Il business degli studenti


Arriva un com. stampa della Bocconi

Un 2014 di risultati positivi nei più importanti ranking internazionali per Bocconi e SDA Bocconi si chiude con la conferma da parte di Financial Times del posizionamento nella sua top ten delle migliori scuole europee, con l’ateneo che mantiene l’8° posto in classifica nel ranking dei ranking del quotidiano britannico. (…)
“Questo piazzamento è un importante riconoscimento degli sforzi compiuti da Bocconi e SDA Bocconi negli ultimi anni per rafforzare ulteriormente l’internazionalizzazione della didattica, l’esperienza formativa e il placement”, commenta Stefano Caselli, prorettore per l’internazionalizzazione della Bocconi.

Sì, certo, però…

Dal 2010 in Inghilterra, il ministero “for Business, Innovation and Skills” autorizza  aziende private – i cosiddetti “fornitori alternativi” – a vendere educazione universitaria per 5-6.000 sterline/anno. Sono finanziate dallo stato in base al numero di studenti arruolati, senza vincoli particolari dal 2012, da qui un boom nel reclutamento, soprattutto di studenti stranieri.

Dopo varie denunce e un’inchiesta del Guardian, la Corte dei conti locale (NAO) ha scoperto che il 20% degli studenti non si laureava, che parecchi di loro ottenevano dallo Students Loan Fund prestiti ai quali non avevano diritto, e abusi vari. D’altronde, il ministero per il business sovvenziona i fornitori – nel 2013/2014 con 900 milioni di sterline –  senza mai controllare la qualità e la quantità della fornitura.

For the two largest of these new institutions – named by the NAO as London School of Business and Finance, and London School of Science and Technology – the dropout rate rose to about five times the average. Part of the problem stemmed from the rapid recruiting of foreign students, the NAO found. (link aggiunti)

La London School of Science and Technology non fornisce corsi di scienza o tecnologia.
L’Inghilterra è in competizione con USA, Canada e Australia. Detiene il 12,5% circa del mercato globale degli studenti stranieri. In ottobre, le università hanno pubblicato un rapporto nel quale ne quantificano il contributo alla bilancia commerciale:

“In 2011/12, the UK higher education sector generated £10.7 billion in export earnings. Around 30% of this value came from overseas student fees …. international students across the UK spent £3.4 billion off-campus in the form of living expenditure, on things like rent, food, entertainment and consumer goods.”

L’apporto totale era di £7 miliardi. In un’analisi del rapporto l’ICEF Monitor,

a dedicated market intelligence resource for the international education industry,

identificava una lieve ripresa nel 2014 e due tendenze preoccupanti:

  • The intensified investments and initiatives of other major destination countries and emerging regional hubs in increasing international enrolments;
  • The comparatively weak efforts by the UK government to bolster the country’s reputation as a welcoming study abroad destination.

Io trovo preoccupanti anche il linguaggio usato per descrivere questo commercio e tendenze quali, per esempio, l’aumento del debito studentesco in USA, delle graduatorie internazionali e delle valutazioni “a peso” dell’offerta…

A proposito di graduatorie, la London School of Business and Finance dell’azienda “Global University Systems” non va confusa con la London Business School, terza nella classifica mondiale del Financial Times (la SDA Bocconi è 31ma).

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Oggi e domani World Science Summit on climate engineering, alla National Academy of Sciences, Washington. Delegati di centinaia di società scientifiche che rappresentano circa 1,6 milioni (!) di ricercatori

 will engage the global scientific community, including world class men and women scientists, to bring new and innovative perspectives to the development of global principles and ethics – encompassing the potential social, ecological, and economic effects on climate engineering. This forum is viewed as an important follow-on of the “Geoengineering the Climate” report of the Royal Society, the Asilomar International Conference on Climate Intervention Technologies, and subsequent discussions of governance structures for engineering the climate.

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“Segni vitali”: innalzamento medio del livello del mare 1993-2014: 55,22 mm; tasso di variazione annua per ora: +3,16 mm.

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Ebola Diary: Erika Check di Nature è nel centro di Save the Children a Kerry Town, in Sierra Leone.

2 commenti

  1. Si chiacchiera tanto di geoingegneria, ma in un mondo di risorse decrescenti dubito che avremo mai la possibilità di intervenire continuativamente e globalmente per metterle in atto; per fortuna, aggiungerei (sì lo so, a te piacciono quelle navi spruzza-acqua…)

    1. E’ vero, mi piacciono (o meglio, mi piacciono le idee di Salter e del suo gruppo, anche se non realizzabili!) perché non usano carburante, sono multi-uso (monitoraggio, misure, pattugliamento delle riserve marine per es.) e hanno un effetto subito reversibile, basta fermare lo spray e l’albedo torna come prima.

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