Il 25 e il 26 marzo mattina, alla Statale nella sala San Pio XII (sigh) in via Sant’Andrea 5, gratis su prenotazione fino esaurimento posti, comodo posteggio bici, si terrà il convegno “Essere cittadini tra scienza, sapere e decisione pubblica“. Dalla locandina:
- Il propagarsi di fake news e la sfiducia verso il sapere scientifico e il metodo basato delle prove basate sui fatti sono fenomeni crescenti in Italia e nelle società occidentali. Con il convegno organizzato da Università Statale di Milano e Unistem, centro di ricerca diretto dalla senatrice a vita Elena Cattaneo, docenti, ricercatori ed esperti italiani ed europei si confronteranno su questi temi per rilanciare la centralità dei saperi contro la deriva anti-intellettualista che attraversa le nostre società.
E’ diviso in tre sessioni: “Come il cervello influenza i nostri giudizi”, “La scienza sotto attacco”, “La decisione pubblica”. Una parte riguarderà l’agricoltura e immagino che Roberto Defez difenderà gli Ogm. Tutta bella gente, per esempio Fabrizio Benedetti lunedì mattina parlerà dell’effetto placebo.
La sessione di martedì mattina s’annuncia vivace: Amedeo Santosuosso della Scuola Universitaria Superiore IUSS di Pavia, ex giudice della Corte d’Appello, autore di indispensabili testi di bioetica di cui almeno uno con la bravissima Margherita Fronte; Luca Simonetti, il costituzionalista autore di La scienza in tribunale, un saggio fra l’esilarante e il disperante; Roberto Burioni del San Raffaele che credo non abbia bisogno di presentazione…
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Gvdr che insegna data science all’università di Canterbury di in Aotearoa in/Nuova Zelanda (h/t M. Balzarini), ricorda che c’è una sottoscrizione per aiutare le famiglie delle vittime del terrorista australiano secondo il quale bisogna eliminare gli immigrati che invadono le terre dei bianchi – la storia non essendo il forte dei terroristi – e dei quali fanno parte molti ricercatori, Giulio compreso. La risposta è stata “overwhelming”, dice Victim Support. Anche quella dei maori e della prima ministra.
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Hanno bisogno disperato di aiuto anche milioni di vittime delle alluvioni causate dal ciclone Idai in Mozambico, Malawi e Zimbabwe, il più catastrofico mai registrato nell’emisfero sud:
- Flooding is the main problem affecting most people from the storms. With climate change the atmosphere now holds more moisture (because it’s warmer, on average), and that means there may be more water available for heavy rainfalls…
In gennaio il ciclone Desmond era stato molto meno devastante, ma aveva colpito anche il Madagascar. Mi chiedo come si senta l’università di Modena-Reggio Emilia che si onora di avere come docente di chimica il fisico Franco Battaglia, il negazionista puro e duro che proprio in questi giorni non smette di vomitare falsità, cominciando da quelle su cicloni e uragani.
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Ieri Karen Keskulla Uhlenbeck è stata la prima matematica a ricevere il premio Abel per una carriera dedicata alle equazioni differenziali parziali applicate per la prima volta alla “superficie minima” delle bolle di sapone e, in modo meno pionieristico, alla teoria di gauge applicata al modello standard delle particelle. Ci sono ottime informazioni sul sito del premio, ma l’articolo più bello che ho letto è quello di Davide Castelvecchi su Nature.
- After an initial interest in physics, she earned her PhD in mathematics in 1968 from Brandeis University in Waltham, Massachusetts. She was one of the few women in her department; some academics there recognized her unusual talent and encouraged her, but others did not. “We were told that we couldn’t do math because we were women,” she wrote in the 1996 essay. “I liked doing what I wasn’t supposed to do, it was a sort of legitimate rebellion.”
- Uhlenbeck held positions at several universities — initially ignored or marginalized by male colleagues, she says — before settling at the University of Texas at Austin in 1987, where she stayed until she retired in 2014.
Alla teoria di gauge applicata al modello standard delle particelle, ripeto per Alessandro Strumia, il fisico teorico non più invitato al Cern per eccesso di misoginia. E lungi da me sperare che gli venga uno stranguglione.
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– Rubare 49 milioni ai contribuenti è una svista contabile da correggere con comode rate in 80 anni;
– salvare 49 migranti per rispettare le leggi italiane e le convenzioni internazionali firmate dall’Italia è un reato punito con un “sequestro probatorio“;
– sottrarsi al processo per la Diciotti con l’appoggio di chi esige le dimissioni di meri indagati è un dovere per chi si traveste da difensore della legge e dell’ordine (omissis)
– la Libia è un “porto sicuro”, quindi il ministero degli Affari esteri ha ribadito il 12 febbraio scorso che
- i viaggi sono assolutamente sconsigliati in ragione delle precarie condizioni di sicurezza nel Paese.
Grassetto nell’originale.
E il trattino dove scrive che hanno recuperato la merce in acque sar libiche? Visto che cincischia di leggi…
Nessuna merce è stata recuperata in acque libiche dalla Mare Ionio.
Aggiunto i link a leggi italiane e convenzioni internazionali pertinenti.
AleD,
mai letto niente su come se la passano i subsahariani in Libia?
Per non dire delle subsahariane; quelle -e quelli- che non son rimastei a ingrassare la sabbia del deserto, naturalmente.
È l’ Olocausto dei giorni nostri; diffuso, un po’ casual, magari, ma si fa quel che si può, mica siamo organizzati come i nazisti dei bei tempi. Forse però … se Salvino ci dà una mano . . . qualche cannonata a quegli schifosi gommoni gli si tira.
“Affondarne uno per respingerne cento” . . . ben imbottiti di piombo vanno a picco loro e ile loro passeggerie. Kribbio, a cosa ci servono, sennò, le navi da battaglia e gli aerei armati?
Saluti respingenti.
R
La risposta della società civile è heartwarming. A parte la presenza in strada, nelle piazze e attorno alle moschee per provare a ridare un po’ di senso di sicurezza alla comunità islamica, stiamo facendo nascere un osservatorio digitale contro le narrazioni tossiche, il razzismo, … Siam partiti domenica, ora siamo qui https://projectlove.nz/
Se qualche orecchietta vuole contribuire, ne siamo felici.
@ocasapiens: spiega anche perché la violazione della sar libica non è pertinente?
AleD,
non è pertinente perché le convenzioni dell’Onu – e le leggi italiane che le applicano – vietano di mandare cittadini di qualunque nazionalità nei paesi dove rischiano di essere torturati e uccisi.
I rapporti delle agenzie dell’ONU hanno confermato che la Libia ne fa parte.
@ AleD
spiega anche perché la violazione della sar libica non è pertinente?
In cosa consisterebbe la “violazione” della SAR libica?
@E.K.Hornbeck: è mare in gestione alle Libia, perché le ong si divertono a partire ed entrare direttamente in quella zona andando a colpo sicuro per il recupero della merce in transito?
@ AleD
è mare in gestione alle Libia, perché le ong si divertono a partire ed entrare direttamente in quella zona andando a colpo sicuro per il recupero della merce in transito?
Premesso che il fatto stesso che lei definisca usi il termine “merce”, per descrivere degli esseri umani, la dice lunga sul suo livello di umanita’, lei non risponde per nulla alla domanda: in cosa consisterebbe la “violazione” della SAR libica?
Le risulta che la SAR di gestione libica (gestione teorica, vista la sostanziale anarchia del paese) sia zona interdetta alla navigazione?
Le risulta che sia necessario il permesso libico per navigare in quelle acque?
O che sia necessario una motivazione gradita al governo (per modo di dire) libico, per farlo?
@E.K.Hornbeck: non ho capito, le sar sono definite così per sport o implicano degli obblighi? O ci sono obblighi che è bene rispettare e altri no in base ai punti di vista?
@ AleD
non ho capito, le sar sono definite così per sport o implicano degli obblighi? O ci sono obblighi che è bene rispettare e altri no in base ai punti di vista?
Non saprei… secondo lei quali sarebbero gli obblighi?
Sopratutto: quali non sarebbero stati rispettati dall’equipaggio della Mare Jonio?
A me risulta che le SAR comportino l’obbligo di coordinamento ai soccorsi da parte del paese di riferimento.
E, nel caso qualcuno soccorra dei naufraghi, l’obbligo dei soccorritori di chiedere istruzioni al paese di riferimento e di dirigersi verso il porto sicuro da questo indicato.
E mi risulta anche che la Mare Jonio abbia (anche) fatto esattamente questo ma che i libici abbiano fatto orecchie da mercante e non abbiano dato indicazioni.
E, sopratutto, non mi risulta siano necessarie autorizzazioni da parte del paese titolare (o motivazioni gradite allo stesso) per poter navigare in una SAR.
Quindi i dubbi mi rimangono tutti:
1) in cosa consisterebbe la “violazione” della SAR libica?
2) le risulta che la SAR di gestione libica (gestione teorica, vista la sostanziale anarchia del paese) sia zona interdetta alla navigazione?
3) le risulta che sia necessario il permesso libico per poter navigare in quelle acque?
4) o che sia necessaria una motivazione gradita al governo (per modo di dire) libico, per poterlo fare?
Nuovo dubbio (sintesi di 2, 3 e 4): non e’ che lei confonde la SAR con le acque territoriali?
Devo fare un piccolo appunto.
Nell’articolo è scritto “[..] all’università Canterbury di Aotearoa, in Nuova Zelanda [..]”
Da quanto so l’università di Canterbury è a Christchurch mentre Aotearoa è il nome ufficiale della Nuova Zelanda in lingua Maori.
https://en.wikipedia.org/wiki/University_of_Canterbury
Marco Balzarini, grazie.