Muccomplotto, cont.

Andrea Spinosa scrive

Mi piacerebbe un confronto con lei e gli altri lettori sui temi – maldestramente – toccati da Cowspiracy.
Certo i se ed i distinguo sono molti: premesso che il “veganesimo” sia un fenomeno che spesso esula da una consapevolezza scientifica per andare a parare su prese di posizione “religiose” (pericolo di tutti in fondamentalismi enogastronomici) e in quanto tali ben poco discutibili in termini di revisione paritaria, mi sembra però che si corra il rischio di buttare l’acqua sporca con tutto il bambino.

Credo che i lettori, tanto più se sono volontari in Ong ambientaliste e umanitarie, cerchino proprio di non buttare mai via un bambino, ed è uno dei motivi che a volte spinge alcune Ong a “trattare con il nemico” per puntare sulla consapevolezza dei consumatori e ottenere per es. nel caso della carne e altri cibi la tracciabilità, etichettature trasparenti, norme e certificati di sostenibilità ecc.

Come tutte le Ong, hanno tanti difetti e commettono anche errori gravi (1), ma di solito ai bambini ci tengono.

Malgrado le diffamazioni sparse da Cowspiracy e dai suoi promotori, quando il film è uscito su Netflix, Greenpeace ha emesso un comunicato. Abstract:

Greenpeace encourages initiatives like Cowspiracy that expose the destructive side of the intensive livestock industry and its negative impacts on our planet.

Le diffamazioni sono continuate come prima. Quale forma di disinformazione usuale fra i complottisti, inquinano “il bene comune” delle conoscenze necessarie per agire consapevolmente, quindi è seguito un post più approfondito. Come potete vedere, nei commenti prevalgono diffamazioni e insulti.

Altri comunicati sono usciti nei vari paesi. In Italia questo allude ai volontari – uccisi in Amazzonia e nel resto del Brasile – di Greenpeace e delle associazioni locali che sostiene. Le sostengono anche WWF e Ong umanitarie come Action Aid.

Che si sappia, nessun volontario di un’associazione vegana è mai stato assassinato in Brasile o altrove per aver lottato insieme a loro. Questo ne rende la presunzione di superiorità etica e le diffamazioni ancora più oscene.

L’ultimo rapporto, “Ecological Livestock, è disponibile dal 2013, ma “Cowspiracy” non ne parla. In Italia abbiamo da poco pubblicato il rapporto “Agricoltura Sostenibile e lanciato il sito “IKnowWhoGrewIt” (ital. “So cosa mangio“, ndr) nei quali si parla di agricoltura e consumo alimentare. Per mitigare il nostro impatto sul pianeta, incoraggiamo la riduzione del consumo di carne: una dieta basata principalmente su frutta e verdura (2). è senz’altro migliore per la salute, il clima, le foreste, i fiumi, gli oceani e la sicurezza alimentare. (link aggiunti)

Le stesse espressioni si ritrovano nelle campagne di tutte le Ong ambientaliste e umanitarie, e di tutte le agenzie dell’Onu. Sono sempre riprese dai media e tacciate di allarmismo, se non di terrorismo, da chi è pagato – o meno – per negare gli effetti dell’inquinamento prodotto dalle industrie agro-alimentari.

In parte ho già risposto ad Andrea S. Aggiungo solo che nessuno ha il diritto di imporre una dieta, anche se ogni tanto qualche dittatore se lo arroga. E vorrei che tutti tenessero conto del fatto che miliardi di persone allevano animali e pescano per denaro o solo per sopravvivere. Non sono tutte “bambini”, ma non è un buon motivo per buttarle via.

(1) Per esempio negli anni ‘670 (h/t robertoin) Greenpeace e vari ambientalisti erano per il bando del DDT anche “per uso sanitario”, cioè contro le zanzare portatrici della malaria e febbri simili, ma hanno cambiato parere dopo discussioni con altre Ong. E’ passato quasi mezzo secolo eppure gli “ambientalisti” sono tuttora accusati di aver vietato l’uso del DDT uccidendo così milioni di bambini/anno (il DDT è tuttora prodotto e utilizzato per uso sanitario, of course…)

(2) Compresi cereali, legumi e tuberi che verdi non sono, preciso prima che Hortensio… A proposito di cereali, sui PNAS esce una ricerca sui principali fattori di distruzione delle mangrovie nel sud-est asiatico dal 2000 al 2012:

Mangrove forests in the region were lost at an average rate of 0.18% per year. Aquaculture  was a major pressure on mangrove systems during this period, but its dominance was lower than expected, contrary to popular development narratives. Rice agriculture has been a major driver of mangrove loss in Myanmar, and oil palm expansion is a key but under-recognized threat in Malaysia and Indonesia.

Proprio dove le mangrovie riducono i danni da eventi meteo estremi e da innalzamento del mare causati dal riscaldamento globale – che non esiste secondo il muccomplottista Andrea “Mistero” Rampado. (3)

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A proposito di clima, è uscito un debunking dei pensierini di Ivar Giaever, premio Nobel per la fisica, che prima di sproloquiare s’è informato così:

I spent a day or so – half a day maybe on Google, and I was horrified by what I learned

Ricorda tanto un altro premio Nobel per la fisica che in rete ha pescato il grafico taroccato da un allevatore australiane di bovine da latte e da allora proclama urbi et orbi che dal 2000 la temperatura media globale è scesa di 0,2° C…

Mentre ci sono. Per chi non ha avuto tempo di leggerlo, Dana Nuccitelli riassume il sondaggio dell’Institute for Policy Integrity fra gli economisti americani che hanno pubblicato ricerche su economia e clima dal 1994 in poi.

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Uuuuuuuu

Dal 1 gennaio compaiono ufficialmente nella tavola periodica:

Element 113 (temporary working name and symbol: ununtrium, Uut)… Elements 115, 117, and 118 (temporary working names and symbols: ununpentium, Uup; ununseptium, Uus; and ununoctium, Uuo)

Chissà come c’è rimasto male Massimo Corbucci (‘tenti al rimmel), inventore della medicina tachionica, secondo il quale non ci possono essere elementi oltre il Copernicio.

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 Alcuni monoteisti se ne sentono “feriti“…

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(3) Nelle recenti bufale con le quali vorrebbe farmi togliere il tag “bufala” che le connota, la prima è la più comica. Nella dida sotto le torte dei gas serra, ho scritto “rispettive concentrazioni atmosferiche in parti per volume”. Commenta:

Prima scrive in peso e poi nella didascalia scrive volume, forse non ha chiara l’ipotesi di Avogadro.
senza che un lettore mosso a compassione gli chiarisca la differenza tra peso e concentrazione.

8 commenti

  1. Sylvie, grazie per la risposta al mio commento (addirittura un post dedicato).
    Credo di aver capito meglio quale sia la frontiera: in tempi di radicalismi, tra tante voci iraconde che soffiano odio, con questo anelito diffuso a nuovi muri che si vanno erigendo come mai nella Storia forse sarebbe meglio ignorare certe posizioni.
    Un detto orientale dice che un gesto cattivo inizia a esistere veramente quando lo si racconta: se lo si ignora si dissolverà come brezza al primo mattino.
    Il rischio è di introiettare certe distorsioni anche in un ragionamento scientifico: non me ne vorrà se le faccio notare che sbaglia a citare l’assenza di aggressioni o uccisioni di “vegani” come prova dell’incoerenza di certe posizioni.
    Prima di tutto siamo uomini e donne: personalmente mi definisco ricercatore e non ingegnere, ateo, italiano o men che mai vegano. Il mio associazionismo è legata alla ragione, al mio lavoro, alla coerenza che cero di mantenere sia nel quotidiano che nel professionale. Insomma se, come tanti colleghi purtroppo, fossi rapito o peggio mentre progetto fogne o dighe in un comune sperduto del Congo credo che la Farnesina comunicherà il rammarico (ma chissà) per l’ennesimo ingegnere finito male più che l’uccisione di un “vegano” idealista andato a progettare gratis opere di urbanizzazione primaria.
    Stolti a parte nasciamo in un framework che decide per noi: in TV guardiamo da sempre – specie noi italiani – bimbi che mangiano wurstel non certo soia o un piatto di legumi. Lo ammette, anche lei storcerebbe il naso come mia madre a vedere un bimbo in TV che allegro sgranocchia un panino con un surrogato “insaccato” al tofu.
    Così nel suo discorso più che condivisibile compare una nota ancora più stonata, quasi cowspiracy-style. Non abbiamo il rumine: vero ma non abbiamo nemmeno l’apparato digerente di un felide e nemmeno la dentatura di un orso (http://www.scienzavegetariana.it/argomentinbreve/tubodigerente.html).
    Meccanismi precotti che abbiamo introiettato da bimbi: come i giochi al supermercato, ogni Natale che si rispetti, con il mini-aspirapolvere per bimba e il robot-spara-tutto (verso tutti) per bimbo. Lasciamo da parte il gender, per carità: i meccanismi della comunicazione però sono gli stessi.
    Tesi (carne scelta migliore)
    Antitesi (verdure scelta migliore)
    Esasperazione dell’antitesi (veganesimo)
    Repulsione e naturale ritorno alla tesi (vuoi mettere la carne? questi sono scemi)
    E così rumors (che brutta parola) dicono che Cowspiracy sia pagato da grandi multinazionali della carne.
    Non sarebbe la prima volta: è capitato che nella storia del movimento gay americano (anni Settanta) dalla Bible-belt venissero sovvenzioni per turpi locali newyorkesi. Andava costruita una Sodoma da bruciare, sennò contro chi si combatte.
    Torniamo al seminato: da analista ambientale conosco i danni delle coltivazioni intensive nel sudest asiatico (http://www.theguardian.com/sustainable-business/2015/may/06/soy-zero-deforestation-palm-oil-archer-daniels-midland-adm). Nel caso il problema non è la razione procapite (esigua) ma la domanda di razioni, che è esplosa.
    Tipica distorsione del mercato: aumenta la richiesta di cibi vegani ma non da vegani veri e propri ma da intolleranti (effetto nocebo) a latticini e uova. Specie prodotti bio, più costosi. Così l’olio di palma diventa una panacea (più flessibile del burro, non irrancidisce e non da sapore) da mettere ovunque. Un cornetto bio con olio di palma può essere scaldato dopo 3 giorni tenuto sotto il coperchio di un vassoio. Provateci con uno al burro di mucca. Naturalmente sull’ossimoro olio di palma-bio protremmo discutere per giorni (http://grist.org/article/2009-08-28-palm-rainforest-kitchen/).
    Certo fossimo tutti erbivori i problemi non sarebbero risolti (http://worldinfo.org/2012/01/food-for-thought-soybean-endangers-brazil-amazon-rainforest/).
    Per contro secondo alcune fonti il 70% del mare di soia che ci sta invadendo è destinato ad allevamenti in terra (http://www.onegreenplanet.org/environment/why-tofu-consumption-is-not-responsible-for-soy-related-deforestation/) e, soprattutto, mare (http://www.soyaquaalliance.com/).
    Tante pubblicazioni (http://www.nature.com/ejcn/journal/v57/n8/full/1601629a.html) lasciano il tempo che trovano: l’assurto dieta erbivora = + integratori non è generalizzabile. In genere gli studi che si chiedono la stessa cosa per una dieta a base di ciccia sono in rapporto di 1:10 e meno pubblicizzati.
    Personalmente non ritengo una soluzione imporre all’80% del mondo che sta correndo verso lo sviluppo di rassegnarsi ad uno stile di vita morigerato solo perché noi del 20% abbiamo consumato tutto il consumabile. Solito affronto colonialista e suprematista.
    Pochi giorni fa lei ha postato la vera situazione (http://ocasapiens-dweb.blogautore.repubblica.it/2016/01/01/loca-e-le-polveri-sottili-micap/):
    The share of wealth of the richest 1% of the world’s population will, according to Oxfam, exceed that of the remaining 99% of people.
    Ora la sfida per il futuro è che quel 99% viva tutto in maniera equa e sostenibile: magari ne riparleremo, ma non possiamo non notare che il 20% “occidentale” consta di un 1% che mangia quel che vuole. E si diverte a inventare mode di questo o altri pianeti. Gioca sulla vita degli altri.
    Il restante 29% (personalmente ci sto dentro) sta viaggiando a ritroso verso sud: le carenze alimentari non riguardano solo l’Africa o la Grecia ma si stanno ripresentando in moltissime aree tedesche, italiane e francesi (http://www.eufic.org/article/it/artid/E-arrivato-il-momento-di-riconoscere-la-malnutrizione-in-Europa/). Spesso mascherate da eccesso (junk-food).
    Ci sono molti stile e molte abitudini di luoghi a noi lontani (http://www.bbc.com/news/blogs-magazine-monitor-32037919) che aspettano solo di essere studiati.
    Perché ogni volta che perseguiamo un modello abbiamo creato un ideale.
    E smesso di essere scienziati.
    Con affetto,
    A_

    1. Concordo su quasi tutto, Andrea, in particolare su:
      Ora la sfida per il futuro è che quel 99% viva tutto in maniera equa e sostenibile: magari ne riparleremo, ma non possiamo non notare che il 20% “occidentale” consta di un 1% che mangia quel che vuole.
      Sue alcune cose no. Denunciare le bufale fa parte del mio lavoro, tanto più se sono letali, e come socia di Action Aid il minimo che posso fare per Adriano C. e quelli che rischiano la vita è smentire chi si atteggia a salvatore del mondo e ci combatte accusandoci di complicità con gli assassini dei nostri colleghi – ben sapendo di non rischiare neppure un pomodoro in faccia.
      “ragionamento scientifico”: secondo me prima vengono i diritti umani o si ragiona male. Da quello che scrive, lei mi sembra d’accordo.

  2. @ Andrea Spinosa
    premesso che il “veganesimo” sia un fenomeno che spesso esula da una consapevolezza scientifica per andare a parare su prese di posizione “religiose” (pericolo di tutti in fondamentalismi enogastronomici) e in quanto tali ben poco discutibili in termini di revisione paritaria, mi sembra però che si corra il rischio di buttare l’acqua sporca con tutto il bambino.
    Non mi pronuncio sul resto di quello che scrive (non interseca i miei campi di competenza e, comunque, e’ relativo a un argomento non mi appassiona particolarmente) ma sono d’accordo su quanto sopra.
    Ma quella che per lei e’ solo una premessa, per quanto mi riguarda e’ proprio l’interesse principale che mi porta a frequentare questo blog: informarmi riguardo a queste derive “religiose” e — negli angusti limiti delle mie capacita’ — contribuire a informare e incoraggiare chi contrasta queste derive.
    E non solo relativamente al “veganesimo”, in particolare, ma, piu’ in generale, a tutte le distorsioni della scienza; utilizzate per i fini e con le ispirazioni piu’ disparati (a volte anche religiosi, senza virgolette, come nel caso del creazionismo).
    Quindi, anche se sono idealmente d’accordo sul rischio di buttare anche il bambino, io mi appassiono al buttare l’acqua sporca. Felice che altri si occupino del bambino.

  3. Il film in questione potrà avere diversi difetti, ma ha divulgato una questione fondamentale.
    Cioè che il consumo di carne e latticini deve essere diminuito drasticamente.
    Mi pare che questo nessuno lo neghi.
    Ma finora nessuno si è mai neanche preoccupato di farlo sapere al grosso della popolazione.
    Quindi ben vengano film come Cowspiracy.
    Poi chi vuol mettere i puntini sulle i li metta.
    Possibilmente usando un linguaggio facilmente comprensibile.

    1. mercurio,
      questione fondamentale… Ma finora nessuno si è mai neanche preoccupato di farlo sapere al grosso della popolazione.
      Sta scherzando, immagino.

  4. “Per esempio negli anni ’60 Greenpeace e vari ambientalisti erano per il bando del DDT anche “per uso sanitario””
    Greenpeace nasce nel 1971 con l’azione in Amchitka….;)

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