i creazionisti ce ne sono così tanti con un background informatico?

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