Strade verso luoghi comuni e ben separati

radioprozac segnala una schisi su un sito che non conoscevo: “Strade verso luoghi non comuni”. Il 7 giugno escono due articoli sul ritiro dall’Accordo di Parigi deciso da Trump. Nella rubrica “Innovazione e mercato”, Marco Faraci ripete i luoghi comuni nel mondo del trumpismo:

Quand’anche si accetti l’evidenza di un trend al riscaldamento planetario, questo innanzitutto ancora non ci dice che tale riscaldamento abbia in modo significativo cause antropiche, cioè derivate dall’attività umana. Ma anche ammesso di accettare sia il riscaldamento globale, sia il fatto che il trend abbia causa antropiche, questo non basta per affermare che tale fenomeno abbia incontendibilmente conseguenze negative. Realisticamente è probabile che abbia conseguenze negative per alcuni aspetti e per alcuni luoghi e conseguenze positive per altri aspetti e per altri luoghi. Da sempre, in fondo, il freddo uccide più del caldo e l’aumento delle temperatura potrebbe aumentare significativamente l’abitabilità di alcune aree del pianeta.

Evidenza zero, idem per il catastrofismo:

Politiche come quelle di Kyoto o di Parigi rendono più costoso e quindi più elitario lo sviluppo e perciò, alla fine, nelle aree più svantaggiate del mondo si tradurranno inevitabilmente in fame, miseria, instabilità politica e guerre per il controllo delle risorse. Quello che la grande politica pare non comprendere è che sono queste – non qualche grado in più di temperatura – le vere minacce all’abitabilità della Terra nei prossimi decenni.

Non si è accorto che “nelle aree più svantaggiate del mondo”,  fame, miseria, instabilità politica e guerre per il controllo delle risorse sono in corso da alcuni secoli e di recente sono aggravate dall’impatto di 1 °C di riscaldamento globale. Da buon complottista, è convinto che “le élite politiche e culturali” stiano intortando il popolo bue perché fingersi verdi genera voti e consensi, invece la fine del carbone sarebbe quella della civiltà umana.

Nella rubrica “Scienza e razionalità”, Daniele Oppo ricopia e smentisce i luoghi comuni nel resto del mondo:

si parla pochissimo – da parte conservatrice – degli effetti devastanti di tipo sociale ed economico che già oggi sta esplicando il modello di sviluppo ad alte emissioni, soprattutto nei Paesi più poveri, i più colpiti dai cambiamenti climatici. Si bypassano i costi attuali – in termini non solo economici ma anche sociali, naturali e perfino di salubrità delle popolazioni – per concentrarsi sui costi futuri.

Su costi futuri stimati da modelli economici la cui affidabilità è nota anche al popolo bue dal 2007.

E anziché pensare alle soluzioni alternative percorribili (già elaborate o da elaborare grazie alla ricerca), si risponde con un ritorno al passato, di quando tutto funzionava a dovere senza la seccatura del clima. Ma è proprio questa una rinuncia alla sfida dell’innovazione, una rinuncia alla responsabilità. Nessuno dice che sia una cosa semplice, nessuno dice che non ci saranno sacrifici (ogni cosa che facciamo comporta un qualche sacrificio), ma farsene carico è doveroso e in un equilibrio globale oggi piuttosto fragile, anche i piccoli segnali possono, forse, fare la differenza e farla in negativo, soprattutto se, come nel caso di Trump, le argomentazioni a supporto sono, queste sì, falsità conclamate.

Marco Faraci piacciono le falsità conclamate.

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Nature mette in copertina il virus Zika, e sotto tre lavori di genetica che oltre al genoma ne mappano l’evoluzione e la trasmissione nelle “Americhe” e l’introduzione a più riprese in USA. La parte più tecnica è spiegata in un articolo su come si usano le nuove macchinette per la PCR.

Bel commento di Michael Worobey

These breakthroughs not only are impressive in themselves, but also expose large gaps in current approaches to detecting and responding to potentially catastrophic disease outbreaks. Systematic pathogen surveillance is within our grasp, but is still undervalued and underfunded relative to the magnitude of the threat.

A virus-as-wildfire metaphor comes to mind in this context (possibly because I used to be a forest firefighter). In fire-prone areas of North America, lightning is expected, storms are tracked and each strike is pinpointed. Planes fly out at first light to look for smoke near each strike point, and firefighters are on site the same morning. This mentality needs to be applied to emerging infectious diseases. The responses to the recent Ebola and Zika outbreaks undoubtedly involved great courage and ingenuity, but they have looked too much like valiant bucket brigades organized after the fire is out of control. We should be detecting such outbreaks within days or weeks through routine, massive, sequence-based approaches — not months or years later, when clinical symptoms have accumulated.

Ma la reazione al virus Zika è stata più veloce perché è arrivato nelle Americhe dove esistono già i pompieri, un sistema sanitario, dei centri di ricerca…

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Ieri in USA c’è stata una tentata strage, la routine insomma. Il giorno prima usciva Fight the silencing of gun research di David Hemenway, l’autore di Private Guns, Public Health e forse il ricercatore più perseguitato dalla National Rifle Association, la lobby dei mercanti d’armi:

In the half-century since the assassination of Martin Luther King, more civilians in the United States have been killed with guns than American soldiers have died in all US wars since the nation was founded in 1776. Currently, on an average day, about 300 Americans are shot and 100 die from gunshot wounds — in murders, attempted suicides or accidents (see go.nature.com/2qnp4m2).

And the problem may be worsening. According to one study, the rate of mass shootings tripled between 2011 and 2014 (see go.nature.com/2rkdtaw). During the past decade, gun suicides increased by 30%; gun murders increased by more than 18% from 2014 to 2015; and 2015 saw 2,600 more gun deaths than 2014 (see go.nature.com/2qnp4m2).

Yet the US government, at the behest of the gun lobby, limits the collection of data, prevents researchers from obtaining much of the data that are collected and severely restricts the funds available for research on guns. I have watched this first-hand, being one of a half-dozen or so gun researchers in the United States who has continuously published in this field over the past two decades.

[…] Perhaps the single most important shift that needs to happen, however, is the broader realization, both in the United States and elsewhere, of the harm that can come from lobbyists blocking or misrepresenting research. A law in Florida — ruled unconstitutional in February — would have made physicians fearful of talking about guns with their patients. They could talk about wearing seat belts and getting exercise, but might lose their licence if they ‘inappropriately’ talked about the dangers of guns in the home.

Alarmingly, the gun lobby is increasingly aligning itself with a broad political movement that sees science not as a search for truth and understanding, but as a tool for promoting partisan agendas (see go.nature.com/2sderwh). The American Bar Association and many medical societies have spoken out on the firearm funding limitations imposed by Congress. Now all scientific associations need to add their voices.

Il solito lamento, lo so, e non si può dire che l’unanimità delle associazioni scientifiche su cause e rischi dei cambiamenti climatici sia servita a molto. Come nel caso delle armi, la maggioranza dei politici va contro la volontà della maggioranza degli elettori.
Proprio ieri il Congresso approvava una legge sulla libera vendita dei silenziatori e un congressista repubblicano ripeteva ai giornalisti che il diritto di girare armati fino ai denti ovunque e comunque non si tocca, semmai devono aumentare i controlli sugli acquirenti.

Ha rischiato la vita per colpa di un uomo più volte denunciato per violenze e maltrattamenti, ma ai giornalisti non diceva per esempio che

– uno dei primi provvedimenti della maggioranza trumpista è stato di abrogare la legge – l’unica faticosamente ottenuta dal governo Obama in otto anni – che limitava la vendita di armi a persone “mentally defective” se ricevevano sussidi e quindi erano seguite dall’Assistenza sociale;
–  il decreto sulla sanità attualmente in discussione al Senato elimina l’Assistenza sociale per le famiglie maltrattate e i “mentally defective”.