L'Apocalisse

Paolo C. segnala la lettera ai leader mondiali pubblicata come ogni anno dal Bulletin of the Atomic Scientists. Sul loro orologio, virtuale, hanno spostato la lancetta dei minuti da 120 a 100 secondi prima della mezzanotte e della catastrofe “più pericolosa mai affrontata dall’umanità”, soprattutto per colpa di Trump.

Onde evitare l’Apocalisse, la comunità internazionale dovrebbe

  • negoziare invece di stracciare i trattati di controllo delle armi nucleari, lo scopo iniziale del gruppo (nei decenni è molto cambiato, oggi nel Comitato ci sono anche Susan Solomon e Ray Pierrehumbert per esempio, rif. anche Le Scienze);
  • prendere misure sufficienti per frenare i cambiamenti climatici;
  • bloccare la disinformazione e la “cyber-guerra” avviando “discussioni multilaterali per stabilire norme di comportamento, sia interne che internazionali, che scoraggino e penalizzino l’uso improprio della scienza. La scienza è il faro del mondo in tempi di nebbia e confusione.”

“Follow the science”, insomma, lo slogan di Fridays for Future.

Suzet McKinney, un’esperta di sanità pubblica, fa parte del comitato eppure non c’è alcun accenno alle epidemie e alla disuguaglianza crescente nell’accesso alla medicina di base. Invece il tema affiora ogni tanto nei Fridays for Future perché rientra nella Climate Justice.

(Un giorno cercherò di elencare alcune rivendicazioni, a volte contrastanti, delle centinaia di associazioni che partecipano alla rete, ciascuna a modo suo….) Da inesperta in tutto, penso che la catastrofe irreparabile sembri più vicina perché le informazioni arrivano simultaneamente. La coincidenza di un riarmo nucleare (rif. sotto), di incendi, alluvioni e terremoti, di epidemie evitabili come quella del morbillo, della diffusione del nuovo coronavirus anche se il vettore non è un serpente, senza dimenticare le locuste in Africa orientale, più che all’imminenza di un’Apocalisse, assomiglia alle sette piaghe d’Egitto.

Forse una metafora più appropriata sarebbe una rivolta del pianeta contro il suo “uso improprio” da parte dei padroni del vapore, incoraggiati da sicofanti?

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Oggi su La Stampa con il titolo “La ricetta verde di Trump” e sul sito dell’Istituto Bruno Leoni con il titolo “I pregiudizi ambientalisti e la ricetta verde di Trump“, Alberto Mingardi fa un elogio surreale del discorso di Donald Trump a Davos, discorso ancora più surreale, sconnesso e menzognero del solito.

In sostanza, il suo amato Trump ha ragione:

  • È umano temere il peggio. Ma questo continuo immaginare l’imminente arrivo dell’Apocalisse tradisce un pregiudizio ideologico. Gli «allarmisti» «chiedono sempre la stessa cosa: il potere assoluto per dominare, trasformare e controllare ogni aspetto della nostra vita».

Citazione di Trump fra virgolette. Ovviamente gli «allarmisti» non sono quelli che hanno il potere assoluto di ammorbarci la salute e l’ambiente con emissioni inquinanti e profetizzano l’Apocalisse economica – e “radical-socialista” per dirla con Trump – ogni volta che qualcuno propone di limitarle.

  • Come hanno reagito le classi dirigenti europee? Come fanno sempre: sottovalutando Trump. Invece i suoi argomenti andrebbero presi sul serio. Sono essenzialmente tre. Il primo è che l’innovazione tecnologica è la migliore risposta ai problemi ambientali, il secondo è che gli ambientalisti hanno una storia di predizioni risultate errate, il terzo è che da questi errori di previsione si può dedurre qualcosa circa i loro pregiudizi ideologici.

Non so come gli sia venuto in mente che “le classi dirigenti europee” sono ambientaliste. Secondo lui, le predizioni errate citate da Trump sarebbero la “crisi della sovrappopolazione negli anni 60” e “la fame di massa negli anni 90”.
Che abbia problemi di udito?

  • Trump sostiene che degli «allarmisti» avrebbero previsto “mass starvation in the 70s“, e “an end of oil in the 90s”
  • come previsto dagli agronomi, in Africa ci sono state carestie di massa negli anni ’70, ’80, ’90 e 2000-2009
  • nessuno ha previsto che il petrolio sarebbe finito negli anni ’90
  • le “predizioni” su una crisi da sovrappopolazione sono state fatte negli anni ’50 dai governi di India e Cina, all’epoca gli ambientalisti non c’erano. In Europa, quasi tutti i governi avevano politiche nataliste. In “The Population Bomb” (1968) Paul Ehrlich e la moglie prevedevano un’esplosione demografica nei decenni successivi. Riprendevano le tesi pubblicate nel 1954 dal generale William Draper, fondatore del Population Crisis Committee – che ha cambiato nome ma promuove tuttora l’accesso delle donne, in particolare nei paesi poveri, alla pianificazione delle nascite.

Mingardi non ha mai visto un blog nel quale si discute di clima ed energia? Scrive:

  •  E neppure si può continuare a parlare di energia pulita senza nemmeno citare quel nucleare di nuova generazione al quale il Presidente americano riconosce un ruolo centrale. Per non parlare dei possibili sviluppi delle tecnologie di carbon capture, che potrebbero rendere sostenibile l’utilizzo dei combustibili fossili.

Ambientalisti, fautori del disarmo nucleare (Pugwash et al.) e climatologi come James Hansen chiedono più finanziamenti per la ricerca e sviluppo di “quel nucleare di nuova generazione” da decenni. Sono inascoltati in particolare da Trump che a Davos attribuisce a se stesso “un ruolo centrale” nello sviluppo economico senza precedenti negli Stati Uniti da quando è presidente.

Elenca le solite cifre false e invita gli altri governanti a seguire il suo esempio. Per primo avrebbe liberalizzato il mercato dell’energia, e abbassato il costo della benzina e dell’elettricità facendo risparmiare 2.500 dollari/anno a ogni cittadino americano.

Forse Mingardi crede che Trump alluda a un’innovazione tecnologica, e precisamente a una “tecnologia per la cattura del carbonio” quando annuncia che gli Stati Uniti aderiranno all’iniziativa internazionale di piantare mille miliardi di alberi entro il 2030. Trump precisa subito che è una bella idea perché le foreste sono tanto belle, bisogna conservarle – e nessuno lo fa meglio di lui, ça va sans dire.

Nella realtà, in USA si piantano circa 1,6 miliardi di alberi/anno. Fino al 2018 si disboscavano circa 7 milioni di ettari/anno, 6 per uso agricolo e il resto per piantagioni di alberi da legna e carta. La superficie potrebbe aumentare perché l’anno scorso Trump ha autorizzato lo sfruttamento privato delle foreste e dei parchi federali.
Trump non ha mai parlato di “quel nucleare di nuova generazione” né ha detto in che cosa avrebbe “un ruolo centrale”.

In luglio ha chiesto un rapporto riguardante “L’effetto delle importazioni di uranio sulla sicurezza nazionale” e annunciato la creazione di “un Gruppo di lavoro sul combustibile nucleare USA” che doveva suggerire come ridurre le importazioni di quello per uso militare. Stando a Bloomberg, in dicembre il gruppo gli ha raccomandato di ordinare al Dipartimento della difesa di comprare più uranio da “domestic uranium miners”.

E va bé, direte voi, Mingardi è dell’Istituto Bruno “Heartland” Leoni e La Stampa di un fabbricante di autoveicoli non elettrici, cosa pretendo?
Nulla, il fact-checking serve a tenermi in esercizio.

Per rifarsi la vista e la mente, Paolo C. raccomanda lo “stato del clima 2019, come il mondo si è riscaldato” di Zeke Hausfather per Carbon Brief, anch’io non fosse che per i comodi grafici interattivi…

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Non invidio i colleghi che devono aggiornare sulla progressione del coronavirus, e sulle quarantene – non proprio evidence-based, su questa scala – decise dal governo cinese. Due vicine che comprano quasi tutto il cibo al negozio bio di fronte a casa, così i bambini mangiano sano, sono molto preoccupate perché alcune uova sono state ritirate dalla vendita…

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O’s digest di Nature e Science rimandato…

7 commenti

    1. No, non l’avevo letta, grazie Paolo, aggiunta adesso,e sì, si dice così e rigrazie del giudizio, ma sai, a quei tempi “io c’ero!” e per di più sono di Action Aid, le carestie ci rimangono impresse.
      Trovo che gli Atomic Scientists tendono ad avere un survival bias. Durante la guerra fredda, la comunità internazionale ha evitato la guerra nucleare e quindi…

  1. È vero, l’Eni insegnerà la sostenibilità ai nostri bimbi. Se avessero messo Dracula presidente dell’Avis, l’ironia sarebbe stata simile.

    1. orecchietto,
      e sciacquoni più capienti, mica come quelli da azionare 10 o 15 volte di seguito…
      Ha anche deciso di eliminare la tutela delle wetlands, così i piccoli corsi d’acqua e i laghetti si possono inquinare ad libitum.
      Ho letto, grazie. Secondo me i repubblicani del Federalist credono di conservare per sempre la maggioranza al Senato. Se la perderanno, la scadenza per la ratificazione dell’emendamento potrà essere cambiata di nuovo.

      Paolo C.
      verissimo, adesso ne scrivo.

  2. Gli sciacquoni! Allora non me l’ero sognato!
    Mi riferivo proprio alla legge sulle wetlands, altrimenti non avrebbe potuto promettere lavatrici più grandi ed inquinanti, è pur sempre il presidente. 🙁
    Potranno anche cambiare la scadenza ma il mio stupore deriva dal fatto che, nel 2020, l’ERA non sia già stato approvato da un pezzo. Non immaginavo nemmeno (sic) che l’eguaglianza fra i sessi di fronte alla legge non fosse contemplata nella Costituzione USA.
    E, oltre il danno, la beffa della Virginia.

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