Aperta la caccia all'errore

Oggi l’IPCC pubblica “la bozza finale” – approvata ieri dai delegati dei governi – dello SROCC, che sta per “Rapporto speciale sugli oceani e la criosfera in un clima che cambia”. E’ accompagnato dall’elenco delle modifiche apportate durante la revisione e, nelle home page, da un appello inedito:

  • In caso di sospettato errore in un rapporto IPCC, per favore inviate una mail a ipccerrorprotocol@wmo.int con le seguenti informazioni: nome completo, telefono, organizzazione, paese, pubblicazione [per es. SROCC], capitolo, pagina, linea e commenti.  Il protocollo IPCC per correggere i possibili errori si trova qui.

Meno male! Così si evita che in una frase i ghiacciai dell’Himalaya rischino di scomparire entro il 2035 e nella seguente la loro superficie triplichi – com’era accaduto nel Terzo rapporto IPCC del 2007.

Il sommario per i decisori è fatto di figure e rispettive spiegazioni per noi dummies. Le proiezioni per il 2050-2100 (e oltre per i processi lenti come la fusione delle calotte glaciali) si basano su due scenari riguardanti le concentrazioni atmosferiche di gas serra:

  • RCP2.6: emissioni ridotte per avere due possibilità su tre di limitare il riscaldamento a 2 °C a fine secolo;
  • RCP8.5: emissioni che proseguono come ora (“business as usual” o BAU”) senza alcun intervento per contrastare il cambiamento climatico.

La crescente acidificazione della superficie degli oceani dal 1993 è “virtualmente certa”, e sono quasi certi l’innalzamento accelerato del livello dei mari e rischi maggiori per i 2 miliardi di abitanti delle zone costiere. Invece è mediamente probabile che il depauperamento dell’ossigeno oceanico si estenda fino a 1000 m di profondità. Non è un buon motivo per incendiare l’Amazzonia e le foreste di Sumatra e del Borneo.

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Finora il movimento dei ragazzi ha raccolto nuovi impegni da 60 paesi, e da decine di coalizioni di città, regioni, da investitori istituzionali e fondi privati. Fonte: l’Economist di questa settimana, da non perdere.
In USA le assicurazioni private non coprono più i danni da alluvioni sulla costa est e da incendi negli stati della costa ovest, e quella federale (FEMA) rimborsa qualcosina nel 2% dei casi. I volontari per il salasso finanziario un anno sì e l’altro pure stanno scarseggiando perfino nel paese più ricco del mondo.

Ad “assicurare” i piccoli contadini contro i danni climatici – una “rete di sicurezza” caldeggiata dall’Economist e dalla Banca Mondiale – in India come nel Malawi restano solo le Ong.

L’altro ieri la Russia ha ratificato l’Accordo di Parigi con un’apposita legge, anche se è l’unico paese al quale il riscaldamento globale dà l’opportunità di sviluppare porti lungo l’Artico. Chissà perché il governo temporeggiava? Finora ha rispettato i propri impegni: le emissioni di CO2 sono appena sopra quelle del 1990 nonostante il PIL sia quasi raddoppiato.

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Queste e altre notizie spiegano i conati di bile dell’Agente Betulla e altri disinformatori di mestiere che hanno fatto scappare una parolaccia a Marco Cattaneo. Una sola, anche se sotto il suo tweet interviene Carlo Stagnaro, l’economista del Bruno Leoni – l’istituto che ha pubblicato questo pattume* – fiero di essere pagato per mentire sul clima dallo Heartland “BigOil & Coal” Institute e ancora più fiero dell’amicizia che lo lega a Joe “Fuma le Camel, ragazzino” Bast.

*Oh bella! Il Bruno Leoni ha nascosto il suo pattume. Lo trovate qui con le diffamazioni aggiunte da Maurizio Morabito un comico della troupe globalcoolista capeggiata da Guido Guidi.

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A proposito di fact-checking, ringrazio Cristian Lussana di avermi corretta: il numero primo numero di One Earth è gratuito, anche se c’è scritto “open access” solo per la rubrica Viewing Earth.

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A proposito di articoli dubbi prodotti dagli oncologi alla Statale di Milano, su For better science Smut Clyde dedica una seconda puntata alla “scienza dopata” di Gaetano Cairo e alla conversazione piuttosto animata che sta suscitando su PubPeer.