Greta e i vecchioni, cont.

Un gruppo di coraggiosi bigoilisti destrorsi, anziani, misogini (omissis) e ricchi, spiega Media Matters, combatte l’onnipotente, subdola (omissis) e/o invasata sedicenne che incita ad “ascoltare” gli scienziati che studiano i cambiamenti climatici. Tra i combattenti che non hanno fatto in tempo a finire nell’elenco, il “climatologo” Franco Prodi che non studiava il clima bensì la composizione e la formazione delle nubi, fa quasi tenerezza.

Attribuisce a tutti la propria ignoranza e nega come un disco rotto l’effetto serra delle nostre emissioni di gas serra. A suo avviso, nessuno sa come mai ci sono +1,2 °C in più rispetto agli inizi dell’Ottocento, un riscaldamento del tutto insignificante, “mini-rialzi”, “nulla di epocale”. Refrain:

  • Non è possibile quantificare le colpe della natura rispetto alle responsabilità dell’uomo.

Forse convincerebbe di più i rari lettori di Quotidiano.net se riuscisse a trovare una colpa o due che la natura espierà tra poco. Altrimenti penseranno che il pianeta abbia una brutta febbre, se basta un “mini-rialzo” del 10% della temperatura media globale a fondere i ghiacciai, incendiare le foreste circumpolari, acidificare gli oceani, innalzare il livello del mare (omissis) e rendere più gravi e frequenti gli eventi meteo estremi.

Terrorizzato dal fatto che la maggioranza la pensa come gli scienziati e Greta Thunberg, Andrew “Big Coal” Bolt demonizza non solo lei, ma trasforma tutte le persone con la sindrome di Asperger in nemici del capitalismo e in particolare dei padroni delle miniere australiane di carbone. Ai lettori non è piaciuto. alla protagonista hanno confermato che lei sta facendo “la cosa giusta”.

Una settimana dopo sul New York Times, l’altrettanto terrorizzato Christopher Caldwell ha cercato di imitarlo accusando la ragazzina di essere una radicale che utilizza le menzogne dei climatologi – tutti incompetenti e corrotti, ovviamente – per sovvertire la democrazia, invece di aspettare e rispettare le opinioni dei governanti. Come si vede dai commenti on-line, ai lettori è piaciuto ancora meno.

A proposito del nuovo governo britannico e delle lobby di BigOil & Coal, George Monbiot (h/t Paolo C.) scrive sul Guardian di oggi:

  • What we see here looks like the denouement of the Pollution Paradox. Because the dirtiest industries attract the least public support, they have the greatest incentive to spend money on politics, to get the results they want and we don’t… As a result, politics comes to be dominated by the dirtiest industries.

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Mission Impossible
Su Science, anche Kai Kupferschmit scrive che il presidente della R.D. del Congo ha delegato il coordinamento degli interventi per contenere l’epidemia di Ebola al 77enne Jean-Jacques Muyembe-Tamfum, in pensione ma tuttora direttore dell’Institut National de la Recherche Biomédicale. Sostituisce il ministro della sanità Son Excellence Docteur Oly Ilunga Kalenga che si è dimesso “improvvisamente” il 22 luglio, nel senso di due giorni prima che la Banca Mondiale approvasse un finanziamento da $300 milioni.

Dall’aprile 2017 è la prima buona notizia. Un anno fa, Kalenga si era vantato di aver sconfitto l’epidemia. Da quello che so, era noto per l’arroganza ed è accusato di malversazioni, nel senso di aver dirottati fondi internazionali a parenti e amici.

Al contrario, “Doc Tamfum” è un po’ un mito, famoso per aver “scoperto” Ebola nel 1976 e per l’efficacia con la quale ha coordinato gli interventi nelle nove epidemie precedenti. Gli epidemiologi dell’OMS e delle Ong che lavorano sul campo ne parlano bene, sono loro ad avergli chiesto il rapporto che denunciava la gestione allegra di Kalenga.

Sembra una svolta, ma le epidemie precedenti erano in villaggi isolati, non nelle città, non in province devastate dalle bande armate e dai militari congolesi e stranieri. E aveva potuto intervenire subito.

Bonne chance, Doc.

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