Alison Abbott è andata in Puglia ora che la Corte Europea di Giustizia ha confermato che le misure di contenimento della Xylella f. richieste dalla UE erano appropriate:
From a small hill in the Puglia region of southern Italy, plant pathologist Donato Boscia gestures towards a landscape of the dullest brown — dead and dying olive trees as far as the eye can see. Six months earlier, he says, that canopy was mostly green, with just a few tell-tale brown spots marking the relentless advance of a vicious pathogen, Xylella fastidiosa, that was previously unknown in Europe.
Come previsto da Boscia et al. nel 2013 appena hanno identificato la Xylella f. pauca,
But an alarming political and legal impasse has stopped measures to contain the pathogen, which has invaded nearly 200,000 hectares of olive groves and is killing most olive trees in its wake…
Politici e magistrati che hanno creato l’impasse, e i gruppi di cittadini che l’hanno chiesta, son contenti di questo risultato? E pronti a pagare loro i risarcimenti nel caso la Xylella f. pauca infetti gli uliveti di altri paesi?
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Forse senza volerlo, l’articolo di Natasha Gilbert – da far girare nelle Ong – commenta/critica il nuovo rapporto delle NAS sugli Ogm che segnalavo ieri. A parte la pianta presa come esempio, non sarà una novità per gli habitués di questo blog, al corrente delle sementi ottenute con il participatory breeding da Salvatore Ceccarelli, dei lavori sui suoli “denutriti” del mitico Pedro Sanchez et al. che cito fin troppo:
Lynch’s beans are among the first successful attempts in a global race to develop crops that grow well in soils depleted of nutrients. “Low availability of nitrogen, phosphorus and water are the main limitations of plant growth on Earth. We desperately need this technology,” says Lynch.
His work stands out because he has taken an old-school approach. He is leading a renaissance in some conventional crop-breeding techniques that rely on laboriously examining plants’ physical characteristics and then selecting for desirable traits, such as growth or the length of fine roots.
Be’, un rinascimento iniziato 30 anni fa all’ICARDA dove ha rischiato di bloccarlo un finanziamento della Fondazione Gates e il suo pregiudizio in favore del bio-high-tech:
Plant biologist Allen Good of the University of Alberta in Edmonton, Canada, spent years working with companies to develop genetically modified (GM) crops that require little fertilizer, but he says that this approach has not been as fruitful as conventional techniques. The problem is that there are so many genes involved in nutrient uptake and use — and environmental variations alter how they are expressed.
“Nutrient efficiency was supposed to be one of those traits with broad applicability that could make companies lots of money. But they haven’t developed the way we thought,” says Good.
Non sarà sempre così, almeno spero, con tutti i problemi ambientali che ci sono conviene sfruttare tutti gli approcci, “vecchia scuola” o meno.
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Helen O’Keefe passa in rassegna le novità sull’oscillazione dei neutrini/antineutrini tra tre “sapori”, ancora parecchio sotto i canonici 5 sigma.
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Per la quota celeste, segnalo il paper del gruppo di Andrew Myers a Harvard su come sintetizzare molecole di antibiotici con 8 molecole di base chiuse ad anello (il “macrolide”) e attaccarci altre per aggirare l’evoluzione della resistenza nei patogeni. E’ il metodo Lego insomma, con il vantaggio che in teoria tutti i mattoncini si possono fare con forme diverse. Efficace contro lo stafilococco aureo oppure contro l’enterococco, per dire.
Non so se la produzione sarà altrettanto veloce e abbondante su scala industriale – Myers sembra fiducioso visto che ha già creato una start-up – ma vista l‘urgenza mi sembra che Nature avrebbe potuto dedicargli la copertina.
Commento entusiasta di Robert Service su Science.
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Antiscience must be stopped
Ma che pretese…
Qualcuno ci prova:
Procedimenti disciplinari saranno avviati dall’Ordine dei Medici di Udine contro i ‘camici bianchi’ che sconsigliano le vaccinazioni o dimostrano un atteggiamento scettico e titubante sia nei confronti dell’antinfluenzale sia nei confronti dei vaccini pediatrici.
Sfruttare tutti gli approcci è ragionevole, solo che se la Fondazione Gates ritiene che alcuni siano più promettenti, saranno pure cavoli suoi, non vedo che c’ entrino i pregiudizi.
Poi in generale altro che se l’ agricoltura mondiale disperatamente ha bisogno di tecniche che producano nuove varietà di piante in gardo di dare buone rese in condizioni di limitati apporti di nutrienti e di acqua.
Solo che allo stato attuale queste tacniche (transgeniche o tradizionali o cisgeniche o con qualunque altro approccio) paiono drammaticamente inadeguate ai bisogni.
Purtroppo sembra verificarsi il fatto che le piante di cui ci nutriamo non sono migliorabili in maniera indefinita e potrebbero aver raggiunto il picco della loro resa alle diverse condizioni reali di coltivazione.
Ciò significa che in un mondo con T medie sempre maggiori e popolazione in crescita l’ agricoltura farà sempre più fatica a produrre il necessario (sprechi inclusi), per non parlare del fatto che la rivoluzione verde ha reso del tutto dipendente l’ agricoltura dall’ uso massiccio come imput di risorse non rinnovabili.
Continuiamo pure così cullandoci con le meravigliose potenzialità di questa o quella tecnica (ce ne sono per tutti i gusti, sia per i gatesiani che per i paceverdisti).
alberto,
ero all’ICARDA quando sono venuti i consulenti della fondazione Gates. Nel loro piano, la produzione di nuove sementi si basava sull’ingegneria genetica, più veloce nel passare from the lab to the field, e dopo 5 anni le royalties dei brevetti finanziavano l’ICARDA. Era sbagliato per tanti motivi, non ultimo che prima di poter chiedere il brevetto per una pianta GM occorrono 4-5 anni e qualche milione di dollari in spese legali per ottenere le licenze dei brevetti altrui usati per crearla.
A onore dei “gatesiani”, hanno cambiato idea davanti all’evidenza tra cui le rese degli orzi Ceccarelli/participative breeding, i costi e fallimenti del mais Monsanto resistente alla siccità ecc.