Il razzismo "scientifico" e altre bufale letali

Un articolo del Guardian potrebbe interessare chi ha visto qui sotto i commenti di Gaddo Varzi, un inebriante – per lui – cocktail di falsità, incoerenze, Gish gallop, cherry-picking (omissis) e Dunning-Kruger. Gavin Evans parla di alcune fonti del logorroico Varzi: il falsario Cyril Burt, ovviamente, e il giornalista Nicholas Wade

In 2014, Nicholas Wade, a former New York Times science correspondent, wrote what must rank as the most toxic book on race science to appear in the last 20 years. In A Troublesome Inheritance, he repeated three race-science shibboleths: that the notion of “race” corresponds to profound biological differences among groups of humans; that human brains evolved differently from race to race; and that this is supported by different racial averages in IQ scores.

Bibliografia in fondo

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AleD sarà contento di sapere da dove provengono le sue opinioni sulle Ong e gli immigrati. Butac elencava alcune fonti ieri,

Siti che fanno parte guarda caso di una rete già scoperta ed esposta da David Puente a ottobre 2017.

oggi El País ne aggiunge altre:

According to an analysis of 1,055,774 posts from 98,191 social media profiles to which EL PAÍS has had access, a network of anti-immigration and anti-NGO activists has been sharing links of stories published mostly by Sputnik, a media organization owned by the Russian government and operating in Italian among other languages, in order to propagate a false image of Italy.

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Wow
Sul Wall Street Journal, Holman Jenkins chiama “French report” un articolo del quotidiano Arab Times – pubblicato in USA… – per introdurre una serie di bufale su questa ricerca, sui dati della temperatura di NOAA e NASA, sugli scienziati in generale e sull’informazione – da lui chiamata “fake news” – fornita da giornalisti non pagati dal suo datore di lavoro (tra altri) per mentire sui cambiamenti climatici.

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Uranium nitricum, anyone?

Butac è denunciato da un omeopata “olistico. Solidale, l’oca s. consiglia al querelante di leggere almeno il sommario della Dichiarazione del consiglio scientifico delle Accademie europee o almeno la scheda “omeopatia” dell’ISS, o almeno questa frase

Non vi è alcuna prova scientifica sul principio fondante dell’omeopatia né sulla possibilità di trasformare sostanze in medicine diluendole e scuotendole in acqua (succussione).

Nei tribunali in compenso, ci sono le prove degli omicidi colposi praticati da omeopati olistici e non.

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Quiz

Per la prima volta in 10 anni, Climalteranti ha bandito un commentatore maleducato, ignorante, arrogante e ripetitivo. Si tratta di

  • un troll
  • un invasato
  • un lei non sa chi sono io

Ricchi premi e cotillons.

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A proposito di anniversari, per il centenario dell’influenza “spagnola” Marsilio ha tradotto il saggio storico di Laura Spinney. Si legge davvero “come un romanzo”. Se stamattina non dovevo andare in radio, lo finivo alle 3 di notte…

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Boycott Elsevier, passim

Da Retraction Watch:

On February 27, Peppas tweeted about a “gross case of plagiarism:” He alleged a 2013 review published in Saudi Pharmaceutical Journal had directly copied sections of his 2011 review in Advanced Drug Delivery Reviews—both published by Elsevier.

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“A Milano d’inverno una volta nevicava sempre,” dice una signora al mercato e partono i ricordi, stivali di gomma, palle di neve per strada con i tram fermi ecc.

Sembra proprio così.

Geert Jan van Oldenborgh, dell’Uff. meteo neerlandese ha compilato una mappa dei “record” di caldo e di freddo degli ultimi 50 anni (mancano i dati per l’Africa e il nord dell’America Latina). Quasi tutte le temperature sono pari o superiori a quella media globale. Negli Stati Uniti e in Messico, c’è una manciata di picchi freddi con temperature inferiori; nella stessa zona degli Stati Uniti, tutti i picchi di caldo meno due sono inferiori alla media. Strano, non succede negli stati contigui.

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Nicholas Wade debunked, mini bibliografia

1. Il primo blocco parla sopratutto di genetica, il secondo di variazione umana, il terzo di storia, ma un po’ si mischiano

Protesta
Graham Coop, Michael Eisen e altri 137 genetisti travisati da Wade, Lettera al New York Times, 8 agosto 2014:

As scientists dedicated to studying genetic variation, we thank David Dobbs for his review of Nicholas Wade’s “A Troublesome Inheritance: Genes, Race and Human History” (July 13), and for his description of Wade’s misappropriation of research from our field to support arguments about differences among human societies.

As discussed by Dobbs and many others, Wade juxtaposes an incomplete and inaccurate account of our research on human genetic differences with speculation that recent natural selection has led to worldwide differences in I.Q. test results, political institutions and economic development. We reject Wade’s implication that our findings substantiate his guesswork. They do not.

We are in full agreement that there is no support from the field of population genetics for Wade’s conjectures.

44 commenti

  1. >>Per la prima volta in 10 anni, Climalteranti ha bandito un commentatore maleducato, ignorante, arrogante e ripetitivo.
    Meglio tardi che mai. E comunque ci sono altri deniers pronti a prendere il suo posto. Visto che siamo ormai nel 2018 (non nell’88), avrei sperato che la razza a questo punto si sarebbe estinta da sola. Ma evidentemente mi faccio ancora troppe illusioni sul genere umano.

    1. Meglio tardi che mai.
      eh sì, il diretùr è molto pacato. Secondo me, i deniers sono come il rosmarino condominiale, ormai rifioriscono d’inverno. Il poverino mette fuori fiori celesti da metà gennaio e invece dei bombi è venuta la neve…
      p.s. ti spetta un cotillon.

  2. Ma sa, Sig.ra Coyaud, ci vuol poco a darsi dell’ignorante a vicenda. E’ il mestiere di chi fa propaganda. Ascoltare solo sé stesso e accusare l’interlocutore di quelle pratiche – falsità, incoerenze, Gish gallop, cherry-picking, Dunning-Kruger, etc. etc. – che sono le stesse identiche di cui sta facendo uso per attaccarlo.
    Così va il mondo, non me ne meraviglio, né mi offendo. Anche perché sono convinto che perfino queste nostre povere parole facciano parte, sia pure con un peso infinitesimo, di una battaglia culturale che alla fine -non- sarà combattuta e vinta soltanto con questi mezzi. Sono certo che alla fine a prevalere saranno gli argomenti oggettivamente migliori.
    D’altra parte proprio articoli come quello di The Guardian da lei segnalato, come tanti altri della stessa risma, sono in fondo una testimonianza che la battaglia sta forse prendendo una piega piuttosto inquietante per certa sinistra ideologica. E che magari la storia si avvii a far giustizia – e non solo sul tema della razza – della babelica torre di inganni di cui è in gran parte fatta.
    Proverò quindi a resistere alla tentazione di commentare punto per punto l’a tratti esilarante articolo di questo Gavin Evans. Sarebbe una fatica inutile e otterrei soltanto la giusta accusa di verbosità. Giusta, perché le parole che non vengono lette né intese sono sempre, per definizione, troppe, del tutto a prescindere dalla loro verità.
    Certo è un peccato, perché la serie di banalità, vecchiumi ed autentici spropositi che è in grado di mettere in fila il nostro Evans, offrirebbe tanti spunti divertenti.
    Si andrebbe dall’immancabile amenità secondo cui un individuo di una popolazione può essere più simile a quello di un’altra razza che al suo vicino di casa (…come se poi il problema fosse di scovare un singolo stravagante individuo del genere, ammesso che esista, e non dei valori medi delle popolazioni).
    …All’altra solenne ridicolaggine secondo cui “ l’intelligenza coinvolge una rete di potenzialmente migliaia di geni, che probabilmente richiede almeno 100 millenni di evolvere in modo apprezzabile.”
    …no comment. Anche al di là del fatto che i centomila anni potrebbero anche esserci, si vede proprio che il nostro Evans nello sfogliare il suo testo di biologia s’è addormentato al capitolo sulla legge di Hardy-Weinberg e non è andato oltre. Così deduce che l’evoluzione si possa verificare solo nella maniera, piuttosto improbabile, immaginata dal darwinismo dell’800.
    Che invece esistano fenomeni come la deriva genetica o l’effetto del fondatore che possono determinare l’assetto genetico di una nuova popolazione, per così dire, dalla sera alla mattina, questo gli sfugge… Ma se la varianza è già presente nella popolazione madre, basta un qualsiasi improvviso e casuale isolamento.
    O forse il nostro Evans nega che l’intelligenza sia fortemente sperequata fra gli individui?
    …Chi l’avrebbe detto al povero John Rawls che ha passato una vita a piangerci su!
    Voglio infine notare ancora che il metodo barbujanico di fare coriandoli dei libri presunti “razzisti” non DOPO ma PRIMA di averli letti, fa sempre più scuola.
    Chiunque abbia la minima conoscenza del libro di Wade sa benissimo che, nella letteratura cosiddetta “razzista”, esso si fa notare proprio per la nessuna importanza che dà a tutta la questione del QI.
    “That issue needn’t be resolved here” vi si legge nero su bianco a p. 191.
    Wade infatti non si appoggia minimamente agli psicologi – Jensen, Herrnstein, Rushton, Lynn etc. – che fondano la rilevanza delle differenze razziali sul QI, e che Wade nemmeno cita (tranne l’ultimo, e per criticarlo)
    Wade piuttosto deriva dal filone sociobiologico e dell’evolutionary psychology – con l’aggiunta ovviamente del tema razziale che i pudicissimi e piissimi nipotini di Edward Wilson hanno sempre evitato come la peste.
    Quindi non solo nel suo libro si parla poco niente di QI razziale, ma dove si accenna al problema si manifestano forti dubbi che esso possa avere una reale importanza.
    Scrive per esempio Wade: “Può sembrare intuitivamente plausibile che una popolazione più intelligente possa svilupparsi più di una meno intelligente. Ma l’intelligenza è una qualità degli individui, non delle società. (…)
    la proprietà dell’intelligenza individuale non si trasferisce necessariamente dagli individui alla società di cui fanno parte. (…)
    Vi è una differenza da 10 a 15 punti nei punteggi di QI tra i paesi più ricchi e più poveri d’Europa, ma queste differenze scompaiono quando gli abitanti migrano verso gli Stati Uniti, per cui le differenze hanno evidentemente un origine ambientale, e non genetica. Se il QI degli europei può variare così ampiamente tra diversi periodi e luoghi, è difficile pretendere che anche tutte le altre differenze etniche siano innate, e non piuttosto indotte dall’ambiente. (…)
    Più in generale, può essere arrischiato confrontare i punteggi QI di diverse razze se si tiene conto delle differenze di ricchezza, alimentazione e di altri fattori che influenzano il QI.” (p. 192-3)
    Sul problema delle differenze razziali di QI, nelle pochissime pagine che pure gli dedica, Wade non dice altro.
    …Ecco. E questo sarebbe il libro in cui – a dire di Evans – si sosterrebbe “che i cervelli umani si sono evoluti differentemente da razza a razza, come dimostrato dalle differenti medie razziali nei punteggi di QI.”
    E’ evidente… questo signore, come tanti altri cialtroni par suo, non ha mai preso fisicamente in mano il libro che pretende di criticare.
    Ma mi fermo qui. So benissimo che a voi della verità degli altri non interessa nulla. E che a voi piace solo baloccarvi con la vostra. State attenti, però, che non finisca per colarvi giù nelle maniche.

  3. @ Gaddo Varzi
    Ma sa, Sig.ra Coyaud, ci vuol poco a darsi dell’ignorante a vicenda. E’ il mestiere di chi fa propaganda. Ascoltare solo sé stesso e accusare l’interlocutore di quelle pratiche – falsità, incoerenze, Gish gallop, cherry-picking, Dunning-Kruger, etc. etc. – che sono le stesse identiche di cui sta facendo uso per attaccarlo
    Disse colui che, nel suo primo intervento in questo blog, ha usato (riferendosi a una dichiarazione dell’Associazione Genetica Italiana) espressioni come “ciarlataneria pseudo-scientifica”, “profonda disonestà intellettuale”, “ignoto cialtrone”, “ignoranti della moderna biologia”, “frescacce scientifiche”, “climax dell’ignoranza”, “miserrimo articolo”, “ridicoli”.
    E che magari la storia si avvii a far giustizia – e non solo sul tema della razza – della babelica torre di inganni di cui è in gran parte fatta.
    Come no.
    Tutto un complotto!
    Se la scienza non riconosce che la specie umana e’ divisa in “razze” e’ dovuto a una congiura politica, non all’incapacita’ degli scienziati che lo pensano nel convincere i colleghi.
    Che invece esistano fenomeni come la deriva genetica o l’effetto del fondatore che possono determinare l’assetto genetico di una nuova popolazione, per così dire, dalla sera alla mattina, questo gli sfugge…
    “deriva genetica” come alternativa all'”effetto fondatore”?
    Proprio sicuro che sia a Evans che sfugge qualcosa?
    Ma se la varianza è già presente nella popolazione madre, basta un qualsiasi improvviso e casuale isolamento.
    Proprio uno qualsiasi?
    O forse il nostro Evans nega che l’intelligenza sia fortemente sperequata fra gli individui?
    Sicuro di aver letto l’articolo di Evans?
    E, comunque, lei e’ sicuro che l’intelligenza media sia fortemente sperequata tra le popolazioni e che questo abbia cause genetiche?
    O “razziali”, come vuole assolutamente affermare lei?
    Quindi non solo nel suo libro si parla poco niente di QI razziale, ma dove si accenna al problema si manifestano forti dubbi che esso possa avere una reale importanza. […] Sul problema delle differenze razziali di QI, nelle pochissime pagine che pure gli dedica, Wade non dice altro.
    Proprio sicuro?
    Del capitolo dedicato agli ebrei (principalmente agli ashkenaziti), che mi dice?
    Non e’ Wade che scrive “The adaptation of Jews to capitalism is another such evolutionary process, though harder to recognize because the niche to which Jews are adapted is one that has required a behavioral change, not a physical one.
    Because of this adaptation, the Jewish population includes proportionately more individuals of higher cognitive capacity than do most others. It thus punches above its weight in endeavors requiring high intelligence
    ” ?
    E’ evidente… questo signore, come tanti altri cialtroni par suo, non ha mai preso fisicamente in mano il libro che pretende di criticare
    O forse lo ha fatto e non si e’ fermato ai disclaimer.
    Ma mi fermo qui
    Promesse, promesse…

  4. @Gaddo Varzi:” Ma se la varianza è già presente nella popolazione madre”
    Sono frasi come questa che mi fanno sussultare dal divertimento 😀
    Mi tolga questo dubbio: sicuro sicuro di sapere cosa sia la varianza ?
    Comunque complimenti anche per la restante parte dell’insalata di parole.

  5. Caro Hydra, per essere – a quel che pare – l’esperto della situazione, i suoi interventi sono particolarmente futili.
    Cosa la fa divertire? La possibilità di dimostrare qualcosa sul sottoscritto? L’argomento – le assicuro – non interessa assolutamente nessuno. Sarebbe quindi cosa molto più seria se lei, lasciando da parte le sue inutili faccine, spiegasse in che cosa gli argomenti che ho presentato sono errati.
    Peraltro lei ha già provato a farlo in un precedente post, e con risultati invero modestissimi.
    Non ne ha il tempo o la voglia? E allora tanto meno ne trovi per questi suoi stupidi interventi, funzionali esclusivamente a volgere la discussione in una polemicuccia personalistica da social.
    In ogni caso, ho usato il termine varianza (genetica, ovviamente) in modo assolutamente corretto.
    Il nostro immancabile Barbujani, per esempio, – a cui si può negare ogni onestà intellettuale nella divulgazione, ma non certo la competenza tecnica – dà la seguente definizione: “Varianza genetica: statistica che esprime quanto diversi sono fra loro i DNA o le proteine di uno o più campioni di individui.” (Invenzione delle razze)
    Altrove si esprime nel modo seguente: “Se le razze ci sono, la varianza fra razze sarà grande, se non ci sono sarà piccola.” O ancora: “quel 15% di varianza fra razze e popolazioni può essere molto importante e non è detto, anche se è un numero piccolo, che non permetta di discriminare fra i membri di razze diverse.” Etc. etc.
    Certo, siamo in contesto divulgativo, com’è quello presente peraltro, in cui l’aspetto tecnicamente statistico è omesso, ed il termine varianza indica genericamente la variabilità presente tra razze, popolazioni, o individui dovuta alle differenze genetiche tra di loro.
    E appunto così l’avevo intesa a mia volta: se la varianza genetica – cioè la variabilità tra individui dovuta alle differenze genetiche per uno o più tratti – è già significativamente presente in una popolazione, basta un evento casuale che produca isolamento, per dare spesso luogo – soprattutto quando i numeri iniziali sono piccoli – a popolazioni che sono sin da subito significativamente diverse fra di loro su quei tratti, per esempio sull’intelligenza media.
    Per conseguenza l’affermazione di Evans secondo cui “l’intelligenza coinvolge potenzialmente una rete di migliaia di geni, che probabilmente prende almeno cento millenni per evolversi apprezzabilmente” è del tutto sballata, perché dovrebbe partire dal presupposto, assolutamente irricevibile per tutto quanto sappiamo della nostra preistoria, che la popolazione dei primi sapiens africani sia rimasta tale, cioè unita e quindi sottoposta alla quasi inesorabile tendenza alla stasi indotta dalla legge di Hardy-Weinberg.
    E si può mai – tanto più in un’epoca dominata dalla teoria dell’Out of Africa, – ipotizzare uno scenario così bislacco, anzi così logicamente contraddittorio?
    Non si può, se non per la solita inveterata abitudine al falso ed all’inganno di certa sinistra ideologica.
    (…E mi scuso se infierisco proprio nella giornata di oggi…)
    Ergo, se lei è pur esperto in qualcosa, cerchi di dimostrarlo in maniera un po’ meno dilettantesca. Grazie.

  6. @ Hydra Viridis
    se la varianza genetica – cioè la variabilità tra individui dovuta alle differenze genetiche per uno o più tratti – è già significativamente presente in una popolazione
    Mi sa che non ci arriva proprio.

  7. @Gaddo Varzi:
    “Pag 7 dagli appunti”
    Vede io avevo chiesto se -lei- fosse sicuro di sapere cosa si intende per varianza, non cosa ne pensa il prof. Bertorelle
    o che lei sa che lui sa.
    E glielo avevo chiesto per via di quel suo bizzarro modo di esprimersi, simile a quello di qualcuno che magari si è sforzato
    di leggere e di capire, ma il risultato lo si evince dalla scarsa proprietà di linguaggio.
    Mi dica con parole sue cosa diamine cercava di dire con “se la varianza genetica – cioè la variabilità tra individui dovuta alle differenze genetiche per uno o più tratti – è già significativamente presente in una popolazione”
    Mi riferisco in particolare a quel “è già significativamente presente in una popolazione” , mi dica, esistono popolazioni con valori di varianza non significativamente diversa da zero ?
    Con parole sue s’intende.

  8. @Hydra viridis
    L’avevo detto già in precedenza che l’antropologia è una scienza esatta…
    Sapevo che prima o poi si sarebbe espressa fatalmente anche la variante allelica del famoso avvocato manzoniano… e infatti.
    Prima ci si strappa le vesti perché le mie risposte sono troppo verbose, e poi si cercano cavilli assolutamente non pertinenti – al limite del ridicolo – per cercare di eludere la sostanza della questione – su cui infatti non si ha un emerito nulla di serio da replicare.
    Ho definito “significativa” la varianza non in riferimento al suo valore in senso assoluto – che qui interesserebbe meno di nulla – ma allo specifico e peculiare carattere di cui si stava trattando. Che – non so se lei se n’è accorto – era quello dell’intelligenza.
    Non ci vuol molto a capire che la varianza genetica può essere più o meno “significativa” – cioè importante per le esistenze degli individui – a seconda del carattere in questione.
    Probabilmente nella Scozia dell’800 un tale James Clerk Maxwell aveva un colore della pelle del tutto simile a quello del suo panettiere o del carbonaio o di qualunque altro scozzese del tempo.
    E’ invece molto dubbio che il medesimo valesse anche per la sua intelligenza e la base genetica da cui era espressa.
    In entrambe i casi la varianza nella popolazione scozzese era diversa da zero, ma nel primo possiamo giudicarla come poco significativa. Nel secondo invece doveva essere MOLTO significativa, se è vero, fra l’altro, che dopo un secolo e mezzo, lo sfruttamento tecnologico dell’elettromagnetismo condiziona ogni minuto secondo delle nostre esistenze.
    Ci è arrivato adesso? Bravo.
    E – seconda e più stimolante domanda – si rende conto che replicare in questo suo modo non è che la migliore controprova del fatto che nella sostanza, sulle tante cose che sono state dette sinora, lei non è in grado di muovere UNA SOLA obbiezione seria, ed è costretto giocoforza ad attaccarsi a patetici cavilli?
    L’Evans di cui sopra, ha affermato – criticando fra gli altri Wade – che l’intelligenza ha bisogno di centinaia di migliaia di anni per evolversi. Ma il meschino – presupponendo evidentemente che centomila anni orsono nella genetica delle facoltà cognitive dei sapiens africani dovesse esservi una miracolosa assenza di varianza – fa finta di ignorare che le migliaia di anni che lui richiede, in parte C’ERANO GIA’ STATE, ed erano appunto quelle che avevano creato la varianza con ogni probabilità già presente allora nella popolazione.
    Questo è decisivo, perché un successivo evento, di qualsivoglia natura, potrebbe aver isolato un gruppo di individui maggiormente dotati cognitivamente. Per esempio non è irragionevole l’ipotesi (ripeto ‘ipotesi’) che a riuscire nell’impresa di muoversi verso nord e portarsi fuori dall’Africa siano stati in genere piccoli gruppi di individui particolarmente abili e intraprendenti.
    A quel punto, da una popolazione madre caratterizzata da un certa capacità cognitiva media, se ne sarebbe “evoluta” un’altra con una capacità cognitiva media “significativamente” superiore. Il tutto in un battito di ciglia dal punto di vista storico, altro che centomila anni.
    Fra l’altro ipotizzare come fa Evans che le grandi popolazioni si evolvano nel loro complesso, come un solo uomo, e non per lo più con piccoli incidenti periferici, vuol dire ignorare il motivo stesso per cui consideriamo l’opera di Ernst Mayr come la più significativa nella teoria evoluzionistica del ‘900. Per non parlare poi del fatto che toglierebbe il terreno sotto i piedi della teoria degli equilibri punteggiati così cara alla biologia politicamente-corretta.
    D’altronde la cialtronaggine di costui la si deduce dal fatto che non solo ignora, o fa finta di ignorare, queste banali verità, ma non si rende nemmeno conto che nel libro di Wade questo argomento è abbondantemente esaminato. (cfr. per es. p. 75)
    Ulteriore prova che questo signore non ha mai letto nulla di ciò che poi presenta ai suoi malcapitati lettori nientemeno che come “the most toxic book on race science to appear in the last 20 years”!…
    Detto questo, per chiudere, sono io ora a rivolgerle una preghiera.
    Ammesso e non concesso che lei abbia competenza in materia, sarei ben contento se trovasse il tempo e la voglia per illuminarci. Faccia contestualmente tutte le battutine e i cachinni che crede sul sottoscritto. I suoi apprezzamenti personali mi fanno un baffo.
    Ma scriva finalmente anche qualcosa di minimamente serio sulla questione. Grazie.

    1. Gaddo Varzi,
      L’articolo di Evans smentisce la fantascienza di Wade, come fanno tutti quelli che ora aggiungo nel post, ma lei non li capisce. Per es. scrive
      L’Evans di cui sopra, ha affermato – criticando fra gli altri Wade – che l’intelligenza ha bisogno di centinaia di migliaia di anni per evolversi…. Fra l’altro ipotizzare come fa Evans che le grandi popolazioni si evolvano nel loro complesso, come un solo uomo
      Nei suoi sogni. Nella realtà, “l’Evans di cui sopra” scrive il contrario:
      intelligence – even the rather specific version measured by IQ – involves a network of potentially thousands of genes, which probably takes at least 100 millennia to evolve appreciably.
      takeS: terzo persona del singolare, semmai dovrebbe evolversi la rete, ma non ha nulla a che vedere con l’intelligenza e ancora meno con il QI come Evans mostra con una serie di esempi.
      Ne riporto due e aggiungo il link ai paper:
      In 2008 Swiss researchers recruited 70 students and had half of them practise a memory-based computer game. All 35 of these students saw their IQs increase, and those who practised daily, for the full 19 weeks of the trial, showed the most improvement.
      The most rapid has been among Kenyan children – a rise of 26.3 points in the 14 years between 1984 and 1998, according to one study. The reason has nothing to do with genes. Instead, researchers found that, in the course of half a generation, nutrition, health and parental literacy had improved.
      nutrition, health and parental literacy, guarda caso tre delle disuguaglianze sociali citate da John Rawls.
      Ci spieghi lei come hanno fatto i geni potenziali di studenti svizzeri e di ragazzini keniani a cambiare tutti insieme contemporaneamente. E magari quali geni, visto che non si riesce a trovarne uno.

  9. Signora mia, quando lei si butta a strologare su questi temi, di cui non possiede nemmeno l’abc, diventa francamente imbarazzante…
    E’ ovvio che ad evolversi sarà il complesso della “rete”, visto che l’intelligenza è un carattere tipicamente poligenico.
    “Potenzialmente”, inoltre, è chiaramente riferito alle migliaia e non ai geni…
    E poi come può dire che questa “rete non ha nulla a che vedere con l’intelligenza e ancora meno con il QI”, quando due battute prima Evans aveva scritto “even the rather specific version measured by IQ”.
    Ma lei si rilegge quando scrive, o sta digitando a caso sullo smartphone in una metropolitana affollata tra una gomitata e l’altra?

  10. @ Gaddo Varzi
    E – seconda e più stimolante domanda – si rende conto che replicare in questo suo modo non è che la migliore controprova del fatto che nella sostanza, sulle tante cose che sono state dette sinora, lei non è in grado di muovere UNA SOLA obbiezione seria
    Obiezione seria… a cosa?
    Le obiezioni serie si fanno ad affermazioni serie. Supportate da dati, non da wishful-thinking.
    Lei provi a scrivere un articolo, con qualche affermazione interessante e dati a supporto, e a pubblicarlo su qualche rivista con un minimo di rilevanza, e poi ne parliamo.
    Fino ad allora, stiamo facendo chiacchiere da bar.
    Obiezione seria… a chi?
    A lei che manco e’ riuscito a **capire** il banalissimo motivo che ha scatenato l’ilarita’ in Hydra e che si e’ lanciato in spiegazioni dell’ovvio ancora piu’ imbarazzanti di quello da cui eravamo partiti?
    L’Evans di cui sopra, ha affermato – criticando fra gli altri Wade – che l’intelligenza ha bisogno di centinaia di migliaia di anni per evolversi
    Unhmmm….
    Non ha esattamente affermato questo.
    Provi a rileggere e, magari una volta (almeno una volta), ad ammettere di averne distorto le parole.
    In ogni caso, se lei e’ in grado dimostrare il contrario (dico *dimostrare*, non *ipotizzare*), si accomodi: ci invii il riferimento a un suo articolo che ci facciamo qualche risata.
    Per esempio non è irragionevole l’ipotesi (ripeto ‘ipotesi’) che a riuscire nell’impresa di muoversi verso nord e portarsi fuori dall’Africa siano stati in genere piccoli gruppi di individui particolarmente abili e intraprendenti.
    A quel punto, da una popolazione madre caratterizzata da un certa capacità cognitiva media, se ne sarebbe “evoluta” un’altra con una capacità cognitiva media “significativamente” superiore. Il tutto in un battito di ciglia dal punto di vista storico, altro che centomila anni.

    Lasciamo per un attimo perdere il fatto che bisognerebbe anche dimostrare che il maggiore IQ implichi un maggior successo riproduttivo — e magari anche che IQ e intraprendenza siano correlati positivamente –, lei ragiona a compartimenti stagni, con le popolazioni uscite dall’Africa che non hanno piu’ contatti con le popolazioni in Africa.
    Il fatto e’ che gli esseri umani hanno il viziaccio di continuare a muoversi e le popolazioni conseguenti hanno continuato a mescolarsi.
    E non solo: lei da’ per scontato che la pressione selettiva (se mai c’e’ stata a favore dello sviluppo dell’intelligenza) imposta ai gruppi allontanatisi dall’Africa sia stata superiore a quella a cui le popolazioni rimaste in Africa sono stare sottoposte nel frattempo.
    Errore che condivide con Wade che cita le parole di un articolo di Pritchard e altri
    A plausible explanation is that humans experienced many novel selective pressures as they spread out of Africa into new habitats and cooler climates […] Hence there may simply have been more sustained selective pressures on non-Africans for novel phenotypes
    ma dimentica l’avvertimento successivo
    it is also worth noting that this explanation does not imply an absence of positive selection in the Yoruba. Indeed, two studies of partial sweeps have actually reported more signals in YRI. African populations have presumably also experienced a variety of new selection pressures during the same time-period, due to the appearance of new pathogens, changes in diet, etc. While these pressures may have been less numerous or sustained than in non-Africans, there may also be reasons why we might have lower power to detect them.
    Finquando lei non porta delle prove, la sua “ipotesi” — a favore di una pressione selettiva pro-intelligenza, per le popolazioni allontanatesi dall’Africa, superiore a quella a cui sono state, nel frattempo, sottoposte le popolazioni in Africa — vale esattamente come l’ipotesi opposta: zero.

  11. @ Oca Sapiens
    Ci sono ricascato: nel precedente intervento ho inserito un link che doveva terminare con “e altri” ma ho sbagliato tag e il link si estende fino a fine commento.
    Potrebbe correggere?
    Grazie.
    @ tutti
    Scusate.

  12. Vedete cari amici il modo in cui discute certa gente?
    Prima si tira in ballo un articolo che ridicolizza l’ipotesi che nel passato si siano determinate delle significative differenze razziali nell’uomo.
    E poi quando qualcuno controargomenta che invece l’ipotesi è più che possibile e non è affatto esclusa da quanto sappiamo sulla nostra preistoria, gli si replica: …ma la tua è solo un’ipotesi!
    Appunto.
    Il che dimostra – ed è l’unica cosa che al momento possa essere accertata – che entrambe le ipotesi contrapposte restano validamente in piedi e meritano entrambe ulteriore approfondimento e discussione.
    Cioè l’esatto opposto di quanto fa questa vecchia sinistra aggressiva e menzognera che cerca soltanto di mettere a tacere e intimidire l’interlocutore, affermando FALSAMENTE che la questione sia già stata pacificamente decisa in sede scientifica.
    Quanto al resto, l’antropologia si conferma una risorsa preziosa. Dicono di non degnarsi di rispondere – dal basso della loro crassa incompetenza – come se l’importante non fosse innanzitutto la serietà dell’argomento, piuttosto che quel che ne dice tizio o caio.
    Ma in fondo fai bene a non abbassarti, fratello caro. Lo spazio è quel che è.

    1. passanti,
      Prima si tira in ballo un articolo che ridicolizza l’ipotesi che nel passato si siano determinate delle significative differenze razziali nell’uomo.
      Evans critica le tesi di Wade perché sono smentite dalle evidenze genetiche, antropologiche e archeologico-storiche, rif. mini-bibliografia aggiunta ieri nel post, in particolare il saggio di Chris Smith
      affermando FALSAMENTE che la questione sia già stata pacificamente decisa in sede scientifica.
      Al contrario, in “sede scientifica” si smentiscono le tesi di chi sostiene di averla decisa pacificamente, rif. mini-bibliografia Sam Wang, Race and mental traits: Nicholas Wade’s third error; Rob DeSalle & Ian Tattersall, Mr. Murray, You Lose the Bet

      E.K.Hornbeck,
      corretto.
      bisognerebbe anche dimostrare che il maggiore IQ implichi un maggior successo riproduttivo
      “un tale James Clerk Maxwell”…

  13. @Gaddo Varzi:”L’avevo detto già in precedenza che l’antropologia è una scienza esatta…”
    Non mi dica…Io le ho chiesto per due volte se è sicuro di sapere cosa sia la varianza e la prima mi risponde con un copincolla ad un link dove dimostra di sapere che ci sono altri che lo sanno, e la seconda cerca di svicolare con” l’antropologia è una scienza esatta” .
    Ventose migliori ce ne sono eh, ma anche quelle bisogna saperle usare.
    “Ho definito “significativa” la varianza non in riferimento al suo valore in senso assoluto – che qui interesserebbe meno di nulla – ma allo specifico e peculiare carattere di cui si stava trattando. Che – non so se lei se n’è accorto – era quello dell’intelligenza.”
    Davvero eh ? Cioè secondo lei il valore della var(A), con A = uno specifico carattere a sua discrezione, non è quel che interessa della varianza per capire quant’è la variabilità di A nemmeno se questa, riallacciandomi ad un’altra domanda che le avevo posto e su cui ha glissato, non fosse significativamente diversa da zero.
    Da uno che queste cose le ha studiate e comprese per davvero mi sarei aspettato una risposta tipo “..una varianza non significativamente diversa da zero ? Ma che Hydra, ha voglia di scherzare ?”
    Invece niente, io gliela pongo su un vassoio d’argento e lei ci cade come una pera cotta anzi più propriamente come l’omonimo salame DOP.
    “Ci è arrivato adesso? Bravo.”
    Guardi lei si è spiegato benissimo, così bene che, per usare un noto detto, chiunque le rispondesse ancora per aiutarla a capire, ricadrebbe automaticamente nel calderone dei tontoloni che non riuscirebbero a svuotare uno stivale nemmeno con le istruzioni sotto il tacco.

  14. @ Gaddo Varzi
    Prima si tira in ballo un articolo che ridicolizza l’ipotesi che nel passato si siano determinate delle significative differenze razziali nell’uomo.
    E poi quando qualcuno controargomenta che invece l’ipotesi è più che possibile e non è affatto esclusa da quanto sappiamo sulla nostra preistoria, gli si replica: …ma la tua è solo un’ipotesi!
    Appunto.
    Il che dimostra – ed è l’unica cosa che al momento possa essere accertata – che entrambe le ipotesi contrapposte restano validamente in piedi e meritano entrambe ulteriore approfondimento e discussione.

    Balle.
    Come al solito.
    Innanzi tutto, lei ha travisato le parole di Evans affermando che “L’Evans di cui sopra, ha affermato – criticando fra gli altri Wade – che l’intelligenza ha bisogno di centinaia di migliaia di anni per evolversi”.
    L’ho invitata a correggersi ma, come al solito, ci ha dimostrato che lei l’onesta’ intellettuale la proclama ma non la pratica.
    Le parole di Evans (che lei stesso ha citato) sono: “By contrast, intelligence – even the rather specific version measured by IQ – involves a network of potentially thousands of genes, which probably takes at least 100 millennia to evolve appreciably”.
    Evans non fa un’affermazione categorica come quella che gli mette in bocca lei (“l’intelligenza *ha* *bisogno* per evolvere”) ma, in maniera molto piu’ possibilista, afferma (semplificando) che *probabilmente* ha bisogno di 100 millenni per evolvere in maniera apprezzabile.
    Quindi quel “probably” chiarisce che non e’ vero che Evans afferma “che la questione sia già stata pacificamente decisa in sede scientifica”.
    Al solito, lei e’ ricorso a uno straw man argument.
    Certo che e’ possibile che, col tempo, popolazioni diverse (rimanendo separate) evolvano in diverse sotto-specie e, con ancor piu’ tempo, in diverse specie!
    E’ successo e succede con altre specie, perche’ (in linea teorica) non con gli esseri umani?
    Se lei avesse il potere di aprire un wormhole, di mandare dall’altra parte qualche milione di umani a colonizzare un pianeta su un’altra galassia e di richiudere il wormhole per impedire ulteriori contatti tra i due pianeti, ci puo’ scommettere che (sempre che sopravvivessero entrambe) nel giro di qualche milione di anni le due popolazioni separate darebbero origine a specie diverse.
    Ma il problema e’ che gli umani abitano un unico pianeta e hanno il brutto vizio di viaggiare.
    E’ un po’ difficile che, in circostanze simili, le diverse popolazioni umane coagulino delle sottospecie.
    Certo che le ipotesi secondo le quali l’emigrazione umana dall’Africa possa avere avuto una diversa pressione selettiva (in un senso o nell’altro), anche riguardo all’intelligenza, tra chi e’ andato e chi e’ rimasto, sono lecite e meritano approfondimento e discussione!
    Ci mancherebbe altro.
    Ma e’ falso che “l’unica cosa che al momento possa essere accertata” e’ “che entrambe le ipotesi contrapposte restano validamente in piedi”.
    Lei cerca di farci dimenticare che queste ipotesi – e l’ipotesi contrapposta secondo la quale le diverse pressioni selettive, se mai sono state diverse, *non* hanno comportato (magari anche per il continuo scambio genetico per le popolazioni) variazioni significative nella componente genetica dell’intelligenza media delle diverse popolazioni – sono state e continuano ad essere approfondite.
    Lei cerca di farci dimenticare che all’ipotesi che lei e Wade proponete (Wade non la esplicita ma la lascia intuire) – per quanto legittima – la comunita’ degli studiosi, per la maggior parte, non crede.
    E non ci crede anche sulla base delle *ricerche* che loro stessi hanno effettuato.
    Se lei non crede a Evans, puo’ leggere quanto scrivono un centinaio di genetisti a riguardo: “We are in full agreement that there is no support from the field of population genetics for Wade’s conjectures”
    Questo non vuol dire che la questione e’ chiusa. Questo non vuol dire che tutte le ipotesi non possano essere approfondite. Ma certo vuol dire che non e’ vero che le due (tre) ipotesi siano sullo stesso piano.
    Che poi lei e Wade sosteniate che questa posizione sia motivata ideologicamente, e non scientificamente, evidenzia solo l’incapacita’ di convincere gli specialisti del ramo e il tentativo di buttarla in politica (che e’ poi il suo vero campo di interesse) per distogliere l’attenzione dal piccolo problemino che non avere nulla per sostenere la vostra “solo ipotesi”.

  15. Caspita prof. Hydra, che contributo… Anche con la domanda-trabocchetto al sottoscritto? Impressionante. Adesso però sia così gentile da dare anche un aiutino a tutti noi sulla questione di merito, quella che interessa, da cui sinora s’è tenuto alla larga.
    Questo giornalista inglese ha fatto intendere che l’evoluzione di caratteri complessi come l’intelligenza debba “probabilmente” prendere centinaia di migliaia di anni. Io ho avanzato il dubbio che se un’importante varianza su quel carattere è già presente nella popolazione, bastino fenomeni periferici di isolamento per dar luogo ad un’”evoluzione” assai più rapida, sia pure solo su una parte della popolazione stessa.
    In che modo le sue decisive precisazioni sulla varianza modificano o smentiscono la mia modesta opinione?
    Lo dica con parole “nostre”, diciamo così, che tutti possano capire. In fondo si tratta non di particelle in un acceleratore, ma di antichi esseri umani.
    Mi faccia sperare che proprio a questo punto, disgraziatamente, il tempo o la voglia non le manchino all’improvviso.
    Quanto ad Hornbeck vorrei tanto capisse che a me non interessa, come non interessava un mese fa quando misi il primo post, di discutere sulle varie ipotesi scientifiche sulle razze o sul popolamento preistorico del pianeta. Ci sono varie ipotesi sul campo, ognuno è libero di preferire quella che più gli aggrada. Certamente a lui interessa poco sapere quella che aggrada a me e viceversa.
    Il problema che volevo evidenziare era e rimane un altro. E cioè che quando certi divulgatori dedicatisi alla propalazione del falso, dicono che “le razze umane sono meno reali dei sette nani” (Barbujani), che sono “come babbo natale e la fatina dei denti” (Zack), come “i fantasmi e gli unicorni” (Fish), “gli gnomi e le fate” (Smedley) “gli zombi e i vampiri” (McGettigan & Smith) etc. etc. NON stanno semplicemente esponendo l’ipotesi che preferiscono, cercando argomentare nel merito per convincere i lettori della sua validità.
    No. Stanno facendo un qualcosa di molto diverso. Stanno di fatto plagiando con la loro autorità la parte più sprovveduta del pubblico, per farle credere che in realtà di ipotesi in campo ce n’è e ce ne dev’essere soltanto una – la loro. E che chiunque ne proponga un’altra è un ridicolo stravagante, uno stupido visionario. O meglio, sotto sotto, un fascista alla disperata ricerca di qualche scusa per riaprire i lager.
    E che le cose stiano così è dimostrato proprio dalla serie di argomenti FALSI che usano senza pudore né ritegno.
    Può per esempio il prof. Hydra mettere la propria firma sotto la seguente affermazione “a livello di DNA, le differenze fra razze canine sono centinaia di volte più grandi di quelle fra persone di continenti diversi.“? (Barbujani, Il Sole 24h 21-1-2018)
    No, non può farlo. Perché è una balla.
    Può confermare che è possibile che “individui di popolazioni anche lontane sono a volte molto più simili dei nostri vicini di casa.”? (Associazione genetisti italiani)
    No, non può farlo. Perché è una balla.
    Può confermare che nella letteratura più autorevole c’è accordo nel richiedere al concetto di razza caratteri di discretezza e variabilità concordante per essere considerato significativo?
    No, non può farlo. Perché è una balla.
    Etc. etc.
    Siccome però possono bensì lanciare ex cathedra balle del genere, ma poi è pericoloso accettare domande e obbiezioni sulle medesime, ecco che subito si passa a screditare dal punto di vista personale chi dissente, quando non addirittura a falsificarne materialmente le idee, come ha fatto Barbujani con Entine o come, nella sostanza, Evans con Wade.
    Ci si è mai chiesti d’altra parte perché i libri di autori come Wade, Entine, Murray, siano stati di gran lunga i più attaccati?
    Ma è ovvio, perché questi autori sono “solo” giornalisti scientifici, o comunque non specialisti, magari psicologi, cioè “non scienziati”, come ha scritto garbatamente Barbujani. E quindi si crede di poter facilmente risolvere la pratica con una serie di insolenze dal punto di vista personale, evitando un confronto alla pari nel merito.
    Wade per esempio fu oggetto addirittura di un documento di condanna pubblicato sul New York Times da parte di 143 genetisti di tutto il mondo (…dall’Italia, indovinate chi?…) in cui si affermava che il testo era dilettantesco e un “misappropriation of research from our field”.
    Ma quando Wade chiese ai due primi firmatari, Graham Coop e Michael Eisen di chiarire in che cosa consistessero gli errori di cui sarebbe stato pieno il suo libro, per poterli correggere, “Coop non ha risposto neppure. Eisen invece annunciò che l’avrebbe fatto, ma poi è sparito.” (Wade)
    Pochi anni prima, Vincent Sarich (uno dei due biologi inventori del cosiddetto orologio molecolare) aveva pubblicato un libro che certamente non era meno “razzista” (tra virgolette…) di quello Wade. In quel caso però – così come per un’altra opera come quella di Harpending, Cochran del 2006 – i suddetti 143 paladini si guardarono bene dall’impugnare gli spadoni e pubblicare manifesti. E’ che in quel caso, non potendo usare la carta truccata del discredito professionale, e dovendo discutere solo del merito, sapevano che le avrebbero prese…
    Infine, per quanto riguarda me – per quell’assoluto nulla che vale – ho detto più volte che gli aspetti personalistici lasciano il tempo che trovano. Ad un insulto si risponde con un altro insulto e amen.
    La sola ed unica cosa che tenevo a far passare era un invito al lettore imparziale, se mai per caso capitasse qui, a meditare su quanto è stato scritto. E non ovviamente per credere a quanto ho detto io, per carità. Ma per farsi nascere dei dubbi, per mettersi sull’avviso.
    Guai se scegliesse l’altra alternativa possibile, e cioè quella di assumere un atteggiamento fiducioso e passivo. Finirebbe fatalmente per farsi turlupinare come uno sprovveduto da questi cattivi maestri, da questi professionisti della divulgazione del falso.
    Si informi e legga invece quanto più gli riesce, anche gli autori calunniati e derisi da questo nuovo sant’uffizio, anche testi che possano farlo sudare, cercando sempre di comprendere con il proprio giudizio, senza temere di passare da presuntuoso, senza timori reverenziali, senza tirarsi sugli occhi la comoda coperta del conformismo.
    Ricordi sempre che almeno sul piano dell’onestà intellettuale, questi sedicenti “divulgatori” hanno dimostrato oramai di non aver assolutamente più nulla da insegnare, né tanto meno rispetto da pretendere.

  16. @ Gaddo Varzi
    Io ho avanzato il dubbio che se un’importante varianza su quel carattere è già presente nella popolazione, bastino fenomeni periferici di isolamento per dar luogo ad un’”evoluzione” assai più rapida, sia pure solo su una parte della popolazione stessa.
    Lei ha avanzato il dubbio?
    Davvero?
    Ha avanzato il dubbio o si e’ creato il solito straw-man argument con parole come “si vede proprio che il nostro Evans nello sfogliare il suo testo di biologia s’è addormentato al capitolo sulla legge di Hardy-Weinberg e non è andato oltre. Così deduce che l’evoluzione si possa verificare solo nella maniera, piuttosto improbabile, immaginata dal darwinismo dell’800”
    No. Stanno facendo un qualcosa di molto diverso. Stanno di fatto plagiando con la loro autorità la parte più sprovveduta del pubblico, per farle credere che in realtà di ipotesi in campo ce n’è e ce ne dev’essere soltanto una – la loro.
    Capita che i ricercatori, basandosi sulle ricerche proprie e su quelle dei colleghi, arrivino a discriminare tra ipotesi diverse e ritenerne una corretta e le altre false.
    Non ci prendono proprio sempre, ma gli scienziati hanno questo viziaccio: cercano di distinguere il vero dal falso.
    Capita che poi, facendo divulgazione, spieghino le loro conclusioni al pubblico. Provveduto o sprovveduto che sia.
    Mi rendo conto che questo e’ un problema per lei, e per i fascisti alla disperata ricerca dei qualche scusa per aprire i lager, poiche’ cercate di sostenere che le vostre ipotesi — per il fatto stesso che vengono formulate — hanno uguale dignita’ di qualunque altra ipotesi. Comprese quelle supportate dai dati.
    Ma non e’ cosi’ ed e’ un problema, tutto politico, esclusivamente vostro. Non della scienza.
    No, non può farlo. Perché è una balla. […]
    No, non può farlo. Perché è una balla. […]
    No, non può farlo. Perché è una balla.

    Il fatto che lei definisca “balla” una cosa, non vuol dire che sia una balla.
    Scusi tanto se quello che pensa lei mi interessa molto poco, visto che lei fa affermazioni come “non solo nel suo libro [di Wade] si parla poco niente di QI razziale, ma dove si accenna al problema si manifestano forti dubbi che esso possa avere una reale importanza” e non ha l’onesta’ intellettuale di riconoscere l’errore.
    Wade per esempio fu oggetto addirittura di un documento di condanna pubblicato sul New York Times da parte di 143 genetisti di tutto il mondo (…dall’Italia, indovinate chi?…) in cui si affermava che il testo era dilettantesco e un “misappropriation of research from our field”
    Ecco la prova che lei manco legge i miei interventi.
    Ma quando Wade chiese ai due primi firmatari, Graham Coop e Michael Eisen di chiarire in che cosa consistessero gli errori di cui sarebbe stato pieno il suo libro, per poterli correggere, “Coop non ha risposto neppure. Eisen invece annunciò che l’avrebbe fatto, ma poi è sparito.” (Wade)
    A me sembra che Eisen abbia scritto quanto serviva.
    Ad esempio, per tornare al caso delle “solo ipotesi”: “I am an evolutionary biologist. I spend my days studying natural phenomenon and conceiving of possible explanations for why things are the way they are. But, unlike Wade, I know that, without evidence, these stories are bullshit. I could tell you stories all day about how microorganisms have evolved to manipulate the behavior of animals (one of the things my lab studies), but I don’t expect you to take them seriously until I demonstrate that they are true. Wade fails to recognize this. He seems to think that the science described in the first part of his book lends support to his theories. But in fact, it is categorically opposed to it.”
    Infine, per quanto riguarda me – per quell’assoluto nulla che vale – ho detto più volte che gli aspetti personalistici lasciano il tempo che trovano. Ad un insulto si risponde con un altro insulto e amen.
    Quali insulti le ha rivolto Evans?
    Quali insulti le ha rivolto Barbujani?
    Le ricordo che lei mi ha dato del “teppistello”, ha fatto insinuazioni sul mio tipo antropologico, mi ha definito “interlocutore general-generico di sinistra”, poi mi ha dato del “miserabile”, mi ha chiesto se so leggere, ha definito i miei apprezzamenti “semplicemente stupidi, oltre che vigliacchi”, mi ha classificato come “caso umano” e come “ottuso ignorante di ritorno”.
    Immagino che sia in grado di indicarmi un’analoga lista di insulti che le avrei rivolto.

    1. E.K.Hornbeck ha fatto il grosso del lavoro. Poche aggiunte, con link alle fonti.
      “Coop non ha risposto neppure. Eisen invece annunciò che l’avrebbe fatto, ma poi è sparito.” (Wade)
      Wade se n’è lamentato nell’agosto 2014. Nella realtà, Graham Coop aveva risposto il 23 maggio e Michael Eisen il 4 giugno.
      L’elenco di “errori” che pretendeva da entrambi, per correggerli in una seconda edizione, era già stato compilato in maggio da Jennifer Raff e con maggior dovizia di particolari da Chris Smith tra il 1 e il 15 luglio, con l’aiuto dei genetisti travisati da Wade.
      Vincent Sarich… aveva pubblicato un libro che certamente non era meno “razzista” (tra virgolette…) di quello Wade. In quel caso però – così come per un’altra opera come quella di Harpending, Cochran del 2006
      Nella realtà, il razzismo di Sarich – come Watson, è pure misogino – è stato criticato così come quello di Harpending, un suprematista bianco.
      Quei libri erano usciti da piccoli editori. Credo che siano stati ignorati perché non hanno avuto tante recensioni entusiaste da parte di razzisti e neonazisti dichiarati come quello di Wade.
      Anche il rifiuto di dire cosa intendano per “varianza” è tipico dei razzisti.

  17. Oh my god, l’avevo presa un po’ sul serioso nell’ultimo intervento, ma poi m’avete fatto tornare il buonumore. Siete una compagnia impagabile…
    Ho infatti letto un po’ dei link che avete messo e, come sempre in questi casi, c’è da scompisciare.
    Non posso purtroppo citar tutto, mi limiterò al link relativo alla stroncatura che il biologo Michael Eisen avrebbe dato al libro di Wade …”ha scritto quanto serviva” ci fa sapere il burbanzoso Hornbeck.
    Capperi, dev’esser così! Questo Eisen insegna addirittura a Berkeley! E scrive sul suo blog che porta l’intestazione tanto modesta quanto arguta “It is NOT junk. A blog about genomes, DNA, evolution, open science, baseball and other important things”!
    …Povero Wade, umile giornalista che rimastica vaghe nozioni dalla letteratura secondaria. Adesso arriva Mike e ti sistema! Chissà quanti errori tecnici, quanti svarioni, quante cantonate saprà trovare…
    E infatti il nostro Eisen sentenzia: “il libro è pieno di difetti scientifici e logici, e l’impressione generale che ci si fa di Wade non è di un giornalista scientifico, ma un razzista mentalmente disturbato (unhinged)…” la sua genetica è “semplicistica e selettiva e vira bruscamente alle ca**ate razziste” (racist claptrap).
    Dài, Mike non lasciarci sulle spine, annientalo…
    “i punti – continua infatti – che Wade sta cercando di enfatizzare a proposito dell’evoluzione umana sono, a grandi linee”,
    (…ecco ci siamo!…)
    …”corretti” (right).
    Oibò! …“Right”?
    E non basta… Prosegue il nostro impagabile Mike, esponendo adesso le sue proprie idee:
    “La diversità genetica umana rispecchia la geografia, così come fa molta diversità fenotipica. Mentre la deriva casuale dà ragionevolmente conto della maggior parte della variazione sia genetica che fenotipica, la selezione naturale chiaramente ha modellato la recente evoluzione umana, e ci sono le condizioni perché le forze culturali possano avere un impatto sulla variazione genetica in periodi relativamente brevi”.
    Chiunque legga il libro di Wade potrà constatare che questa, detta in due righe, è TUTTA LA BIOLOGIA che esso presenta.
    E il cazzaro razzista malato di mente?
    Ecco, è uscito di scena. Ed al suo posto è entrata una nuova maschera, ben più esilarante: l’esimio biologo tanto bravo a contare alleli, quanto somaro dal punto di vista logico ed epistemologico (maschera inflazionatissima di questi tempi).
    A cosa si riduce infatti tutta la critica di Eisen? Al fatto che Wade, sulla base di una biologia CORRETTA, faccia poi però delle ulteriori ipotesi di carattere storico che non sono definitivamente provate.
    …Ma no?
    E il poveretto sprovveduto di Eisen, come tanti colleghi suoi pari, non si rende conto che questo è precisamente l’argomento di cui si servono anche i creazionisti per sostenere le loro panzane contro l’evoluzione.
    “Gli uccelli discenderebbero dai dinosauri attraverso forme come l’archaeopteryx? E dove sono le prove? Quattro mucchietti d’ossa qua e là, voi le chiamate prove? Vogliamo prove certe e definitive! Tutta la serie completa, senza un anello che manchi! Vogliamo la storia naturale more geometrico demostrata, come due più due fa quattro!” Questo è ritornello che si sente tante volte nella pubblicistica dei creazionisti.
    E naturalmente siccome quel che pretendono è per principio impossibile, potranno continuare a credere, e soprattutto a far credere, nelle loro bubbole e dire che la teoria dell’evoluzione è “meno reale dei sette nani”.
    Anche in questa biologia corrotta dall’ideologia il medesimo espediente è di precetto – l’assenza della prova equivale alla prova dell’assenza.
    Tutta la serie di critiche che Lewontin mosse ad Arthur Jensen negli anni ’70, per fare un solo esempio, altro non è che una lunga sequela di obbiezioni basate sul “non ci sono le prove definitive!”. E il povero Jensen, dall’alto della sua dottrina e della sua leggendaria pazienza, invano a spiegargli che la via alla verità è sempre difficile, incerta, costretta a tanti compromessi, ma che pure dev’essere sempre fiduciosa e ardita. Che le ipotesi sono sempre legittime quando la scienza da cui partono è corretta, salvo poi discuterne pubblicamente e sostituirle a tempo con nuove e più valide.
    In realtà tutta la storia naturale è per principio costretta a servirsi di ipotesi più o meno verisimili, anche di “story telling”. Tutta la recente evolutionary psychology, per esempio, non è altro che una serie di “Just So Stories” – spesso realmente poco convincenti.
    Siccome però gli autori di questa corrente – discepoli della buona volpe Wilson – sono sempre stati accorti ad evitare ogni accenno alla razza, anche a costo di palesi contraddizioni, le loro ipotesi sono state discusse più o meno serenamente. Senza che li fulminassero i documenti di condanna di 140 e rotti genetisti da tutto il mondo, né insulti e improperi di carattere personale in quanto “spostati” che raccontano “ca**ate”.
    Fra l’altro questo sciocco arrogante si permette pure di esternare in quanto genetista una certa qualche “annoyance” per il fatto che qualcuno faccia un cattivo uso degli strumenti “of my trade”, e metta in dubbio “our authority”.
    …E no, fermi tutti.
    Il discorso sarebbe pure stato accettabile se la divulgazione della genetica degli ultimi decenni avesse mantenuto un profilo di minima correttezza deontologica e di onestà intellettuale.
    Ma adesso è tardi, amici cari… Il baro è stato trovato con il mazzo farlocco nelle maniche, già troppe volte oramai. Adesso la sua credibilità è meno di zero. Adesso anche coloro che non sono specialisti devono necessariamente sobbarcarsi la fatica di andare a vedere le carte con i propri occhi.
    Al meglio delle loro possibilità, facendo errori e prendendo sviste – certamente – ma senza altre alternative.
    Quando il tuo parroco organizza orge in sacrestia, la comunione te la devi dare da solo, c’è poco da fare. Altrimenti finisci all’inferno con lui.

  18. @ Gaddo Varzi
    Oh my god, l’avevo presa un po’ sul serioso nell’ultimo intervento, ma poi m’avete fatto tornare il buonumore. Siete una compagnia impagabile…
    Ho infatti letto un po’ dei link che avete messo e, come sempre in questi casi, c’è da scompisciare.

    Tradotto: non ho idea di come risponderle sul merito quindi continuo a buttarla in caciara.
    Non posso purtroppo citar tutto, mi limiterò al link relativo alla stroncatura che il biologo Michael Eisen avrebbe dato al libro di Wade …”ha scritto quanto serviva” ci fa sapere il burbanzoso Hornbeck.
    Tradotto: gli altri manco gli ho capiti, provo a criticarne uno sperando che i lettori occasionali non si rendano conto che sto solo sollevando un mucchio di polverone.
    Capperi, dev’esser così! Questo Eisen insegna addirittura a Berkeley! E scrive sul suo blog che porta l’intestazione tanto modesta quanto arguta “It is NOT junk. A blog about genomes, DNA, evolution, open science, baseball and other important things”!
    Tradotto: ah, quanto mi rode che Eisen abbia una cattedra che io mai potrei neppure sognare; vediamo se riesco a buttargli addosso un po’ di fango a presa rapida che tanto, quello, manco mi notera’ e non replichera’ mai…
    A cosa si riduce infatti tutta la critica di Eisen? Al fatto che Wade, sulla base di una biologia CORRETTA, faccia poi però delle ulteriori ipotesi di carattere storico che non sono definitivamente provate.
    Balle.
    Come al solito.
    Gira e rigira, lei distorce sempre le parole altrui.
    Balle per cercare di far credere al lettore occasionale e distratto che Eisen critica le ulteriori ipotesi di Wade “non sono definitivamente provate” e, quindi, sono comunque estremamente credibili.
    Come le scrivevo ieri, Eisen scrive che “He [, Wade,] seems to think that the science described in the first part of his book lends support to his theories. But in fact, it is categorically opposed to it”.
    Eisen non scrive che le teorie di Wade sono basate sulla biologia corretta che presenta nella prima parte del libro e che hanno il solo difetto di non essere “definitivamente provate”.
    Eisen scrive che le teorie di Wade sono proprio *smentite* da quella stessa scienza che Wade, nella prima parte del libro, presenta e che cerca di far credere sia a supporto delle sue teorie.
    Altro che “non sono definitivamente provate”!
    E il poveretto sprovveduto di Eisen, come tanti colleghi suoi pari, non si rende conto che questo è precisamente l’argomento di cui si servono anche i creazionisti per sostenere le loro panzane contro l’evoluzione.
    Paragone che ha senso solo partendo dalla distorsione delle parole di Eisen che lei opera.
    Considerando le sue vere affermazioni, il paragone risulta decisamente sballato.
    Insomma: straw-man argument forever!
    Tutta la serie di critiche che Lewontin mosse ad Arthur Jensen negli anni ’70, […]
    E ridanghete con la nuova versione della Montagna di Merda!
    Il discorso sarebbe pure stato accettabile se la divulgazione della genetica degli ultimi decenni avesse mantenuto un profilo di minima correttezza deontologica e di onestà intellettuale.
    Il fatto che *lei* si appelli all'”onesta’ intellettuale” e’ francamente ridicolo.
    Lei ci ha raccontato che Wade “parla poco niente di QI razziale, ma dove si accenna al problema si manifestano forti dubbi che esso possa avere una reale importanza”.
    C’e’ l’ha l’onesta’ intellettuale di ammettere di averci raccontato una balla? Non mi sembra.
    E non speri che io mi sia dimenticato degli arretrati dall’altro post:
    – dove avrei scritto che biologi e astronomi “non sono in grado” di definire rigorosamente “razze umane” e “pianeti” ?
    – dove avrei affermato di essere “superesperto” di qualcosa ?
    – dove avrei affermato di essere stato “offeso” da lei ?
    – ammette la disonesta’ intellettuale di aver falsamente attribuito a Leo Strauss l’aforisma secondo cui la reductio ad Hitlerum e’ “l’ultima risorsa dei miserabili” e di aver cercato di svicolare quando le ho chiesto conto di quella attribuzione?
    Il baro è stato trovato con il mazzo farlocco nelle maniche, già troppe volte oramai. Adesso la sua credibilità è meno di zero.
    Appunto.
    Ma il suo sprezzo del ridicolo e’ superiore a qualunque prova, a qualunque dimostrazione, a qualunque ragionevolezza.
    Lei trovera’ sempre nuovi mazzi da truccare.

    1. Adesso anche coloro che non sono specialisti devono necessariamente sobbarcarsi la fatica di andare a vedere le carte con i propri occhi.
      Roflmao
      Razzisti, negazionisti, creazionisti, terrapiattisti, sciachimisti, rapiti dagli alieni ecc. uniti da uno “sprezzo del ridicolo” che fa quasi tenerezza.

  19. Non so… io parlo – a torto o a ragione – di nomi importanti e di libri a stampa. L’amico Hornbeck praticamente solo di me… Mi fa troppo onore, ma purtroppo credo dipenda più che altro dall’allergia che ha per i primi ed all’abitudine al cazzeggio da social.
    Rispondo comunque sul primo punto, per ora. Il paziente lettore imparziale (…mi sa più teorico del gatto di Schrödinger) giudicherà.
    Scrive Hornbeck: “Varzi ci ha raccontato che Wade “parla poco niente di QI razziale, ma dove si accenna al problema si manifestano forti dubbi che esso possa avere una reale importanza”.
    C’e’ (sic) l’ha l’onesta’ intellettuale di ammettere di averci raccontato una balla? Non mi sembra.”
    Bene. Tutto è nato dall’articolo di Gavin Evans su The Guardian (segnalo alla sign.ra Coyaud che il link mi sembra essere saltato).
    Evans scrive: “Nel 2014 Nicholas Wade ha scritto quello che può essere considerato come il libro più tossico sulla scienza della razza apparso negli ultimi 20 anni. In “A Troublesome Inheritance”, egli ripete i tre ritornelli del race-science: che la nozione di “razza” corrisponde a profonde differenze biologiche fra gruppi umani. Che i cervelli umani si sono evoluti in modo diverso da razza a razza. E che questo è dimostrato dalle differenti medie razziali nei punteggi del Quoziente di Intelligenza.”
    Poche righe prima Evans aveva parlato dei tanti razzisti che “sostengono che i neri (black people) realizzano meno dei bianchi perché tendono ad essere meno intelligenti per natura.”
    Subito dopo, invece, chiama in ballo Charles Murray, il quale effettivamente sostenne nel famoso The Bell Curve, che i neri sono in media meno intelligenti dei bianchi e ancor meno degli asiatici.
    Ancora più sotto ricorda Arthur Jensen ed il suo famoso articolo del 1969 in cui pure avanzava l’ipotesi che i neri siano in media meno intelligenti dei bianchi e asiatici.
    Ancora oltre si cita Richard Lynn, anch’esso sostenitore di una differenza di QI fra neri, bianchi e asiatici.
    Tutti questi ultimi autori, in effetti, mettono le differenze di QI fra bianchi, neri ed asiatici, direttamente ed esplicitamente in rapporto con le loro diverse vicende storiche, sociali, economiche, etc.. Tipiche per esempio in questo senso le opere di Lynn.
    Come ho già detto in precedenza, il libro del 2014 di Wade, invece, NON SOSTIENE MAI l’importanza di una differenza di intelligenza media fra razze, cioè fra neri e bianchi o asiatici.
    Cioè NON fa proprie le tesi di Jensen, Murray, Lynn e altri “race scientists” di quella corrente.
    Del QI parla pochissimo e quando pure lo fa, si dimostra CONTRO una tale ipotesi.
    Ho già citato altrove alcuni chiarissimi passi. Ne riporto un altro ancora più esplicito.
    Scrive Wade: “Gli accademici, che sono ossessionati dall’intelligenza, temono la scoperta di un gene che possa provare che una delle grandi razze sia più intelligente di un’altra. Ma è improbabile che questo possa avvenire in un qualunque futuro prossimo. Sebbene l’intelligenza abbia una base genetica, non è stata ancora trovata alcuna variante genetica che aumenta l’intelligenza. (…)
    Anche se fossero identificate tutte le varianti che determinano l’intelligenza, nessuno proverebbe a misurare l’intelligenza sulla base delle informazioni genetiche: sarebbe molto più facile applicare semplicemente un test di intelligenza. Ma esistono già dei test di intelligenza, per quel che possono valere (for what they may be worth).
    Anche se fosse dimostrato che una razza è geneticamente più intelligente di un’altra, quali conseguenze ne seguirebbero? In realtà, non molto importanti. Gli asiatici orientali realizzano un punteggio di circa 105 nei test di intelligenza, una media superiore a quella degli europei, il cui punteggio è 100.
    Un punteggio QI più alto non rende gli asiatici orientali moralmente superiori ad altre razze. Le società dell’Asia orientale hanno molte virtù, ma non sono necessariamente più efficaci delle società europee nel soddisfare le esigenze dei loro membri.
    L’idea che qualsivoglia razza ha il diritto di dominare gli altri o è superiore in qualsivoglia senso assoluto può essere fermamente respinta per una questione di principio e, in quanto questione di principio, è sottratta alla scienza.” (pp.7-8)
    Altrove, riguardo specificamente allo storico dibattito fra neri e bianchi negli Stati Uniti, Wade afferma semplicemente che “se si tien conto dello status sociale, a cui il QI è correlato, il punteggio degli afroamericani sale di 5 punti, a 90. Un divario (rispetto ai bianchi) che non è tanto maggiore di quello che divide gli americani di origine europea e di origine asiatica, dal quale nessuno si scandalizza.” (p. 190)
    …Ecco, praticamente non c’è altro.
    E questo sarebbe il “razzista demente” (unhinged racist) che dice solo “ca**ate razziste” (racist claptrap) ovvero “vecchie str**zate razziste” (rewarmed racist rants ) di cui parla anche quel galantuomo di Eisen.
    Questo è il libro che enfatizzerebbe le differenze razziali basate sul QI, secondo le menzogne di Evans.
    D’altra parte, che dire, è anche il tipico metodo barbujanico: individuato un “fascista” da additare alla teppa di sinistra, gli si attribuisce a casaccio tutto ciò che viene sotto mano, senza il minimo pudore a rovesciarne completamente le idee.
    Che vergogna.
    Invito in ogni caso l’amico Hornbeck a leggere finalmente il libro e a citarne qualsiasi passo che smentisca quanto scrivo.
    Io ho fatto citazioni precise con tanto di pagina. FACCIA LO STESSO, se ne è capace.
    Wade in realtà pone certamente fra le grandi “races” una differenza anche psicologica. Ma per lui, che si richiama al filone sociobiologico, ad essere importanti sono piuttosto predisposizioni geneticamente innate alla socialità e alla cooperazione o al tribalismo e all’aggressività, etc. etc.
    Ma – ripeto – non l’intelligenza né il QI.
    Effettivamente nel testo di Wade c’è anche un capitolo in cui si parla della particolare intelligenza degli ebrei askenaziti.
    Vorrei però informare Hornbeck – molto semplicemente – che gli ebrei non sono una razza. Lo dicevano soltanto i nazisti, ma non ci credevano nemmeno loro. Era solo una scusa per eliminarli.
    …O non è d’accordo con me?
    Wade infatti non usa mai il termine “race” a proposito degli ebrei, e questo indica chiaramente che l’articolo di Evans distorce e falsifica materialmente la fonte.
    D’altra parte che bisognerebbe pensare secondo Hornbeck? Che siccome Wade non utilizza il QI per distinguere nessuna altra razza, allora divide l’umanità in due sole grandi razze – ebrei askenaziti da un lato contro Resto del mondo? Non sia ulteriormente ridicolo.
    Ciò detto, se Hornbeck vuole la paga anche sugli altri punti, non ha che da chiederlo. Un poco per volta, con tanta pazienza, lo faccio contento.
    Desidera per esempio schiarimenti sul dibattito fra Lewontin e Jensen negli anni ’70?
    Prontissimo, intanto si legga anche solo il botta e risposta del 1970, “Race and Intelligence” (http://arthurjensen.net/wp-content/uploads/2014/06/Lewontin-Jensen-Bulletin-of-the-Atomic-Scientists.pdf)
    Sarà interessante discuterne, quando ne avrà preso una qualche minima contezza.
    Infine, quanto a rodermi per una cattedra a Berkeley, l’amico Hornbeck per una volta nella vita ha preso giusto… Io ammiro ed invidio moltissimo le persone intelligenti che possono vivere negli ambienti intellettualmente più stimolanti.
    Ammiro un po’ meno, però, anzi francamente disprezzo di cuore, coloro che accompagnano l’intelligenza e la competenza con la malafede e la disonestà intellettuale. Sono i peggiori dal punto di vista morale, perché non hanno nemmeno la scusante della stupidità o dell’ignoranza. E purtroppo anche il mondo scientifico ne è pieno, in tutti i campi e di tutti gli orientamenti.
    E’ solo su questo tema così importante – e non già sui problemi personali di tizio o di caio, che non interessano nemmeno al gatto di casa – che continuo ad invitare il lettore imparziale a meditare.
    Lo faccia per sé stesso e soprattutto lo faccia come cittadino. Il fascismo nero e il fascismo rosso sono pericolosi ognuno a modo suo. Ma molto entrambi.

  20. @ Gaddo Varzi
    Non so… io parlo – a torto o a ragione – di nomi importanti e di libri a stampa. L’amico Hornbeck praticamente solo di me…
    Altra balla, come puo’ osservare chiunque legge (quindi non lei) i miei interventi.
    E, per favore, non mi insulti chiamandomi “amico”.
    Scrive Hornbeck: “Varzi ci ha raccontato che Wade “parla poco niente di QI razziale, ma dove si accenna al problema si manifestano forti dubbi che esso possa avere una reale importanza”.
    C’e’ (sic) l’ha l’onesta’ intellettuale di ammettere di averci raccontato una balla? Non mi sembra.” […]
    Effettivamente nel testo di Wade c’è anche un capitolo in cui si parla della particolare intelligenza degli ebrei askenaziti.
    Vorrei però informare Hornbeck – molto semplicemente – che gli ebrei non sono una razza. Lo dicevano soltanto i nazisti, ma non ci credevano nemmeno loro. Era solo una scusa per eliminarli.

    Ci prende per tonti?
    Lei sorvola su un *intero* *capitolo* dedicato agli ebrei ashkenaziti (e non solo) basandosi sulla scusa “gli ebrei non sono una razza”?
    E, quindi, secondo lei vorrebbe dire non parlare di QI razziale?
    Secondo lei perche’ dedica un capitolo agli ebrei?
    L’obiettivo e’ arrivare a concludere — e quindi convincere i lettori — che una popolazione ha sviluppato un’intelligenza superiore (“Average northern European IQ is 100, by definition, and 4 people per 1,000 in such a population would be expected to have IQ s above 140 points. But among Ashkenazim, if the average IQ is taken as 110, then 23 Ashkenazim per 1 ,0 0 0 should exceed 140”) in soli 1’000 anni grazie a una mutazione e alla selezione naturale operata dal nascente capitalismo europeo (“They [the Utha team] agree that the Ashkenazi mutations arose within the past 1,000 years but argue that the mutations were indeed all favored by natural selection at the same time because they all promote intelligence”).
    La scelta di affermare una tesi che e’ indubbiamente razzista esaltando l’intelligenza di una parte degli ebrei e’ proprio un mezzo per cercare di mettersi al riparo dall’accusa: chi mai potrebbe accusare di razzismo chi sostiene che gli ebrei (i perseguitati dal razzismo per antonomasia) hanno un’intelligenza superiore?
    Ricorda cosa scriveva Wade, citando Pritchard e altri, delle migrazioni dall’Africa: “A plausible explanation is that humans experienced many novel selective pressures as they spread out of Africa into new habitats and cooler climates […] Hence there may simply have been more sustained selective pressures on non-Africans for novel phenotypes”.
    Ricorda che Wade aveva accuratamente evitato di trascrivere la seguente frase di quell’articolo?
    it is also worth noting that this explanation does not imply an absence of positive selection in the Yoruba. Indeed, two studies of partial sweeps have actually reported more signals in YRI. African populations have presumably also experienced a variety of new selection pressures during the same time-period, due to the appearance of new pathogens, changes in diet, etc. While these pressures may have been less numerous or sustained than in non-Africans, there may also be reasons why we might have lower power to detect them.
    Pensa che siamo tutti tanto ingenui a non capire che Wade vuol far arrivare il lettore alla conclusione che, se gli ebrei ashkenaziti hanno notevolmente incrementato la propria intelligenza in soli 1’000 anni e a causa della selezione operata dalla societa’ proto-capitalista, allora le razze discendenti da coloro che sono usciti dall’Africa hanno (in molto piu’ tempo) acquisito un’intelligenza superiore ai discendenti di coloro che sono rimasti in Africa?
    Pensa che Wade non volesse stimolare i lettori razzisti ad arrivare a ipotizzare che “a riuscire nell’impresa di muoversi verso nord e portarsi fuori dall’Africa siano stati in genere piccoli gruppi di individui particolarmente abili e intraprendenti. A quel punto, da una popolazione madre caratterizzata da un certa capacità cognitiva media, se ne sarebbe “evoluta” un’altra con una capacità cognitiva media “significativamente” superiore. Il tutto in un battito di ciglia dal punto di vista storico, altro che centomila anni.” ?
    Ma non dimentichiamo gli arretrati:
    – dove avrei scritto che biologi e astronomi “non sono in grado” di definire rigorosamente “razze umane” e “pianeti” ?
    – dove avrei affermato di essere “superesperto” di qualcosa ?
    – dove avrei affermato di essere stato “offeso” da lei ?
    – ammette la disonesta’ intellettuale di aver falsamente attribuito a Leo Strauss l’aforisma secondo cui la reductio ad Hitlerum e’ “l’ultima risorsa dei miserabili” e di aver cercato di svicolare quando le ho chiesto conto di quella attribuzione?

  21. Hornbeck, fratello caro, fare ogni volta le cinque della mattina non ti fa bene, te l’ho già detto in passato.
    Ti avevo chiesto una citazione precisa del libro di Wade che facesse propria la ben nota tesi secondo cui l’evoluzione umana successiva all’Out of Africa ha portato ad una differenziazione significativa delle capacità cognitive delle grandi razze continentali. Quella che sarebbe stata alla base delle successive diverse vicende storiche e culturali di bianchi, asiatici e neri e che alcuni oggi affermano di misurare con il QI.
    E’ la tesi che si può trovare, esplicitamente o implicitamente, negli scritti di Jensen, Murray, Lynn. Cioè gli autori citati dal giornalista Gavin Evans, e da questi attribuita nei termini più chiari ed espliciti – ma in modo del tutto mendace – anche al libro di Wade.
    NON SEI STATO IN GRADO di trovare questa citazione.
    E tuttavia hai la faccia di tolla, di venir fuori non già con una citazione di Wade, né di altro autore che Wade avrebbe riportato nel proprio libro. Ma addirittura con una citazione di altro autore che Wade NON HA RIPORTATO nel proprio libro.
    …Questa volta hai superato te stesso in fatto di ridicola stravaganza, e non era per niente facile.
    Ma d’altra parte, che dire… E’ appunto questo il fascismo rosso di cui parlavo. E’ cambiato il colore delle camicie ma il motto resta sempre lo stesso …Me ne frego.
    Me ne frego se un autore abbia detto o non detto una cosa, o in quale contesto l’abbia detto, o con quali intenzioni o precisazioni… L’abbiamo messo nella tabellina dei “razzisti”? E allora di che altro c’è bisogno? Mica “penserà che siamo tutti tanto ingenui a non capire che…” come si esprime Hornbeck. Lo sappiamo noi qual è il suo vero pensiero, che lo esprima o non lo esprima.
    E’ l’eterno metodo-Barbujani… Trovo l’affermazione razzista che mi serve nell’autore che ho preso di mira? Benissimo. Non la trovo? E allora me la invento, che problema c’è?
    In fondo l’importante non è discutere e informare con onestà, ma semplicemente di additare il fascistaccio ai teppisti che mi seguono. L’importante è manganellare. Il resto è solo un contorno di chiacchiere a pretesto.
    E’ appunto – ridotto tutto a suoi termini lillipuziani – quanto ha fatto questo Hornbeck dandomi esplicitamente del fautore di leggi di discriminazione razziale e giocando immediatamente la carta di Auschwitz e del nazismo. Con la stessa protervia, la stessa aggressività, la stessa mancanza di rispetto (per le vittime innanzitutto) che è tipica del fascismo come categoria universale.
    E poi lo sfacciato si lamenta pure che l’avrei chiamato “teppistello”, “tipo antropologico” o “caso umano”…
    Amico caro, avendomi accostato al nazismo, stai certo che sei sempre in credito di tutti gli insulti del vocabolario italiano, da “allocco” giù giù sino a “zecca rossa”, e ancora ti dovrò parecchio.
    Ma – dice costui – io avrei avuto “la disonesta’ intellettuale di aver falsamente attribuito a Leo Strauss l’aforisma secondo cui la reductio ad Hitlerum e’ “l’ultima risorsa dei miserabili”.”
    Ho già fatto notare che quando si riportano le parole di un autore senza virgolette non si sta facendo una citazione ma se ne sta riportando il pensiero con parole proprie. L’importante, evidentemente, è che questo non sia una scusa per attribuire all’autore il contrario di quanto intendeva.
    E allora, Hornbeck, non ti va bene il termine “miserabili”? Ok, allora facci sapere tu quale termine è più adeguato secondo le reali intenzioni di Strauss.
    Che la reductio ad Hitlerum è l’ultima risorsa degli intelligenti? …Delle persone corrette? …Degli intellettualmente onesti?
    E non credo proprio… Comunque a gente come te si riferiva Strauss. E dunque, come vedi, siamo sempre lì…

  22. @ Gaddo Varzi
    ti […] te […] Ti […] SEI […] hai […] hai […] stai […] ti […] ti […] facci sapere tu […] vedi
    Ribadisco: lei disprezza me; io disprezzo lei. Non c’e’ proprio motivo di darsi del tu.
    Insisto perche’ continuiamo a insultarci dandoci del lei.
    NON SEI STATO IN GRADO di trovare questa citazione
    Nervosetto, eh?
    Io le ho *dimostrato* con *citazioni* dal suo libro che Wade sostiene che l’intelligenza degli ebrei ashkenaziti e’ causata da *una* *singola* mutazione e che in mille anni tale popolazione e’ diventata piu’ intelligente a causa di questa e della selezione operata nell’Europa dell’ultimo millennio.
    Questo era a smentire, e lo smentisce, quello che lei affermava “[Wade] parla poco niente di QI razziale, ma dove si accenna al problema si manifestano forti dubbi che esso possa avere una reale importanza”.
    Col cavolo che ne parla poco.
    I dubbi del fatto che possa avere una reale importanza ci sono ma sono in contraddizione con l’intero capito relativo all’intelligenza degli ebrei.
    E il fatto che lei sostenga che gli ebrei non sono una “razza” e’ una distinzione semplicemente patetica, vista anche la latitante definizione di “razza” nel libro di Wade e l’arbitrarieta’ e la straordinaria instabilita’ (nel corso del suo stesso libro) delle concrete suddivisioni razziali proposte da Wade.
    E tuttavia hai la faccia di tolla, di venir fuori non già con una citazione di Wade, né di altro autore che Wade avrebbe riportato nel proprio libro. Ma addirittura con una citazione di altro autore che Wade NON HA RIPORTATO nel proprio libro.
    Un “*altro* *autore*” ?
    Ma lei e’ incapace di capire quello che gli altri scrivono o fa solo finta?
    Comunque…
    Primo: non “autore” ma “autori”. Stiamo parlando di un articolo scritto da dieci autori.
    Secondo: la citazione assente contestata a Wade e’ degli stessi autori e *dello* *stesso* *articolo* del brano riportato da Wade che io le ho citato. Ed ero stato chiaro a riguardo: ” “Wade aveva accuratamente evitato di trascrivere la seguente frase *di* *quell*’*articolo*”.
    Terzo: la contestazione non e’ mia (che di queste cose non ci capisco un accidente e conto zero, esattamente come lei) ma del primo autore dell’articolo citato selettivamente da Wade; uno dei famosi 139 che lei tanto disprezza: Graham Coop
    For instance, in making the argument that populations outside of Africa experienced more evolutionary adaptations known as ‘selective sweeps’ than Africans did, Wade quotes a 2002 paper by Coop, in which his team wrote: “A plausible explanation is that humans experienced many novel selective pressures as they spread out of Africa into new habitats and cooler climates … Hence there may have been more sustained selective pressure on non-Africans for novel phenotypes.”
    But Coop notes that Wade omitted key caveats, including the statement that African populations may have actually experienced more selective sweeps than non-Africans, but which the researchers missed for technical reasons. “While Wade is obviously welcome to choose his quotes and observations, he consistently seems to ignore the caveats and cautions people lay out in their papers when they do not suit his ends,” Coop says.
    Mi rendo conto che, data la sua ostilita’ verso la sinistra, lei cerchi di rimuovere dalla sua mente anche il fatto che possa esistere un autore che si chiama Coop; figuriamoci considerarlo autorevole. Nondimeno si tratta del primo autore di un articolo, citato da Wade, che critica come Wade ha ignorato i “caveats” dell’articolo stesso.
    In conclusione: e’ sempre un onore essere insultato da lei; ma se e’ per qualcosa che ho semplicemente copiato da Graham Coop… be’… come si suol dire… non sum dignus.
    In fondo l’importante non è discutere e informare con onestà, ma semplicemente di additare il fascistaccio ai teppisti che mi seguono. L’importante è manganellare. Il resto è solo un contorno di chiacchiere a pretesto.
    E ridanghete con l’attribuire agli altri i propri difetti…
    E’ appunto – ridotto tutto a suoi termini lillipuziani – quanto ha fatto questo Hornbeck dandomi esplicitamente del fautore di leggi di discriminazione razziale
    E lo continuo a sostenere, visto l’acrimoniosa insistenza nell’uso di una parola e visto anche il suo negazionismo a riguardo alle passate legislazioni discriminatorie.
    Cos’e’ che scriveva a riguardo? “Ma proprio per questo i paesi che invece hanno, o avevano, la fortuna di non conoscere queste divisioni – in primo luogo il mio”.
    giocando immediatamente la carta di Auschwitz e del nazismo.
    Immediatamente?
    E, comunque, la carta l’ho giocata ma non contro di lei.
    Con la stessa protervia, la stessa aggressività, la stessa mancanza di rispetto (per le vittime innanzitutto) che è tipica del fascismo come categoria universale.
    ‘nnamo bene.
    Lei difende il razzismo come concetto scientifico, nega il passato razzismo istituzionale, e quello che manca di rispetto alle vittime dell’olocausto sarei io.
    E poi lo sfacciato si lamenta pure che l’avrei chiamato “teppistello”, “tipo antropologico” o “caso umano”…
    E ridanghete!
    Proprio lei e’ incapace di capire.
    Mi puo’ spiegare dove mi sarei *lamentato* dei suoi insulti?
    Io me ne vanto e mi diverto un mondo a elencarli e a rinfacciarglieli.
    Amico caro, avendomi accostato al nazismo
    Altra balla.
    Io non l’ho mai accostata al nazismo.
    Come le ho gia’ spiegato, e’ lei che ha scelto di accostarsi al nazismo.
    Vero che io le ho fornito la pistola carica; ma quello che ci si e’ sparato sui piedi e’ lei.
    stai certo che sei sempre in credito di tutti gli insulti del vocabolario italiano, da “allocco” giù giù sino a “zecca rossa”, e ancora ti dovrò parecchio.
    E si’… proprio nervosetto!
    Ma – dice costui – io avrei avuto “la disonesta’ intellettuale di aver falsamente attribuito a Leo Strauss l’aforisma secondo cui la reductio ad Hitlerum e’ “l’ultima risorsa dei miserabili”.”
    Esattamente.
    Ho già fatto notare che quando si riportano le parole di un autore senza virgolette non si sta facendo una citazione ma se ne sta riportando il pensiero con parole proprie.
    Come le ho gia’ spiegato, le virgolette le ho usato per citare letteralmente le sue (di Varzi, non di Strauss) parole.
    Se pero’ lei mi scrive
    In questi casi ricordo sempre quanto diceva il grande intellettuale ebreo Leo Strauss, e cioè che la “reductio ad Hitlerum” dell’interlocutore è l’ultima risorsa dei miserabili.
    o Strauss ha scritto qualcosa che, pur con parole diverse, ha il *medesimo* *significato*, o lei sta citando male.
    Se, chiedendole conto di quanto ha scritto, lei ammette *immediatamente* di aver ricordato male o di aver distorto le parole di Strauss, dimostra dignita’ e onesta’ intellettuale.
    Se invece lei
    cerca di svicolare, dimostra di non disporre ne’ dell’una ne’ dell’altra.
    L’importante, evidentemente, è che questo non sia una scusa per attribuire all’autore il contrario di quanto intendeva.
    Quest’affermazione e’ semplicemente spettacolare.
    L’importante sarebbe non attribuire *il* *contrario* di quanto intendeva ?!?
    Ma lei capisce le implicazioni logiche di quello che scrive?
    Seguendo il suo modo di ragionare potremmo attribuire a Strauss (o qualunque altro autore) qualunque affermazione!
    E no!
    Se lei scrive che Strauss sosteneva “che la “reductio ad Hitlerum” dell’interlocutore è l’ultima risorsa dei miserabili”, o mi trova una frase di Strauss che affermava *esattamente* questo (pur con parole diverse) o lei sta banalmente affermando il falso.
    E non c’e’ verso che lei abbia abbastanza onesta’ intellettuale da ammettere di aver affermato il falso.
    E allora, Hornbeck, non ti va bene il termine “miserabili”? Ok, allora facci sapere tu quale termine è più adeguato secondo le reali intenzioni di Strauss. […] a gente come te si riferiva Strauss
    E’ incredibile come lei non sia mai sazio di replicare le medesime figuracce.
    Eppure dovrebbe ricordare che ho trovato la frase in questione.
    Le parole di Strauss, scritte in “Natural Right and History”, che hanno dato origine all’espressione “reductio ad Hitlerum” sono le seguenti
    Unfortunately, it does not go without saying that in our examination we must avoid the fallacy that in the last decades has frequently been uses as a substitute for the reductio ad absurdum: the reductio ad Hitlerum. A view is not refuted by the fact that it happens to have been shared by Hitler.
    Come puo’ vedere, Strauss parla di una “fallacy”, di un errato modo di ragionare.
    Non c’e’ nessun giudizio sulle persone che vi ricorrono.
    Anzi: non si parla proprio delle persone che vi ricorrono. Niente “gente”.
    La domanda che doveva porsi era: “e’ vero che Strauss ha definito ‘miserabili’ coloro che ricorrono alla ‘reductio ad Hitlerum'”.
    La risposta corretta e’, evidentemente, “no”.
    Il fatto che lei senta il bisogno di dare dei “miserabili” a coloro che ricordano che il nazismo ha sterminato milioni di ebrei mi sembra estremamente significativo.
    Mi dia pure del “miserabile”, se vuole.
    Ma sarebbe stato simpatico scoprire che in lei c’e’ abbastanza onesta’ intellettuale da riconoscere, *subito*, che Leo Strauss non c’entra proprio nulla.
    Non e’ andata cosi’.
    Anche per questo ci tengo che lei non mi dia del “tu”.

    1. E.K.Hornbeck,
      Ma sarebbe stato simpatico scoprire che in lei c’e’ abbastanza onesta’ intellettuale da riconoscere, *subito*, che Leo Strauss non c’entra proprio nulla.
      non cerchi di saltare la fila, per favore. Gaddo Varzi deve ancora trovare abbastanza onestà intellettuale da riconoscere le falsità del primo commento:
      Mi permetta allora di prendermi – per una volta e se lei permette – di un po’ di spazio per condividere una delle esperienze più intense che ho avuto recentemente con la ciarlataneria pseudo-scientifica.
      Si tratta di un articoletto uscito qualche giorno fa su Repubblica Scienze – attribuito addirittura all’Associazione Genetica Italiana!
      L’articoletto è anonimo
      l’ignoto cialtrone

      per citare solo i primi insulti rivolti ad Antonio Torroni e altri sei genetisti.

  23. Sig.ra Coyaud, parla delle falsità denunciate dal mio primo commento? …E come dimenticarle, per carità! Le ho già elencate altre volte, ma se vuole le ripeto, tanto più che adesso sappiamo chi ne sono gli autori. E peggio mi sento…
    Rimandare al lungo curriculum del prof. Torroni significa infatti soltanto certificare la sua malafede, visto che esso esclude certamente l’incompetenza.
    – Non è infatti vero, come dice il documento dell’AGI, che “a livello di DNA, le differenze fra razze canine sono centinaia di volte più grandi di quelle fra persone di continenti diversi.”
    Fra razze canine c’è una distanza genetica media di circa lo 0.31-0.33.
    (Parker, H.G. & AA., Genetic Structure of the Purebred Domestic Dog. 2004. p. 1161;
    vonHoldt, B.M., & AA., A rich history underlying dog domestication. 2010, p. 901).
    Fra le popolazioni umane c’è una distanza genetica media di 0.15, e se si considerano solo le grandi razze continentali, circa di 0.11.
    (Barbujani et AA., An apportionment of human DNA diversity. p. 4517).
    Come ognuno vede, il primo valore è DOPPIO o TRIPLO rispetto al secondo, altro che “centinaia di volte”.
    Volete un esempio reale di valore realmente “centinaia di volte maggiore”?
    In base alle misure di Cavalli-Sforza & AA., (The History and Geography of Human Genes. tab 2.3.,1a) fra inglesi e danesi, per esempio, c’è una distanza genetica di 0.0021. Fra italiani ed inglesi di 0.0051.
    Fra Aborigeni australiani e Pigmei africani c’è invece una distanza genetica di 0.42. Tra Thai e Bantù di 0.33.
    Questo vuol dire che la distanza genetica fra aborigeni australiani e pigmei è esattamente 200 volte quella che c’è fra inglesi e danesi.
    – Proprio per quanto detto è altresì falso affermare – come fa il prof. Torroni – che “individui di popolazioni anche lontane sono a volte molto più simili dei nostri vicini di casa.”
    Ricordare a questo proposito il dato delle trasfusioni è ridicolo.
    Il signor Rossi di gruppo sanguigno 0, per esempio, può in effetti ricevere una trasfusione da un individuo cinese del medesimo gruppo, mentre subirebbe serie conseguenze se ricevesse una trasfusione dal suo stesso padre di gruppo A.
    Ma – come ognuno può facilmente capire – è leggermente esagerato concluderne che allora il signor Rossi è “geneticamente più simile” ad un cinese che a suo padre…
    Che un italiano sia “geneticamente più simile” ad un cinese che al vicino di casa è in via di fatto impossibile.
    (cfr. Edwards, Human genetic diversity. Lewontin’s fallacy. p. 801; Harpending, Cochran, The 10,000 Year Explosion. p. 206;)
    Infine l’aver messo insieme pianeti ed elementi atomici, distinguendoli dalle razze umane, è dal punto di vista epistemologico di una tale invereconda indecenza, che veramente si spera che Torroni abbia scritto una simile cosa mentre era al telefono, altrimenti…
    Gli elementi atomici appartengono alla dimensione microscopica, in cui è possibile una classificazione esatta. Pianeti e razze appartengono invece al mondo macroscopico, in cui questo è per principio impossibile.
    Tanto è vero che su come classificare correttamente i pianeti – contrariamente a quanto si afferma – il dibattito resta sempre aperto – esattamente come avviene per la classificazione delle varie popolazioni umane.
    Degli elementi atomici esiste invece una ben precisa e rigorosa tavola periodica che nessuno si sogna di mettere in discussione.
    Tre solenni fesserie in una breve paginetta. Un bel record.
    Per non parlare della disinvoltura con cui si sceglie la letteratura a supporto… C’è lo spazio per una citazione piuttosto vaga di Ernst Mayr, ma si ignora quanto scrisse ancora nel 2002 con la massima chiarezza: coloro che affermano che le razze umane non esistono “are obviously ignorant of modern biology.” (The biology of race and the concept of equality. p. 89)
    Si cita anche un articolo del 1969 di Livingstone come fosse verità ricevuta da tutti, e non si ricorda per correttezza che già nella medesima circostanza venne pubblicata subito dopo l’opinione contraria di un biologo ben più autorevole di lui, Theodosius Dobzhansky.
    (cfr. Livingstone & Dobzhansky, On the Non-Existence of Human Races)
    Questo senza ricordare quanto già detto più volte sulla slealtà con cui si distorcono le idee degli autori che si intendono calunniare. E’ materialmente falso quanto ha scritto Barbujani su Entine. E’ falso quanto scritto da Evans su Wade, etc. etc.
    Insomma, ancora una volta invito il lettore imparziale a stare ben in guardia. Non si fidi certo di quello che dice un perfetto sconosciuto, per carità di dio… Ma non cada nemmeno ad occhi bendati nella trappola di questa divulgazione profondamente corrotta.
    Cerchi di informarsi sempre con spirito critico, risalendo il più possibile alle fonti, anche quelle che vengono demonizzate. Non si affidi ciecamente a questi cattivi maestri. E’ questa la sola ed unica cosa che mi permetto di suggerirgli.
    E soprattutto non si faccia incantare dalle facili parole sulla democrazia. La vera democrazia non si fonda mai sulla propalazione del falso. Ed il rispetto per ogni altro essere umano, per non dire di ogni essere vivente, è innanzitutto un comandamento morale, che non ha bisogno di reggersi su menzogne pseudoscientifiche. Anzi, da queste menzogne viene avvilito e infangato.
    —————————————-
    Quanto infine a codesto Hornbeck, non ci sarebbe altro tempo da perdere. Avevo definito miserabili coloro che, come lui, strumentalizzano l’olocausto, senza alcun rispetto nemmeno per le vittime, per demonizzare all’ingrosso chiunque non la pensi come loro.
    E costui traduce: “lei sente il bisogno di dare dei “miserabili” a coloro che ricordano che il nazismo ha sterminato milioni di ebrei”…
    Si può interloquire ancora con un piccolo provocatore, con un fascistello simile?

  24. @ Gaddo Varzi
    Ricomincia con la solita montagna di merda, a quanto vedo.
    Il problema e’ che lei non e’ qui per dibattere di biologia o politica.
    Lei e’ qui per spacciare i suoi cherry picking razzisti, abusando della cortese tolleranza della padrona di casa, implementando la strategia “Teach the controversy”, cara ai creazionisti americani.
    La cosa peggiore e’ che le abbiamo gia’ trovato parecchi errori in quello che afferma e lei, non solo non ha l’onesta’ intellettuale di ammetterlo, ma ricomincia a ripetere le stesse cose, con la stessa protervia e arroganza.
    Non ha avuto neanche l’onesta’ intellettuale di ammettere che, quando ha scritto,
    E tuttavia hai la faccia di tolla, di venir fuori non già con una citazione di Wade, né di altro autore che Wade avrebbe riportato nel proprio libro. Ma addirittura con una citazione di altro autore che Wade NON HA RIPORTATO nel proprio libro.
    ha scritto una solenne sciocchezza visto che io ho riportato proprio la critica di un autore di un articolo, citato da Wade, che criticava che non fossero state citate altre parti.
    Ma e lei non interessa correggere i propri errori.
    Le interessa solo insultare chi non la pensa come lei.
    Avevo definito miserabili coloro che, come lui, strumentalizzano l’olocausto, senza alcun rispetto nemmeno per le vittime, per demonizzare all’ingrosso chiunque non la pensi come loro.
    Il solito bugiardo.
    Lei non ha “definito miserabili coloro che, come lui, strumentalizzano l’olocausto”; lei ha sostenuto che Leo Strauss l’aveva fatto.
    Mentendo, perche’ io non sono ricorso alla reductio ad Hitlerum.
    Mentendo, perche’ Strauss non ha mai dato del “miserabile”, o dato qualsivoglia altro giudizio morale, su chi ricorre alla reductio ad Hitlerum.
    E non ha mai avuto l’onesta’ intellettuale necessaria ad ammettere nessuna di queste cose.
    Io ho demonizzato l’ideologia che ha portato all’olocausto.
    E lei ha preso come un attacco personale la demonizzazione del nazismo e ha reagito in maniera scomposta.
    Dovrebbe farsi delle domande, a riguardo.
    E si renda conto che travisare le parole di un intellettuale ebreo per cercare di escludere il ricordo dell’olocausto da una discussione sul razzismo *in* *ambito* *ideologico*, e’ semplicemente vergognoso.

  25. @ Oca Sapiens
    non cerchi di saltare la fila, per favore. Gaddo Varzi deve ancora trovare abbastanza onestà intellettuale da riconoscere le falsità del primo commento
    Ehi, … ma io ho fretta.
    Il mio medico mi ha detto che sono condannato e che non mi rimangono piu’ di novant’anni di vita.
    E quel che e’ peggio e’ che me l’ha detto trent’anni fa!
    Se sto ad aspettare la fila perche’ Varzi si decida a riconoscere le falsita’ precedenti, prima di potergli chiedere conto di quella, rischio di andare lungo.
    p.s.: nel commento di ieri ho fatto il solito pasticcio con i tag html: il link che iniziava con “lei mi scrive” doveva terminare con “scrive”. Invece ho sbagliato la chiusura ed e’ andato lungo anche quello.

  26. Come volevasi dimostrare… Costui sui temi di biologia non è in grado di ribattere nulla. “E’ una montagna di merda”, questo è quanto riesce a secernere dalla sua testa …bella replica.
    D’altra parte questo autentico impedito non è mai stato nemmeno capace di scrivere una paginetta di suo, con parole proprie, se non parassitando i post degli altri.
    Bene, lo lascio a frignare sull’esatto termine con cui definire il disprezzo che Strauss aveva per la gente par suo, e sul fatto che gli danno del tu e lui non vuole.
    Per quanto mi riguarda, concludo dicendo soltanto che se anche un’unica persona avrà tratto lo stimolo ad azzerare tutto quanto letto qui e ad approfondire la biologia umana con la sua testa, senza pregiudizi e con spirito critico – sottraendosi alla sistematica falsificazione che ne è stata fatta a livello divulgativo – quanto scritto non sarà stato inutile.

  27. @Gaddo Varzi:”D’altra parte questo autentico impedito non è mai stato nemmeno capace di scrivere una paginetta di suo,.”
    Ehm… interventi su questo blog a parte, lei cosa avrebbe scritto ?
    Magari sbaglio ma Varzi mi ricorda solo il salame tipico, non il cognome di un biologo degno di nota.
    @Gaddo Varzi: “Per quanto mi riguarda, concludo dicendo soltanto che se anche un’unica persona avrà tratto lo stimolo ad azzerare tutto quanto (…) quanto scritto non sarà stato inutile.”
    l’importante è esserne convinti.

  28. @Hydra viridis
    Rispondere con i dati, signor mio…
    Lasci perdere chi sono o non sono io, che non interessa a nessuno.
    E’ vero che la distanza genetica fra razze canine è centinaia di volte quella fra razze umane?
    E’ vero che si può essere più vicini geneticamente ad un cinese o ad un aborigeno australiano piuttosto che al proprio vicino di casa?
    E’ sensato mettere pianeti ed elementi chimici nella medesima categoria epistemologica ed escluderne le razze umane?
    Risponda a queste che sono le questioni interessanti. Faccia l’esperto invece dello spiritoso.
    O non le riesce molto bene né l’uno né l’altro?

  29. @Gaddo Varzi:”Lasci perdere chi sono o non sono io, che non interessa a nessuno.”
    Effettivamente ha ragione
    @Gaddo Varzi:”Risponda a queste che sono le questioni interessanti. Faccia l’esperto invece dello spiritoso.”
    L’esperto lo fo’ con chi ritengo a mio insindacabile giudizio meritevole di stima per competenza e correttezza delle idee, mi sembrava già di averlo detto.
    E anche per lo spiritoso decido nello stesso modo.
    “O non le riesce molto bene né l’uno né l’altro?”
    Cordiali Saluti anche a lei 😉

  30. “Per quanto mi riguarda, concludo dicendo soltanto che se anche un’unica persona avrà tratto lo stimolo ad azzerare tutto quanto letto qui e ad approfondire la biologia umana con la sua testa, senza pregiudizi e con spirito critico – sottraendosi alla sistematica falsificazione che ne è stata fatta a livello divulgativo – quanto scritto non sarà stato inutile.”
    Le due cose sono in contraddizione. O si approfondisce con la propria testa senza pregiudizi, o si crede al suo pregiudizio sulla sistematica falsificazione. Il che alza un non trascurabile dubbio sulla bontà del suo pensiero critico.

  31. @ Gaddo Varzi
    Come volevasi dimostrare… Costui sui temi di biologia non è in grado di ribattere nulla. “E’ una montagna di merda”, questo è quanto riesce a secernere dalla sua testa …bella replica.
    Replica piu’ che adeguata.
    Se segue il link che lo ho proposto, e se si impegna, forse capisce anche perche’.
    Se lei non stesse seguendo la strategia della Montagna di Merda, non sarebbe qui ma starebbe cercando un confronto con Barbujani, del quale le ho segnalato un articolo che riprende il comunicato dell’AGI.
    Ma, come lei stesso ricordava, esiste il precedente del barone pantofolaio…
    D’altra parte questo autentico impedito non è mai stato nemmeno capace di scrivere una paginetta di suo, con parole proprie, se non parassitando i post degli altri.
    Primo: lei e’ in grado di mostrare quando mai avrei affermato di essere un biologo o di esprimere concetti che non siano presi da altri? Controesempi a richiesta.
    Secondo: forse lei non lo sa, ma io qui mi sono ritagliato il ruolo di giullare e mi diverto un mondo a mettere in evidenza l’inconsistenza e la maleducazione dei troll di passaggio. Congratulazioni: lei si sta azzuffando con un giullare conclamato. Contento?
    Terzo: lei, che distingue la “deriva genetica” dall'”effetto fondatore”, quante paginette “di suo” crede di aver espresso?
    Quarto: le ho detto fin dall’inizio di non considerarla un interlocutore scientifico. E lo ribadisco. Visto che lei aveva gia’ evidenziato da solo di essere un maleducato con argomenti tanto deboli da doverli sistematicamente infarcire con l’insulto in stile libero, il mio obiettivo principale era dimostrare che lei e’ un bugiardo e totalmente privo di quell’onesta’ intellettuale che rivendica orgogliosamente. Obiettivo raggiunto ad abundantiam.
    Quarto: l'”autentico impedito”, sa comunque leggere e
    – ha scoperto che lei ha mentito — e ripetutamente, e continua a mentire — su quanto affermava Leo Strauss;
    – ha rilevato che lei ha distorto il pensiero di Evans “ha affermato – criticando fra gli altri Wade – che l’intelligenza ha bisogno di centinaia di migliaia di anni per evolversi”
    – ha rilevato che lei ha travisato quanto affermato da Wade sostenendo che “non solo nel suo libro si parla poco niente di QI razziale, ma dove si accenna al problema si manifestano forti dubbi che esso possa avere una reale importanza”, cercando pateticamente di escludere il capitolo sugli ebrei in quanto non costituirebbero una “razza”
    – ha rilevato che lei ha distorto il pensiero di Eisen affermando “A cosa si riduce infatti tutta la critica di Eisen? Al fatto che Wade, sulla base di una biologia CORRETTA, faccia poi però delle ulteriori ipotesi di carattere storico che non sono definitivamente provate.”
    – ha osservato che lei, quando ha scritto “hai la faccia di tolla, di venir fuori non già con una citazione di Wade, né di altro autore che Wade avrebbe riportato nel proprio libro. Ma addirittura con una citazione di altro autore che Wade NON HA RIPORTATO nel proprio libro”, non ha neppure capito che io mi riferivo a *una* *citazione* *di* *un* *articolo* *citato* *da* *Wade* (non di un altro autore che non centrava nulla)
    E di nessuna di queste menzogne/distorsioni/travisamenti lei ha ha avuto l’onesta’ intellettuale di fare le opportune ammissioni.
    lo lascio a frignare sull’esatto termine con cui definire il disprezzo che Strauss aveva per la gente par suo
    Ribadisco: io non frigno; mi sto divertendo come un grillo.
    E’ lei che frigna perche’ i sinistri brutti e cattivi le ricordano il genocidio degli ebrei e quei cattivoni dei genetisti non vogliono ascoltare i suoi piagnistei e non vogliono usare la parola “razza” in ambito antropologico.
    E ribadisco: lei continua a mentire: Leo Strauss non esprimeva nessun disprezzo nei confronti di chi ricorreva alla reductio ad Hitlerum.
    e sul fatto che gli danno del tu e lui non vuole
    Sa com’e’… non vorrei che qualcuno pensasse che sono suo amico.
    Anche i giullari hanno una dignita’ da difendere.
    Per quanto mi riguarda, concludo
    Promesse, promesse …
    Lei non e’ neppure capace di uscire di scena con eleganza.
    E’ sensato mettere pianeti ed elementi chimici nella medesima categoria epistemologica ed escluderne le razze umane?
    Non ha importanza che cosa pensiamo lei o io a riguardo.
    Rimanendo a pianeti e razze, quello che conta e’ quello che pensano le comunita’ scientifiche di riferimento.
    Gli astrononi hanno *concordato* una definizione di “pianeta” che puo’ anche non piacere (e a me non piace, tenendo conto che la Terra, se fosse in posizione L4 o L5 dell’orbita di Giove, non verrebbe considerata “pianeta”) ma e’ comunque accettata, utilizzata e permette ragionevolmente di classificare alcuni corpi celesti come “pianeta” e altri no.
    I genetisti, al contrario, non sono riusciti a trovare una suddivisione discreta e condivisa della razza umana e, quindi, il termine “razza” (in ambito antropologico) non e’ comunemente accettato e utilizzato.
    Lei puo’ frignare finquanto vuole contro gli scienziati ideologizzati, ma le cose (al momento) stanno cosi’.
    Se poi gli astronomi cambieranno idea e rinunceranno all’etichetta “pianeta” — o se i genetisti si metteranno d’accordo su criteri per ottenere delle suddivisioni discrete della specie umana e decideranno di chiamarle “razze” — ne potremo riparlare.
    Fino ad allora l’etichetta “pianeta” sara’ utilizzata universalmente, l’etichetta “razza umana” no.

  32. Come vedi, caro lettore imparziale, i sedicenti giullari, che possono arrivare ogni volta alle cinque di mattina perché evidentemente non hanno niente da fare nella giornata successiva, continueranno imperterriti di qui all’eternità a ripetere le loro futilità.
    C’è però una cosa che con ogni evidenza non sanno fare, e cioè replicare, senza tante chiacchiere, con pochi dati autorevoli che possano smentire seccamente le mie affermazioni.
    – Ho scritto che è falso quanto riportato dall’AGI secondo cui la distanza genetica fra razze canine è centinaia di volte maggiore che fra razze umane.
    A questo punto basta semplicemente citare un articolo scientifico autorevole, in cui sia scritto all’incirca (esempio per assurdo) “la distanza genetica fra le popolazioni umane è 0.003 e quella fra razze canine è 0.30. Dunque all’incirca 100 volte.” …Autore, rivista, anno, pagina, etc. etc.
    Possono fare questo? No, non possono. Anzi i testi dicono esattamente l’opposto.
    – Ho detto che è falso quanto riportato dall’AGI secondo cui due individui di razze geograficamente lontane possano essere più simili geneticamente che non due individui della medesima popolazione locale.
    A questo punto basterebbe semplicemente citare un articolo scientifico autorevole, in cui fosse scritto (esempio per assurdo) “anche prendendo in considerazione non soltanto singoli caratteri, ma l’insieme dei caratteri in cui si esprime la variabilità genetica umana, è cosa del tutto possibile che due individui di razze geograficamente lontane siano più simili fra loro che non due individui della medesima popolazione locale.” …Autore, rivista, anno, pagina, etc. etc.
    Possono fare questo? No, non possono. Anzi i testi dicono esattamente l’opposto.
    – Ho affermato che dal punto di vista epistemologico mettere insieme elementi chimici, pianeti e razze umane, è una fesseria.
    A questo punto basterebbe semplicemente citare un articolo scientifico autorevole, in cui fosse scritto (esempio per assurdo): “Nella scienza naturale sono accettati solo concetti per i quali sia possibile una definizione rigorosa e stringente. La cosa è dimostrata dagli elementi chimici, dei quali si è data una classificazione rigorosa non più messa in discussione da quando fu scoperta, ma solo completata.
    Lo stesso è avvenuto per i pianeti, il cui elenco non è stato mai messo in discussione da nessuno, ma solo completato.
    Sulle razze umane invece v’è l’unanimità di tutti gli scienziati autorevoli ad escluderne l’esistenza.” …Autore, rivista, anno, pagina, etc. etc.
    Possono fare questo? No, non possono. Anzi i dati storici dicono esattamente l’opposto.
    – Ho affermato che è falso attribuire a Wade – come fa Evans – la tesi che fra le differenze psicologiche storicamente significative fra grandi razze continentali riguardino l’intelligenza ed il QI.
    A questo punto basterebbe riportare una pagina del libro di Wade in cui fosse scritto (esempio per assurdo): “le grandi razze continentali hanno subito importanti evoluzioni sul piano dell’intelligenza, in particolare l’intelligenza generale che noi misuriamo con il QI. Questa diversa evoluzione è a mio avviso una causa importante delle differenti vicende storiche di queste razze”.
    Possono fare questo? No, non possono. Anzi il testo dice esattamente l’opposto.
    – Ancora il giornalista Evans ha affermato che i ritmi l’evoluzione dell’intelligenza nell’Homo sapiens avrebbero richiesto “centinaia di millenni”. Ho fatto osservare che questo è falso e che fenomeni di deriva genetica, come per esempio l’”effetto del fondatore” (e mi si perdoni per aver usato un “o” al posto di “ovvero”) consentono ritmi evolutivi incomparabilmente più rapidi.
    A questo punto basterebbe semplicemente citare un articolo scientifico autorevole, in cui fosse scritto (esempio per assurdo): “L’evoluzione di un carattere avviene necessariamente sul complesso della specie, e i fenomeni, anche improvvisi, di deriva genetica casuale su piccole popolazioni che se ne isolino, non possono mai avere alcuna rilevanza adattiva.” Autore, rivista, anno, pagina, etc. etc.
    Possono fare questo? No, non possono. Anzi i testi dicono esattamente l’opposto.
    – Ho affermato che nell’articolo di Eisen si accusa Wade di incompetenza, ma poi non si è in grado di addurre un singolo esempio di errore scientifico.
    A questo punto basterebbe riportare un passo dell’articolo di Eisen in cui fosse scritto (esempio per assurdo): “alla tal pagina Wade espone e fa uso della seguente nozione di genetica X. Egli però è incorso in un errore tecnico, per le seguenti ragioni X, Y e Z.”.
    Possono fare questo? No, non possono. Anzi il testo dice esattamente l’opposto.
    Ho affermato, ma senza fare alcuna citazione fra virgolette, che Strauss aveva una assai scarsa stima di coloro che usano la “reductio ad Hitlerum”, laddove invece il testo di Strauss non esprime direttamente un giudizio morale.
    Ma è del tutto ovvio la seria smentita delle mie parole sarebbe solo riportare una frase di Strauss in cui si dicesse: “La “reductio ad Hitlerum” è una valida procedura critica. Basta stabilire una qualsivoglia analogia del pensiero di una persona con quanto affermava Hitler per concludere legittimamente che egli condivide anche tutte le altre idee del dittatore tedesco. Ho stima di coloro che fanno uso di questa procedura ed io stesso me ne servo.”
    Possono fare questo? No, non possono. Anzi il testo dice esattamente l’opposto.
    Etc. etc. etc.
    Insomma nulla possono obbiettare di serio. L’unica cosa che possono fare è cavillare su particolari del tutto inessenziali e continuare a far perder tempo agli altri contando sul fatto che ne hanno tanto più loro da perdere.
    Per conseguenza continuo ad invitare il lettore imparziale a trarre da tutto ciò un solo ed unico insegnamento. …Far da sé.
    L’ideologia, in un senso e nell’altro (ma oggigiorno innanzitutto quella della sinistra antioccidentale), ha profondamente corrotto la divulgazione della biologia umana. Non può più fidarsene.
    Se vuole avvicinarsi alla realtà delle cose deve necessariamente oltrepassare lo sbarramento di fandonie che questa divulgazione corriva gli propina e far affidamento sulla propria libera intelligenza e sulla propria onestà intellettuale per affrontare una letteratura scientifica più seria.
    Ne faccia buon uso.

  33. @ Gaddo Varzi
    i sedicenti giullari, che possono arrivare ogni volta alle cinque di mattina perché evidentemente non hanno niente da fare nella giornata successiva
    In effetti, la strategia della Montagna di Merda mira a convincere le persone che *non* hanno tempo per approfondire e capire che quello che lei riversa su questo blog e’ una valanga di liquami.
    continueranno imperterriti di qui all’eternità a ripetere le loro futilità
    Da che pulpito?
    Ho scritto che è falso quanto riportato dall’AGI secondo cui la distanza genetica fra razze canine è centinaia di volte maggiore che fra razze umane. […]
    Ho detto che è falso quanto riportato dall’AGI secondo cui due individui di razze geograficamente lontane possano essere più simili geneticamente che non due individui della medesima popolazione locale.

    Queste questioni dovrebbe porle ai firmatari di quel comunicato.
    Lo fa?
    No.
    Perche’?
    Perche’ non sa dove porle?
    O per mancanza di coraggio?
    Come che sia, a me interessa sapere se lei e’ concretamente in grado di fornire una suddivisione chiara e netta, tra le popolazioni umane, che possa essere considerata ragionevole e condivisibile dalla maggioranza della comunita’ scientifica di riferimento.
    E’ in grado?
    No. Non e’ in grado. Perche’ le differenza genetica nella specie umana (grande o piccola che sia) varia gradualmente e non si riesce a fare dei convincenti raggruppamenti omogenei.
    Quindi e’ vero che esistono le differenze tra le popolazioni umane.
    Ma e’ anche vero che il termine “razza” non e’ adatto a descriverle.
    Ho affermato che dal punto di vista epistemologico mettere insieme elementi chimici, pianeti e razze umane, è una fesseria. […] A questo punto basterebbe semplicemente citare un articolo scientifico autorevole, in cui fosse scritto (esempio per assurdo)
    Lei chiede un articolo a smentita. Ma e’ in grado di presentare un articolo scientifico (scientifico? filosofico!) a sostegno di quanto sostiene?
    Non mi sembra.
    Comunque, lei si perde in un bicchiere d’acqua.
    I termini “pianeta” e “razza” sono *etichette*.
    Lei puo’ benissimo parlare sia degli uni che delle altre.
    Deve pero’ rassegnarsi al fatto che gli astronomi hanno dato una definizione per l’etichetta “pianeta” che e’ accettata e usata universalmente dalla loro comunita’.
    Al contrario, l’uso dell’etichetta “razza”, in relazione agli esseri umani, non e’ accettata dalla comunita’ di riferimento.
    E mentre gli astronomi sanno dirle (in maniera condivisa) quali sono i “pianeti” conosciuti del sistema solare, i genetisti non sanno dirle (in maniera condivisa) quali sono le “razze umane”.
    Lei puo’ certamente insistere a sostenere il contrario. Ma la realta’ e’ questa.
    elementi chimici, dei quali si è data una classificazione rigorosa non più messa in discussione da quando fu scoperta, ma solo completata.
    Lo stesso è avvenuto per i pianeti, il cui elenco non è stato mai messo in discussione da nessuno, ma solo completato.

    A parte il fatto che “completato” e’ un termine decisamente inadatto, in questo contesto, anche per quanto riguarda gli elementi chimici (al limite “esteso”; a meno che non mi trovi un fisico nucleare che non ci dimostri che non verranno mai piu’ sintetizzati ulteriori elementi chimici oltre a quelli gia’ inseriti nella tabella di Mendeleev), quanto afferma riguardo ai pianeti e’ assolutamente sballato.
    L’etichetta “pianeta” e’ stata definita nel 2006 ma e’ stata usata in maniera estremamente variabile (e senza una definizione ufficiale) nel corso dei secoli.
    Anche limitandoci al periodo successivo all’introduzione del cannocchiale, la Terra, la Luna, i quattro satelliti Galileiani, Titano, i principali asteroidi tra Marte e Giove, e ovviamente Plutone, sono stati etichettati a volte come pianeti, a volte no. A seconda del sentimento comune degli astronomi dell’epoca.
    La definizione del 2006 e’ stata richiesta (anche) dal fatto che, oltre Nettuno, si stavano e si stanno scoprendo molti corpi celesti grandi come e piu’ di Plutone e (quindi) lasciando Plutone come “pianeta” si sarebbe dovuto accogliere (col tempo) decine, se non centinaia, di nuovi “pianeti”.
    Quindi, esattamente come era successo nell”800 con i corpi celesti tra Marte e Giove, molti “pianeti” sono stati declassati in un modo o nell’altro.
    Che poi la definizione data sia discutibile e discussa, e’ assolutamente vero.
    Che ad alcuni, forse anche a molti, non piaccia (neppure a me, che pero’ conto zero in astronomia come lei in biologia) e’ assolutamente vero.
    Ma la definizione c’e’ ed e’ universalmente conosciuta (limitandosi agli astronomi, ovviamente) e utilizzata.
    Quindi quando lei scrive che l'”elenco [dei pianeti] non e’ stato mai messo in discussione da nessuno, ma solo completato”, dimostra la piu’ completa ignoranza dell’argomento di cui sta parlando.
    E, ovviamente, non avra’ mai l’onesta’ intellettuale da ammetterlo.
    Sulle razze umane invece v’è l’unanimità di tutti gli scienziati autorevoli ad escluderne l’esistenza.” …Autore, rivista, anno, pagina, etc. etc.
    Possono fare questo? No, non possono. Anzi i dati storici dicono esattamente l’opposto.

    Altra balla.
    I dati storici dimostrano che, nel corso dei secoli, di classificazioni di “razze umane” ne sono state date anche troppe ma che nessuna e’ stata, e tantomeno e’ oggi, condivisa universalmente.
    Quindi la diversita’ umana esiste e nessuno la mette in discussione.
    Ma finquando i genetisti non si metteranno d’accordo su una definizione che fornisca un criterio oggettivo e per suddividere la popolazione umana in un ben preciso numero di ben precise “razze”, l’espressione “razza umana” rimarra’ confinata agli studi sociologici. In particolare agli studi sul razzismo.
    Ho affermato che è falso attribuire a Wade – come fa Evans – la tesi che fra le differenze psicologiche storicamente significative fra grandi razze continentali riguardino l’intelligenza ed il QI.
    Altra balla.
    Lei ha affermato che il libro di Wade “si fa notare proprio per la nessuna importanza che dà a tutta la questione del QI”.
    Basta leggere il capitolo che Wade dedica all’intelligenza degli ebrei ashkenaziti per rendersi conto del contrario.
    E, ovviamente, non avra’ mai l’onesta’ intellettuale da ammetterlo.
    Ancora il giornalista Evans ha affermato che i ritmi l’evoluzione dell’intelligenza nell’Homo sapiens avrebbero richiesto “centinaia di millenni”
    Affermazione su cui lei ha costruito un’altra balla.
    Lei ha sostenuto che “L’Evans di cui sopra, ha affermato […] che l’intelligenza *ha* *bisogno* di centinaia di migliaia di anni per evolversi”
    Le esatte parole di Evans: “By contrast, intelligence – even the rather specific version measured by IQ – involves a network of potentially thousands of genes, which *probably* takes at least 100 millennia to evolve appreciably”
    Lei ha distorto un “probably” in un “ha bisogno”.
    Ho fatto osservare che questo è falso e che fenomeni di deriva genetica, come per esempio l’”effetto del fondatore” (e mi si perdoni per aver usato un “o” al posto di “ovvero”)
    L’uso del termine “ovvero” mi sembra persino un peggioramento, visto che introduce ancora piu’ ambiguita’.
    Cosa intenderebbe dire con quell'”ovvero”?
    Che la “deriva generica” e “l’effetto fondatore” sono distinti?
    O che coincidono?
    basterebbe semplicemente citare un articolo scientifico autorevole, in cui fosse scritto (esempio per assurdo): “L’evoluzione di un carattere avviene *necessariamente* sul complesso della specie, e i fenomeni, anche improvvisi, di deriva genetica casuale su piccole popolazioni che se ne isolino, *non* *possono* *mai* avere alcuna rilevanza adattiva.” Autore, rivista, anno, pagina, etc. etc.
    Al solito, lei ha distorto le parole di Evans.
    Evans scrive “probably”, lei traduce in “necessariamente” e “non possono mai”.
    E, ovviamente, non avra’ mai l’onesta’ intellettuale da ammetterlo.
    Ho affermato che nell’articolo di Eisen si accusa Wade di incompetenza, ma poi non si è in grado di addurre un singolo esempio di errore scientifico
    Ma non e’ questo che le contesto.
    Lei contesto la seguente balla: “A cosa si riduce infatti tutta la critica di Eisen? Al fatto che Wade, sulla base di una biologia CORRETTA, faccia poi però delle ulteriori ipotesi di carattere storico che non sono definitivamente provate”
    Con quel “non sono definitivamente provate” della presunta critica lei ha cercato di dare a bere, al “lettore imparziale” a cui si appella, che le ipotesi di Wade sono conformi alle e supportate dalle conoscenze scientifiche correnti e che si tratterebbe solo di trovare qualche altro piccolo dettaglio per provarle definitivamente.
    Ed e’ una balla perche’ Eisen, nella sua critica, scrive: “He [, Wade,] seems to think that the science described in the first part of his book lends support to his theories. But in fact, it is categorically opposed to it”.
    Quindi non e’ vero che Eisen scrive che le ipotesi di Wade “non sono definitivamente provate”. Ci dice che sono *smentite* dalla scienza che lo stesso Wade riporta.
    Lei ha distorto le parole di Eisen e, ovviamente, non avra’ mai l’onesta’ intellettuale da ammetterlo.
    Ho affermato, ma senza fare alcuna citazione fra virgolette, che Strauss aveva una assai scarsa stima di coloro che usano la “reductio ad Hitlerum”, laddove invece il testo di Strauss non esprime direttamente un giudizio morale.
    Esattamente.
    Le sue parole: “In questi casi ricordo sempre quanto diceva il grande intellettuale ebreo Leo Strauss, e cioè che la “reductio ad Hitlerum” dell’interlocutore è l’ultima risorsa dei miserabili”
    Quelle di Strauss: “Unfortunately, it does not go without saying that in our examination we must avoid the fallacy that in the last decades has frequently been uses as a substitute for the reductio ad absurdum: the reductio ad Hitlerum. A view is not refuted by the fact that it happens to have been shared by Hitler.”
    Nessun “miserabile”, nessun giudizio morale negativo.
    Quindi lei e’ un bugiardo.
    Ma è del tutto ovvio la seria smentita delle mie parole sarebbe solo riportare una frase di Strauss in cui si dicesse: “La “reductio ad Hitlerum” è una valida procedura critica. Basta stabilire una qualsivoglia analogia del pensiero di una persona con quanto affermava Hitler per concludere legittimamente che egli condivide anche tutte le altre idee del dittatore tedesco. Ho stima di coloro che fanno uso di questa procedura ed io stesso me ne servo.”
    Quindi, secondo lei, se io sostenessi (senza usare virgolette) che Napoleone ha scritto che Wellington era un ladro e un assassino, ma senza portare qualsivoglia prova a riguardo, potrei pretendere che lei, per smentirmi, debba trovare un brano nel quale Napoleone scrive che Wellington e’ la persona piu’ onesta di questo mondo e che non si azzarderebbe mai ad uccidere chicchessia?
    Si rende conto che sta sfrucugliando con la probatio diabolica?
    No: se lei scrive “ricordo sempre quanto diceva il grande intellettuale ebreo Leo Strauss, e cioè che la “reductio ad Hitlerum” dell’interlocutore è l’ultima risorsa dei miserabili.” quando questo *non* *e’* *vero*, o e’ disinformato o e’ un bugiardo.
    Se, chiedendole di chiarire, cerca di svicolare per non riportare le parole esatte di Strauss, dimostra di essere privo di quell’onesta’ intellettuale di cui pure si vanta
    Possono fare questo? No, non possono. Anzi il testo dice esattamente l’opposto.
    Altra balla.
    Non e’ vero che il testo dice esattamente l’opposto.
    Per conseguenza continuo ad invitare il lettore imparziale a trarre da tutto ciò un solo ed unico insegnamento. …Far da sé.
    L’ideologia, in un senso e nell’altro (ma oggigiorno innanzitutto quella della sinistra antioccidentale), ha profondamente corrotto la divulgazione della biologia umana. Non può più fidarsene.
    Se vuole avvicinarsi alla realtà delle cose deve necessariamente oltrepassare lo sbarramento di fandonie che questa divulgazione corriva gli propina e far affidamento sulla propria libera intelligenza e sulla propria onestà intellettuale per affrontare una letteratura scientifica più seria.

    Esattamente il ragionamento degli anti-vax: ignorate quel che dicono i medici e gli scienziati: la loro parola e’ distorta dagli interessi di Big Pharma (o dal desiderio di sterminare l’umanita’, o chissa’ quale altra assurdita’).
    Fate da soli!
    Cosi’ si chiede a milioni di persone prive di qualsivoglia conoscenza medica di “fare da soli” e di prendere delle decisioni che richiederebbero anni di studi specialistici.
    Cosi’ lei: “Far da se'”.
    Dev’essere una passeggiata per tutti quei “lettori imparziali” che non sanno distinguere un cromosoma dalla crominanza del proprio televisore.
    Ma e’ proprio questo il sogno di voi razzisti: milioni di persone ignoranti di genetica che si informano da soli ma escludendo tutto quello che dicono gli scienziati.
    Perche’ sapete bene che la scienza dice cose che non vi piacciono.
    E l’unico modo che avete di vincere la partita e’ dare un calcio al tavolo per rimescolare tutte le pedine.

  34. …le citazioni, amico caro, servono le citazioni… autore, rivista, anno, pagina…
    Fa’ un po’ di sano cherry picking… Qualche bella ciliegia rossa, soda e succosa, non le solite rape mezzo muffite che vai spacciando col tuo carretto.
    Io ogni tanto passo a controllare, non temere.
    Tu intanto cerca… tempo libero ne hai…

    1. …le citazioni, amico caro, servono le citazioni… autore, rivista, anno, pagina…
      LOL, detto da uno che non sa citare neppure una propria frase…

  35. @ocasapiens:”LOL, detto da uno che non sa citare neppure una propria frase…”
    però tra le tante ad una almeno ci è arrivato: ha capito a cosa serve il cherry-picking,
    anzi almeno su questo pare onesto nell’ammetterlo :DD
    “…le citazioni, amico caro, servono le citazioni… autore, rivista, anno, pagina…
    Fa’ un po’ di sano cherry picking” (cit. Varzi)

  36. @ Gaddo Varzi
    …le citazioni, amico caro, servono le citazioni… autore, rivista, anno, pagina…
    Disse colui che si rifiuto’ di riferire le parole esatte di Leo Strauss.
    Fa’ un po’ di sano cherry picking…
    Ribadisco: io disprezzo lei, lei (mi auguro) disprezza me.
    Non siamo (voglio sperare) parenti.
    Non siamo e, quasi certamente, non saremo mai amici.
    Non abbiamo neppure mai mangiato fagioli assieme.
    Quindi le chiedo nuovamente di usare il “tu” quando si rivolge ai suoi amichetti razzisti, non quando si rivolge a me.
    Io ogni tanto passo a controllare, non temere
    Bravo.
    Ripassi a settembre.
    Vediamo se riuscira’ a riparare almeno Storia dell’Astronomia.

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