Le Oche e il land-grabbing

Cari orecchietti di radiopop,
puntata speciale con Michele Salvan, del nostro comitato scientifico, dedicata a una sua pubblicazione con Chiara Mazzocchi, Luigi Orsi e Guido Sali, uscita su Agriculture quando eravamo in vacanze:

I determinanti degli acquisti di terreni su vasta scala nell’Africa subsahariana

Il 37% di questi acquisti avviene nei paesi più poveri del mondo e con i governi più corrotti. Gli “investitori”, nessuno dei quali sembra una dama di San Vincenzo, preferiscono

i paesi con un’economia di libero mercato, con un buon livello di produttività agricola […], un riconoscimento formale della proprietà  terriera che ne garantisca gli investimenti.

E risorse idriche, ovviamente. Tutto quello che i governi non garantiscono agli agricoltori locali, vittime di land-grabbing “su vasta scala”. Michele e i suoi coautori hanno messo dati e indici come PIL e GINI, in modelli teorici e alla fine propongono un metodo per capire cosa succede e perché.
I risultati ci sembrano utili alle Ong internazionali che si occupano di sicurezza alimentare e Scopi dello sviluppo sostenibile perché rispondono alla domanda: quali paesi saranno i bersagli più probabili del land-grabbing? Quindi dopo la rassegna delle news scientifiche, chiediamo a Michele – assistito da Giacomo Morelli – come si fa per rispondere.

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Nella rassegna, prevalgono gli articoli sulle conseguenze dello shutdown di Trump per i ricercatori e le ricerche non solo statunitensi. E siccome piove sempre sul bagnato, le ricerche sul clima continuano a far piangere. A Nord, si leggeva martedì sui PNAS, la fusione dei ghiacciai groenlandesi è accelerata tra il 2003 e il 2013, stando ai rilevamenti dei due satelliti Grace (una collaborazione tra la NASA e l’Agenzia spaziale tedesca). Una velocità mai vista nelle carote di ghiaccio da 350 anni. Nel 2013 c’è stata una brusca frenata seguita da un’accelerata altrettanto brusca fino a metà 2016 quando i satelliti Grace sono andati in pensione.

A Sud, l’ufficio meteo australiano ha dovuto aggiungere un altro marrone ai colori della scala termica che ha superato il rosso di un bel po’. Motivo: l’ondata di calore in corso da Natale ha battuto i record delle temperature misurate dal 1850 in poi.

Nemmeno le altre ricerche della settimana susciteranno un coro di Alleluia:
– Su Science di venerdì scorso, c’è uno studio coordinato da Heather Grab dell’università Cornell che associa un censimento decennale della produzione dei frutteti (mele, soprattutto) a un albero filogenetico delle api selvatiche e dei bombi in USA e in Canada. Quando aumenta l’uniformità “del paesaggio agricolo” – e nel Nord America è decisamente uniforme: tutte le patate di qua, tutta la colza di là, tutto il mais in mezzo – diminuisce la varietà genetica delle api e dei bombi e i “servizi di impollinazione” che forniscono. Gli autori calcolano che in poco più di un secolo hanno perso “milioni di anni di evoluzione” e siccome i frutteti ne risentono, consigliano di piantarli lontano dalle colture industriali.
– su Nature di oggi, Julia Green e colleghi della Columbia University trovano con misure e modelli che l’assorbimento del carbonio da parte del suolo dipende in maniera non lineare dalla sua umidità. Sembra ovvio, ma è sempre meglio quantificarlo perché in regime di riscaldamento globale il suolo si prosciuga. Magari se ne tiene conto la specie umana rinsavisce e la smette di rovinarsi la casa.

poscritto: di corsa, abbiamo citato una notizia uscita su Nature. Dopo un’indagine dalla quale risulta che He Jiankui (il fisico che ha modificato il genoma di gemelli cinesi) ha violato una serie di norme, l’università di Shenzen lo ha licenziato.

In onda il giovedì dalle 11.30 alle 12 sui 107,6 FM, in streaming e in podcast dopo.