Sollevamenti, sprofondamenti

Il Macellum di Pozzuoli è in copertina di Science sopra il gioco di parole “Concrete Connection”. Il cemento moderno, quello dei Romani e la pozzolana “rinforzata con fibre” hanno la stessa solidità e duttibilità, scrivono Tiziana Vanorio e Waruntorn Kanitpanyacharoen, di Stanford. Così si spiega la resistenza alle fratture della roccia che copre i Campi Flegrei, e meno male.

Dal com. stampa (un’intervista con lei, merita – altro che “due culture”…):

Beginning in 1982, the ground beneath Pozzuoli began rising at an alarming rate. Within a two-year span, the uplift exceeded 6 feet – an amount unprecedented anywhere in the world…” Vanorio said.
A teenager at the time, Vanorio was among the approximately 40,000 residents forced to flee Pozzuoli and settle in towns scattered between Naples and Rome. The event made an impression on the young Vanorio, and inspired her interests in the geosciences. Now an assistant professor at Stanford, Vanorio decided to apply her knowledge about how rocks in the deep Earth respond to mechanical and chemical changes to investigate how the ground beneath Pozzuoli was able to withstand so much warping before cracking and setting off micro-earthquakes.

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“Delta Blues”

Zachary Tessler della CUNY et al. calcolano l’evoluzione geo-idro-demo-economica di 48 città costruite su un delta, la maggioranza in USA. Impressionante, sopratutto se si pensa ai disastri di questi giorni:

Future changes in the intensity and distribution of hazardous events, which are highly uncertain at the local scale, are also an important driver of future risk trends. Broad evidence suggests that climate change is affecting tropical cyclone intensity and river flooding, global sea-level rise is accelerating, and local sea-level rise may be substantially different than the global mean in some coastal areas because of regional patterns of ocean heat uptake and glacial isostatic adjustment. Land subsidence, taken as constant over time in our study, is also likely to change as future global population growth occurs predominantly in urban areas, driving further anthropogenic change in already stressed deltas. …

Future environmental, geophysical, and societal changes will reposition, in many cases considerably, most of the world’s deltas into a future space of elevated risk.

Con rare eccezioni, i governi scelgono soluzioni a breve termine, per curare i sintomi invece di eliminare le cause. O costruiscono isole artificiali ancorate a scogli affioranti e creano conflitti internazionali.

Rif. anche il commento di Stijn Temmerman e Matthew Kirwan con possibili ma poco probabili soluzioni, il Guardian  e Carbon Brief.

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Continua il Policy Forum, iniziato al scorsa settimana, sulla gestione oculata delle risorse idriche – pdf a richiesta per chi collabora con delle Ong.

La colla della cozza è una vecchia passione ochesca, visti i vantaggi di un’adesione istantanea in mezzo a un liquido. Con dei chelatori presi da batteri, il gruppo di Alison Butler, UC-Santa Barbara, ha ottenuto lo stesso “one-two punch” con il quale le proteine prodotte dalla cozza cacciano via i cationi idratati dalla superficie, minerale in questo caso, e fanno una piazzetta asciutta sulla quale attaccarsi.

L’osservazione di fermioni di Weyl, delle “quasi particelle”, nell’arseniuro di tantalo e in un cristallo fotonico è stata molto apprezzata quando è uscita on line il mese scorso, ma aspetterei qualche conferma. Sempre in fisica della materia, segnalo il trasporto lampo di elettroni – innescati da plasmoni – all’interfaccia tra nanoparticelle d’oro e di selenide di cadmio: “efficienza quantistica” 24%. Tradotta  in pannello solare, non so quanta ne rimanga…

Su Science Express, c’è un paper di Peter Stumant et al. sulle “varianti nel numero di copie” – paia di basi del Dna – trovate in 236 persone di 125 etnie, che lascia sbalorditi. Fuori dall’Africa, cancellazioni e doppioni si moltiplicano, ma in totale mancano in media 40 milioni di paia di basi rispetto al genoma di un individuo di 200 mila anni fa.

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Appello agli IbeC

Visto che Passerini & Rampado latitano, non potreste inventare voi qualcosa che ridia speranza alle masse? Da quando hanno capito che Industrial Heat ha mollato Rossi e il suo container, i seduti in riva al fiume sono giù di morale. Un raro trubì cerca di tirarli su con una vecchia bufala:

Note: Bill Gates just committed 2 Billion$ of his personal funds (Not his charity foundations) in new exotic energy technologies. This is not aimed at wind/solar but for things such as LENR.

ma non abbocca nemmeno l’ultimo passero rimasto a difendere il fortino convento.

4 commenti

  1. Scrive l’Ultimo:
    “I fatti sino ad ora sono state dimostrazioni pubbliche private, acquisizioni e cessioni di diritti sul gatto da parte di Rossi; e che dopo oltre quattro anni nessuno di quelli che ha avuto affari con Rossi ha detto di essere stato truffato.Tutti quelli che hanno visto il gatto all’opera, ne sono entusiasti, da Uppsala a Levi, al report scientifico di Lugano e non ultimo Tom Darden”
    L’Ultimo dimentica tutti gli annunci sistematicamente mancati, tutte le promesse non mantenute, tutti i cambi di paradigma fatti per cercare di non dover rispondere delle varie critiche – dal rame trasmutato alla termalizzazione dei gamma, dalla fabbrica da un milione di pezzi all’autocertificazione venduta come chissà quale patente…
    E dimentica persino i rivenditori, che dopo anni passati a raccogliere ordinazioni, hanno chiuso baracca.
    Pare che Rossi abbia dato loro più di quello che hanno speso – quindi nei fatti erano finanziatori dell’impresa, che consisteva nel trovare finanziatori più danarosi ANCHE per saldare i conti coi precedenti.
    Finché gli investitori possono sperare di ottenere più di quello che hanno speso, e finché Rossi sarà creduto sulla parola qualunque cosa racconti (anche l’opposto di quel che raccontava l’anno prima), sarà ben difficile che qualcuno di quelli che sono stati in pellegrinaggio da lui parli apertamente di truffa.
    D’altronde, perché stupirsi dei ragionamenti dell’Ultimo? Per lui senza dubbio la Petroldragon produceva petrolio, ed è senz’altro stata chiusa per volontà dell’Agip che non poteva sopportarne la temibile concorrenza….

    1. Dino,
      non proprio una risposta, ma è riuscita a non ridere

      CimPy,
      commovente – dimentica pure quelli che hanno visto il generatore fuori, i prof svedesi che si son rifiutati di firmare i TPR truccati, gli esperti mandati dagli investitori svedesi che hanno colto Rossi in fallo (omissis) e che – salvo Proia & Parchi
      Rossi’s words suggest that we had good profits from the buy-back, while clearly the opposite is true.
      e l’ing. Cappiello, i truffati non raccontano in giro di essere dei polli.

  2. L’Ultimo è l’Ultimo: per lui anche Siemens lavora davvero (in gran segreto, ovvio) per Rossi, e la Nasa avrebbe un team apposito – forse in qualità di esperti di vuoto e caduta libera, chissà…
    Da non trascurare anche il Penultimo, quello che lo sa benissimo che un marchio non fa fusione fredda, che mica si emoziona, lui, per il marchio. Dice solo che è un indizio interessante. Non posso che concordare è interessante notare vome Keeley avesse fatto meglio, ottenendo brevetti validi in ogni paese in cui fosse stato possibile brevettare. E questo 200 anni fa – ne ha di trote da mangiare, Rossi, per raggiungerlo….ce la farà?

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