Anno 40 dopo F. & P.

Premessa. Huw Price è professore di filosofia della scienza, titolare della cattedra Bertrand Russell all’università di Cambridge, direttore accademico del Centre for the Study of Existential Risk, un ramo del Centre for Research in the Arts, Social Sciences and Humanities, il Crassh appunto.

Incarichi prestigiosi all’apparenza, ma legati a finanziamenti della fondazione Templeton per una scienza cristiana.

Qualcuno ricorderà – mouais… – la scommessa che doveva rendergli 30 volte la sua puntata di mille sterline se entro il 31 dicembre scorso, lo scaldino a fusione fredda di Andrea Rossi avesse raggiunto una credibilità superiore al 50%. Dovevano deciderlo a maggioranza Anthony Aguirre, Martin Rees e Max Tegmark.

O magari ricorderà – mouais… – gli insulti riversati dall’illustre prof. Price sulla comunità scientifica, un branco di struzzi e di pecore, incapace di capire la genialità dell’ex Sceicco della Brianza, degno erede degli italici geni Focardi & Piantelli. Laureato, guarda caso, in filosofia della scienza.

Il sito della scommessa non è stato ancora aggiornato. I promotori italiani della FuF fanno ancora in tempo a scommettere che uscirà dalla “trappola della cattiva reputazione”, per dirla con Price, nel 40° anniversario della sua riscoperta da parte di Fleischmann & Pons.

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Da Nature

Lamento ricorrente: i risultati della ricerca biomed in vitro e sugli animali sono raramente confermati dai trial clinici. La lettera di Nicole Woikowith e Theresa Woodruff riguarda uno dei motivi:

No female mice or cells? NIH reviewers still might score grant OK

Since 2016, the US National Institutes of Health (NIH) has required those it funds to consider sex as a biological variable in their experimental design, analyses and reporting of preclinical studies: in other words, they should include female animals equitably, where necessary for rigour. To explore how the policy has been working, we surveyed the scientists who review NIH grant applications — called study-section members — in September 2016 and October 2017. 

Riassumono il loro paper nel Journal of Women’s Health. In breve: va meglio, ma non ancora benissimo.

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Da domani, i democratici avranno la maggioranza alla Camera statunitense e un gruppo di neo-eletti intende presentare un “Green New Deal” per clima, ambiente ed energia. Scrive Edward Barbier:

Sound familiar? It is. In 2008, in the midst of the Great Recession, the United Nations Environment Programme asked me to write a report that formed the basis of its Global Green New Deal to stimulate economic recovery and create jobs.

Da allora, il piano è stato adottato in parte da parecchi paesi con esperimenti sul campo, per così dire, ma solo l’Indonesia ha tagliato le sovvenzioni per i combustibili fossili. Morale:

Crafting a successful Green New Deal will be hard work.

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La ritirata dei ghiacciai nell’Himalaya–Hindu Kush e nell’altipiano tibetano – il cosiddetto “terzo Polo” – iniziata cinquant’anni fa è disomogenea, per cause ancora da identificare e quantificare. Nel frattempo ha effetti che variano da una zona all’altra, scrivono Jing Gao et al., sulle risorse idriche di miliardi di persone. Anche loro hanno un “piano decennale” per estendere il monitoraggio, ma servirebbero più doti e modelli di simulazione locali perché

Communities need information to help them manage risks and water supplies. They need to know which glaciers are melting fastest, and how changing snowfall and a warmer climate are affecting the accumulation and disappearance of ice and the volumes of rivers and lakes. 

Anche il paper di Guillaume Lamarche-Gagnon et al. riguarda i ghiacciai, groenlandesi questa volta. Hanno cercato di misurarne il contributo al “budget” – nel senso di effetto serra – del metano. Le osservazioni sono un po’ discordi. In Antartide, sembra ossidato dai batteri prima di essere rilasciato, quindi il suo contributo sarebbe quasi nullo. In Groenlandia invece

we find that subglacially produced methane is rapidly driven to the ice margin by the efficient drainage system of a subglacial catchment of the Greenland ice sheet. We report the continuous export of methane-supersaturated waters (CH4(aq)) from the ice-sheet bed during the melt season.

Sono piuttosto cauti con le stime, ma nel bacino di drenaggio delle acque subglaciali che hanno studiato, i batteri non riducono altrettanto il metano dei sedimenti, probabilmente perché manca l’ossigeno. Per ora quello rilasciato in atmosfera durante il deflusso estivo sembra minimo rispetto al “budget” globale. Tutto al condizionale, del ciclo artico del metano si sa ancora molto poco, dice Lauren Andrews nel suo commento, e ancora meno delle “riserve” di carbonio sotto la calotta glaciale groenlandese.
(A proposito di ghiacciai fusi e clima, il 30 dicembre Steph ha pubblicato un suo “stato del clima” elvetico nel 2018 :

Il persistere di temperature elevate non ha portato solo a un nuovo primato annuale, ma anche il semestre estivo è stato il più caldo dal 1864, anno in cui sono iniziate le misure sistematiche in Svizzera.

“semestre estivo” è da allarmista!)

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Baby Boom
A chi s’interessa davvero alle scienze agrarie, segnalo il paper di Imtiyaz Khanday di Berkeley altri fitogenetisti, su quali geni bloccare per ottenere la riproduzione asessuata del riso. Purtroppo non è in open access, ma il linguaggio merita:

The molecular pathways that trigger the initiation of embryogenesis after fertilization in flowering plants, and prevent its occurrence without fertilization, are not well understood. Here we show in rice (Oryza sativa) that BABY BOOM1 (BBM1), a member of the AP2 family of transcription factors that is expressed in sperm cells, has a key role in this process.
[…] Triple knockout of the genes BBM1, BBM2 and BBM3 causes embryo arrest and abortion, which are fully rescued by male-transmitted BBM1. 

Il BBM1 paterno, nuova mascotte del movimento per la vita…

7 commenti

  1. errori contenuti nei documenti di F&P
    Qualcuno li ha notati prima di voi, dal momento che lavori di F&P non figurano in EXFOR, Experimental Nuclear Reaction Data della IAEA.

  2. Ciao Camillo, ben ritrovato e auguri di buon anno. Mi fa piacere sentirti in forma come sempre, a vis polemica sguainata, in groppa al destriero EXFOR, per condurlo in ogni dove, anche verso lidi che non gli sono propri.
    L’archivio nucleare EXFOR non ha nulla a che fare con gli errori a cui accennavo, i quali sono di natura esclusivamente calorimetrica, come avresti potuto facilmente vedere leggendo il post che avevo lincato.
    Inoltre, non mi risulta che fossero mai stati notati prima dello scorso20 ottobre: https://www.lenr-forum.com/forum/thread/2746-fp-s-experiments-discussion/?postID=95857#post95857 .
    La cosa singolare è che sarebbero sfuggiti non solo ai fusionisti freddi, ma anche ai molti esperti che si sono cimentati a lungo nel verificare e, nel caso, criticare i risultati calorimetrici di F&P, gli unici risultati cha hanno offerto un pretesto scientifico per montare successivamente l’intera pluridecennale attività di ricerca sulla FF.

  3. Ben ritrovati ad entrambi. E eFFe che passione, a quanto pare. Ma nonostante tutto, alla fin fine sono davvero rimasti in 4 gatti – d’altronde, per insistere dopo tutte le fanfaronate e tutti questi anni, bisogna per forza chiamarsi Vincenzo oppure Domenico, che persino a chiamarsi Daniele non ci si crede più, e si fa finta di nulla perché sennò l’amico d’infanzia come farebbe ad uscirne pulito?
    Nessun problema: basta cambiare argomento abbastanza a lungo e il gioco è fatto. O no?!

  4. i quali sono di natura esclusivamente calorimetrica,
    Se F&P avessero rilevato calore non attribuibile ad eventi chimici, saremmo nel nucleare quindi nell’ambito di competenza di EXFOR; del resto F&P hanno sempre preteso di avere realizzato una fusione nucleare fredda. Le loro rivendicazioni sono sempre state in ambito nucleare, senza esitazioni.
    Ricambio a te, a Cimpy e a tutti gli auguri di Buon Anno

  5. Nessun problema: basta cambiare argomento abbastanza a lungo e il gioco è fatto. O no?!
    La seconda che hai detto, No.
    Daniele si è defilato in modo assai poco elegante, nonostante studi per una seconda laurea. Il suo problema è di avere creduto di essere in grado di gestire un blog di natura tecnico/scientifica, senza avere la minima preparazione. Solo perché gli piaceva e per vedere l’effetto che fa. Ha messo troppo tempo per capire che la ff non aveva partita. Voto: 0 +. il + per averci dedicato l’anima.

  6. Ciao Cimpy e buon anno, il 30° dFP,
    è vero, l’argomento FF di per sé non meriterebbe più alcuna attenzione. Con UniBo ed INFN fuori dai giochi, l’ultimo giapponese all’ENEA che mantiene il suo basso profilo e senza più interrogazioni pro-LENR in Parlamento, la questione FF sembra davvero archiviata.
    Tuttavia siamo entrati in un anno speciale per la FF in cui i media non mancheranno di ricordare l’evento scaturente avvenuto il 23 marzo di 30 anni fa. Sarà interessante seguire il dibattito che si svolgerà intorno all’evento, un dibattito che, come mostra la scommessa citata in apertura di questo articolo di OcaSapiens (auguri anche a te e grazie per l’ospitalità), va ben oltre i confini della FF ed invita ad una riflessione globale sui rapporti tra accademia e ricerca scientifica (non solo quella che si interessa, o disinteressa, di scienza farlocca) e società. Credo che la vicenda di F&P offra un esempio didascalico di questi rapporti, soprattutto per quanto è avvenuto in Italia.
    La questione acquista un significato ancora più eclatante quando si considera quale tipo di errori fossero quelli su cui si basavano le rivendicazioni dei due elettrochimici di fama mondiale. Fino allo scorso settembre non mi ero mai interessato ad esse, le consideravo talmente lontane nel tempo da non poter più essere indagate con la speranza di rinvenire informazioni sufficienti ad evidenziare eventuali errori da cui potevano essere scaturite. Invece, con mia grande sorpresa, ho trovato che queste informazioni non solo esistono, ma erano state prodotte dagli stessi F&P. In particolare, come già illustrato nei post sopra citati e ancora meglio in (1), la disponibilità di alcuni filmati che mostrano le parti salienti dell’esperimento condotto nell’aprile-maggio del 1992 e presentato all’ICCF3 di Nagoya (J) nell’ottobre seguente, consente di risalire alle reali cause delle straordinarie prestazioni calorimetriche rivendicate da F&P per le loro celle elettrolitiche.
    Quindi questo anno, iniziato con la scadenza della scommessa sopracitata, fornirà un paio di altre eccezionali occasioni per rivisitare la vicenda FF, prima con la celebrazione il 23 marzo del 30° anniversario della conferenza di F&P e successivamente, a settembre, con lo svolgimento ad Assisi del 22esimo ICCF, ospitato dei frati minori francescani. Ottima scelta, quest’ultima, per un pentimento di gruppo, evenienza che sto cercando di agevolare offrendo il mio piccolo contributo. 🙂

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