Anche le moscerine, nel loro piccolo


Le api idem, ma il post è riservato lo stesso al Drosophila melanogaster‘s Genetics & Neuroscience Fan Club.

Care socie, cari soci,

Sui PNAS, Gene Robinson e il suo gruppo di neuroscienziati, genetisti ed entomologi scrivono – in open access, che tesori! – che l’amata moscerina, al pari dell’Apis mellifera, s’inqaatsa quando il cervello non usa nelle debite proporzioni ossigeno e zuccheri nella fosforilazione ossidativa e la sintesi dell’adenosina trifosfato.

Tutti in coro, clap clap tadam tadam Feel the muscles, feel the sunshine, feel the ATP…

Hanno un gran bisogno di zuccheri sia loro come specie che i cervelli in generale, e la dieta spiega l’elevato QI medio di entrambe. Ma ogni tanto i mitocondri trascurano l’ossigeno, vanno a glicolisi aerobica, aumenta il livello di ossigeno e causa un Warburg della madonna.

L’effetto comportamentale di questo metabolismo stentato dell’ATP è che api e drosofile, queste ultime le creature più gentili del pianeta, s’inqaatsano (copyright Agente Anatra 00y) di brutto. Sembra un difetto, invece è un vantaggio: consente loro di reagire alle minacce in una frazione di secondo.

Alle api è bastato somministrare due farmaci che modificano il metabolismo per dimostrarlo. Alle drosofile è stato necessario inibire l’espressione di due geni. Così hanno contribuito al progresso della scienza e domani della medicina e della psichiatria umana, facendo scoprire che il Warburg riguarda solo i neuroni e non le cellule gliali.

Le api hanno contribuito anche loro, più che altro alla psicologia, perché hanno fatto scoprire che l’effetto dipende dall’ambiente. In colonie “cronicamente” disturbate dove avevano imparato a controllare la propria aggressività, i farmaci le facevano inqaatsare poco:

honey bee colony-level social manipulations that decrease individual aggression attenuated the effects of oxidative phosphorylation inhibition on aggression, demonstrating a specific effect of the social environment on brain function. Because decreased neuronal oxidative phosphorylation is usually associated with brain disease, these findings provide a powerful context for understanding brain metabolic plasticity and naturally occurring behavioral plasticity.

Nel com. stampa dell’univ. Illinois a Urbana-Champaign, Gene Robinson ha qualcosa da dire ai creazionisti:

“Because fruit flies and honey bees are separated by 300 million years of evolution, this is a very robust and well-conserved mechanism.”

Clap clap tadam tadam Ox-phos fuels me and you…

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The Galileo Gambit, cont.
Qualche lettore ricorderà – mouais… –  la “gestione olistica” (in realtà, rotazione intensiva) degli allevamenti di pecore predicata da Kate Sherren et al., estesa agli altri animali e divulgata alle masse dal guru Allan Savory, noto in passato per il massacro gli elefanti.

Secondo lui, mangiare più carne trasformerebbe ogni deserto in pianura verdeggiante, salverebbe il mondo dalla fame e dalla sete nonché il pianeta dal risc. glob.

Tutte bufale, avevano scritto Lynn Hunsinger et al. su Agricultural Systems, che se lo facevano in open access anche loro era meglio, Jason West e David Briske su Real Climate, James Mc Williams su Slate, molti altri e John Carter et al. sull’International Journal of Biodiversity

Ecologically, the application of HM principles of trampling and intensive foraging are as detrimental to plants, soils, water storage, and plant productivity as are conventional grazing systems. Contrary to claims made that HM will reverse climate change, the scientific evidence is that global greenhouse gas emissions are vastly larger than the capacity of worldwide grasslands and deserts to store the carbon emitted each year.

Nel frattempo il guru era lautamente finanziato per creare allevamenti “prototipi” dall’Arizona all’Africa subsahariana, con tanto di premio Buckminster Fuller. Ma qualcuno s’è accorto che in Arizona, la pianura verdeggiante era durata finché capre e mucche erano nutrite e dissetate, dopodiché era tornata ancora più deserta e che durante le sue conferenze in giro per il mondo, il guru faceva credere il contrario con sequenze fotografiche messe in ordine inverso.

George Monbiot del Guardian ha provato a intervistarlo mentre era a Londra per una conferenza TED (ospitano sempre più spesso gli spennapolli):

It did not go well. He began by comparing himself to Galileo, which is never a good sign, and it went downhill from there. I have learnt to be suspicious of people who give long, distracting, irrelevant answers to simple questions. Apart from Ian Plimer, I have never come across anyone who does it to greater effect.

Ouch…

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Iperbole vs. mazza da hockey 1999, cont.
Sì, vostro Onore, abbiamo accusato Michael Mann di essere un falsario che scrocca fondi pubblici e trucca i dati della mazza da hockey piagnucolano Mark Steyn e la National Review, in un nuovo tentativo di evitare il processo per diffamazione e l’esame delle loro “prove”. Eravamo sicuri che fosse tutto vero… Anzi non ci credevamo nemmeno noi, erano iperboli divertenti, non vorrà mica processarci perché il falsario non ha il senso dell’umorismo, vero?

Dettagli e link alle puntate precedenti da Greg Laden e dal delizioso lagomorfo. Ogni riferimento alle iperboli di Camillo Franchini vs. i fisici è del tutto volontario.

Solita breaking news
Judith Curry non gradisce l’interpretazione di And Then There is Physics secondo la quale in “research integrity” l’integrità si riferisce a ricerca e non ai ricercatori o alle loro opinioni su intervenire o meno per evitare danni da cambiamenti climatici.

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La grandiosa Rosetta, un treno svizzero, è arrivata all’appuntamento con la sua cometa e ringrazia  i fans di averla sostenuta nell’ultimo tratto. Per un po’ ammirerà Ciuciù dall’alto della propria orbita

comet
mentre su Base Terra si stanno chiedendo se da qualche parte riuscirà a trovare una superficie un po’ meno accidentata per depositarci Philae sano e salvo. Una volta giù si ancora con un arpione e s’inchioda da solo con le viti da ghiaccio.