"La feccia"

Adriano Aguzzi, una celebrità internazionale per le ricerche sui prioni, chiamalowlife” la cortesissima Elisabeth Bik (agg. forse no, rif.  commenti sotto), Rune Linding, altri ricercatori che contestano poche sue pubblicazioni su PubPeer, e Leonid Schneider che ha spiegato perché le sue immagini sono problematiche.
Dalle sue risposte più recenti alle contestazioni, sembra essersi accorto che la feccia ha ragione.

L’illustre direttore dell’Istituto di neuropatologia all’ospedale universitario di Zurigo fa un’eccezione nel caso di Leonid: è anche un bullo, un persecutore di giovani post-doc (?), un “criminale” che ha perso il processo intentatogli da Jungebluth, un complice tedesco di Paolo Macchiarini nel trapiantare trachee miracolose (nonché letali).
Prima Aguzzi ha minacciato di imitare il complice, poi ha rinunciato. Forse ha capito che sarebbe in ottima compagnia.

Più che dal photoshopping, le minacce sono state innescate da un “dottorato honoris causa” – nel senso di laurea – concesso dall’università di Bologna che Leonid ha visto tradotto in Ph.D, (dottorato) tout court in tante mini-biografie scritte dall’onorato. Nelle sue candidature, Macchiarini aveva tradotto i propri titoli accademici con altrettanta disinvoltura.

Detto questo, lo sboccato Leonid colpisce a volte sotto la cintura e l’arrogante Aguzzi è un ricercatore competente. Sul ruolo dei prioni nell’Alzheimer ha fatto ipotesi non confermate, ma plausibili che quindi sono state utili (dovreste vedere il casin dibattito sul ruolo delle placche amiloidi). Secondo me, dimostra la sua integrità il fatto che per 19 anni il suo lab di Zurigo ha archiviato le immagini di ogni esperimento.
Avrà firmato lavori che non aveva controllato dall’inizio alla fine? Ai baroni sicuri di sé capita spesso…

Celebre all’università del Minnesota per lavori (irriproducibili) sul ritorno alla pluripotenza di cellule staminali adulte (mesenchimali), Catherine Verfaillie aveva applaudito il “successo” di Macchiarini con una trachea sintetica avvolta in staminali.
Leonid ne riassume l’abbagliante carriera. Grazie agli esperimenti falsificati in USA, Verfaillie è diventata una star dell’università di Lovanio e destinataria di grant europei milionari. Abbagliati, i Verdi belgi l’hanno appena candidata alle elezioni europee.

Su richiesta di Leonid che non esita a sfruttare una volontaria già oberata, Elisabeth Bik – che non si lascia abbagliare da nessuno – ha fatto la post peer-review ad alcune pubblicazioni della star, presto assistita dalla feccia di PubPeer. La cosa che fa un po’ impressione è l’inadeguatezza della correzione pubblicata da Nature al paper del 2002, citato 7506 volte e dal quale nello stesso anno sono scaturiti quattro paper (salami slicing much?) citati più di mille volte cad.

In cauda venenum
L’università di Lovanio non farà nulla, anche perché Verfaillie sta per andare in pensione dopo aver lasciato il proprio istituto al vice da lei prescelto, Maurillo Sampaolesi. Un uomo il cui talento per Photoshop non turba le riviste dette solitamente “prestigiose”.
Volete sapere perché sono così accomodanti? chiede Leonid

  • Nel 2013, anche per questi articoli, il mentore e ultimo co-autore di Sampaolesi, Giulio Cossu, era stato indagato e whitewashed dall’UCL dove lavorava all’epoca. Cossu ripagò il debito di gratitudine da primo autore di un white paper nel Lancet, in cui insieme ai trapiantatori di trachea all’UCL, Martin Birchall e Paolo De Coppi, dichiarava che la tecnologia di Macchiarini funziona e che servono altri esperimenti sui pazienti. E così si chiude il cerchio delle magiche staminali di Verfaillie.

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Some low-life

Su Peer J sezione “Ecology”, Nyssa Silbiger e Amber Stubler dimostrano un’altra volta che “Le revisioni fatte in modo non professionale danneggiano soprattutto i gruppi sotto-rappresentati nella scienza, la tecnologia, l’ingegneria e la matematica”. Al loro sondaggio, hanno risposto 1.106 persone di 46 paesi e 14 discipline. Il 58% aveva ricevuto pareri offensivi, il 70 dei quali reiterati.

La figura 1 è un esempio dei pregiudizi di certi revisori:

Examples of unprofessional peer reviews from survey respondents.

Complimenti ai redattori delle riviste che trasmettono questi pareri togliendo solo il nome del loro autore… Recensione di Christie Wilcox su Science di oggi.

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An even lower life

Qualche lettore ricorderà – mouais… – che alcuni dirigenti e soci dell’Associazione americana degli psicologi erano stati pagati per progettare e applicare il “programma di tortura” della CIA autorizzato dal presidente Bush Jr. Su Politics and the Life Sciences, Shane O’Mara e John Schiemann spiegano perché l’approccio “scientifico” adottato dalla CIA contraddiceva tutte le ricerche in materia. Per stomaci robusti.

27 commenti

  1. Grazie per aver confermato la mia integrtità e la mia competenza. Leonid Schneider mi ha insultato volgarmente e gratuitamente.
    Come tutti i bulli, era sicuro che mi avrebbe intimidito e non si aspettava che mi ribellassi. Quando lo ho contrastato, mi ha bannato dal suo blog e mi ha impedito di rispondere. “Hart im Austeilen, schlecht im Einstecken” si dice in tedesco. Non conosco la traduzione italiana (sono fuori da >40 anni) ma più o meno vuol dire “bravo a insultare, ma codardo a prenderle”.
    Non so se il valente Leonid Schneider abbia imparato la lezione. Lui si atteggia a paladino dell’integrità scientifica, ma in realtà è un cyber-criminale condannato per vilipendio in via definitiva dal Tribunale Criminale Superiore di Berlino (ed è stato punito con una pena pecuniaria che lo ha mandato in bancarotta). Forse capirà meglio quando avrà collezionatio una seconda condanna con motivazione simile. Non tutti i suoi bersagli sono disposti a farsi insultare in pubblico senza conseguenze.
    Adriano Aguzzi

    1. Dott. Aguzzi,
      se avesse letto la documentazione del processo contro Leonid Schneider, saprebbe che semmai sono “criminali” il chirurgo che lo aveva denunciato e Macchiarini che ha testimoniato il falso.
      Non credo che lei possa accusare qualcuno di volgarità dopo aver chiamato “lowlife” Elisabeth Bik, Leonid e tutti quelli che commentano i suoi articoli su PubPeer. L’hanno presa bene e si sono pure divertiti, ormai sono abituati a essere insultati.
      L’ho presa male io e altri che ne conoscono il lavoro. Un lavoro indispensabile per ridare credibilità alle scienze bio-med, a mio avviso.

  2. Che Schneider sia un criminale, non ho lo detto io ma il Tribunale Criminale Superiore di Berlino, che lo ha punito con una pena pecuniaria.
    Non ho mai insultato Elisabeth Bik, con la quale ho un rapporto di stima e di amicizia. Concordo che il lavoro di Elisabeth Bik è importante, accurato e ben fatto. La parola “lowlife” l’ho usata in tutt’altro contesto, e non la rimpiango. Si rilegga quanto ho scritto, e corregga le Sue imprecisione come appropriato.
    Per quanto riguarda la Sua affermazione (“Avrà firmato lavori che non aveva controllato dall’inizio alla fine? Ai baroni sicuri di sé capita spesso…”) vorrei chiarire alcune cose. La definizione di “barone” è un po’ vaga (io la prendo come un termine positivo, tipo “imperatore saggio, illuminato e benigno, che dispensa guidance, support e mentoring ai suoi discepoli”), ma nessuno può pretendere che il direttore di un laboratorio ripeta con le sue mani tutti gli esperimenti eseguiti dai suoi dottorandi.
    Si può far ripetere alcuni esperimenti essenziali a terzi, per confermarli – e questo talvolta lo faccio, anche se non viene ricevuto molto bene dalle persone coinvolte. Ma alla fine della fiera, dobbiamo fidarci. L’intero edificio della ricerca è basato sulla fiducia, sul fatto che chi fa gli esperimenti ha davvero fatto quello che dice di avere fatto. Io credo la grande maggioranza degli scienziati siano onesti, ma al tempo stesso credo che NESSUN laboratorio sia intrinsicamente immune alle disonestà. Questo però non è un motivo per installare un regime di terrore in laboratorio. Da parte mia, quello che faccio è (1) cercare di ispirare valori di onestà nei miei collaboratori, (2) favorire la discussione aperta, (3) share everything, (4) non penalizzare coloro che nonostante gli sforzi non hanno ottenuto risultati interessanti, e (5) mettere bene in chiaro che non vi è nessun incentivo implicito o esplicito alla frode. Ma mi è ben chiaro che queste precondizioni culturali possono ridurre il rischio di frode ma non lo azzerano. Un collaboratore con un istinto criminale sarà senza dubbio in grado di ingannare me – e di ingannare qualunque altro principal investigator.

    1. Dott. Aguzzi,
      ha ragione, mancava il contesto. Ho aggiunto il link al suo commento su PubPeer cinque mesi fa. Con “lowlife”, “lynch mob” ecc. lei si riferisce ad “anonimi” che contestavano alcuni suoi articoli quattro anni prima e non so se Elisabeth Bik se ne facesse parte.
      L’intero edificio della ricerca è basato sulla fiducia
      Già. Solo che la massa di risultati bio-med irriproducibili prodotta ogni anno suggerisce “trust but verify” (anche nel caso del premio “Lombardia è ricerca”). Altrimenti lo spreco di tempo e di fondi continuerà ad aumentare insieme al numero delle pubblicazioni e al discredito del bio-med.
      Lei è un grande barone: governa un lab molto produttivo e son convinta che lo faccia bene. Infatti rispetto a 5 mesi fa, ha cambiato atteggiamento nel rispondere ai PubPeers. Meritano fiducia anche loro, secondo me. Qualche troll sfugge ai moderatori, ma è raro.
      Fanno un volontariato indispensabile, rischioso – vengono spesso querelati infatti – e quasi sempre vanificato dagli autori e dalle riviste che rifiutano di correggere alcunché.
      Leonid spiega ai non addetti le discussioni su PubPeer e le contestualizza, una divulgazione essenziale non solo per la comunità biomed ma anche per noi contribuenti che la paghiamo. Capisco che la sua irriverenza sia irritante, ma non è un buon motivo per insultarlo e insinuare che spinga giovani post-doc al suicidio. Non solo difende i post-doc dai PI che scaricano su di loro le proprie inadempienze, ma ci vuol coraggio – oltre a un’esperienza decennale da post-doc – per fare il whistle-blower con nome e cognome, senza avere un editore che paga gli avvocati.
      Come dice E.K.Hornbeck, lei è libero di querelarlo e di preferire la compagnia di Jungebluth, Macchiarini e gente simile a quella di un whistle-blower.
      Io credo la grande maggioranza degli scienziati siano onesti
      Anch’io, ma nei sondaggi fatti dalle riviste circa un terzo dice di esser stato testimone di misconduct. Se facessero pulizia in casa propria e nelle riviste di cui sono editors, non ci sarebbe bisogno di netta-scienza disposti ad affrontare processi, perderli e farsi dare del “criminale”.
      (5) mettere bene in chiaro che non vi è nessun incentivo implicito o esplicito alla frode.
      Certo, ma dipende anche dal publish or perish. Finché i ricercatori saranno valutati in base a indici bibliometrici, some of them will cut corners.
      Chiedo anche venia per gli errori grammaticali e ortografici, dovuti al fatto che negli ultimi 40 anni ho comunicato raramente in italiano.
      Non si preoccupi, comunico in italiano da una vita e sbaglio tuttora i condizionali…

  3. aggiungo, a scanso di equivochi, che quando parlo di “imperatore saggio, illuminato e benigno”, lo intendo in senso autoironico e scherzoso. Ai più questo sembrerà ovvio, ma ho scoperto a mio malgrado che i self-styled guardiani dell’ortodossia (e non solo quelli condannati per vilipendio) hanno spesso grandi difficoltà a percepire l’ironia.
    Chiedo anche venia per gli errori grammaticali e ortografici, dovuti al fatto che negli ultimi 40 anni ho comunicato raramente in italiano.

  4. @ Adriano Aguzzi
    [Schneider] e’ un cyber-criminale condannato per vilipendio in via definitiva dal Tribunale Criminale Superiore di Berlino (ed è stato punito con una pena pecuniaria che lo ha mandato in bancarotta) […] Che Schneider sia un criminale, non ho lo detto io ma il Tribunale Criminale Superiore di Berlino, che lo ha punito con una pena pecuniaria.
    Forse e’ dovuto al fatto che lei si esprime di rado in italiano (per quanto mi sembra lo sappia ancora fare in maniera impeccabile) ma il termine “criminale”, in lingua italiana, indica un “colpevole di delitti gravi” (Treccani).
    Se, come lei ci dice, Schneider e’ stato punito solo con una pena pecuniaria, il termine “criminale” mi sembra una forte esagerazione.
    Una volta ho pagato una multa per un divieto di sosta. Questo fa di me un “criminale”?
    Quanto al “vilipendio”, nell’ordinamento italiano e’, grosso modo, equivalente al vecchio reato di “lesa maesta’”. Non mi sembra che possa essere imputato a Schneider. A meno che non sia stato condannato per qualche affermazione contro qualche alta carica della Bundesrepublik, ma non mi risulta.
    Forse si riferiva al reato di “diffamazione”?
    Ovvero il reato che potrebbe essere imputato anche a lei, se soggetto alla giurisdizione italiana, per aver definito Schneider un “criminale”?
    E “Tribunale Criminali superiore di Berlino” sarebbe la traduzione di cosa?
    In Italia non mi risultano “tribunali criminali”. Solo tribunali con varie sezioni, tra le quali la “sezione penale”, non la “sezione criminale”. In Germania e’ diverso?
    In ogni caso: la nostra ospite sostiene che, in base alla documentazione del processo, i veri “criminali” sono altri. Non Schneider.
    Certo: e’ possibile che, in quanto giornalista, abbia un pregiudizio a favore di Schneider. Anzi: ne sono convinto.
    Pero’ lei ha letto gli atti in questione o si e’ limitato a un riassunto della sentenza?
    Intendiamoci: ho l’impressione che Schneider abbia un carattere impetuoso che farebbe meglio a tenere a freno.
    Ma, avendo seguito una vicenda da lui segnalata — relativa a un ricercatore che sta cercando di nascondere, non di spiegare –, mi sono formato la convinzione che sia un valido e (a giudicare della stima di cui gode nel mondo dei netta-scienza) apprezzato giornalista scientifico.
    Lei mi sembra si stia comportando in maniera ben diversa, dal ricercatore di cui sopra. In maniera apprezzabile.
    E quindi mi lascia alquanto perplesso il suo atteggiamento nei confronti di Schneider.
    è ben chiaro che queste precondizioni culturali possono ridurre il rischio di frode ma non lo azzerano. Un collaboratore con un istinto criminale sarà senza dubbio in grado di ingannare me – e di ingannare qualunque altro principal investigator.
    Appunto.
    Date queste premesse, l’operato di persone che, come Schneider, “fanno le pulci” alle pubblicazioni scientifiche, mi sembra decisamente meritorio.
    Mi creda: accusare gli interlocutori di essere dei criminali e’ una forte stonatura e puo’ dare l’impressione che lei stia accusando il messaggero per distogliere l’attenzione dal messaggio.
    In breve, per citare una vecchia imitazione di Crozza, “abbassiamo i toni”.

  5. Caro Hornbeck, secondo Lei una condanna per vilipendio è equivalente ad una multa per divieto di sosta. Non posso che dichiarare il mio dissenso. Schneider si dichiara “giornalista”, ma la diffamazione è la cosa peggiore che un giornalista possa fare.
    Inoltre, Lei sembra ignaro degli effetti terribili della diffamazione per “shitstorm”, che ha già provocato dozzine di suicidi e rovinato centinaia di vite.
    “Date queste premesse, l’operato di persone che, come Schneider, “fanno le pulci” alle pubblicazioni scientifiche, mi sembra decisamente meritorio.”
    Se per Lei ciò giustifica attacchi indiscriminati ad personam, insulti e diffamazione, posso solo registrare il mio dissenso.
    Infine Schneider, che Lei ritiene faccia grandi servizi alla critica aperta e onesta, diventa estremamente permaloso quando lui stesso viene criticato. Infatti mi ha bloccato dal suo blog, cosi ora lui e i suoi compari stanno continuando a insultarmi e diffamarmi senza più l’inconvenienza di dover prendere atto delle mie obiezioni.
    Schneider ha giustificato il mio bloccaggio petchè io avrei “insultato le vittime di Macchiarini”, ma io Macchiarini neanche lo ho nominato (e non sapevo neanche chi fosse). Invece ho semplicemente fatto notare la condanna penale di Schneider. Evidentemente al paladino della ricerca onesta non piace esser ricordato che non giova scagliare pietre mentre si è seduti nella casa di vetro.

    1. Dott. Aguzzi,
      Infatti mi ha bloccato dal suo blog
      Ne è sicuro? Ho letto i suoi commenti di ieri, gli annuncia una querela e lo accusa di essere un “convicted criminal”. Accid… altro che attacco ad personam! Vuol farsi denunciare per diffamazione da Leonid? (Se sì, perde tempo.)
      ma io Macchiarini neanche lo ho nominato (e non sapevo neanche chi fosse).
      Strano. Quel processo riguarda proprio i trapianti che Macchiarini e Jungebluth descrivono come necessari e riusciti nei propri papers – quattro dei quali ritrattati prima della condanna di Leonid. Stando alla documentazione raccolta dal Karolinska e da Leonid (ha intervistato alcuni pazienti prima che morissero e i medici che hanno tentato di salvarli), i dati erano falsificati, gli interventi azzardati e letali.
      Lei è ingiusto con Leonid e si sta schierando con dei farabutti.
      Inoltre, Lei sembra ignaro degli effetti terribili della diffamazione per “shitstorm”, che ha già provocato dozzine di suicidi e rovinato centinaia di vite.
      Non per colpa di Leonid. Che io sappia, Philipp Jungebluth è vivo e lavora alla clinica Wolfenbüttel di Hannover.

  6. @ Adriano Aguzzi
    Caro Hornbeck, secondo Lei una condanna per vilipendio è equivalente ad una multa per divieto di sosta. Non posso che dichiarare il mio dissenso.
    Non ho detto esattamente questo.
    Comunque, dipende tutto dalla relazione di equivalenza che utilizziamo.
    Se e’ basata sulla tipologia di punizione ottenuta — ammonizione verbale o pagamento di somma o incarcerazione o altro — sono equivalenti.
    Se lei dissente, allora utilizza una diversa relazione di equivalenza.
    Va benissimo, intendiamoci. Ma se lei definisce “criminale” una persona che ha ricevuto solo una sanzione pecuniaria, spero si rendera’ conto che puo’ venirmi il dubbio se considera “criminale” anche me.
    Poi… spero fosse evidente che la mia era una provocazione per portare la sua attenzione sulla plateale esagerazione.
    Perche’, ribadisco, definire “criminale” una persona che ha avuto solo una condanna a una pena pecuniaria non sta ne’ in cielo ne’ in terra.
    E, comunque, lei dovrebbe essere piu’ preciso sul reato: come le ho gia’ spiegato, “vilipendio” non mi sembra sostenibile.
    “Diffamazione” forse e’ corretto ma, comunque, definendo Schneider un “criminale”, starebbe commettendo — per quel che posso capire e se lei fosse soggetto alla giurisdizione italiana — il medesimo reato.
    Schneider si dichiara “giornalista”, ma la diffamazione è la cosa peggiore che un giornalista possa fare.
    Su questo dissento io.
    Anche in questo caso, dipende dall’ordinamento che sceglie sulle “cose” che un giornalista puo’ fare.
    Io non ci ho mai ragionato a fondo ma riesco a immaginare cose molto peggiori che un giornalista puo’ fare.
    Mentire, la prima che mi viene in mente.
    Non so in Germania, ma tenga conto che, in Italia, il reato di “diffamazione” non implica la falsita’ di quello si e’ affermato.
    Anzi: “Il colpevole del delitto previsto dall’articolo precedente non è ammesso a provare, a sua discolpa, la verità o la notorietà del fatto attribuito alla persona offesa”. (art. 596 c.p.)
    Ci sono delle eccezioni ma rimane il fatto che i giornalisti, se fanno bene il loro lavoro, camminano continuamente sul filo del rasoio e rischiano spesso processi e condanne per diffamazione. Tanto per farle un esempio concreto, Montanelli fu condannato per diffamazione. Piu’ volte.
    Ormai, almeno in Italia, la minaccia di una denuncia per diffamazione e’ un metodo standard, ampiamente utilizzato, per cercare di intimorire i giornalisti e i direttori dei giornali, sopratutto dei piccoli giornali.
    Anche per questo, la sua minaccia di trascinare Schneider in tribunale e’, a mio irrilevante parere, un clamoroso autogol. Per lo meno, vedendo la cosa come osservatore italiano.
    Inoltre, Lei sembra ignaro degli effetti terribili della diffamazione per “shitstorm”, che ha già provocato dozzine di suicidi e rovinato centinaia di vite.
    Se lei ritiene di essere stato diffamato da Schneider, puo’ certamente sostenerlo e anche fargli causa.
    Ma portare l’attenzione sui suicidi da “shitstorm” mi sembra puro e semplice vittimismo.
    Ancora una volta, ho la sgradevole sensazione che il suo sia un maldestro tentativo di distogliere l’attenzione dalle puntuali segnalazioni di Schneider e altri.
    Se per Lei ciò giustifica attacchi indiscriminati ad personam, insulti e diffamazione, posso solo registrare il mio dissenso.
    Sbaglio o il suo primo intervento nel post che Schneider le dedica inizia con “Having criticized Schneider on Twitter, and knowing his vindictiveness, it was inevitable that I would get into his crosshair. The scorn, the ridiculing and the meanness say more about Schneider than about myself” ?
    Questo non e’ un attacco ad personam?
    In molti dei suoi interventi nel blog di Schneider lei lo ha criticato con attacchi di questo genere conditi da insulti.
    Poi e’ anche venuto qui a diffamarlo.
    Davvero si vuole lamentare di questo?
    Infine Schneider, che Lei ritiene faccia grandi servizi alla critica aperta e onesta, diventa estremamente permaloso quando lui stesso viene criticato. Infatti mi ha bloccato dal suo blog, cosi ora lui e i suoi compari stanno continuando a insultarmi e diffamarmi senza più l’inconvenienza di dover prendere atto delle mie obiezioni.
    Be’… se lei fosse intervenuto in un mio blog citando una mia condanna su una vicenda che non centra nulla con quello di cui stiamo discutendo e che io — a torto o a ragione, e’ irrilevante — considero profondamente ingiusta… credo che sarei stato un bel po’ permaloso anch’io.
    Sull’ingiustizia della condanna in questione, suggerisco di dare ascolto alla nostra ospite.
    Schneider ha giustificato il mio bloccaggio petchè io avrei “insultato le vittime di Macchiarini”, ma io Macchiarini neanche lo ho nominato (e non sapevo neanche chi fosse). Invece ho semplicemente fatto notare la condanna penale di Schneider. Evidentemente al paladino della ricerca onesta non piace esser ricordato che non giova scagliare pietre mentre si è seduti nella casa di vetro.
    A maggior ragione: se lei manco sapeva chi e’ Macchiarini, allora citare quella vicenda e’ stato un puro e semplice attacco ad personam. Un plateale tentativo di delegittimazione. Ancor piu’ deleterio in quanto superficiale e, date le circostanze, utile solo a indispettire gravemente l’interlocutore.
    Vede… io ho l’impressione che lei e Schneider vi siate, banalmente, presi di contropelo.
    Che siate entrambi permalosi e che ognuno di voi abbia colpito dei nervi scoperti dell’altro.
    Se volete continuare a prendervi a pesci in faccia, fate pure: ho consistenti riserve di pop-corn e potrebbe essere l’occasione giusta per consumarlo.
    Ma troverei piu’ produttivo (da parte sua ma, di riflesso, anche per Schneider) se lei si prendesse qualche giorno di riflessione e se, anziche’ rispondere agli interventi sui blog (compresi i miei), studiasse a fondo quelle contestazioni agli articoli e, dopo essersi consultato con i coautori e aver controllato la documentazione di cui disponete, desse una replica puntale alle singole contestazioni.
    Attribuendo le colpe a chi le merita, se e quando opportuno, e difendendo chi merita di essere difeso. Ma, per quanto mi rendo conto che questo possa essere difficile, evitando accuratamente polemiche di tipo personale.
    In alternativa, puo’ approfondire la polemica personale — trascinandola anche in tribunale, se davvero vuole — col rischio pero’ di dare l’impressione di volerla buttare in caciara per evitare di rispondere sul piano scientifico.
    Poi… io sono un tifoso del libero arbitrio… e quindi mi limito ad aggiungere che siete entrambi adulti e (spero per voi) vaccinati e, quindi, che siete liberi di farvi male come preferite.

  7. Rispondo solo (scherzosamente) a riguardo delle mie presunte vaccinazioni. Ho persino inventato un vaccino (Heppner et al., Science 2001), quindi stia tranquillo, sono vaccinato.
    Ad ogni modo mi sembra che Schneider abbia perso molta della sua flamboyance dopo il mio contrattacco. Gli insulti sembrano avere smesso non appena la parola “court of law” fu pronunciata. Se ciò ora permetterà l’inizio di una discussione pacata e fact-based sui meriti e i demeriti della ricerca del mio lab (sui quali sono sempre stato disposto a discutere), beh allora per me è l’esatto contrario di un autogol.

  8. @ Adriano Aguzzi
    Ho persino inventato un vaccino (Heppner et al., Science 2001), quindi stia tranquillo, sono vaccinato.
    Fiuuu… mi toglie una preoccupazione.
    (OK: sto scherzando anch’io).
    Ad ogni modo mi sembra che Schneider abbia perso molta della sua flamboyance dopo il mio contrattacco.
    Ecco… se potesse evitare di ragionare in termini militari, forse un dialogo costruttivo potrebbe giovarne.

  9. Stiamo tutti perdendo tempo. Io sono stato sottoposto ad un vero shitstorm, e ho passato un weekend infernale. Non le auguro di essere mai oggetto di queste campagne denigratorie su internet. Evidentemente Lei non ha nessuna idea di quanto devastante sia tutto questo. Non ho nessuna intenzione di suicidarmi, ma le assicuro che ho avuto bisogno di farmaci per dormire nelle ultime notti.
    Io continuo a rispondere a ciascuno degli insulti di Schneider, ma lui mi blocca selettivamente e fa passare solo ciò a cui crede di poter ribattere.
    Le accuse di Schneider stanno diventando sempre più deliranti. Ora dice che io mi sarei autosabotato, intenzionalmente “sloppyficando” un mio stesso paper per impedirne la pubblicazione (la MIA pubblicazione!) quindi danneggiando un mio postdoc (verisimilmente pagato da me). E cosa me ne tornerebbe in tasca esattamente? Una cosa più assurda di questa non l’ho mai sentita.
    Qui siamo al di là del vilipendio ed entriamo in territorio psichiatrico. Io sono neuropatologo e non psichiatria, quindi non posso che ritirarmi. Schneider avrà l’opportunità di presentare l’evidenza anche per quest’ultima asserzione di fronte al Kammergericht (Tribunale Superiore) di Berlino. In genere i giudici non sono ben disposti nei confronti dei rei recidivi.

    1. Dott. Aguzzi,
      forse per lei è tempo perso, non per i lettori che non sanno cosa fa chi dirige un lab.
      Ho visto che Leonid le ha fatto quella domanda seguita da “That apparently did happen”. Visto che ha scritto “apparentemente”, secondo me qualcuno che lavorava con lei gli ha mandato una versione diversa dalla sua.
      Il punto di quella provocazione è che quasi sempre le indagini interne restano segrete e finiscono in whitewashing.
      Io sono stato sottoposto ad un vero shitstorm, e ho passato un weekend infernale. Non le auguro di essere mai oggetto di queste campagne denigratorie su internet. Evidentemente Lei non ha nessuna idea di quanto devastante sia tutto questo.
      Immagino eccome, le prime volte sono tremende. Mi succede da dieci anni, anche con minacce di botte e di morte. Prima mi arrivavano solo minacce legali, una pacchia in confronto. Spero che riesca a distrarsene e a dormire.

  10. Signora, quello che Lei dice è scioccante. Questo individuo sta lanciando ogni tipo di calunnie nei miei confronti, si basa su fonti anonime o inventate, non presenta alcun fatto, e non mi da neanche occasione di rispondere!!! E Lei dice che Schneider fa un buon lavoro? Ma Lei ha mai sentito parlare di deontologia professionale giornalistica? Del dovere di confrontare la parte lesa con le accuse, di raccogliere le testimonianze di entrambe le parti? “Apparently” sarebbe la conferma della validità della fonte???
    Signora, ma Lei è una giornalista??? Io sono completamente scioccato che Repubblica, un giornale a cui sono abbonato da 30 anni, le permetta di scrivere cose davvero allucinanti.

  11. @ Adriano
    Questo individuo sta lanciando ogni tipo di calunnie nei miei confronti, si basa su fonti anonime o inventate, non presenta alcun fatto, e non mi da neanche occasione di rispondere!!!
    Oh insomma…
    1) quell’individuo non la sta calunniando; non c’e’ proprio verso che possa essere definita “calunnia” quello che sta facendo; puo’ provare a sostenere che si tratti di “diffamazione”, magari anche di “ingiuria”; ma parlare di “calunnia”l; se accusa qualcuno di qualcosa, sia preciso; o rischia di incorrere nel reato di diffamazione
    2) lei ha (secondo la legge Italiana) platealmente diffamato quell’individuo, in questo stesso blog, definendolo piu’ volte “criminale”; e in piu’ lo ha ingiuriato, fin dal suo primo intervento, nel blog dello stesso; per quanto la loro legislazione possa essere differente, non si illuda che questo non pesi quando il tribunale di Berlino valutera’ la sua denuncia
    3) lei ha, sistematicamente, trasformato lo scontro con quell’individuo in uno scontro personale, almeno per quanto posso vedere nel blog di Schneider;
    4) lei, quell’individuo, lo ha ingiuriato, attaccandolo ad personam, cercando di delegittimarlo, ricordando una sentenza della quale non conosceva e, mi sembra, non e’ interessato a conoscere i retroscena; il che, oltre a essere un autentico colpo basso, e’ grosso modo equivalente ad agitare un drappo davanti a un toro; non si sorprenda, poi, se Schneider non le da occasione di intervenire come preferisce
    5) di fatti, quell’individuo, ne ha presentati eccome: quelli presenti su pub-peer; lei sta cercando di buttarla in caciara ma i fatti rimangono; le suggerisco di concentrarsi su questi
    Ma Lei ha mai sentito parlare di deontologia professionale giornalistica? Del dovere di confrontare la parte lesa con le accuse, di raccogliere le testimonianze di entrambe le parti?
    6) lei fa confusione: la nostra ospite e’, o e’ stata, giornalista, scrittrice, blogger, traduttrice, conduttrice radiofonica, insegnante e altre cose che non ricordo; ma non e’, come del resto non lo e’ Schneider, un giudice; fa interviste ma non “raccoglie testimonianze”; cerca di raccontare la verita’ ma non classifica le “parti lese” e non si occupa di formulare, o anche solo identificare, delle “accuse”.

    1. Dott. Aguzzi,
      quando avrà tempo e voglia, per favore rilegga queste sue queste frasi:
      Indeed I have terminated a postdoc in 2012 because of fraud. The story was quite surreal. This person had submitted a paper to Science, but a reviewer noted an image duplication.
      Quelle di Leonid:
      Nobody doubts that you once “terminated a postdoc”, or a plural of postdocs, for reasons third parties cannot know. […] Also there, you can’t say more because you swore secrecy. But how about that time when you secretly modified figures in a manuscript so its gets rejected for sloppiness and that lab member of yours gets punished? That apparently did happen.
      E quello che le ho scritto sul motivo “secondo me” – i.e. potrei sbagliare – della riposta di Leonid. Sono sicura che non ha inventato la fonte che, per lui, non è anonima.
      Ma Lei ha mai sentito parlare di deontologia professionale giornalistica? Del dovere di confrontare la parte lesa con le accuse, di raccogliere le testimonianze di entrambe le parti?
      Quello è il mestiere della magistratura. Quando provo a dirle perché secondo me Leonid si comporta in un certo modo esprimo una mia opinione, non scrivo un articolo.
      “Apparently” sarebbe la conferma della validità della fonte???
      Semmai è la conferma della sua esistenza. Non so se sia valida o meno e dubito che Leonid lo sappia o non le avrebbe fatto quella domanda.
      Signora, ma Lei è una giornalista???
      Ero science reporter, fra altri mestieri. Da quando sono in pensione, lo faccio come volontariato qui e altrove.

  12. Dott. Aguzzi,
    ascolti un consiglio da chi è connesso online da ormai 22 anni: se vuole dormire sereno la notte, non continui ad alzare i toni della discussione. Se non si accorge di farlo o, leggendo questo mio commento, non crede che la descriva, non si preoccupi: succede abbastanza spesso. Si fidi però del mio giudizio da esterno ai fatti (mio e degli altri, se legge tra le righe): le sue risposte stanno progressivamente alzando l’asticella. Non ne vale la pena, non può ottenere nessun risultato così ecclatante da valere lo sforzo, può solo farsi venire un’ulcera o finire nella più totale e insensata caciara.
    Ora, lei come me è (anche) un educatore. Più di me ha decine di anni di esperienza nel suo settore. Sono certo che possa usare un registro linguistico migliore e capire qual’è il punto fondamentale che viene sollevato. Un punto che, messo da parte l’orgoglio, si può certamente affrontare con serenità, a beneficio di tutti.
    Certo Leonid è aggressivo, spigoloso, arrogante. Ma è importante distinguere come appare da quello che fa.

  13. La persona con lo pseudonimo Hornbeck, chiunque sia, mi consiglia di porgere l’altra guancia di fronte alle offese di Schneider. Sorry, it’s not going to happen.
    Per quanto riguarda PubPeer, che cosa vuole lei da me oltre a quanto ho già fatto? Ho reso disponibili tutti i dati grezzi degli ultimi 20 anni, inclusi esperimenti che furono eseguiti da M. B. Fischer nel 1999. Persino Coyaud, che non sembra tanto ben disposta nei miei confronti, mi ha dato atto di essere professionale e trasparente. Ho risposto ad ogni commento di PubPeer in modo pacato, oggettivo e basato sui fatti.
    Anche PubPeer però non è l’arbitro finale della verità scientifica. E anche su PubPeer imperversano incompetenti che seminano zizzania senza neanche leggersi i papers. Questo è l’ultimo esempio di qualche incosciente che cerca di infamarmi senza neanche prendersi la bega di leggere gli articoli (e Schneider naturalmente rincara la dose). Eviterò il termine “lowlife” perchè non è necessario e ciascuno può giudicare per sè il livello di questi attacchi: https://pubpeer.com/publications/6810569EC71310E034A25A500370E9
    Quello che invece succede, è che una banda di invasati sta continuando a calunniarmi in modo sempre più aggressivo e delirante. L’insinuazione che io sia talmente autolesionista da sabotare le mie stesse pubblicazioni è il (provvisorio) culmine di questa campagna, e si commenta da sè. “Alternative facts” è una possibile descrizione.
    Ribadisco che, in poche ore, sono stato in grado di pubblicare dati grezzi su articoli pubblicati due decenni fa. Ma questo non basta, e non basterà mai, perchè lo scopo di Schneider non è di svelare la verità ma di far fuori Aguzzi a tutti i costi. Quindi per ogni mia spiegazione verranno sollevati nuovi dubbi, ad infinitum fino a quando me ne andrò disgustato. Questo è il tipico internet bullying che conosciamo dai social media. Per una persona razionale e onesta è impossibile discutere con i troll, si perde sempre.
    Un collega mi ha scritto questo in privato. Mi sembra una possibilità di guardare alle mie reazioni. Poi fate voi: “A me come osservatore esterno sembri molto pacato. Porti fatti e numeri in risposta ad accuse. Non ho idea come tu riesca a farlo in realtime ma francamente è impressionante. Vattelo a fare domani quel giretto su per le alpi svizzere, te lo sei meritato!”

    1. Dott. Aguzzi,
      il livello di questi attacchi
      Forse ha sbagliato link? Gli unici attacchi sono i suoi contro Leonid.
      Persino Coyaud, che non sembra tanto ben disposta nei miei confronti,
      Non sono ben disposta nei confronti di insulti, minacce e tentativi di intimidazione in generale.
      Ho risposto ad ogni commento di PubPeer in modo pacato, oggettivo e basato sui fatti.
      Avevo apprezzato che lei rispondesse in modo ragionevole e, secondo me, convincente. Non capisco perché abbia deciso di attaccare e minacciare i suoi interlocutori anche su PubPeer.

      Elia Marin,
      Non ne vale la pena, non può ottenere nessun risultato così eclatante da valere lo sforzo
      Dissento, il risultato è di intimorire i whistle-blowers e di solito funziona.

  14. @ Adriano Aguzzi
    La persona con lo pseudonimo Hornbeck, chiunque sia, mi consiglia di porgere l’altra guancia di fronte alle offese di Schneider. Sorry, it’s not going to happen.
    Non e’ esattamente quello che le sto dicendo.
    Sto ipotizzando che lei e Schneider vi siate presi male a livello umano.
    Le sto spiegando che le sue speranze di una rivalsa in tribunale sono minate dal suo stesso comportamento e porteranno solo a consistenti guadagni per gli avvocati coinvolti.
    Sto portando la sua attenzione sul fatto che lei si lamenta di cose che sono imputabili anche a lei.
    Insomma: non le sto suggerendo di non reagire ma di riflettere prima di reagire, di farlo in maniera misurata e sulle cose che contano.
    Il suo frenetico interventismo di questi ultimi giorni, in questo blog e in quello di Schneider, mi fanno pensare che lei reagisca d’impulso e non in maniera ragionata.
    Per quanto riguarda PubPeer, che cosa vuole lei da me oltre a quanto ho già fatto?
    Lei stesso scriveva, il 12 dicembre, che “I have become aware of these concerns mostly yesterday”.
    Mi rifiuto di credere che, in soli cinque giorni (in buona parte passati litigando con Schneider, sottoposto a quello che lei percepisce come uno “shitstorm”, e passando quello che lei definisce un “week-end infernale” al punto da aver “avuto bisogno di farmaci per dormire nelle ultime notti”), lei abbia fatto tutto quello che poteva fare.
    Cosa voglio da lei oltre quello che ha gia’ fatto? Glielo dico con le parole del suo collega: “Vattelo a fare domani quel giretto su per le alpi svizzere”. Non ha idea di quanto la invidio, se puo’ farlo.
    O, come le scrivevo la sera di sabato, “troverei piu’ produttivo (da parte sua ma, di riflesso, anche per Schneider) se lei si prendesse qualche giorno di riflessione e se, anziche’ rispondere agli interventi sui blog (compresi i miei), studiasse a fondo quelle contestazioni agli articoli e, dopo essersi consultato con i coautori e aver controllato la documentazione di cui disponete, desse una replica puntale alle singole contestazioni”.
    Tenga presente che gli schiaffi a Schneider li puo’ restituire anche la settimana prossima.

  15. Ora si è messo ad attaccare i miei giovani postdocs. Karl Fronztek, il più integro, volonteroso e impegnato medico e ricercatore del mio lab, non c’entra niente con sta storia – ma viene calunniato da Schneider su Twitter. Schneider ora mette alla gogna i giovani ricercatori del mio istituto con attacchi personali, la cui unica colpa è la loro associazione con me. Ch schifo! Che vergogna!

  16. Vedo una sola menzione di Frontztek per il fatto di avere iniziato a seguire Schneider e averlo poi bloccato quando gli ha fatto una domanda, chiamandolo spia. È “spia” la calunnia? O mi sono perso qualcosa?

  17. Scusi Marin, ma se Suo figlio venisse attaccato da un perfetto sconosciuto, e chiamato “shit spy”, “little spy”, e “not too smart”, per il solo motivo di essere il Suo figlio, Lei lo troverebbe accettabile questo? Se questo fosse, beh, posso solo dirle che sono ben contento di non essere Suo figlio.
    E con questo non entro nel merito del contenuto, perchè l’infantilismo dei tweets di Schneider è agghiacciante. Lui sostiene che io abbia istituito una specie di rete di spionaggio per spiare i suoi tweet (che, nota bene, sono pubblici!!!). Ma dove crede di essere, in un film di James Bond??? Direi che è roba da asilo infantile, tranne che all’asilo le mie figlie (e nessun altro bambino) non si comportano mai in modi cosi indecenti.
    Ad ogni modo ho capito che esiste una setta irriducibile di apologeti di Schneider. E gli adepti delle sette non li possono convincere con argomenti razionali. Quindi tolgo il disturbo e vi lascio a cuocere le vostre teorie cospirative tra di voi. Buon divertimento.

  18. @ Adriano Aguzzi
    Scusi Marin, ma se Suo figlio venisse attaccato da un perfetto sconosciuto, e chiamato “shit spy”, “little spy”, e “not too smart”, per il solo motivo di essere il Suo figlio, Lei lo troverebbe accettabile questo?
    Vede dott. Aguzzi… lei sta personalizzando un po’ troppo la cosa.
    Anche se posso capire un certo istinto protettivo nei confronti di un giovane collaboratore, le faccio presente che il dott. Frontzek non e’ suo figlio.
    Il paragone e’ improprio.
    Se questo fosse, beh, posso solo dirle che sono ben contento di non essere Suo figlio.
    Elia Marin le ha solo fatto una domanda per capire meglio la questione.
    Quello che gli ha appena scritto e’ alquanto offensivo e meriterebbe delle scuse, da parte sua, in un momento in cui lei fosse abbastanza lucido da rendersene conto.
    Se questo e’ il suo modo di reagire, e di trattare persone che stanno solo cercando di quietare il conflitto e di favorire il dialogo, forse fa proprio bene a stare lontano da questo blog: continuando in questo modo, riuscirebbe solo a peggiorare l’opinione che di lei hanno persone che erano, inizialmente, ben disposte nei suoi confronti.

  19. Nella mio intervento precedente, all’inizio, “Vede dott. Marin” e’ da intendersi “Vede dott. Aguzzi”.
    Scusate tutti.
    [corretto, l’oca s.]

  20. Dott. Aguzzi,
    per lei, da ora in poi, è dott. ing. Marin. O prof. Marin, quale sia la sua preferenza.
    Tralascio il rantolo sulla questione figlio perché indegno non solo a livello professionale, ma umano. Lo considero causato dalla privazione del sonno.
    Non ho espresso alcun giudizio morale sull questione, cosa che non mi compete. Ho chiesto se la questione fosse tutta in quel post, perché sembra in effetti una reazione iperbolica di Leonid.
    Detto questo, da scienziato a scienziato, mi permetto due appunti di logica:
    -“solo per il fatto di essere suo figlio” no, è condizione necessaria ma non sufficiente. Le condizioni sono tre: (1) essere un suo post-doc, (2) seguire la pagina e (3) rifiutare di rispondere.
    – “una specie di rete di spionaggio” no, sostiene che UN suo post-doc si sia messo a seguire la sua pagina solo per poterle riferire dei contenuti pubblicati.
    Dal mio punto di vista una reazione esagerata e certamente non logica di Leonid, il post-doc a tutte le ragioni per preoccuparsi della questione a titolo personale dato che influenza il suo lavoro. Non so poi quale sia la domanda che gli ha posto (o, meglio, in che termini l’abbia posta) quindi concedo il beneficio del dubbio, magari è stato il tono a causare il blocco.
    Quello che mette in evidenza questo episodio è quanto personale ed esasperata sia la discussione ora, a suon di alzare continuamente i toni.

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