L'Astrolabio, newsletter dei nemici della scienza

Uno del gruppo Climalteranti segnala, sulla newsletter degli “Amici della Serra”, un articolo di Gianluca Alimonti, professore al Dip. di fisica della Statale e solito far intervenire al proprio corso il prof. Pedrocchi, in pensione dal Politecnico, che ritiene truccato e/o inaffidabile il 99,99% delle pubblicazioni sul clima. Ma è lui che imbroglia.

Anche il prof. Alimonti è caro alla troupe di Climate Monitor, per la quale l’era glaciale è iniziata nel 1999, forse perché

  • non è nemmeno un climatologo

e si vede lontano un miglio.

Crede che l’effetto serra dei gas serra sia sovrastimato in tutti i modelli del clima passato, presente e futuro. Lo conforta nella credenza un’idea semplificata dei modelli e oggi il fraintendimento dei risultati dell’esperimento CLOUD, pubblicati su Nature in open access a fine maggio (in realtà “lo studio” sono due, ne parlavo qui).

La camera a nebbia di CLOUD, foto CERN

Il fenomeno era osservato da millenni (piove di più sulle foreste), ma non ancora quantificato in laboratorio. In breve, dicono i due paper della collaborazione CLOUD, i composti organici volatili (VOC) emessi dagli alberi formano nuclei di condensazione per il vapore acqueo e quindi partecipano alla formazione delle nubi. Quando i VOC sono colpiti dagli ioni ad alta energia dei raggi cosmici che attraversano l’atmosfera, ci contribuiscono 2 o 3 volte di più dei solfati.

E’ un bell’esperimento di chimica e di fisica. Ha il vantaggio di distinguere tra due tipi di aerosol (VOC e acido solforico) e il limite di escludere altre molecole inquinanti o biogeniche e le loro interazioni in atmosfera. Con prudenza, gli autori concludono che dati simili potrebbero essere misurati sopra ambienti non inquinati. In questo caso alzerebbero la “linea base” 

  •  degli aerosol stimati nell’atmosfera pre-industriale e ridurrebbero la forzante radiativa (l’energia aggiunta) di origine antropica derivante da una maggiore albedo di aerosol e nubi nell’epoca industriale.

Senz’altro, ma gli aerosol “biogenici” VOC sono una minuscola frazione del totale, quelli carboniosi sono scuri e non hanno un effetto albedo e altre obiezioni ad libitum.
L’indomani su Science, Federico Bianchi et al. confermavano che sopra la Jungfrau, nelle Alpi svizzere, gli aerosol VOC  formano nuclei di condensazione in assenza di acido solforico, a sorpresa però trovano che

  • la nucleazione neutrale è oltre dieci volte più veloce di quella indotta dagli ioni…

I dati di CLOUD serviranno a migliorare, ma anche no, rif. Science, di pochissimo i modelli delle nubi inclusi in quelli del clima, aumentando il raffreddamento preindustriale dovuto a certi aerosol e abbassando appena appena la stima della TCR  – transient climate response – che non c’entra con la ECS (sensibilità del clima all’equilibrio) contrariamente a quanto crede il prof. Alimonti.

Anche se riusciremo a eliminare per es. l’anidride solforosa dalle emissioni delle centrali a carbone, a inseminare le nubi resterà comunque un mix di aerosol agricoli, industriali e naturali – sali e microbi marini, sabbie del deserto e altre polveri sottili – ben più abbondanti dei VOC di certe foreste.

Bref, non è vero che

  • I risultati della ricerca [CLOUD]  mettono in discussione le proiezioni dei modelli climatici utilizzati finora dall’IPCC

né che abbassino l’ECS a un raddoppio della concentrazione atmosferica di CO2 equiv, come crede il prof. Alimonti (1).

L’effetto dei VOC è così piccolo da mettere in discussione un modello meteo locale che non prevede una maggiore probabilità di pioggia sulle foreste, sempre che ne esista uno. E i modelli climatici “utilizzati finora dall’IPCC”, nel senso di citati nei rapporti, sono démodés da quattro anni.

(1) Qui mi conviene andare sul tecnico. Come nella barzelletta sui fisici, il prof. Alimonti assume una mucca sferica:
La variazione della temperatura globale terrestre è esprimibile tramite

T = a F (1)

in cui

  • T è la variazione di temperatura in un dato periodo
  • a è la sensibilità climatica
  • F è la variazione del forzante radiativo.

Semplice, vero? Sennonché a (in gergo climatico ESC) = 3,71 * T / + Q
in cui

  • 3,71 watt è la forzante del raddoppio della CO2 atmosferica
  • T  è la temperatura media dell’ultimo periodo considerato, per es. 1995-2015, meno quella del periodo base, per es. 1880-1900
  • F  è il totale delle forzanti
  • Q  è il cambiamento del calore contenuto negli oceani (OHC)

Oltre alle zampe la mucca ci ha pure testa coda corna mammelle, a non è

  • determinata principalmente dall’output dei modelli

che varia parecchio, ma dalle osservazioni del clima passato. E se è vero che

  • la variazione della forzante radiativa è quasi esclusivamente dovuta alle azioni dell’uomo

non è vero che ha soltanto

  • una componente positiva o “riscaldante” originata dai gas serra come la CO2, ed una componente negativa o “raffreddante” causata dall’albedo (delle nuvole o dei ghiacciai) e l’effetto schermante degli aerosol

per il semplice fatto che il pianeta è coperto al 70% di oceani. Non assorbono calore all’infinito, prima di bollire ne restituiscono un bel po’ all’atmosfera. Quanto all’albedo di ghiacciai, banchise e nuvole è una componente negativa, ma con l’aumento della temperatura ghiacciai e banchise fondono, e le nuvole raffreddano meno.

***

Fahrenheit 451 2.0

In nome del diritto alla privacy invocato dal titolare di un ristorante nel quale c’era stato un accoltellamento nel 2008, la Corte di Cassazione (1) non solo vieta di archiviare on-line articoli fattuali e di “pubblico interesse” per più di due anni e mezzo, un limite inventato al momento, ma condanna addirittura Prima da noi a risarcire il titolare per il danno recato alla sua reputazione dal 2008 in poi…

Scrive il direttore Alessandro Biancardi, famoso per le medaglie conquistate sul campo:

Tutti dovrebbero avere immenso rispetto per la Costituzione italiana, l’ultimo baluardo per le nostre libertà e diritti,  e sulla attività giornalistica è chiara:
«La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure».
Questa sentenza invece dice che dopo un pò bisogna essere autorizzati per trattare i dati sensibili e di fatto con la deindicizzazione e la cancellazione degli articoli dal web si applica una censura.
Postuma ma sempre censura è.

Poco ma sicuro, e mi piacerebbe sapere da quando il nome di un ristorante o del suo titolare sarebbe “un dato sensibile”.

(1) Presidente Salvatore Di Palma, relatore Maria Cristina Giancola, due nomi che pur risultanti su un atto pubblicato on line dalla Cassazione, potrei essere costretta a cancellare nel dicembre 2019  (h/t radioprozac)

***

E’ uscito il post sulla Brexit di Chiara Vignati (h/t Andrea) di cui si parlava con Andrea Idini.

16 commenti

  1. direttamente dalla Tavola Alta del Prof Pennetta :
    ” Un’imponente….”
    basta cosi,e’ troppo.
    un’impotente,un’impenitente,un’inbrogliente,un’irriverente,un’accidente…..sylvie vai a combattere l’analfabetismo di ritorno ti prego 🙂

  2. Privacy – un diritto fondamentale, senza dubbio. Salvo che pare tale solo quando si tratti di dimenticarsi dei reati commessi da un reo – magari pure recidivo.

  3. m’arrazzo,
    ma che sorpresa… Penny non parla della condanna per pedofilia di Mauro Inzoli.
    Il problema non è Penny, secondo me, è un Ordine degli psicologi che non smentisce le sue bufale.

    CimPy,
    ma che sorpresa bis…

  4. No il problema è che si trattava di un ‘imponente studio, capite? E ad apostrofare penny e seguaci, basta poco ! Apostrofateli ! Gl’analfabeti !

    1. Andrea,
      dev’essere un inedito, per ora è linkato da 3 blog di cui il mio

      M’arrazzo
      un’imponente
      niente di grave, io avevo addirittura confuso la tabella del trio con quella dell’Ordine – chiedo scusa a entrambi…

  5. si ma quello , mi capite ! E’ un’imponente studiooooooo
    non sanno manco scrivere in italiano !!!!! non c’e’ l’apostrofo dopo “un” !!!!! cazzo !
    e poi non si usa la scienza per fini politici,come tutti s’hanno.

  6. Il problema è che quei tre studiosi (di cui un avvocato) dimostrano di non avere alcuna idea di cos’è una meta-analisi.

    1. tremebondo,
      il bello, si fa per dire, è che non ce l’hanno nemmeno gli autori della tabella che l’Ordine del Lazio chiama “Rassegna della letteratura scientifica”.

  7. “Andrea,
    dev’essere un inedito, per ora è linkato da 3 blog di cui il mio”
    Come li hai trovati?! :O
    Non so perché non funziona il trackback, stavolta…

    1. Andrea,
      Come li hai trovati?! :O
      metodo casereccio: google, nomi del trio, titolo della loro imponente tabella
      non funziona il trackback
      peccato, si perdono una bella figura da cioccolatai.

  8. ROTFLMAO:
    2- Ho letto molti commenti su Twitter (tra un insulto e l’altro) che chiedono se l’articolo sia un peer reviewed. Al riguardo affermo che la verifica tra pari è aperta a tutti, le osservazioni fatte sono verificabili da chiunque basta volerlo fare. Si tratta quindi di qualcosa di superiore alle peer review,una forma di controllo estesa a tutti. Se quindi qualcuno trovasse inesattezze le segnali pure, in caso contrario taccia.

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