Difendere la pelle

Coincidenza, Nature pubblicava ieri un inserto (gratis) sul melanoma e le sue terapie, e Science oggi uno – non gratis – sulla pelle umana, il più vasto dei nostri organi, compreso il melanoma e le sue terapie.

Le due rassegne più interessanti, secondo me, sono quella di Ann Gibbons che riassume i lavori dell’antropologa Nina Jablonski sull’evoluzione del colore della pelle e il suo adattamento o meno all’ambiente; e quella di Yasmine Belkaid e Julia Segre (non per femminismo, è che prevalgono le  autrici…) sui microbi buoni che ci vivono sopra e ne rafforzano le difese immunitarie.

Due papers su Ebola, uno di genetica, uno di clinica statistica:

-con una serie di esperimenti in un lab ad altissima sicurezza degli NIH, Angela Rasmunssen et al. hanno osservato il progredire o meno dell’infezione in topi transgenici con caratteristiche diverse (sistema immunitario, fattori di coagulazione ecc.) per cercare di capire quali alleli potrebbero rendere i vaccini efficaci negli esseri umani. Una variante del gene Tsk sarebbe correlata alla sopravvivenza. Al condizionale, il topo non è un “buon” modello per Ebola, ma non è possibile ingegnerizzare tanti genotipi nei macachi o in altre scimmie;

– il secondo ripete quello che dicono tutti gli specialisti dal 1976, la differenza è che si basa tre scenari, “la comunità”, gli ospedali, i funerali, e su un modello matematico probabilistico per identificare la strategia di contenimento più efficace per fermare Ebola entro 6 mesi:

Achieving full compliance with any single control measure, such as case isolation, is impossible under prevailing conditions. However, with a minimum of 60% compliance, a combination of case isolation, hygienic burial, and contact tracing could reduce daily case numbers to single figures in 5 to 6 months. Success will also require persistence and sensitivity to local customs.

Metodo e dati nei materiali supplementari. Gratuiti almeno quelli… Rif. anche i due articoli di Jon Cohen e Jon Cohen e Kai Kupferschmidt.

Sempre in tema di Ebola, One tiene aggiornato l’elenco di finanziatori e finanziamenti per arginare l’epidemia; cliccare sul paese, per es. Italy, nella colonna di destra e su uno dei titoli in cima… un po’ sconfortante.
Se siete interessati a Big Data e modelli epidemiologi, il 4-5 dicembre a Venezia si terrà la conferenza di TELL Me

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Non sapevo che si usasse “aneurisma” in geologia:

Tibetan gorge avoids a tectonic aneurysm

La gola del Tsangpo l’ha scampata bella 2,5 milioni di anni fa, scrivono Wang et al. Hanno estratto carote da 500 metri di sedimenti sul letto del fiume Yarlung Tsangpo (che poi diventa il Brahmaputra, mica paglia)   a monte della gola e ne deducono che è dovuta a un improvviso sollevamento tettonico invece di essere stata scavata dal fiume. La storia della formazione dell’Himalaya sarebbe un po’ diversa da come si pensava e non solo quella, scrive Kelin Whipple.

Anticipato su Science Express, un altro paper fa risalire a 5.200 anni fa circa l’inizio dell’agricoltura sull’altipiano tibetano tra i 2.000 e 3.000 metri con il miglio, e a 3.600 anni fa oltre i 4.000 con l’orzo. Ma chi o che cosa avrà spinto i contadini a lasciare le valli basse e fertili quando la popolazione era ancora poca?

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– Cordelia Fine se la prende con le ricerche poco rigorose sulla differenza nelle prestazioni del cervello maschile e femminile, brava bis ancora;
– Kelly Servick riferisce dei dubbi sulla validità della ricerca di Alan Sanders et al., uscita su Psychological Medicine. In 800 gemelli, identificherebbe geni dell’omosessualità maschile sul cromosoma X, vicino a dove credeva di averli trovati Dean Hamer più di vent’anni fa. Poi s’era capito che in quella regione, come nelle altre, i geni sono pleiotropici e che non è facile dissociarne le interazioni… Rif. anche la notizia di Kelly S.

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Il GLIMS ha appena pubblicato l’atlante dei ghiacciai, quasi tutti in ritirata. Costa ‘na cifra però con una bella innovazione: accanto agli autori dei vari capitoli c’è una “sticky note” con l’indirizzo di uno al quale chiedere il PDF (abbiate pazienza, la devono ancora incollare nel sommario…).

Non avevo visto che in ottobre era uscito  Climate Change and the American Mind, in sondaggio annuo del gruppo di Yale. Riassunto: i due terzi sono favorevoli a ridurre l’inquinamento, limitare le emissioni, investire in infrastrutture più resilienti, incentivare le rinnovabili ecc. ecc. anche se aumenterà la bolletta. Si vede che non vanno a votare. Alle ultime elezioni ha partecipato il 36,2% degli americani e la maggioranza si è espressa così:

h/t  John Fugelsand

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Lol del giorno:
Il prof. Bianchini che vanta 1600 citazioni per 177 articoli ritiene normale calunniare scienziati che ne hanno di più per singoli articoli…

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Riservato alle habituéEs
Vi disgusta la misoginia dei vari “signori” che ce l’hanno con me, grazie di dirmelo, ma va messa in prospettiva: c’è di peggio. Link da non cliccare se non volete andare in bestia, semmai potete fidarvi di me e solidarizzare con Sou.

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