Le Oche e la correzione del genoma

Cari orecchietti di radiopop,

questa settimana sono successe due cose importanti, secondo noi. L’altro ieri si è concluso il primo round dello scontro su chi detiene quale brevetto per la tecnica CRISPR-Cas9, che consente di correggere i refusi nel DNA dei geni, su entrambi i cromosomi. L’ufficio brevetti statunitense ha deciso che per le cellule degli eucarioti come noi o i topi, sono validi quelli chiesti dal Broad Institute del MIT e di Harvard, e per le cellule tout court quelli dell’Università della California a Berkeley.

L’inventore

Ma la tecnica non è un’invenzione dell’ingegno umano, come prevedono i brevetti, è stata osservata nei batteri e l’ingegno umano l’ha copiata e adattata. Secondo voi, perché MIT, Harvard o UC-Berkeley avrebbero l’esclusiva invece dello Streptococcus thermophilus dei yogurt, per dire, che ha fatto vedere come si fa?

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Conviene pensarci, anche perché la faccenda riguarda la specie umana. Con quella tecnica si possono correggere i geni delle cellule somatiche e magari curare un paziente, ma anche i geni dell’ovulo fecondato, quindi curare anche i suoi eventuali discendenti per generazioni.

Giusto mercoledì, è uscito Human Genome Editing: Science, Ethics, and Governance, il “rapporto di consenso” chiesto dall’Accademia delle scienze e da quella di medicina statunitensi a un comitato di esperti, tra cui – unico italiano – il prof. Luigi Naldini, direttore dell’Istituto San Raffaele Telethon per la Terapia Genica (SR-Tiget) al quale facciamo un po’ di domande.

Nel raccomandare se e come fare ricerca sulle applicazioni della tecnica CRISPR-Cas9, insieme ai suoi colleghi di varie discipline e paesi, dovevano promuovere

• Benessere • Trasparenza • Debita cura • Scienza responsabile • Rispetto per le persone • Fairness (giustizia, equità) • Cooperazione transnazionale

La parte più attesa riguarda le ricerche sulle modifiche ereditarie. In breve, sono da autorizzare (come già avviene in Cina, Gran Bretagna e Svezia) alle seguenti condizioni

  • non ci sono alternative ragionevoli
  • limitarsi a correggere geni per i quali è dimostrato in modo convincente che causano, o predispongono fortemente a, una malattia o condizione grave
  • esistono dati pre-clinici e/o clinici sui rischi e benefici potenziali per la salute
  • una supervisione continua e rigorosa viene effettuata durante gli esperimenti clinici
  • ci sono piani estesi per un follow-up a lungo termine per più generazioni
  • rischi e benefici terapeutici e sociali sono continuamente rivalutati come una continua e ampia partecipazione del pubblico

Il pubblico siamo noi, orecchietti, teniamoli ben aperti.

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Mappa NASA, fonte: Rahmstorf et al., Nature Climate Change 2015.

Nella prima parte, ci sarebbe piaciuto sentire un post-doc esportato, Giovanni Sgubin del CNRS e dell’università di Bordeaux, ma accid. a lui, non riesce a liberarsi.

Su Nature Communications, ha appena firmato come primo autore una ricerca su un tormentone della climatologia: perché sotto la Groenlandia, un “blob” (macchia celeste sulla mappa termica) di oceano si raffredda invece di riscaldarsi come nel resto del mondo? Sarà perché ogni tanto la Corrente del Golfo rallenta o va a singhiozzi? Fa parte del sistema di trasmissione del calore atmosferico e (in misura ridotta) della superficie del mare che rende gli inverni milanesi brevi e tiepidi, mentre alla stessa latitudine in USA si gela da novembre ad aprile.
L’oco Filippo ha studiato il paper, l’oca Sylvie lo interroga, poi mandiamo il compito da correggere a Giovanni Sgubin, così impara.

Finale di notizie scientifiche e segnalazioni per il week-end.

post scriptum: più che dare notizie in realtà vi abbiamo invitati a leggere Nature Ecology & Evolution, per ora in open access, una nuova rivista pluridisciplinare che ci sembra all’altezza delle sue ambizioni. Segnalazioni:
– la presentazione di Ogni Giorno. Tra scienza e politica (Mondadori) con l’autrice, Elena Cattaneo, che ne parla con Sara Gandini e Laura Colombo del gruppo Ipazia 2.0 alla Libreria delle donne, sabato 18 alle ore 18 in via Pietro Calvi 29 a Milano
– la mostra “Our Place in Space“, con le immagini dell’universo riprese dal telescopio spaziale Hubble e interpretate da artisti italiani, aperta fino al 17 aprile all’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, Palazzo Cavalli Franchetti, sulle rive del Canal Grande a Venezia.

Dalle 10.35 alle 11.25 sul 107,6 FM o in streaming o in podcast dopo. Per dirci se abbiamo sbagliato qualcosa FaceBook e mail oche at radiopopolare.it