Su Nature, Amy Maxmen recensisce il paper – uscito ieri su Science Advances quindi in open access – di Hyppolite d’Albis, Ekhrane Boubtane e Dramane Coulibaly del CNRS, sull’impatto economico di rifugiati e migranti arrivati dal 1985 al 2015 in Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Islanda, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Spagna, Svezia, Portogallo e Regno Unito.
Utilizzano un primo modello macro-economico ad autoregressioni vettoriali (ital?) di tipo panel, per metterci i soliti indici annuali: demografia, reddito pro capite, spesa pubblica, gettito fiscale ecc. Nel secondo aggiungono i flussi migratori nello stesso periodo. Dalle differenze stimano gli effetti sulle finanze pubbliche in base alle politiche riguardanti l’immigrazione e le richieste d’asilo. Sto semplificando di brutto, comunque confermano il “consenso”:
Our estimates indicate that these shocks [aumenti dell’1% del flusso migratorio] have positive effects on European economies: They significantly increase per capita GDP, reduce unemployment, and improve the balance of public finances; the additional public expenditures, which is usually referred to as the “refugee burden,” is more than outweighed by the increase in tax revenues. The effect of a shock on the net flow of migrants is positive from the year of that shock and remains significant for at least 2 years. An inflow of asylum seekers takes longer to significantly affect the economy; in particular, significant positive effects on GDP are observed from 3 to 7 years after this shock.
Non è una novità. I richiedenti asilo non hanno quasi mai il diritto di lavorare, non pagano né tasse né contributi, quindi il loro costo è maggiore dello stimolo per l’economia e l’occupazione rappresentato dalla spesa pubblica per assisterli nei paesi in cui fanno la richiesta e in quello, quasi sempre diverso, nel quale sono arrivati e dove vengono rimandati se la richiesta è respinta…
Si può discutere delle procedure matematiche scelte da H. d’Albis et al., ovviamente, ma il vantaggio è che il modello non ha bisogno di una teoria economica sottostante (per d’Albis dev’esser stato un sacrificio!), tipo un mercato ottimale del lavoro, piramide ottimale delle età ecc.
In bibliografia ci sono paper dissenzienti, ma per quei pochi che ho letto, non saprei come paragonare i risultati. Assunti teorici, periodi, variabili e indici sono diversi.
Secondo me, sarebbe interessante applicare lo stesso modello su scala ridotta, un paese, una regione o una città, introducendo altre variabili. Per es. tasso di corruzione, evasione, lavoro nero, precariato… O l’effetto sull’economia locale della distribuzione di contanti o carte di credito prepagate direttamente ai richiedenti asilo rispetto allo stesso ammontare versato a enti pubblici o privati che “gestiscono l’accoglienza”.
Amy Maxmen lascia l’ultima parola all’economista Michael Clemens del Center for Global Development, che ha fatto la post-peer review
At a time when immigration policies are heated and in flux in the United States and Europe, studies such as this can help politicians to assess the consequences of their actions. “If you slash immigration for cultural or security reasons, you will pay an economic price,” says Clemens.
Com. stampa in francese.
Mi sembra da far girare nelle Ong anche l’articolo di Rachel Courtland, “Bias detective: the researchers striving to make algorithms fair”. Ci aggiungerei i dipendenti di Google che rifiutano di sviluppare l’IA di armi, e quelli di Microsoft che rifiutano di aiutare il governo Trump a perseguitare i richiedenti asilo.
L’O’s digest di Nature cont. dopo.
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La gloria! (h/t mazzetta et al.)
Enzo Pennetta, il cattofundy neocreazionista FuFista globalcoolista – omissis – che misura la temperatura in delta O18, si vanta su twitter di una sua intervista su La Verità. Titolo e sottotitolo
La Rai ripari i danni che ha causato con lo spot pro cannabis di Saviano
“Le droghe leggere hanno effetti pesanti, farebbero male a tanti giovani e non al narcotraffico”. Indignato per il comizio a scuola dello scrittore, il biologo di “Critica Scientifica” offre la sua controlezione.
A lui fa effetti pesanti solo pensarci. Da esperto di neuroscienze produce questa ciliegia (1)
“L’uso di Thc presente nella cannabis – spiega – danneggia la corteccia cerebrale provocando una diminuzione dei valori dei quozienti di intelligenza misurati con i test, come evidenziato da uno studio pubblicato sulla rivista ufficiale della United States National Academy of Sciences”.
e da esperto di economia da questa perla
Pennetta osserva che “la cannabis legale avrebbe costi di produzione più alti per via dell’obbligo del rispetto delle norme sanitarie e per l’onere della tassazione, la cannabis illegale resterebbe quindi più economica, oltre che a più alto contenuto di principio attivo, e le mafie continuerebbero a guadagnare”.
[…] Il tweet di Pennetta per chiedere alla Rai una contro lezione per ora è caduto nel vuoto.
Non proprio:
Ahahah, il farmacista bufalaro, in tv potrebbe giusto fare lo spot della mozzarella.
Stesso successo oggi:
Tu stai alla scienza quanto de ceglie al calcio.
Per i twitterati che rischiano di confondere La Verità con la verità, radioprozac precisa che Penny non ha mai fatto il biologo in vita sua: insegnava scienze naturali alla scuola del Cristo Re.
Il baciapile che ha tanto a cuore la sorte dei giovani, twitta anche oscenità come queste
Nel momento in cui la guardia costiera approda con 500 a bordo è difficile capire che il problema sono i traffici delle ONG e non i salvataggi?
(1) Puro cherry-picking. Fra le centinaia di studi pubblicati sui PNAS:
- Correlations between cannabis use and IQ change in the Dunedin cohort are consistent with confounding from socioeconomic status;
- Long-term effect of marijuana use on the brain;
- Impact of adolescent marijuana use on intelligence: Results from two longitudinal twin studies;
- altri a richiesta.
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A proposito di vantarsi, nel Parco delle Bufale la custode riassume il più grande esperimento per confermare la tossicità degli Ogm e del glifosato Monsanto e si dice pronta a vendersi alla Bayer “per poco”. Nel senso di poco meno della Monsanto…
Novità sulla lifeline? Santi numi, stavano salvando vite umane!
La Guardia Costiera è stata fatta approdare dopo aver bloccato la nave USA senza istruzioni, aver atteso insipegabilmente due giorni che le fosse detto dove sbarcare e dopo aver mandato l’unica altra nave (ne abbiamo in tutto due) a girovagare una settimana per il Mediterraneo in convoglio insieme alla Orione della Marina Militare. Il minimo risultato con il maggior dispendio. Congrats.
Ma non era una nave tedesca? Comunque ovviamente mi riferivo a novità sull’operatività della lifeline, non cosa gli altri debbano fare per sopperire a incompetenza/malaffare/altro altrui.
Mission Lifeline in italiano.
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Riccardo,
Il minimo risultato con il maggior dispendio
mentre allo Stato, le navi delle Ong non costano nulla e sono meglio attrezzate.
AleD
la società armatrice è tedesca, la nave batte bandiera olandese.
Il mio commento di prima non era rivolto a te ma all’affermazione di Pennetta. Intendevo dire che per il governo le ONG sono solo il classico “muro basso” perché anche gli USA e la Guardia Costiera hanno subito un trattamento non proprio collaborativo.